• Non ci sono risultati.

CARRIERE E MOBILITÀ SOCIALE: LA STORIA DI UNA GENS IN ASCESA

4.2 Mobilità sociale

4.2.1 Dal ceto equestre all’adlectio in senato: storia familiare e parentele

4.2.1.1 La parentela con i Comin

A Iulia Concordia, nel corso del II secolo d.C., assieme ai Desticii anche i Cominii furono promossi sul piano sociale ed economico, raggiungendo i vertici dell’organigramma istituzionale di epoca imperiale. La gens Cominia risulta epigraficamente attestata nella Regio X per un periodo compreso tra il I secolo a.C. e il III d.C. da un totale di trentuno iscrizioni; complessivamente i Cominii nel territorio della Venetia ammonatano a trentasei soggetti (venti uomini e sedici donne)386.

Secondo W. Schulze, la gens Cominia sarebbe originaria del territorio compreso tra il Lazio meridionale e la Campania settentrionale, come proverebbe la desinenza –nius, -inius, -inus del gentilizio387. Come si dirà in seguito a proposito dei Sallustii

attestati nella Venetia, anche i Cominii sul finire della repubblica sarebbero emigrati dai territori italici verso la Cisalpina, istallandosi dapprima ad Aquileia, dove si trova l’attestazione epigrafica più antica388; in seguito, si sarebbero diffusi nelle

principali città della Venetia, in particolare a Concordia, dove la documentazione iscritta ricorda due dei tre esponenti di rango più elevato della famiglia, C. Cominius

Agricola389 e P. Cominius Clemens390.

383 Moreau 1990, pp. 3-26. 384 Finley 1976; Andermahr 1998. 385 Nr.14.

386 CIL V, 228; CIL V, 393; CIL V, 540; CIL V, 609; CIL V, 1173; CIL V, 1174; CIL V, 1175; CIL

V, 1848; CIL V, 2310; CIL V, 2412; CIL V, 2611; CIL V, 2623; CIL V, 3440; CIL V, 3554; CIL V 3582; CIL V, 4129; CIL V, 4504; CIL V, 8659; CIL V, 8663; CIL V, 8689; AE 1890, 151; AE 1911, 31; Pais, 183; Pais, 205 ; InscrIt 10, 2, 241; InscrAqu 1, 1028; EDR007496; EDR075320; EDR093910= iscrizione nr. 3; EDR117736; EDR136871. Si aggiunga anche l’iscrizione CIL XII, 672, proveniente dalla Narbonese, dove si ricorda un C. Cominius Agricola originario di Concordia.

387 Schulze 1966, pp. 107-108. 388 EDR117736.

389 PIR² II, p. 300, nr 1261. Cfr. CIL V, 8663; CIL XII, 672.

118

Lo studio dei tituli riconducibili ai Cominii della Venetia permette di illustrare tre dati:

- La maggior parte delle iscrizioni, come spesso accade nel mondo romano, è pertinente al contesto funerario;

- Le epigrafi sepolcrali sono state approntate per lo più da figure femminili; spesso le promotrici erano le madri dei defunti;

- Dal punto di vista della composizione sociale la gens Cominia appare eterogenea. Sono, infatti, testimoniati in un arco cronologico compreso tra la fine del II secolo a.C. e il III d.C. numerosi liberti e liberte, e solo sei individui ingenui, topograficamente distribuiti come segue: a Tergeste un militare, Cominius Verus,

miles legionis XIII Geminae, e un edile municipale391; a Brixia C. Cominius

Aufillenus Minicianus e un produttore di feltri392; a Iulia Concordia e Aquileia i cavalieri C. Cominius Agricola e P. Cominius Clemens393.

Un primo bilancio che si può fare a partire da questo corredo di informazioni concerne la cospicua attestazione di liberti: la presenza di ex schiavi presuppone la presenza nelle città della Venetia (Pola, Parentium, Tergeste, Iulium Carnicum,

Aquileia, Ateste e Verona) di domini, altrimenti sconosciuti, ma rappresentativi dei

numerosi rami in cui si differenziò la gens Cominia.

