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IL PALAZZO DI CAPRAROLA E GLI ORNAMENTI DELE SUE VOLTE

Nel documento IT A L IA N A (pagine 82-87)

— T a v . 53, 54 e 5 5 . — F i g . da 93 a 9 7. —

di Caprarola, per commissione del nipote di Paolo III, il Car­

dinale Alessandro Farnese.

Il Vignola entrato ai servizi del Cardinale, dopo costruita la villa di Giulio III fuori la porta del popolo, incominciò i la­

vori del palazzo nel 1547, e nel breve giro di 12 anni lo con­

dusse a fine. Ne fa fede la benedizione solenne impartita

all'e-Fig. 9 1. Placchetta nella raccolta Carrand del Museo Nazionale in Firenze. Opera tedesca.

Fig. 92. Placchetta nella raccolta Carrand del Museo Nazionale in Firenze. Opera francese.

I.

“ N on minuti, immo m agnopere auxit p raesentia fa m a m ,,

Con questa sentenza, Monsignor Daniele Barbaro “ persona molto esquisita nelle cose di architettura „ salutava l’opera in­

signe che Jacopo Barozzi da Vignola aveva edificato nella terra

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dificio da Alessandro Restituti, priore di S. Maria in Caprarola, presenti alla cerimonia Jacopo Vignola architetto, Giovan’ An­

gelo Barotio capo mastro degli scalpellini, Angelo de Cancano, Silvestro Brunoca, messer Benigno Caciari e maestro Battista capomastro dei muratori.

Ivi erano ordinate varie officine (stufe, bagni, tinelli, dispense, cantine, cucine etc.) per comodo dei padroni e ad agio del pa­

lazzo, nel centro del quale una grande colonna vuota, terminata in forma di mascherone, è destinata a ricevere l’acqua dei tetti.

Danno luce sufficiente ai sotterranei, spiragli ed inferriate poste sul piano della corte, che par si regga sopra un’immane monolite.

Dalla grande piazza, per due altre scaliere ad angolo acuto, si ascende fino al ponte mobile o levatojo, che dà adito all’atrio, alla corte, all’appartamento seminobile detto dei prelati, posto a

livello della controfossa. Sul ponte mobile si apre una mostra egualmente a chiocciola senz’anima, sostenuta da trenta colonne doriche, munite di capitelli di pietra, e intarsiate da cornici or­ richiedendo un compenso maggiore di quello pattuito, minac­

ciasse dipartirsi da Caprarola. Egli quindi si sarebbe dipinto in

seminobile dei prelati, ove trovasi un atrio dipinto ad uso di pergola, intrecciata da viti e fiori, sulla quale scherzano uccelli variopinti. Di lì si entra in una sala ornata da stucchi e colo­

rita di storie di Giove. Seguono altre quattro camere con stuc­

chi e pitture, allusive alle stagioni dell’anno, ciascuna rappre­

sentata in distinta stanza.

Nel piano nobile si ha egualmente la loggia dipinta con vaghi e sempre nuovi arabeschi. Nella prima sala, nella quale si aprono cinque finestroni, sono dipinte nella volta a botte scene allusive ad Ercole. Nella parte a destra di chi entra, sorge una fontana di musaico, rappresentante un paesaggio, con varie statue di marmo. Nei vani delle pareti e dei soprapporti sono ripro­

dotte le città, le terre e le castella, soggette alla dominazione farnesiana.

Da questa sala, detta dell’Ercole, per una porta di fine in­

taglio tuttora superstite, si passa ad una sala perfettamente ro­

tonda (corrispondente alla sala degli alabardieri nel piano sot­

tostante) la quale era destinata ad uso di cappella o privato oratorio (Tav. 54).

Nel centro della cupola è dipinto l ’eterno Padre che crea l ’universo. Quindi in medaglioni, mirabilmente lavorati a stucco, sono coloriti vari fatti della S crit­

periormente la sua conversione. Queste pitture sono eseguite ad uso di graffito.

Seguono gli apostoli, rappresentati nelle nicchie e negli spazi intermedi ai pilastri.

