I POETI IN FRAMMENTI DELLA PRIMA GENERAZIONE AUGUSTEA
8 Lyd mens 4, 112:
C. C ORNELIO G ALLO
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C.CORNELIO GALLO
Gaio Cornelio Gallo1, considerato l’inventor dell’elegia romana, fu autore di una raccolta di
Amores in quattro libri2, composti probabilmente fra il 45 e il 40 a.C. per Licoride, pseudonimo sotto
il quale si nascondeva Citeride, liberta di Publio Volumnio Eutrapelo e una delle più celebri mime del suo tempo3.
Coetaneo e grande amico di Virgilio4, che gli indirizzò la decima ecloga5, Gallo militò, negli
anni della guerra civile, nella fazione di Ottaviano, ottenendo per primo il prestigioso titolo di praefectus Aegypti6.
Intorno al 27 a.C., tuttavia, successe qualcosa che gli alienò irrimediabilmente le simpatie del princeps e, a seguito della condanna ufficiale, Gallo si tolse la vita, all’età di quarantatré anni7.
Alla morte seguì, secondo alcuni studiosi8, una vera e propria damnatio memoriae, tanto che il
nome di Gallo venne eraso dai documenti epigrafici e taciuto dalle fonti storiche. Virgilio, secondo la celebre notizia serviana9, sarebbe stato costretto a espungere il finale delle Georgiche, che conteneva
le lodi dell’amico, sostituendolo con la favola di Aristeo. Potrebbe non essere casuale, pertanto, che della sua opera, molto apprezzata dai contemporanei, si sia conservato, fino a tempi molto recenti, un solo verso10.
Ad arricchire la già complessa e misteriosa figura di Cornelio Gallo sono però intervenuti alcuni fortunati ritrovamenti: nel 1896 è stata rinvenuta, sull'isola nilotica di Philae, un'iscrizione trilingue, in latino, greco e geroglifico, nella quale Gallo affermava di aver raggiunto il punto più a sud rispetto ai sovrani tolemaici e agli altri condottieri romani prima di lui11. Nel 1962, invece, fu
1 Tra i numerosi studi su Cornelio Gallo, si vedano in particolare i lavori complessivi di MORELLI 1985, pp. 100-119; COURTNEY 1993, pp. 259 sgg.; CAPASSO 2003; HOLLIS 2007, pp. 219 sgg. Per una rassegna bibliografica aggiornata, rimando a GAGLIARDI 2015, pp. 163-212.
2 Vd. test. 10.
3 Vd. test. 10; Fragm. Bob. GLK VII 543: Gallus poeta fuit optimus: hic imperatori comes fuit Aegypti, postea amavit meretricem
quandam nomine Cytheridem, quam Vergilius Lycorida dixit: hanc etiam dicit Volumnii cuiusdam libertam; [Aurel. Vict.] vir ill. 82: [Brutus] Cytheridem mimam cum Antonio et Gallo amavit. Lo pseudonimo Licoride, equivalente a Citeride dal punto di vista
prosodico, potrebbe implicare un riferimento al dio Apollo, come avverrà per la Cynthia di Properzio o la Delia di Tibullo, cfr. CUCCHIARELLI 2012, p. 484. È possibile, inoltre, che Gallo intendesse riprendere l'epiteto Λυκωρεύς, impiegato dal suo autore greco di riferimento, Euforione (fr. 80, 3 Powell), come suggerisce HOLLIS 2007, p. 243. Sulla mima Citeride si vedano, inoltre, i contributi di TRAINA 1994, pp. 95-122 e CRESCI MARRONE 2013, pp. 31-32.
4 Vd. test. 14. 5 Vd. test. 18.
6 Vd. test. 6, 8, 9, 12, 13 e 14. 7 Vd. test. 3-10, 12 e 14.
8 Tra i contributi più recenti, si vedano ARCARIA 2009, pp. 104-106; FLOWER 2006, p. 126; ROHR VIO 2011, pp. 50 e 54; RAYMOND 2013, p. 61; contra GAGLIARDI 2015, pp. 171-173, cui rimando per ulteriore bibliografia.