Circoscrivendo lo studio ai Cominii concordiesi, emerge con evidenza che negli ultimi decenni dell’età antonina ben due cittadini della colonia, appartenenti alla stessa famiglia, raggiunsero i vertici della carriera procuratoria. Tuttavia, permane l’impossibilità di definire quale rapporto familiare intercorresse tra i due Cominii concordiesi, soprattutto a causa della lacunosità della documentazione epigrafica riconducibile a Cominius Agricola. Costui, con una formula appellativa polionimica (Caius Cominius Bonus394 Agricola395 Laelius396 Aper397), figura quale dedicatario di una base onoraria scalpellata in sede di riutilizzo, approntata dal corpo dei

navicularii marittimi di Arelate398, nella Gallia Narbonense. A Concordia, invece,

391 CIL V, 540; EDR007496. 392 CIL V, 4129; CIL V, 4504.

393 CIL V, 8663; CIL V, 8659; CIL XII, 672; AE 1890, 151; iscrizione nr. 3. 394 Kajanto 1965, p. 274.

395 Kajanto 1965, p. 321. 396 Solin, Salomies 1988, p. 100. 397 Kajanto 1965, pp. 86, 325. 398 Cfr. CIL XII, 672.

119

lo stesso C. Cominius dedicò un’aretta o una base di votivo marmoreo purtroppo frammentario399. In entrambe le iscrizioni la caduta in lacuna del patronimico

impedisce di sostenere un’ipotesi di ricostruzione del grado di parentela dei due

Cominii400.

Come è già stato ribadito nell’analisi prosopografica riservata a P. Cominius

Clemens, costui, homo novus, gratificato dall’imperatore dell’equus publicus,

pontefice a livello locale e patrono urbico di ben quattro città, attraverso le nozze esogamiche con Desticia Plotina, figlia del primo senatore della gens Desticia concordiese si trovò connesso ad una fitta rete di relazioni sociali di alto profilo. Marie Thérèse Raepsaet- Charlier e Ségolène Demougin hanno dedicato alcuni contributi di studio al tema del matrimonio tra una clarissima femina e un vir

egregius, titolo con cui a partire dal II secolo d.C. si definiva genericamente un

appartenente all’ordo equester in possesso della qualificazione patrimoniale minima di 400 000 sesterzi401. Le due studiose nella disamina degli ordinamenti giuridici caratterizzanti il ceto equestre e senatorio hanno ribadito la necessità di non trascurare la parentela femminile dei cavalieri romani. Le donne (figlie, madri, mogli, sorelle), soprattutto di rango senatorio, e il matrimonio, in cui quest’ultime erano chiamate fondamentalmente a rappresentare la famiglia di appartenenenza, tra l’età giulio-claudia e gli inizi del III secolo d.C. vennero impiegati dall’ordo

senatorius quali strumenti di progressiva apertura al ceto equestre402. L’esogamia

favorì l’ingresso e l’integrazione degli equestres nella classe dirigente romana: l’unione tra una clarissima e un cavaliere, benché sia giuridicamente discusso se in tal caso la donna mantenesse lo statuto senatorio, aumentava il prestigio politico, sociale ed economico della famiglia di rango equestre, se non direttamente per i contraenti per le generazioni avvenire403. Si ricorda in questa sede l’esempio significativo ed eccezionale, poiché ai vertici della società, della sorella di Giulia Domna, moglie di Settimio Severo, Giulia Mesa, la quale sposò un eques, entrato poi in senato, da cui nascerà la figlia Giulia Soemia, che a sua volta andò in sposa ad un cavaliere, Sesto Vario Marcello, padre del futuro imperatore Eliogabalo.

