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Le due cronache più puntuali sulle lotte sociali nella capitale, tra il 1880 e il Fascismo, cui prevalentemente ci si riferisce, in questa ricerca, sono quelle di Pasquale Grella e Roberto

Carocci647. Dopo le reazioni governative a vari episodi avvenuti a Roma negli anni precedenti648, una prima, grande offensiva contro gli anarchici risale al 1878-79, con la carcerazione di molti di loro, mentre altri fuggono all'estero o si danno alla clandestinità649. Il movimento anarchico, in Italia, è deciso nell'adesione alla «propaganda del fatto», riproposta come tendenza maggioritaria, anche quando comincia ad affermarsi una corrente più moderata, vicina al socialismo marxista, che ha come portavoce «La Plebe» di Milano, con cui collabora anche Engels dall'inizio del 1877650. Dagli anni Ottanta, diventa consuetudine imputare agli anarchici il reato di «associazione di malfattori» - come i mafiosi, i briganti, i contrabbandieri – in modo da evitare che il giudizio competesse alle giurie popolari in Corte d'Assise, che avevano garantito spesso l'assoluzione per gli imputati politici, con relativo accrescimento di prestigio per l'anarchismo651. Non solo: come nel resto d'Europa, il reato

politico, per tradizione giuridica, non prevede l'estradizione e riceve un occhio di riguardo nel caso di amnistie. Tuttavia, la natura associativa che ha acquisito, ormai, il movimento suggerisce alle

647 P. Grella, Appunti per la storia del movimento anarchico romano dalle origini al 1946, De Vittoria, Roma, 2012.; R. Carocci, Roma sovversiva. Anarchismo e conflittualità sociale dall’età giolittiana al fascismo (1900-1926), Odradek, Roma, 2012. Per un'analisi generale sul proletariato romano, in cui è smentito il luogo comune di capitale priva di una classe operaia forte, e composta, invece, soprattutto da passivi commercianti, artigiani e burocrati statali, cfr. A. Portelli,

L'ordine è già stato eseguito, Donzelli, Roma, 1999; E. Francescangeli, Arditi del popolo, Odradek, Roma, 2004; V.

Gentili, Roma combattente, Castelvecchi, Roma, 2010; D. D'Alterio, La capitale dell'azione diretta, Tangram, Trento, 2011. Da questi recenti studi, Roma appare come una realtà che può essere anche molto violenta, con lavoratori poco abituati alla disciplina di fabbrica e, tendenzialmente, non inclini ad abbracciarne una di partito. Pragmaticamente più interessati all'immediata risoluzione dei problemi materiali, essi prediligono, fatalmente, l'azione diretta e la soluzione libertaria. Cfr. Carocci, op. cit., p. 42.

648 Si ricordano brevemente alcuni tra i fatti più importanti: il 22 ottobre 1869, due muratori fanno scoppiare una bomba in una caserma del rione Monti, uccidendo 22 soldati francesi. Seguono combattimenti in varie zone della città e, dopo due giorni, gli insorti sono uccisi dai militari. Nel 1871, la Questura rileva un accentuato movimento di armi, gestito da garibaldini. Nel corso dell'anno, in città si tengono due Congressi dei movimenti politici popolari, cui partecipano numerose Associazioni, e vi si registrano i primi tentativi di isolare gli anarchici (secondo Pasquale Grella, questi ultimi sarebbero ancora sottovalutati dalle Autorità). Negli anni successivi, l'attenzione sugli anarchici si intensifica, in particolare dopo la fallita insurrezione bolognese del 1874, e la rivolta del Matese del 1876. La Questura organizza un'efficace rete di confidenti, dispiega molti uomini nei rioni, pone sotto controllo tipografie e osterie, con il divieto - per queste ultime - di ospitare i cosiddetti «banchetti politici». Cfr. Grella, op. cit., pp. 10-14.