9 Vd. test. 10 e 11. È controversa l'origine della notizia serviana, e così anche la sua affidabilità. Lo stesso Servio si contraddice parzialmente, affermando dapprima che Virgilio avrebbe modificato l'intero quarto libro delle Georgiche, a
medio usque ad finem (vd. test. 10), e poi che avrebbe cambiato solo l'ultima parte (vd. test. 11). Inoltre, sappiamo che la
prima stesura delle Georgiche iniziò a circolare almeno un anno prima della morte di Cornelio Gallo: è possibile che di essa non sia rimasta nessun’altra testimonianza, neppure un verso delle Laudes Galli? Ed è possibile che un simile atto di censura da parte del princeps non abbia avuto una risonanza maggiore? D'altro canto, ipotizzando l'infondatezza della notizia, rimane in dubbio quale possa essere stata la sua genesi: cfr. CONTE 2013, pp. 96 sgg.; HOLLIS, 2007, p. 229.
10 Vd. fr. 1.
11 CIL, 3, 14147 = ILS, 8995 = OGIS, 654 = IGPh, 128 e per cui si veda il più recente contributo di MINAS NERPEL-PFEIFFER 2010, pp. 265-298. Si riporta di seguito il testo latino dell'iscrizione: C(aius) Cornelius Cn(aei) f(ilius) Gallu[s eq]ues Romanus
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decifrata l'epigrafe del famoso obelisco vaticano di piazza San Pietro a Roma, in cui la dedica a Cornelio Gallo, ora leggibile soltanto grazie ai fori di infissione delle lettere bronzee, era stata rimossa e sostituita da un'iscrizione con cui Caligola celebrava i suoi predecessori, Tiberio e Augusto12.
Ancora più sensazionale è stata la scoperta, nel 1978, di un papiro13 proveniente dalla base
militare romana di Primis, l'odierna Qașr Ibrîm, contenente una decina di versi in condizioni lacunose, attribuibili con buona probabilità a Cornelio Gallo14: il primo verso contiene, infatti,
fortunosamente, un’apostrofe all’amata Licoride15.
L’avventurosa vicenda biografica e i pochi versi preservati per quasi duemila anni dalle sabbie d’Egitto hanno acceso, negli anni, un interesse sempre vivo e un proliferare di studi su Cornelio Gallo, uno degli autori più misteriosi e affascinanti dell’età augustea.
Testimonianze
De vita
1
Asinius Pollio ap. Cic. ad fam. 10, 32, 5:
Etiam praetextam (sc. Balbi), si voles legere, Gallum Cornelium, familiarem meum, poscito. Cfr. 10, 31, 6: Quod familiarem meum tuorum numero habes, opinione tua mihi gratius est; invideo illi tamen, quod ambulat et iocatur tecum.
quibus hostem v[icit bis a]cie victor V urbium expugnator Bore[se]/os Copti Ceramices Diospoleos Meg[ales Op]hieu et ducibus earum defectionum inter[ce]/ptis exercitu ultra Nili cataracte[n transd]ucto in quem locum neque populo / Romano neque regibus Aegypti [arma ante s]unt prolata Thebaide communi omn[i]/um regum formidine subact[a] leg[atisque re]gis Aethiopum ad Philas auditis eoq[ue] / rege in tutelam recepto tyrann[o] Tr[iacontas]choenundi Aethiopiae constituto die[is!] / patrieis(!) et Nil[o Adiuto]ri d(onum) d(edit).
12 L'iscrizione (CIL VI, 882) è stata edita da MAGI 1963, pp. 488-494. Si vedano, inoltre, MANZONI 1995, p. 48; ARCARIA 2009, pp. 38-40, ROHR VIO 2000, p. 87. Per ulteriori riferimenti bibliografici, cfr. GAGLIARDI 2015, pp. 182-183.