Notisi che nel San Giacomo è il ritratto dell’architetto del palazzo, nel San T ad­

deo il ritratto del pittore omonimo degli Zuccheri. Terminano la decorazione altri soggetti religiosi, fra i quali in lapis ros­

sastro, la decollazione del Battista. Merita in questa stanza di esser considerato il pavimento, tutto lavorato ad intarsiatura di variopinti mattoni e di lastre di marmo fossero rappresentate le gesta principali della sua dinastia ; nella seconda i più gloriosi avvenimenti della vita di Paolo III, che aveva innalzato la famiglia agli onori più eccelsi della gerarchia.

Una porta di legno, artisticamente intagliata, reca alla sala toscana, presso le vestigia dell’ antichissima Cossa, sulle quali fece edificare una città che chiamò Orbetello o piccola Orvieto, in onore della Orvieto vera, ove i Farnesi primeggiavano emuli dai Monaldeschi; Guido Farnese vescovo di Orvieto e capitano di Giovanni XXII (il Farnese nel 1313 consolidò in Orvieto contro i Ghibellini il dominio pontificio); Pier Niccola Farnese, che nel secolo X IV liberò Bologna dall’ assedio dei Ghibellini;

Pietro Farnese, eletto generale dei fiorentini, e presso di lui il fratello Ranuccio che gli succedette nell’ufficio ; quest’ultimo, Eugenio IV, datagli la rosa d’ oro, nomina capitano generale delle milizie pontificie.

Nelle pareti sono otto superbe storie, due per ciascuna facciata.

Nella prima: gli sponsali di M argherita d'A u stria con Ot­

pessa, ritiensi siavi effigiata Girolama Orsini madre dello sposo (1).

Nella seconda: gli sponsali di Orazio Farnese Duca di C a­ restituisce Parm a al Cardinale Alessan­

dro, il quale ne trasmette il possesso ad presa dalle truppe pontificie nella guerra di religione contro Filippo Langravio di

tilmente attillati in arme, percorre trion­

fante le città di Germania. vollero effigiarsi nei personaggi che so­

stengono le aste del baldacchino, sotto il quale si veggono sfarzosamente cavalcare i due eterni rivali, insieme al Cardinale Alessandro e loro cortigiani, tutti ritratti al naturale.

Oltre queste storie, nelle testate delle pareti sono due ovali aventi, uno il ritratto di Filippo II, l ’altro il ritratto di Enrico II.

Ogni quadro dipinto in questa superba sala reca la spiega­

zione dell’avvenimento in latino, entro cartella contornata da cornice. Carlo V, destinata alla espugnazione di Tunisi.

Sotto il cornicione, è rappresentato lo stesso imperatore, il quale espugnata Tunisi e scacciatone Ariadeno Barbarossa, viene a Roma, ove il Pontefice lo riceve con tutta magnificenza, ospi­

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datosi all’eresia dopo il ripudio di Caterina e le nozze colla Bolena.

Sotto il cornicione è, in questo lato, ritratto il Papa con quattro Cardinali, da lui creati, i quali gli succedettero nel Pon­

tificato, Giulio III, Marcello II, Paolo IV, Pio IV.

Nella facciata che segue, è nella volta dipinto il Pontefice, che dopo aver fatto innalzare a Perugia la fortezza Paolina, ri­

duce all’obbedienza i perugini, ribellatisi per l ’imposizione del sale. Essi si umiliano in questo quadro a Paolo III, mercè i loro ambasciatori, recanti al collo una fune.

Più sotto è espressa la tregua di nove anni, confermata in Nizza fra Carlo V e Francesco I, in merito della efficace me­

diazione del Papa.

In un lato di questo quadrato, sopra un soprapporto, è

ef-F ig . 95. V o l t a della S a l a del C o n c ilio nel p a l a z z o di C a p r a r o l a .

figiata una gran donna con bastone e verbena, a dinotare col primo l’autorità del pontefice, colla seconda la tregua (Fig. 94);

nell’altro soprapporto, altra simile figura che colla destra spegne, sopra spoglie di guerra, l’accesa face dell’ira, e colla sinistra regge una cornucopia, allegoria all’abbondanza che segue la pace.

Nell’ultima facciata, sopra il cornicione, è dipinto Paolo III, che coi consigli e colla interposizione anima, e colla lega riu­

nisce Carlo V e i Veneziani alla Chiesa, per muover guerra ai musulmani.