649 Dopo il fallito attentato al re da parte di Giovanni Passannante, i fatti più clamorosi sono quelli di Firenze dove, in via Guelfa, esplodono delle bombe durante un corteo di solidarietà al sovrano per lo scampato regicidio. Anche in questo episodio, le dinamiche degli eventi sono poco chiare, e si arriva a parlare perfino di un complotto delle Autorità, allo scopo di avere una giustificazione per la dura repressione del movimento anarchico. Una fra le cronache più dettagliate in A. Angiolini, E. Ciacchi, Socialismo e socialisti in Italia: storia completa del movimento socialista italiano

dal 1850 al 1919, Nerbini, Firenze, 1919; P. C. Masini, Storia degli anarchici italiani da Bakunin a Malatesta (1862- 1892), Rizzoli, Milano, 1969, pp. 152-155.

650 Cfr. Masini, op. cit., pp. 101-108.

651 Tuttavia, una causa discussa nel Tribunale ordinario non prevede l'arresto preventivo e, pertanto, fino al momento della sentenza, gli imputati possono godere – utilizzandola anche per eventuali latitanze – della libertà provvisoria. Spesso, tuttavia, tale regola non è rispettata, e gli imputati considerati più pericolosi subiscono anche mesi di carcere preventivo, come sottolineato nel capitolo precedente. Cfr .R. Canosa, A. Santosuosso, Magistrati, Anarchici e Socialisti alla fine

dell’Ottocento in Italia, Feltrinelli, Milano, 1981; F. Colao, Il delitto politico tra Otto e Novecento. Da «delitto fittizio» a «nemico dello Stato», Giuffrè, Milano, 1986; L. Lacchè, «L’opinione pubblica saggiamente rappresentata». Giurie e corti d’assise nei processi celebri tra Otto e Novecento in P. Marchetti (a cura di), Inchiesta penale e pre-giudizio. Una riflessione interdisciplinare, Esi, Napoli, 2007, pp. 89-147; L. Lacchè, Un luogo «costituzionale» dell’identità giudiziaria nazionale: la corte d’Assise e l’opinione pubblica (1859-1913) in F. Colao, L. Lacchè, C. Storti (a cura di), Processo penale e opinione pubblica in Italia tra Otto e Novecento, Il Mulino, Bologna, 2008, pp. 77-120.

istituzioni penalistiche l'utilizzo di tale fattispecie di reato comune, prevista nell'art. 426 del codice penale del 1865652, sanzionando un'ipotesi di crimine, anche in caso d’intenzione, ancora non concretata in fatto. Oltre ad avere giudizi in tempi più rapidi, il ricorso al tribunale penale ordinario evitava anche l'eccessiva pubblicità che la giuria popolare implicava, rischiando frequentemente di favorire gli imputati politici che, nell'immaginario popolare, sono riconosciuti come eroi che combattono per le ingiustizie sociali collettive. Un altro strumento per trasformare il reato politico in comune – utilizzato anche per qualsiasi altra fattispecie - è offerto dall'art. 440 del codice di procedura penale, che consente alla sezione d'accusa di rinviare l'imputato al Tribunale ordinario, evitando la giuria dell'Assise, qualora la decisione fosse stata unanime. La disposizione era stata concepita nel 1865, nel caso fosse stato necessario un processo più veloce, pur comportando una pena meno severa in caso di condanna. Con le disposizioni attuative del codice penale Zanardelli, questa possibilità è abrogata, e un maggior garantismo torna a essere assicurato agli imputati politici, fino alle leggi eccezionali di Crispi653.

Durante gli anni Ottanta, mentre si sta rafforzando l'organizzazione del Partito socialista, l'anarchismo diviene sempre più una grande preoccupazione per i governi e, certamente, la sua forza politica è reale. Già con le prime repressioni di questo periodo, il movimento perde molti aderenti, impossibilitati ad agire liberamente perché incarcerati, emigrati, auto-esiliatesi, ecc.. I superstiti reagiscono con ancora maggior determinazione e attraverso l'approccio individualistico, in

una sorta di «illegalismo programmatico», allontanandosi dalle intenzioni originarie

dell'Internazionale, così come, per altri e opposti versi, i socialisti legalitari di Andrea Costa654. Questo

tipo di atteggiamento si coniugherà allo stile di vita peculiare degli «spostati» (emarginati da recuperare alla causa anarchica)655, caratterizzato da proteste, violenza, aggressività, spirito

scissionista, rifiuto di qualsiasi associativismo, culto dell'eversione fine a se stessa. Per questo, hanno un ruolo primario i criminali, che infrangono le leggi e l'ordine vigente regolarmente656.