13 Il papiro (PQașr Ibrîm 78-3-11/1 = LI/2) è pubblicato nell'editio princeps di ANDERSONS-PARSONS-NISBET 1979, pp. 125-155. Si veda inoltre la monografia di CAPASSO 2003,cui si deve il recupero del papiro, venticinque anni dopo la scoperta, e il suo trasferimento al Museo del Cairo, dove si trova ancora oggi.
14 La maggior parte degli studiosi sembra concorde nell'accettare la paternità galliana dei versi traditi dal frammento papiraceo. Non mancano, tuttavia, delle voci di dissenso, tra cui in particolare GIANGRANDE 1980,pp. 141-153, secondo cui l'autore dei componimenti frammentari non sarebbe Cornelio Gallo, ma un altro indeterminato poeta di età augustea. Pur non condividendone le certezze in tal senso, diversi studiosi riconoscono che, in assenza di un'esplicita indicazione nel testo del papiro, non si possa effettivamente contare con assoluta sicurezza sull'identificazione dell'autore (cfr. ad es. CAPASSO 2003, p. 23). BRUNHÖLZL 1984, pp. 33-37, invece, è uno dei pochi a mettere in discussione l'autenticità del papiro, che ritiene possa essere un falso di epoca moderna, giudicandolo inadeguato nella forma e banale nel contenuto ed evidenziando alcune presunte anomalie ortografiche; contra BLÄNSDORF 1987, pp. 43-50; MORELLI 1988,pp. 104-119; BALLAIRA 1987,pp. 31-42; CAPASSO 2003,pp. 37-40.
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2
CIL VI, 882:
Iussu imp(eratoris) Caesaris Divi f(ilii)
C(aius) Cornelius Cn(aei) f(ilius) Gallus
praef(ectus) fabr(um) Caesaris Divi f(ilii) Forum Iulium fecit.
3
Prop. 2, 34, 91-92:
Εt modo formosa quam multa Lycoride Gallus mortuus inferna vulnera lavit aqua.
4
Ov. am. 3, 9, 63-64
Tu quoque, si falsum est temerati crimen amici, sanguinis atque animae prodige Galle tuae.
5
Ov. trist. 2, 445-446:
Non fuit opprobrio celebrasse Lycorida Gallo, sed linguam nimio non tenuisse mero.
6
Suet. Aug. 66, 1-2:
Neque enim temere ex omni numero in amicitia eius afflicti reperientur praeter Salvidienum Rufum, quem ad consulatum usque, et Cornelium Gallum, quem ad praefecturam Aegypti, ex infima utrumque fortuna provexerat (…) Alteri (sc. Gallo) ob ingratum et malivolum animum domo et provinciis suis interdixit. Sed Gallo quoque et accusatorum denuntiationibus et senatus consultis ad necem compulso laudavit quidem pietatem tantopere pro se indignantium, ceterum et inlacrimavit et vicem suam conquestus est, quod sibi soli non liceret amicis, quatenus vellet, irasci.
7
Suet. de gramm. 16, 1:
Q. Caecilius Epirota…libertus Attici…cum filiam patroni nuptam M. Agrippae doceret, suspectus in ea et ob hoc remotus ad Cornelium Gallum se contulit, vixitque una familiarissime; quod ipsi Gallo inter gravissima crimina ab Augusto obicitur.
