I POETI IN FRAMMENTI DELLA PRIMA GENERAZIONE AUGUSTEA
8 Lyd mens 4, 112:
C. A SINIO P OLLIONE
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Gaio Asinio Pollione1, discendente del marrucino Hierius Asinius, uno dei capi della guerra
marsica2, nasce nel 76 a.C.3, probabilmente a Roma.
Sin dagli anni Cinquanta lo troviamo schierato nella lotta politica dalla parte dei populares e, durante la guerra civile, è al fianco di Giulio Cesare nel passaggio del Rubicone e combatte con lui a Farsalo, a Tapso e a Munda.
La tragica notizia delle Idi di marzo lo raggiunge mentre si trova in Spagna, impegnato in un sanguinoso conflitto contro Sesto Pompeo4. Quando Antonio muove di sua iniziativa contro Bruto
in Gallia Cisalpina, Pollione preferisce prendere tempo, anche di fronte alle insistenze di Cicerone, che lo esorta a unirsi alle truppe di Ottaviano5.
In particolare, a seguito della battaglia di Modena, si avvicina alla fazione antoniana e viene inviato, come legato di Antonio, in Cisalpina, in cui è uno dei tresviri agris dividendis6. In questa
occasione, incaricato dell’ingrato compito della confisca delle terre da distribuire ai veterani, ha modo di salvaguardare i possedimenti di Virgilio7.
Nella battaglia di Perugia si muove con la solita cautela e le sue truppe, ostacolate da Ottaviano, non riescono a portare soccorso all’esercito di Fulvia8.
Nel 40 a.C., dopo aver rappresentato Antonio negli accordi di Brindisi9, è console, insieme a
Gneo Domizio Calvino, secondo gli accordi stabiliti al momento della stipulazione del secondo triumvirato. Al periodo del consolato risale la celebre quarta ecloga virgiliana, a lui dedicata.
In seguito, ricopre la carica di proconsole, non è chiaro se in Dalmazia10 o in Macedonia11,
sino al trionfo sulla popolazione dei Parthini12, celebrato nel 38 a.C. e forse ricordato da Virgilio
nell’ottava ecloga13.
Il bottino della vittoria è destinato alla creazione, nell'Atrium Libertatis, ai piedi del Campidoglio, della prima biblioteca pubblica di Roma14.
Da questo momento, Pollione si ritira dalla vita politica, rifiutando di prendere parte allo scontro finale fra Antonio e Ottaviano: non si recherà in soccorso dell’uno, né combatterà con l’altro ad Azio, rimettendosi alla generosità del vincitore, chiunque esso fosse.
1 PIR2 1241. Su Asinio Pollione si vedano ANDRÉ 1949; BOSWORTH 1972, pp. 441-473; ZECCHINI 1982, pp. 1265-1296; PANI 1996, pp. 862-865.
2 App. B. C. 1, 181.
3 Tac. dial. 34, 7; Hier. Chron. a Abr. 170 H. 4 Vell. 2, 73, 2; Cass. Dio 45, 10.
5Cic. fam 10, 31. 6 Vell. 2, 76, 2.
7 Serv. e Serv. Dan ad Verg. Buc. 2, 1; 6, 6 ; 9, 11. 8 App. B. C. 5, 32, 128 e 33, 130-131.
9 App. B. C. 5, 64, 272.
10 È questa l’opinione di gran parte degli studiosi: per un’analisi della questione, vedi ad es. BOSWORTH 1972, pp. 441-473. 11 SYME 1937,pp. 40sgg.
12 Cass. Dio 48, 41, 7 13 Verg. ecl. 8, 7.
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Negli ultimi anni, continua a dedicarsi all’attività forense e letteraria, sino alla morte, che lo coglie all’età di ottant’anni, nella sua villa tuscolana15.
Asinio Pollione ricopre un ruolo di primo piano nella storia della letteratura latina16, non
tanto per la sua produzione letteraria, di qualità probabilmente modesta, quanto per la fondamentale attività di promozione culturale condotta per lunghi anni in modo autonomo e quasi in concorrenza con i circoli augustei.