652 L'articolo sancisce che qualsiasi associazione di «malfattori », costituita da almeno cinque persone, avente scopo di delinquere contro la proprietà o contro le persone, costituisce di per sé un reato contro la tranquillità pubblica. Cfr.

Raccolta in un volume dei nuovi codici del Regno d'Italia:. Codice civile e di procedura civile, penale e di procedura penale, di commercio e di marina mercantile colle: colle leggi contemplate nella legge 2 aprile 1865, Tip. della

Perseveranza, Milano, 1865.

653 G. Alessi, Un delitto impolitico? Lo Stato liberale e i suoi nemici: gli anarchici in Questione criminale e identità

nazionale in Italia tra Otto e Novecento, a cura di L. Lacchè, M. Stronati, EUM – Edizioni Università di Macerata,

Macerata, 2014, pp. 84-85.

654 Cfr. Masini, op. cit., pp. 166-167; L. Cafagna, Anarchismo e socialismo a Roma negli anni della «febbre edilizia»

e della crisi (1882-1891) in «Movimento operaio», IV (1952), n.s., n. 5, p. 731.

655 Il termine «spostati» è utilizzato da Emilio Covelli, che ha una posizione estremista e illegalista, in più di un intervento all'interno della rivista «I Malfattori», pubblicata a Ginevra nel 1881.

656 Del resto, anche negli anni Novanta, gli anarchici italiani manterranno un ruolo di primo piano a livello internazionale, anche se, essenzialmente, con iniziative di matrice terroristica e individualistica.

La corrente anarco-individualista, come noto, prende le mosse dalla visione di Max Stirner che, nel 1845, aveva pubblicato L'unico e la sua proprietà, in cui aveva respinto l'idea di «rivoluzione» - atto politico che rovescia un sistema statale e, di conseguenza, anche sociale - preferendole quella di «rivolta», che ha l'obiettivo di rovesciare lo stato di cose esistente, come risposta a una condizione di malessere soggettivo657. Non è una rivoluzione, dunque, ma una ribellione d’individui, che non si pongono il problema delle conseguenze nel lungo periodo. Lungi dal prefigurare un'organizzazione mirata per raggiungere un obiettivo collettivo, questa teoria rifiuta qualsiasi idea d’istituzione e favorisce l'auto-organizzazione, liberamente gestita658. L'opera stirneriana

conosce una certa fortuna proprio nell'ultimo ventennio dell'Ottocento, in particolare in alcuni gruppi tedeschi, ed è alla base della «propaganda del fatto», cioè degli attentati ai rappresentanti del sistema politico al potere659. Coloro che abbracciano questo credo, e in Italia sono molti all'interno del

movimento, rendono la figura dell'anarchico quasi un eroe romantico, al servizio degli oppressi, molto coraggioso e determinato e, nelle schede biografiche degli immatricolati anarchici, la descrizione dei singoli casi, da parte delle Autorità, riflette (ovviamente in modo non intenzionale) proprio quest'immagine.

Tuttavia, questi «paladini delle masse», immolati al sacrificio per i loro ideali, falliscono proprio per l’esaltazione dello spontaneismo660. Anche i tre attentati di cui sarà vittima

Umberto I sono, probabilmente, soltanto il frutto della generale condizione di ribellione e miseria, e i loro autori non sono figure importanti del movimento anarchico661. Da parte delle forze dell'ordine e

del governo, gli attentati giustificano repressioni generali, montature giudiziarie, utilizzo di spie (frequentissime all'interno del movimento, una delle principali cause di rovina dei militanti)662, fino

657 Per l'opera completa, M. Stirner, L'unico e la sua proprietà, Anarchismo, Catania, 1987.

658 Tre sono le tipologie d’individualismo: teorico, anti-organizzatore e d'azione. Per quanto riguarda l'assetto sociale, gli indirizzi fondamentali dell'anarchismo sono: l'anarco-comunismo, che prevede la totale comunione dei beni; l'anarco-sindacalismo; l'anarco-individualismo, una corrente minoritaria favorevole a una sorta di atomismo dei rapporti sociali. Quest'ultimo indirizzo prevarrà più a lungo, grazie anche alla sua vicinanza al pensiero anarchico originario. Cfr. Masini, op. cit., p. 225. Cfr. anche M. Antonioli, P.C. Masini, Il sol dell'avvenire. L'anarchismo in Italia dalle origini alla

prima guerra mondiale, BFS, Pisa, 1999; G. Berti, Errico Malatesta e il movimento anarchico italiano e internazionale (1872-1932), F. Angeli, Milano, 2003.