C.CORNELIO GALLO 70 8 Cass. Dio 53, 23, 5: Ὁ δὲ δὴ Γάλλος Κορνήλιος καὶ ἐξύβρισεν ὑπὸ τῆς τιμῆς. Πολλὰ μὲν γὰρ καὶ μάταια ἐς τὸν Αὔγουστον ἀπελήρει, πολλὰ δὲ καὶ ἐπαίτια παρέπραττε: καὶ γὰρ καὶ εἰκόνας ἑαυτοῦ ἐν ὅλῃ ὡς εἰπεῖν τῇ Αἰγύπτῳ ἔστησε, καὶ τὰ ἔργα ὅσα ἐπεποιήκει ἐς τὰς πυραμίδας ἐσέγραψε. Κατηγορήθη τε οὖν ἐπ᾽ αὐτοῖς ὑπὸ Οὐαλερίου Λάργου, ἑταίρου τέ οἱ καὶ συμβιωτοῦ ὄντος, καὶ ἠτιμώθη ὑπὸ τοῦ Αὐγούστου, ὥστε καὶ ἐν τοῖς ἔθνεσιν αὐτοῦ κωλυθῆναι διαιτᾶσθαι. Γενομένου δὲ τούτου καὶ ἄλλοι αὐτῷ συχνοὶ ἐπέθεντο καὶ γραφὰς κατ᾽ αὐτοῦ πολλὰς ἀπήνεγκαν, καὶ ἡ γερουσία ἅπασα ἁλῶναί τε αὐτὸν ἐν τοῖς δικαστηρίοις καὶ φυγεῖν τῆς οὐσίας στερηθέντα, καὶ ταύτην τε τῷ Αὐγούστῳ δοθῆναι καὶ ἑαυτοὺς βουθυτῆσαι ἐψηφίσατο. Καὶ ὁ μὲν περιαλγήσας ἐπὶ τούτοις ἑαυτὸν προκατεχρήσατο, τὸ δὲ δὴ τῶν πολλῶν κίβδηλον καὶ ἐκ τούτου διηλέγχθη ὅτι ἐκεῖνόν τε, ὃν τέως ἐκολάκευον, οὕτω τότε διέθηκαν ὥστε καὶ αὐτοχειρίᾳ ἀποθανεῖν ἀναγκάσαι, καὶ πρὸς τὸν Λάργον ἀπέκλιναν, ἐπειδήπερ αὔξειν ἤρχετο, μέλλοντές που καὶ κατὰ τούτου τὰ αὐτά, ἄν γέ τι τοιοῦτόν οἱ συμβῇ, ψηφιεῖσθαι. 9
Serv. Dan. ad Verg. ecl. 6, 64:
(Gallus) qui a triumviris praepositus fuit ad exigendas pecunias ab his municipiis, quorum agri in Transpadana regione non dividebantur
10
Serv. ad Verg. ecl. 10, 1:
Gallus, ante omnes primus Aegypti praefectus, fuit poeta eximius; nam Euphorionem, ut supra (ad
ecl. 6, 72) diximus, transtulit in Latinum sermonem, et amorum suorum de Cytheride scripsit libros quattuor. Hic primo in amicitiis Augusti Caesaris fuit: postea cum venisset in suspicionem, quod contra eum coniuraret, occisus est. Fuit autem amicus Vergilii adeo, ut quartus georgicorum a medio usque ad finem eius laudes teneret: quas postea iubente Augusto in Aristaei fabulam commutavit. Hic autem Gallus amavit Cytheridem meretricem, libertam Volumnii, quae eo spreto Antonium euntem ad Gallias est secuta: propter quod dolorem Galli nunc videtur consolari Vergilius. Nec nos debet movere quod, cum mutaverit partem quarti georgicorum, hanc eclogam sic reliquit: nam licet consoletur in ea Gallum, tamen altius intuenti vituperatio est; nam et in Gallo impatientia turpis amoris ostenditur, et aperte hic Antonius carpitur, inimicus Augusti, quem contra Romanum morem Cytheris est in castra comitata.
11
Serv. ad Verg. georg. 4, 1:
Sane sciendum, ut supra diximus (ad ecl. 10,1), ultimam partem huius libri esse mutatam: nam laudes
Galli habuit locus ille, qui nunc Orphei continet fabulam quae inserta est, postquam irato Augusto Gallus
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12
Amm. 17, 4, 5:
Longe autem postea Cornelius Gallus, Octaviano res tenente Romanas, Aegypti procurator, exhausit civitatem plurimis interceptis, reversusque cum furtorum arcesseretur, et populatae provinciae, metu nobilitatis acriter indignatae, cui negotium spectandum dederat imperator, stricto incubuit ferro. Is est (si recte existimo) Gallus poeta, quem flens quodam modo in postrema Bucolicorum parte Vergilius carmine leni decantat.