Fu apprezzato da Catullo, che lo nomina nel dodicesimo carme17, indirizzato al fratello
Asinio Marrucino: Pollione, che al tempo doveva avere soltanto sedici o diciassette anni18, possedeva
già le caratteristiche che qualificano gli homines venustiores, mostrando una naturale predisposizione verso le raffinatezze e le facezie (vv. 8-9: est enim leporum / disertus puer ac facetiarum). Conobbe anche un altro grande poeta novus, Cinna, che gli dedicò un propempticon19 per il suo soggiorno di studi ad
Atene fra il 56 e il 55 a.C.20. Secondo la testimonianza di Cicerone21, inoltre, fu in rapporti molto stretti
con Cornelio Gallo, che lo chiamava familiaris meus. Fu amico e protettore, inoltre, di Virgilio e di Orazio, che lo celebrano, con particolare calore, come uomo politico, condottiero, oratore e poeta.
Oltre ad aver aperto la prima biblioteca pubblica di testi greci e latini a Roma, fu anche il primo a promuovere la pratica delle recitationes, letture in anteprima di testi poetici per gruppi scelti di invitati, che ottennero in età imperiale un enorme successo22.
Gran parte della sua fama è legata, però, all’attività oratoria23: a metà fra epoca repubblicana
e imperiale, essa condivideva la forza espressiva del modello ciceroniano e l’artificiosità elaborata tipica del periodo successivo. La composizione era molto studiata, ricca di termini aulici e citazioni di autori antichi, da Ennio a Pacuvio ad Accio24, che ne complicavano notevolmente il significato.
Per questo, Quintiliano, pur apprezzandone l’inventio e la summa diligentia, non potrà non constatarne la distanza a nitore et iucunditate Ciceronis25, mentre Tacito lo definirà durus et siccus26.
Pollione scrisse una monumentale opera storica in diciassette libri, celebrata da Orazio nell’ode a lui dedicata27 e letta decenni dopo da Tacito e Svetonio28. La trattazione doveva estendersi
per tutta l’epoca drammatica delle guerre civili, dal 60 a.C., anno del consolato di Metello Celere, in
15 Hier. Chron. a Abr. 2020: Asinius Pollio orator et consularis, qui de Dalmatis triumpharet, LXXX aetatis suae anno in villa
Tusculana moritur.
16 Sull’opera di Pollione, si vedano ANDRÉ 1949; NÉRAUDAU 1983, pp. 1732-1750; COURTNEY 1993, pp. 254-256; COPPOLA 1998, pp. 170-174; HOLLIS 2007, pp. 216-218. 17 Vd. test. 1. 18 NÉRAUDAU 1983,pp. 1732-1733. 19 Frr. 1-5 Bl. 20 Char. 124 K. 21 Cic. fam. 10, 32, 5. 22Sen. Contr. 4, pr. 2, 4.
23 I frammenti delle orazioni di Pollione sono raccolti da MEYER 1833, pp. 491 sgg. e MALCOVATI 19764, pp. 516 sgg. 24 Vd. test. 10 e inoltre Quint. Inst. 1.8.11 e 9.4.76.
25 Quint. Inst. 10, 1, 113. 26 Tac. Dial. 100, 21. 27 Vd. test. 8.
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cui venne stipulato l’accordo del primo triumvirato, sino a un anno incerto, ma sicuramente successivo alla battaglia di Filippi29.
Infine, Asinio Pollione si occupò anche, seppure marginalmente rispetto alla produzione storiografica, di poesia: fu celebre, in particolare, per le sue tragedie, di cui però non ci è giunto alcun titolo, salutate con entusiasmo da Orazio e Virgilio30, il quale le ritenne addirittura, forse con una
certa dose di esagerazione, Sophocleo digna cothurno. Tacito le accostava al modello della tragedia arcaica di Pacuvio e Accio31.
Scrisse anche componimenti più brevi, forse epigrammi di contenuto erotico, cui allude Plinio il Giovane nell’epistola 5, 3, inserendo Pollione nel lungo elenco di coloro che, prima di lui, scrissero versi lascivi, pur conservando un’indiscussa integrità morale32.