659 Cfr. G. Ragona, Anarchismo. Le idee e il movimento, Laterza, Roma-Bari, 2013, p. 25.

660 A. De Jaco (a cura di), Gli anarchici. Cronaca inedita dell’Unità d’Italia, Editori Riuniti, Roma, 1971, p. XXI. 661 Ivi, p. XXXII. Questo sembra essere il caso di Passannante (1878) mentre, per quanto riguarda Pietro Acciarito (1897) e Gaetano Bresci (1900), la vicenda è più complessa e le interpretazioni diverse. Anche Errico Malatesta, che non aderisce al progetto di rivoluzione graduale di alcuni suoi ex compagni di fede, si dissocia dal regicidio, pur sottolineando con forza la sua opposizione al sistema sociale e politico italiano, talmente duro nei confronti degli anarchici da rendere, di fatto, quasi inevitabile una lotta con mezzi sanguinari. In seguito, si dichiarerà contrario al ravacholismo, rappresaglia e violenza fine a se stessa, deleteria all'immagine dell'anarchismo, pur continuando a non condannare moralmente le proteste violente. Cfr. Masini, op. cit., p. 243.

662 Per esempio, Augusto Bartolani, commerciante di legname livornese, matricola del 1894, che trascorre quasi quindici anni in vari carceri italiani, collaborando con la magistratura contro gli anarchici, di cui spesso tradisce la fiducia

all'assassinio (Romeo Frezzi ne è l’esempio più clamoroso)663.

Durante gli anni Ottanta, nelle città, sempre più spesso si preferisce manifestare – piuttosto che nei teatri, come in passato – nelle piazze pubbliche. In particolare, a Roma, quelle di San Giovanni e di Santa Croce in Gerusalemme garantiscono un ampio spazio, non ufficializzato istituzionalmente, e ottimo punto di raccordo fra vecchia e nuova città, quindi fra popolazione del centro e della periferia664.

Le avanguardie anarchiche subiscono, già in questo primo decennio, una forte repressione statale. Forse anche per questo, secondo Aldo De Jaco, già in questi anni declinerebbe la loro influenza sul proletariato, a fronte di un Partito socialista che, al contrario, sta rafforzando le proprie basi, ed è pronto a rivestire il ruolo di principale partito politico dei ceti inferiori, allontanandosi sempre più dalle posizioni di Carlo Cafiero, considerate astratte e utopistiche665. Grella

è dell'opinione che a Roma, invece, ancora nei primi anni Ottanta, il movimento anarchico fosse a uno stato solo embrionale (a differenza che a Napoli e in Toscana), fra l'altro riunito attorno a pochi massoni e anticlericali, ma già ben visto dalla popolazione, per la quale organizza frequenti eventi rionali666.

La svolta legalitaria costiana, insieme alla costituzione del Partito Socialista Rivoluzionario di Romagna nel 1881, porta al definitivo rigetto dell'anarchismo e all’elezione e al giuramento di Costa medesimo in Parlamento, nel 1882. A Roma, la reazione degli anarchici si concreta col provocare incidenti durante un banchetto in suo onore, il 4 dicembre667.

A questo tipo di reazione anarchica sembrano accostarsi anche diversi fra coloro che,

anche in carcere, strappando loro delicate confidenze (in particolare sul gruppo statunitense di Paterson). Dopo la sua scarcerazione - con una decina di anni di sconto sul totale della pena -, si trasferisce in vari altri paesi, ricercato fino al 1941, dopo che – durante la I Guerra Mondiale - era stato anche sospettato di spionaggio in Romania, al soldo dei tedeschi. Cfr. ASR-GP, […], Regina Coeli, reg. 55; ACS, «C.P.C.», b. 367, fascc. 31361/I-II. Sul problema delle spie cfr., in generale, P. Brunello, Storie di anarchici e di spie. Polizia e polizia politica nell'Italia liberale, Donzelli, Roma, 2009; G. P. Berti, La sovversione anarchica in Italia e la risposta giudiziaria dello Stato (1874-1900), in «Quaderni fiorentini per la storia del pensiero giuridico moderno», n. 38, 2009, pp. 579-600. Sul centro anarchico di Paterson, fra gli altri, cfr. G. Carey, The Vessel, the Deed, and the Idea: Anarchists in Paterson 1895-1908, in «Antipode 10», LIX (1979), n. 11, pp. 43- 59.