13
Hier. Chron. a Abr. 1984 (= 33 a. C.)
Aegyptus fit Romana provincia, quam primus tenuit C. Cornelius Gallus, de quo Vergilius scribit in Bucolicis.
14
Hier. Chron. a Abr. 1990 (= 27 a. C.):
Cornelius Gallus Foroiuliensis poeta, a quo primum Aegyptum rectam supra diximus, XLIII aetatis
suae anno propria se manu interficit.
De opere
15
Parthenius Hist. Amat., praef.:
Παρθένιος Κορνηλίῳ Γάλλῳ χαίρειν. Μάλιστα σοὶ δοκῶν ἁρμόττειν, Κορνήλιε Γάλλε, τὴν ἄθροισιν τῶν ἐρωτικῶν παθημάτων, ἀναλεξάμενος ὡς ὅτι μάλιστα ἐν βραχυτάτοις ἀπέσταλκα. Τὰ γὰρ παρά τισι τῶν ποιητῶν κείμενα τούτων, μὴ αὐτοτελῶς λελεγμένα, κατανοήσεις ἐκ τῶνδε τὰ πλεῖστα∙ (2) αὐτῷ τέ σοὶ παρέσται εἰς ἔπη καὶ ἐλεγείας ἀνάγειν τὰ μάλιστα ἐξ αὐτῶν ἁρμόδια. Μηδὲ διὰ τὸ μὴ παρεῖναι τὸ περιττὸν αὐτοῖς, ὅ δὴ σὺ μετέρχῃ, χεῖρον περὶ αὐτῶν ἐννοηθῇς∙ οἱονεὶ γὰρ ὑπομνηματίων αὐτὰ συνελεξάμεθα, καὶ σοὶ νυνὶ τὴν χρῆσιν ὁμοίαν, ὡς ἒοικε, παρέξεται. 16 Verg. ecl. 6, 64-73:
Tum canit, errantem Permessi ad flumina Gallum 65 Aonas in montis ut duxerit una sororum,
utque viro Phoebi chorus adsurrexerit omnis; ut Linus haec illi divino carmine pastor, floribus atque apio crinis ornatus amaro,
dixerit: "Hos tibi dant calamos, en accipe, Musae, Ascraeo quos ante seni; quibus ille solebat 70 cantando rigidas deducere montibus ornos.
His tibi Grynei nemoris dicatur origo, ne quis sit lucus quo se plus iactet Apollo."
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17
Serv. ad Verg. ecl. 6, 72:
Gryneum nemus est in finibus Ioniis…in quo luco aliquando Calchas et Mopsus dicuntur de peritia divinandi inter se habuisse certamen: et cum de pomorum arboris cuiusdam contenderent numero, stetit gloria Mopso; cuius rei dolore Calchas interiit. Hoc autem Euphorionis continent carmina, quae Gallus transtulit in sermonem Latinum.
18
Verg. ecl. 10, 1-12; 42-61; 70-74:
Extremum hunc, Arethusa, mihi concede laborem: pauca meo Gallo, sed quae legat ipsa Lycoris, carmina sunt dicenda: neget quis carmina Gallo? Sic tibi, cum fluctus subterlabere Sicanos,
5 Doris amara suam non intermisceat undam; incipe; sollicitos Galli dicamus amores,
dum tenera attondent simae virgulta capellae. Non canimus surdis: respondent omnia silvae. Quae nemora aut qui vos saltus habuere, puellae 10 Naides, indigno cum Gallus amore peribat?
Nam neque Parnasi vobis iuga, nam neque Pindi ulla moram fecere, neque Aonie Aganippe. (…)
Hic gelidi fontes, hic mollia prata, Lycori, hic nemus; hic ipso tecum consumerer aevo. nunc insanus amor duri me Martis in armis 45 tela inter media atque adversos detinet hostis.