Più che come poeta, fu noto, tuttavia, come critico intransigente: rimproverava Sallustio di affettato arcaismo33, Cicerone di opportunismo e di vizi nello stile34 e Livio, secondo un giudizio
passato alla storia, di Patavinitas35.
Testimonianze
1
Cat. 12, 6-9:
Non credis mihi? Crede Pollioni fratri, qui tua furta vel talento mutari velit: est enim leporum disertus puer ac facetiarum.
2
Verg. ecl. 3, 84-88:
(Damoetas): Pollio amat nostram, quamvis est rustica, Musam: Pierides, vitulam lectori pascite vestro.
(Menalcas): Pollio et ipse facit nova carmina: pascite taurum, Iam cornu petat, et pedibus qui spargat harenam.
29 I frammenti dell’opera storica di Pollione sono raccolti daPETER 1906, pp. 262-265 e da CORNELL & BISPHAM 2013, vol. II, pp. 854-867.
30 Vd. test. 5 e 8. 31 Vd. test. 10. 32 Vd. test. 9.
33 Suet. gramm. 10, 3; Gell. 10, 26, 1.
34 Sen. suas. 6, 14 ; 24 e 26; Quint. inst. 12, 1, 22. 35 Id. 1, 5, 56; 8, 1, 3.
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3
Serv. ad loc.:
Blanditur iam Pollioni patrono, quem et tragoediarum et historiarum scriptorem Horatius fuisse testatur.
4
Verg. ecl. 4, 11-12:
Teque adeo decus hoc aevi, te consule, inibit,
Pollio, et incipient magni procedere menses. 5
Verg. ecl. 8, 10:
Sola Sophocleo tua carmina digna cothurno.
6
Serv. ad loc.:
Alii ideo hoc de Pollione dictum volunt, quod et ipse utriusque linguae tragoediarum scriptor fuit.
7
Hor. sat. 1, 10, 42-43; 84-85:
(…) Pollio regum
facta canit pede ter percusso (…) (...)
Ambitione relegata, te dicere possum,
Pollio, te, Messalla, tuo cum fratre (...)
8
Hor. carm. 2, 1:
Motum ex Metello consule civicum bellique causas et vitia et modos
ludumque Fortunae gravisque principum amicitias et arma
5 nondum expiatis uncta cruoribus, periculosae plenum opus aleae,
tractas et incedis per ignis suppositos cineri doloso.
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40 10 desit theatris; mox, ubi publicas
res ordinaris, grande munus Cecropio repetes coturno,
insigne maestis praesidium reis et consulenti, Pollio, curiae,
15 cui laurus aeternos honores
Delmatico peperit triumpho.
9
Plin. epist. 5, 3, 2:
An ego verear (neminem viventium, ne quam in speciem adulationis incidam, nominabo), sed ego verear ne me non satis deceat quod decuit M. Tullium, C. Calvum, Asinium Pollionem, M. Messallam…?
10
Tac. dial. 21, 7:
Asinius quoque, quamquam propioribus temporibus natus sit, videtur mihi inter Menenios et Appios
studuisse, Pacuvium certe et Accium non solum tragoediis, sed etiam orationibus suis expressit, adeo durus et siccus est.
Il più antico riferimento alla produzione poetica di Pollione si trova nella terza ecloga36,
composta fra il 42 e il 41 a.C. Il pastore Dameta afferma: Pollio amat nostram, quamvis est rustica, Musam e Menalca risponde: et ipse facit nova carmina. Secondo l’interpretazione di André37, questi
nova carmina sarebbero anch’essi dei componimenti di carattere bucolico, ai quali Pollione si sarebbe dedicato seguendo i precetti dell’avanguardia neoterica e aprendo così la strada a un nuovo genere letterario.
Bardon evidenzia38, invece, all’interno della struttura del dialogo, basato su una serie di
affermazioni antitetiche, l’opposizione fra la rustica Musa di Dameta e i nova carmina attribuiti a Pollione da Menalca: essi sarebbero l’esatto opposto dei componimenti bucolici, che il loro autore, tuttavia, mostra di non disprezzare. Si sarebbe trattato, quindi, di componimenti "urbani", la cui novità risiedeva forse nello stile.