663 Tra le conseguenze del fallito attentato al re da parte di Pietro Acciarito, nel 1897, ci sarà la tragica fine del falegname Romeo Frezzi, nel carcere di San Michele a Roma. Frezzi è sospettato, in base a indizi che risalgono a una foto e ad alcune voci, di complicità proprio con Acciarito. Durante il suo soggiorno in carcere, muore in circostanze misteriose e l'eco nazionale di questo fatto di cronaca sarà molto ampia, mentre una folla imponente parteciperà ai suoi funerali. 664 Cfr. F. Bartoccini, Roma nell'Ottocento, vol. II, Nascita di una capitale, Cappelli, Bologna, 1985, p. 791.

665 Carlo Cafiero risponde alla nuova linea di Andrea Costa, espressa nella nota lettera Ai miei amici di Romagna in «La Plebe» del 27 luglio 1879, attraverso l'articolo Lettera ai compagni delle Romagne in «Il Grido del Popolo» del 21 luglio 1881.

666 Cfr. Grella, op. cit., p. 17.

667 Cafiero diviene il punto di riferimento di illegalisti e intransigenti, con l'enfasi sulla rivolta permanente e l'insurrezione popolare, di qualsiasi matrice purché spontanea. Cfr. Masini, op. cit., pp. 184-185.

già dai primi anni Ottanta, si trasferiscono in massa a Roma, dalle campagne vicine, in cerca d’impiego nell'edilizia. Come esempio, fra le matricole del 1880, si può citare il caso di Achille Giuseppe Cipolloni, sarto anarchico di Velletri, che ha frequentato le scuole elementari. Entrato a Regina Coeli nel mese di marzo per furto qualificato e contravvenzione all'ammonizione, Cipolloni è assolto da questa imputazione, dopo quattro mesi di carcere preventivo668. Nel suo paese, all'inizio degli anni Settanta, si registrava solo una sporadica presenza repubblicana-mazziniana, che costituisce la Fratellanza Artigiana nel 1871, mentre si diffondono anche le organizzazioni cattoliche per l’assistenza. Nel 1877 nasce un circolo politico progressista, d’ispirazione radicale. Nel 1881 c'è un primo sciopero, quando ancora non è matura la possibilità dello sbocco romano. Negli anni successivi, infatti, nascono varie altre realtà: un circolo garibaldino nel 1885; la Lega Latina, con il suo organo «L'Avvenire del Lazio», d’impostazione democratica e repubblicana avanzata, costituita da professionisti, artigiani e piccoli coltivatori, nel 1886; il Circolo Operaio (che accoglie repubblicani, socialisti e anarchici), nel 1891, che si trasformerà poi nel Fascio dei Lavoratori669, sotto la direzione del socialista Giuseppe De Felice Giuffrida; infine, nel 1892, si progettano varie iniziative per il 1° maggio, promosse prevalentemente dal circolo anarchico Aurelio Saffi670. In questo periodo, Cipolloni è condannato per rapina e furto. Non si hanno più sue notizie fino al 1900, quando è descritto come pericoloso delinquente comune e anarchico, che ha al suo attivo molte condanne (12 per furto; una per false generalità; una per contravvenzione all'ammonizione; una per resistenza e violenza alla polizia; cinque per contravvenzione alla sorveglianza speciale). Nel medesimo anno, però, è assolto, per insufficienza di prove, dall'accusa di avere pubblicamente offeso il sovrano. Ciò nonostante, non riesce a sfuggire al domicilio coatto, dove rimarrà ben sette anni, fino al 1907. Anche nel 1913 si trova in carcere, accusato nuovamente di furto. Non sono più disponibili notizie fino al 1941, quando il Ministero chiede informazioni su di lui, senza riuscire ad averne671.