Tu procul a patria (nec sit mihi credere tantum) Alpinas, a! dura nives et frigora Rheni
me sine sola vides. A, te ne frigora laedant! A, tibi ne teneras glacies secet aspera plantas! 50 Ibo et Chalcidico quae sunt mihi condita versu
carmina pastoris Siculi modulabor avena. Certum est in silvis inter spelaea ferarum malle pati tenerisque meos incidere amores arboribus: crescent illae, crescetis, amores. 55 Interea mixtis lustrabo Maenala Nymphis
aut acris venabor apros. Non me ulla vetabunt frigora Parthenios canibus circumdare saltus. Iam mihi per rupes videor lucosque sonantis ire, libet Partho torquere Cydonia cornu
60 spicula—tamquam haec sit nostri medicina furoris, aut deus ille malis hominum mitescere discat. (…)
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70 Haec sat erit, divae, vestrum cecinisse poetam, dum sedet et gracili fiscellam texit hibisco,
Pierides: vos haec facietis maxima Gallo, Gallo, cuius amor tantum mihi crescit in horas, quantum vere novo viridis se subicit alnus.
19
Serv. ad Verg. ecl. 10, 46:
Hi autem omnes versus Galli sunt, de ipsius translati carminibus.
20
Serv. ad Verg. ecl. 10, 50-51:
Euboea insula est, in qua est Chalcis civitas, de qua fuit Euphorion, quem transtulit Gallus…et hoc dicit: "Ibo et Theocriteo stilo canam carmina Euphorionis".
21
Prob. ad Verg. ecl. 10, 50:
Euphorion elegiarum scriptor Chalcidensis fuit, cuius in scribendo secutus colorem videtur Cornelius
Gallus.
22
Ov. am. 1, 15, 29-30:
Gallus et Hesperiis et Gallus notus Eois,
et sua cum Gallo nota Lycoris erit.
23
Ov. ars. 3, 333-334:
Et teneri possis carmen legisse Properti sive aliquid Galli sive, Tibulle, tuum.
24
Ov. ars 3, 535-538:
Nos facimus placitae late praeconia formae:
nomen habet Nemesis, Cynthia nomen habet: Vesper et Eoae novere Lycorida terrae:
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25
Ov. rem. 763-766:
Carmina quis potuit tuto legisse Tibulli,
vel tua, cuius opus Cynthia sola fuit?
Quis potuit lecto durus discedere Gallo? Et mea nescio quid carmina tale sonant.
26
Ov. trist. 4, 10, 53-54:
Successor fuit hic (sc. Tibullus) tibi, Galle, Propertius illi, quartus ab his serie temporis ipse fui.
27
Ov. trist. 5, 1, 15-19:
Delicias si quis lascivaque carmina quaerit,
praemoneo, non est scripta quod ista legat. Aptior huic Gallus blandique Propertius oris,
aptior, ingenium come, Tibullus erit. Atque utinam numero non nos essemus in isto!
28
Mart. 8, 73, 5-6:
Cynthia te vatem fecit, lascive Properti; ingenium Galli pulchra Lycoris erat.
29
Quint. 10, 1, 93:
Elegia quoque Graecos provocamus, cuius mihi tersus atque elegans maxime videtur auctor Tibullus; sunt qui Propertium malint. Ovidius utroque lascivior, sicut durior Gallus.
Secondo la notizia di Gerolamo16, Cornelio Gallo sarebbe nato nello stesso anno di Virgilio,
il 70 a.C., e si sarebbe tolto la vita nel 27, a quarantatré anni. Alcuni studiosi, però, hanno ritenuto sospetta questa sincronia tra la biografia di Gallo e quella virgiliana, suggerendo di conciliare il dato offerto da Gerolamo con la testimonianza di Cassio Dione, secondo cui Gallo sarebbe morto nel 26 a.C.: l'anno più verosimile per la nascita del poeta sarebbe, pertanto, il 69-68 a.C.17