Courtney e Hollis39 escludono la possibilità che i carmina di Pollione potessero essere definiti
nova in senso neoterico e colgono piuttosto nell'allusione al toro (v. 86), animale connesso a Dioniso, un riferimento alla sua produzione tragica, altrove testimoniata in termini lusinghieri da parte dello stesso Virgilio40. 36 Vd. test. 2. 37 ANDRÉ 1949,pp. 38-39. 38 BARDON 1956,p. 24. 39 COURTNEY 1993, p. 255; HOLLIS 2007, p. 217. 40 Vd. test. 5.
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Secondo Cucchiarelli41, carmina potrebbe riferirsi a carmi leggeri sul modello catulliano (forse
gli stessi cui fa riferimento Plinio nell’epistola 5, 3042), ma non si può escludere un’allusione alle
tragedie: lo studioso suggerisce un confronto con Tac. ann. 14, 52, 3, in cui carmina sembrerebbe indicare la produzione tragica di Seneca.
Sempre all’amico e protettore è dedicata la tanto celebre quanto controversa quarta ecloga43,
composta in occasione del consolato di Pollione, sotto il quale Virgilio preannuncia l’inizio di una nuova età dell'oro, marcata dall’avvento di un miracoloso puer44.
Anche la data di composizione è piuttosto problematica: l’opinione diffusa è che l’entusiasmo di Virgilio sia legato all’accordo di Brindisi, stipulato nel settembre o nell’ottobre del 40 e senza dubbio l’avvenimento più rilevante del consolato di Pollione. Sembra piuttosto improbabile, però, che Virgilio abbia composto questa ecloga negli ultimi mesi di un anno burrascoso, durante il quale Pollione, impegnato dietro le quinte della guerra di Perugia, non fu quasi mai a Roma. È più facile che il componimento risalga a prima e che il magnus annus del consolato sia ancora un evento prospettato come futuro: del resto, sappiamo che, secondo un iter piuttosto anticonvenzionale, Pollione e Calvino furono consules designati sin dal 43, anno in cui la loro nomina fu inclusa negli accordi alla base del triumvirato45.
Nell’ottava ecloga si è colto un ultimo riferimento a Pollione, nonostante non sia nominato espressamente46: Virgilio allude, infatti, alla sua campagna illirica del 39 a.C. e lo invita ad accettare
i suoi versi, composti sin dall’inizio per sua ispirazione47. L’autore accenna, inoltre, alla sua
produzione tragica, paragonata addirittura al modello sofocleo.
Alle tragedie fa riferimento anche Orazio che, nella decima satira48, oltre a includere Pollione
fra gli amici di cui tiene in particolare conto il giudizio (vv. 84-85), lo inserisce anche nella breve carrellata dei drammaturghi contemporanei, fra Fundanio e Vario (vv. 42-43): Asinio viene ricordato per aver cantato regum facta "col piede che batte tre volte", alludendo all’impiego del trimetro giambico. È possibile che l’opera trattasse le vicende relative ai re di Roma, come avveniva forse nel perduto carmen regale di Cornelio Severo49, ma si è anche ipotizzato che potesse riferirsi agli eroi
omerici50.
41 CUCCHIARELLI 2012,p. 230. 42 Vd. test. 9.
43 Vd. test. 4.
44 Gli studiosi si sono affannati per secoli nel tentativo di dare un volto a questo provvidenziale fanciullo, in cui i ferventi interpreti medievali avevano individuato una profezia dell’avvento di Cristo: si è proposto di riconoscervi uno dei figli di Pollione, Salonino o Asinio Gallo; oppure, il nascituro erede di Antonio e Ottavia; o ancora, quello di Ottaviano e Scribonia, che sarà poi una femmina, la famosa Giulia Minore; si è proposto, infine, di identificare il fanciullo con lo stesso Pollione o con Ottaviano. Per un’analisi dettagliata della questione si veda CUCCHIARELLI 2012, pp. 237 sgg.
45 BERKOWITZ 1972,pp. 21-38.
46 Vd. test. 5. Sulla controversa identificazione del destinatario dell’ottava ecloga (in cui alcuni vedono Ottaviano), cfr. CUCCHIARELLI 2012, p. 412.