Più sotto si osserva il Concilio, congregato a Trento, per combattere lo scisma e per riformare la Chiesa.

Nei soprapporti laterali, son dipinte la Fede, la Carità, la Giustizia.

Essa è dipinta nella sola volta, che è in piano e di circon­

ferenza ovale. Nella parte più lontana dalla finestra, perciò meno luminosa, è rappresentata la Notte, in figura di donna, di car­

nagione fosca, col manto oscuro, colle ali aperte in atto di vo­

lare. Siede su carro di bronzo, tratto da neri corsieri, e sostiene in braccio due bambini : uno bianco che dorme, l ’altro bruno e di­

steso. Sono il sonno e la morte, dei quali essa è ritenuta madre.

L a figura della Notte mostra di cadere col capo innanzi,

I I I .

Entriamo ora nella sala da letto del Cardinale Alessandro, ad abbellir la quale concorsero l’ingegno inventivo del Caro e la squisita maestria dello Zuccheri.

Fig. 96. Schizzo dei Fratelli Zuccheri per una vòlta. Fig. 97. Schizzo dei Fratelli Zuccheri per una parete.

fitto in un’ombra più cupa di cielo azzurro e stellato, mentre i cavalli col cocchio sembrano volersi precipitare, per il Crepu­

scolo che gli insegue e l ’Aurora che sorge. cintola, vermiglie nel rimanente della vaga persona. Coronata di' rose recenti, ha le ali variopinte, dispiegate al volo. Braccia strumenti rumorosi accompagnano il rito di tali sacrifici, come narra lo stésso Caro.

In altri scomparti, altre scene ingegnose tolte dalla mitolo­

gia : Pane che offre alla luna una matassa di lana bianca filata;

Endimione dormiente sotto il monte Latimio, ove si favoleggiò Diana scendesse ad allietarlo de’ suoi amplessi. Incontro, gente che offre libazioni di vino in sacrificio a Mercurio. In altri scom­

parti, gli Dei L ari vestiti di pelle di cane, con un cane fra loro, vigilano fedeli alla custodia della casa.

Nella lunetta dirimpetto al letto, lo Zuccheri, come suggerì

Seguono ancora altre scene mitologiche: Cefalo che rag­

giunge una boscaglia per sottrarsi alla vista della non riamata Aurora ; il vecchio Titone giacente in letto colle braccia protese a mostrare il corruccio dell’abbandono della troppo giovine sposa.

Finalmente ai quattro angoli della volta, si scorgono medaglioni contornati di stucchi, recanti allusioni allegoriche al sonno, ai sogni, al silenzio, alla voluttà del riposo.

Alla sala dell’Aurora fanno seguito cinque altre stanze egual­

mente dipinte nella sola volta.

Nella prima, chiamata dei lanifici, vedonsi varie figure in­

tente ai lavori della lana.

Nella seconda, detta della solitudine, son rappresentati fatti sacri e profani di uomini che benemeritarono della religione e all’ingiro altri sogni narrati dalle sacre Scritture.

Segue a questa, la stanza denominata degli angeli, nella cui vòlta è la disfatta di queglino che furo a Dio ribelli, e nelle p a ­ reti sono colorite varie apparizioni di celesti spiriti.

Se lo spazio lo consentisse meriterebbe una speciale descri­

zione la sala detta del mappamondo, nella quale un pittore del prodigio dell’arte architettonica e giudicato dai contemporanei

“ il piu artificioso e meglio ordinato palagio del mondo platani, con scherzi d’acqua, scogliere, statue, peschiere, pela- ghetti, fontane, grotte etc. Ma oggi in parte deserti, in parte logori dal tempo, di quei superbi giardini non veggonsi che mi­

seri avanzi. Nel sommo della villa trovasi un palazzino, deli­

zioso per l’orizzonte in cui l ’occhio può spaziare. Lo condusse a fine il pronipote del Cardinale Alessandro, Odoardo Farnese, nell’anno 1570, facendolo decorare di gustose pitture. N ell’atrio, disposto a forma di teatro, è tradizione che Alessandro Guarini

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