16 Vd. test. 14.
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Controverso è anche il luogo di nascita, ancora una volta a causa della notizia di Gerolamo, il quale accenna a una città chiamata Forum Iulii, ricorrendo a una toponomastica senz'altro anacronistica nel 70 a.C. Più tardi, saranno diverse le città con questo nome, dalla Gallia Cisalpina alla Narbonese alla Spagna, frutto della politica di integrazione provinciale di Giulio Cesare. Le ipotesi più accreditate identificano il luogo di nascita di Gallo con l’odierna Fréjus18, oppure con
Forum Iulii Iriensium, l’attuale Voghera19. Il cognome Gallus potrebbe suggerire che fosse di origine
provinciale e appartenesse a una famiglia che avrebbe ottenuto la cittadinanza romana nella seconda metà del I secolo a.C., assurgendo al rango equestre forse per particolari meriti in campo militare20.
Il riferimento svetoniano alla provenienza di Gallo ex infima fortuna è probabilmente da interpretarsi come uno dei topoi della delegittimazione politica di un personaggio appena caduto in disgrazia21 e non descrive fedelmente l'origine del poeta, che dovette appartenere anzi a una famiglia
in vista e facoltosa. Compì i suoi studi, infatti, a Roma, dove riuscì a ottenere rapidamente il favore di Asinio Pollione: risale all'8 giugno del 43 a.C. una lettera nella quale questi fa riferimento a Gallo chiamandolo familiaris meus e segnalandolo a Cicerone come la persona più adatta a procurargli il testo di una praetexta composta da Balbo22. Si ipotizza che anche la lettera precedente (10, 31), del
marzo dello stesso anno, contenesse un riferimento a Gallo, cui Pollione avrebbe alluso, senza farne il nome ma designandolo ancora una volta come familiaris meus, nel congratularsi che Cicerone lo avesse accolto tra i suoi amici.
Possiamo dedurne, pertanto, che già nel 43 a.C. il “provinciale” Cornelio Gallo fosse in rapporti molto stretti con due degli uomini più potenti della Roma del tempo.
A questi stessi anni risale probabilmente anche la relazione amorosa con la mima Citeride, celebrata con lo pseudonimo di Licoride nei versi elegiaci del poeta. Prima del 39 a.C. avvenne, però, il discidium, a seguito del quale Virgilio intende consolare l'amico, affranto, nella decima ecloga23.
Si è ipotizzato poi che, fra il 42 e il 40 a.C., Gallo sia stato uno dei triumviri agris dividundis incaricati della redistribuzione delle terre, non solo all'indomani della battaglia di Filippi, insieme a Pollione e Alfeno Varo, ma anche dopo Perugia, quando ottenne l'incarico ad exigendas pecunias nei municipia cisalpini non sottoposti a confisca24. È possibile che, in questi anni, Gallo sia stato d'aiuto
a Virgilio nel difficile frangente delle espropriazioni, come potrebbe suggerire l'affettuoso omaggio della decima ecloga, anche se non possediamo informazioni certe a riguardo25.
Il Servius Auctus, nel commento alla nona ecloga, riporta, inoltre, la citazione di un Cornelius che, in un'orazione, avrebbe accusato Alfeno Varo di avidità nella confisca delle terre a danno dei mantovani: cum issu tria milia passus a muro in diversa relinquere, vix octigentos passus aquae, quae
18 Propendono per questa prima ipotesi in particolare MAZZARINO 1980, pp. 20-21; COURTNEY 1993, p. 260; HOLLIS 2007, p. 225.
19 BOUCHER 1966, pp. 6-12 riteneva più probabile l’identificazione con Voghera. Per altre ipotesi e dati bibliografici, cfr. GAGLIARDI 2015, pp. 163-164.