399 Cfr. CIL V, 8863.

400 Sull’argomento Alföldy 1980, cc. 278-280, nr. 3; Lettich 1994, pp. 288-289, nr. 15. 401 Demougin 1988, p. 851.

402 Demougin 1988, pp. 660-661, 663-676; Raepsaet- Charlier 1999, pp. 221, 223; Demougin 2014,

pp. 99-110.

120

L’importanza della parentela femminile nelle famiglie equestri è segnalata già nel testo del senatusconsultum di Larino del 19 d.C., dove viene menzionata la responsabilità delle madri, delle sorelle e delle figlie di cavalieri nei confronti della

dignitas ordinis sui 404. Inoltre, durante l’età severiana, il cui capostipite Settimio

Severo appartenne ad una famiglia provinciale di rango equestre promossa in senato da Marco Aurelio, nel Commentarium sui Ludi Saeculares del 204 d.C. comparve, per la prima volta, l’epiteto ufficiale di matronae equestres per indicare le spose dei cavalieri405.

Nel caso della parentela tra i Cominii e i Desticii, la promozione agli uffici dislocati nella capitale conseguita da Cominius Clemens intorno al 180 d.C. sembra strettamente connessa alle nozze con Desticia Plotina, avvenute con buona probabilità in quegli anni. D’altro canto, l’assegnazione di incarichi nell’Urbe rappresentò una svolta decisiva per la carriera procuratoria del nostro Cominius. Come si è già stato detto, il tentativo messo in atto dal potere centrale di rafforzare i territori italici, in una fase storica in cui l’asse dell’impero si spostò lungo il confine danubiano e sarmatico e si rese necessario far fronte a diversi focolai di guerra e ribellismo, favorì indiscutibilmente i procuratores equestri a cui l’imperatore delegò la gestione degli affari di stato, il cui buon funzionamento era imprescindibile per la buona riuscita delle spedizioni militari. In questo progetto si inserisce anche la carriera dell’altro Cominius concordiese.

C. Cominius Agricola svolse solo i primi due incarichi previsti dal servizio militare:

tra il 167 e il 169 d.C. con procedura del tutto eccezionale dettata dal tumultus dei Quadi e dei Marcomanni ebbe accesso diretto alla rete di procuratele: venne infatti nominato procurator Augustorum ad annonam provinciae Narbonensis et Liguriae, una statio perifierica dipendente dalla prefettura dell’annona di Roma che si occupava di sovrintendere il trasporto delle derrate alimentari dalla provincia all’Urbe406, in un periodo in cui le campagne militari e l’epidemia di peste

contribuirono ad aggravare una pregressa situazione di sofferenza annonaria407. Tuttavia, dopo l’incarico civile con cui si guadagnò il patronato dei navicularii di

Arelate, intorno al 170 d.C. Cominius Agricola venne richiamato alle armi come

404 AE 1978, 145. Cfr. Demougin 1982, p. 77; Demougin 1988, pp. 555-585. 405 Pighi 1965², pp. 135-137. Cfr. Raepsaet-Charlier 1999, p. 215.

406 Corbier 1987, pp. 414-416.

121

praefectus equitum alae miliariae nella provincia della Mauretania Caesariensis.

Si trattò di un incarico di notevole prestigio, qualificato come quarta milizia equestre, con una retribuzione anniua di 60 000 sesterzi. L’equestre concordiese fu posto a capo di un corpo di cavalleria costituito da 960 effettivi, dotato di grande moblità per intraprendere spedizioni contro le tribù seminomadi dei Mauri408, che occasionalmente forzavano i confini dell’impero, arrivando fra il 171 e il 172 d.C. ad animare una serie di pericolose ribellioni antiromane che insanguinarono parte della Betica409.

Il matrimonio intra ordines di P. Cominius Clemens e Desticia Plotina dimostra come l’incrocio di alleanze con una famiglia di rango senatorio determinò una promozione sociale, politica ed economica di un soggetto di rango equestre.