47 Sul ruolo di Pollione nell’ottava ecloga, vedi FARRELL 1991,pp. 204-211eCUCCHIARELLI 2012,p. 411. 48 Vd. test. 7.
49 Vd. Cornelio Severo, test. 2.
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La severae Musa tragoediae è nominata anche nell’ode oraziana che apre il secondo libro51, da
cui apprendiamo che Pollione aveva interrotto temporaneamente le rappresentazioni teatrali per dedicarsi alla stesura della sua impegnativa opera storica.
Brevi riferimenti alla produzione drammatica di Pollione si trovano anche nel commento di Servio alle Bucoliche virgiliane, da cui emerge anche che scrisse sia in latino che in greco (utriusque linguae tragoediarum scriptor fuit)52, e in Tacito che, ben lontano dalle entuastiche lodi di Orazio e
Virgilio, accenna soltanto alla sua predilezione per i drammaturghi arcaici Accio e Pacuvio, definendone lo stile durus et siccus, sia nell'oratoria che nella poesia53.
Secondo un’interessante ipotesi di Coppola54, i confronti con Sofocle e Accio, proposti
rispettivamente da Virgilio e Tacito, potrebbero fornirci una valida indicazione sul contenuto delle perdute tragedie di Pollione: entrambi gli autori composero, infatti, una tragedia relativa ad Antenore e al suo arrivo nel Veneto, a capo di un contingente di Troiani. Non sarebbe inverosimile ipotizzare che anche Pollione avesse trattato il medesimo soggetto, che non doveva essere estraneo d’altronde alla poesia di età augustea, come testimonia, ad esempio, l’opera epica del poeta Largo, cui allude Ovidio nell’ultima delle Epistulae ex Ponto55.
Frammenti
1 (= 1 Bl., 1 Co., 136 Ho.)
Char. 127 B (100 K):
Hospes, cum sit communis generis, hospita quoque dicitur (…) et antistes habet antistitam ut (...) Pol<l>io:
Veneris antistita Cuprus
Cuprus N : Cupra Keil
Cipro, sacerdotessa di Venere. METRUM:INCERTUM
Ci è pervenuto un solo frammento dell’opera di Asinio Pollione, tramandato dal grammatico Carisio per illustrare l’impiego di antistita, in luogo del più diffuso antistes. Il femminile antistita, attestato per la prima volta in ambito letterario in Plaut. Rud. 624 (Veneri Veneriaeque antistitae) e poi in Acc. trag. 167 R3 (utinam unicam mi antistitam Arquitenens suam tutetur), ha un tono più arcaico e
solenne rispetto ad antistes56.
51 Vd. test. 9. 52 Vd. test. 6. 53 Vd. test. 10.
54 COPPOLA 1998, p. 173. 55 Vd. Largo, test. 1.
56 HOLLIS 2007, p. 353, in merito all’impiego del termine nel fr. 4 Bl. di Cornelio Severo (stabat apud sacras antistita numinis
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Arcaica è, inoltre, la grafia Cuprus, senza l’impiego della ypsilon greca, coerentemente con quanto ci tramandano le fonti in merito alla predilezione di Pollione per gli autori antichi e per uno stile dalla patina arcaizzante.
L’isola di Cipro, tradizionalmente associata al culto di Venere, è qui personificata e indicata addirittura come sacerdotessa della dea.
Il frammento sembra essere di natura poetica: si è ipotizzato che potesse trattarsi della seconda metà di un senario57, oppure di una porzione di esametro58, qualora si supponesse l’impiego
della forma allungata Venerīs. È possibile, infine, che si trattasse di un altro metro, tratto forse dalla sezione lirica di una tragedia, anche se non è semplice avanzare ipotesi più precise.
È senz’altro probabile che il frammento appartesse alla più nota produzione tragica di Pollione, ma non possiamo escludere, nonostante appaia meno probabile, che potesse far parte dei suoi componimenti leggeri di contenuto amoroso, come potrebbe far pensare il riferimento all’isola dedicata a Cipride.
57 ANDRÉ 1949,p. 37.