20 ROHR VIO 2015, pp. 11-12.
21 Così ipotizza RORH VIO 2015, p. 11 nt. 5. 22 Vd. test. 1.
23 Vd. test. 18.
24 Vd. test. 9. Cfr. inoltre GAGLIARDI 2015, pp. 164 sgg. 25 CUCCHIARELLI 2012, p. 480.
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circumdata est, admetireris, reliquisti26. Per quanto il nome Cornelius sia senza dubbio molto diffuso, è
possibile che si trattasse proprio di Gallo, la cui attività oratoria sembrerebbe confermata dalla testimonianza di Quintiliano (inst. 1, 5, 8), che lo indica, in alternativa a Labieno, come autore di un’orazione in Pollionem27.
Mentre non possediamo certezze relative al suo impegno politico e militare negli anni immediatamente successivi all’incarico nella Cisalpina, sappiamo che prese parte, in Egitto, allo scontro finale con Antonio e Cleopatra28, guadagnandosi la stima di Ottaviano e avviandosi a una
carriera lampo: come apprendiamo dalle fonti letterarie ed epigrafiche, infatti, fu dapprima praefectus fabrum e, fra il 30 e il 29 a.C., ottenne l'ambita prefettura della nuova provincia d'Egitto29.
Sembra che Gallo abbia svolto il suo incarico in modo impeccabile30, per cui non è semplice
determinare che cosa abbia provocato la rottura con Augusto31, che condusse inizialmente a una
personale renuntiatio amicitiae e poi alla condanna da parte del Senato, cui Gallo reagì togliendosi la vita: secondo Cassio Dione32, il poeta avrebbe peccato di ὕβρις, rivolgendosi al princeps in modo
sconsiderato (πολλὰ…καὶ μάταια ἐς τὸν Αὔγουστον ἀπελήρει) e pretendendo che l’intero Egitto fosse disseminato di statue e iscrizioni in proprio onore; Svetonio33, invece, lo definisce ingratus et
malivolus, tanto che Augusto fu costretto a bandirlo dalla corte e dalle province imperiali. Lo stesso Svetonio34 aggiunge poi, nel De grammaticis, un riferimento alla vicenda di Quinto Cecilio Epirota,
liberto di Tito Pomponio Attico e pedagogo di sua figlia Cecilia, moglie di Agrippa. Sospettato di aver stretto una relazione amorosa con la donna, Epirota era stato allontanato e Gallo gli aveva offerto inopportunamente ospitalità e protezione. Per questo e per molti altri gravissima crimina sarebbe stato più tardi punito da Augusto. Il solo Ammiano35 allude alle accuse di malgoverno,
peculatus e repetundae, mentre la notizia serviana adombra addirittura il sospetto di una congiura36.
Ovidio, infine, assume posizioni leggermente discordanti negli Amores, in cui sembra mettere in dubbio la colpa di temerata amicitia, ritenendo che Gallo sia stato ingiustamente sanguinis atque animae prodigus, e nei Tristia in cui, desideroso di compiacere Augusto, si dimostra molto più critico nei confronti del poeta, imputando al troppo vino le parole inopportune che avrebbe rivolto al princeps37.
Lo stesso Augusto assunse probabilmente un comportamento ambiguo dopo il suicidio di Gallo, a giudicare dalla testimonianza di Svetonio38, secondo cui l’imperatore si sarebbe lamentato, tra le
26 Serv. Dan. Ad Verg. ecl. 9, 10.
27 Entrambe le testimonianze sono considerate da HOLLIS 2007, pp. 226-227. 28 Cass. Dio 51, 9, 1-4; Oros. hist. 6, 19, 15; Plut. Ant. 79, 1-2.
29 Vd. test. 6, 8, 9, 12-14. La data della prefettura in Egitto è confermata, inoltre, dall'iscrizione di Philae, databile al 16 aprile del 29 a.C.
30 Cfr. Strabo 17, 1, 12, che ricorda l'ottima amministrazione dei primi prefetti dell'Egitto, chiaramente comprendendo nella sua valutazione anche Gallo. Cfr. ROHR VIO 2015, p. 16.
31 Per una rassegna completa delle più recenti ipotesi sulle accuse mosse nei confronti di Gallo, rimando a GAGLIARDI 2015,