Fino alla svolta costiana suddetta, alcune categorie di lavoratori romani, in particolare i tipografi e i muratori, avevano sostenuto concretamente un progetto politico di marca socialista. Infatti, dal 1882, gli internazionalisti romani si scompongono in due principali direzioni: i seguaci di Costa, costituiti soprattutto dagli operai romagnoli, e i bakuninisti. La prima linea politica implica un'adesione ai punti approvati al Congresso di Gand del 1877, cioè la nascita di un partito operaio in

668 Era nato in quel paese nel 1855. ASR-GP, [...], Regina Coeli, reg. 9.

669 I Fasci raccoglieranno la classe operaia più istruita e disciplinata, mentre il sottoproletariato – molto più numeroso – non riuscirà a organizzarsi e protesterà mediante la violenza e, talvolta, con intenti vendicativi, secondo A. De Jaco, Della difficile impresa di «fare gli italiani» in Id. (a cura di), Gli anarchici, op. cit., p. 13.

670 In questi mesi, nascono numerosi circoli e associazioni. Ad esempio: il circolo Le Barricate nel 1889 (30 soci), diretto da Luigi Innocenti e Giuseppe Strappa; sempre nel 1889-90, il circolo Gustavo Flourens (20 soci); quello dell'Esquilino, diretto da Pietro Bentini; quello di Porta San Lorenzo (20 soci), diretto da Arduino Bardi e Filiberto Scutigli; ne stanno organizzando un altro Giuseppe Conforti e Martino Bandini..Cfr. Grella, op. cit., p. 48. I

grado di fornire gli strumenti politici atti a emancipare i lavoratori, in contrasto con la scelta illegalistica della seconda, violenta verso le forze dell'ordine, finanche terroristica; e l'educazione consapevolmente politica degli operai, contro la delegittimazione di società operaie e corporativiste. La seconda linea, dunque, si muove sempre più marcatamente verso la valorizzazione dell'azione individuale e della rivoluzione spontanea, innescata da frequenti esempi isolati672.

Tuttavia, neppure la comunità romagnola è compatta nelle scelte di lotta, e non pochi abbracceranno, a loro volta, la linea individualistica e illegalitaria. Si hanno casi d’immigrati romagnoli anche fra le nostre matricole, come ad esempio Eugenio Cevoli, nativo di Sant'Arcangelo di Romagna (nel 1865), trasferitosi a Roma nella primissima età adulta (intorno ai 19 anni) dove, da bracciante che era nel suo paese, s’impiega nei cantieri edili. Appena si trova nella capitale, è fermato molto spesso per misure di pubblica sicurezza, il che significa che già aveva manifestato comportamenti sospetti e anti-sociali: dall'età di 17 anni, infatti, aveva condotto «vita oziosa e vagabonda». Fra il 1884 e il 1887 è condannato per furto, per contravvenzione all'ammonizione (comminata per ozio) e poi alla sorveglianza speciale. È proprio in questo intervallo che entra a Regina Coeli, nel gennaio 1885, con una condanna a sei mesi di carcere673. Finché, nel 1890, è tradotto al domicilio coatto di Ustica (isola nella quale, negli anni Novanta, avverranno alcune ribellioni di coatti)674, dove rimarrà per molti anni. Durante il XX secolo, è costantemente vigilato come anarchico e pregiudicato per numerosi reati comuni, con diversi mandati di cattura che non sconterà, poiché latitante dal 1908 fino alla morte, che avviene nel paese d'origine, nel 1932. A Sant’Arcangelo, tutti sostengono di non avere sue notizie da anni e di non conoscerlo, anche se, probabilmente, giacché vi muore, si trovava già lì, protetto dal silenzio dei compaesani675.

Un'altra matricola romagnola è il meccanico Antonio Gallegati, nato in provincia di Ravenna nel 1860, vicino anche ad alcuni ambienti socialisti, nonostante la sua fede anarchica. Con espressione seria e fiera, violento ma discretamente intelligente, non è ben considerato dalla cosiddetta «opinione pubblica», poiché lavoratore svogliato, che non si comporta bene in famiglia. È una matricola del 1889 (anni, quelli, in cui vive a Roma), in carcere dopo i tumulti del febbraio (di cui si