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Il parere favorevole di Capellari alla protesta di Vazquez

Il prefetto della Propaganda, prima di scrivere il suo voto, osservò schiettamente che, disconoscendo l’indole e gli antecedenti della missione messicana, non era in grado di dare una risposta conveniente. Il cardinale si affrettò a inviargli la documentazione di segreteria su questa materia, dopo la       

193 ASV, AES, America, pos. 18, fasc. 7.   

quale Capellari compose in pochi giorni il suo interessante parere che è firmato a San Gregorio al Celio, il 27 aprile 1826.

Inizia ad applaudire la decisione già presa dal Santo Padre di ammettere Vázquez a Roma come delegato del Messico per trattare, senza carattere diplomatico, le questioni spirituali del suo paese. «Massima prudentissima (aggiunge) e santissima, degna del Padre comune dei cristiani, il quale, nelle vicissitudini dei governi umani, non abbandona mai i suoi figli, né sacrifica alla politica gli interessi della religione». Si occuperà pertanto delle osservazioni che il delegato fa sull’Enciclica del 1824 e della risposta che a quelle converrebbe dare195.

Esse si riducono in sostanza a mostrare che l’Enciclica si basa su informazioni false e che lo stato infelice di agitazione e perturbazione politica e religiosa che essa presenta non ha niente a che vedere con il Messico, dove tutto procede in buon ordine sia nel politico che nel religioso, anche se in piena separazione e indipendenza dalla Spagna. Opinione che coincide puntualmente con il commento che il vescovo di Puebla fece anche dell’Enciclica, e che il segretario di Stato ebbe la bontà di comunicare all’autore del voto196.

La nota di Vázquez sembra a Capellari molto solida in fondo e allo stesso tempo molto rispettosa nella forma, come conviene a un cattolico. Fondamentalmente solida. Perché l’Enciclica «fu effetto di informazioni       

195 Ivi, pos. 20.  196 Ivi, pos. 21. 

negative, della calunnia e degli intrighi (lasciando da parte l’esagerazione enfatica delle espressioni contro la Spagna che ora non interessano)197.

Afferma poi Vázquez che in Messico sono in pace la politica e la religione. Se questo è o no verità, lascio giudicarlo agli altri. Ciò che so dire è che il generale Victoria inviò al Santo Padre il 27 ottobre 1824 una lettera molto rispettosa, comunicandogli la sua elezione a presidente della repubblica messicana e il comune desiderio della nazione di conservare intatta la religione cattolica; e che il papa gli rispose il 13 luglio 1825 con una lettera, il cui tenore non descrive il Messico lacerato dalle discordie politiche e religiose, cioè non lo descrive con i colori proposti nell’Enciclica, ma lo suppone in pace e provvisto di un governo che lavora a favore della religione e della Santa Sede, cose certamente alle quali non si può applicare l’Enciclica198.

Capellari si permette di fare a questo proposito un’altra osservazione. La nota di Vázquez afferma che l’indipendenza del Messico è una cosa decisa ed assicurata, e che la nazione si trova in relazioni diplomatiche con altre potenze americane ed europee, cioè che l’Enciclica non la riguarda. Insomma, la prima affermazione viene, rispetto alla sua sostanza, confermata dal segretario di Stato nel suo dispaccio al nunzio di Parigi il 13 settembre 1825, nel quale dice che l’Enciclica mostra come la Santa Sede non restò indifferente alla causa della legittimità «finché vi fu speranza di sostenerla», e       

197 Ivi, pos. 22.  198 Ivi, pos. 23 

che non bisogna giudicarla con il criterio di oggi, infatti quando si pubblicò nemmeno l’Inghilterra aveva riconosciuto i nuovi stati e non aveva nemmeno fatto i passi necessari per il riconoscimento; tanto incerta era allora la lotta tra la Spagna e le sue colonie. Per cui sua eminenza ammette che le cose sono cambiate pienamente da allora fino ad ora, e che se allora fu una prudenza dare l’Enciclica, ora sarebbe prudenza non insistere su questa. Inoltre, l’insieme dei documenti del rapporto passato all’informante, prova che insistere ora sulle informazioni e disposizione dell’Enciclica sarebbe produrre precisamente effetti contrari a quelli che essa perseguiva, cioè la discordia invece della concordia, e forse uno scisma funesto. Perché ora, come il cardinale segretario di Stato osserva saggiamente nel suo dispaccio del 7 agosto al nunzio a Madrid, è svanita qualsiasi speranza di sostenere la legittimità in America. Conviene, quindi, non sommettere gli affari spirituali alla fortuna instabile degli imperi199.

Tutto ciò si riferisce al fondo della nota di Vázquez. Quanto alla forma, è moderatissima e rispettosa. Si nota che il suo autore appartiene ai sostenitori convinti dell’indipendenza ed esasperati contro il governo spagnolo, però senza fanatismi né calunnie. Espone, è vero, francamente, i pessimi effetti prodotti dall’Enciclica, ma sulla base dei fatti, conservando la venerazione religiosa verso l’autorità pontificia e per evitare precisamente nuovi mali nella lotta furiosa dei partiti. Questa buona impressione su una persona, la

      

conferma d’altra parte il dispaccio del 25 agosto 1825 del nunzio a Parigi che lo chiama «ecclesiastico di ottima indole e degno di tutta la stima». C’è, inoltre, tutto il fondamento per credere che sarà più sincero e leale nella sua legazione del Signor Cienfuegos, inviato del Cile, il quale ingannò la Santa Sede e il vicario apostolico [mons. Muzi]200.

Cosa si dovrebbe rispondere alla protesta? Si tengano presenti tre cose. La prima, che Vázquez l’aspetta, e con un segnale di benevolenza per il presidente Victoria, dando a intendere che da essa dipende l’inizio della negoziazione che gli hanno incaricato. La seconda, che per il motivo addotto da sue eminenza nella nota al nunzio di Parigi dell’11 ottobre 1825 conviene alla religione in Messico l’arrivo di Vázquez a Roma e l’apertura delle negoziazioni. Terza, che il non rispondergli, o il rispondergli insistendo sull’Enciclica, equivarrebbe a tagliare la strada a qualsiasi negoziazione.

La risposta, quindi, deve redigersi nella forma più appropriata per attrarre quelle popolazioni, non per allontanarli dalla Santa Sede. Per questa risposta la regola è data dal citato Breve che il Santo Padre diresse al presidente generale Victoria. E Capellari accompagna il voto con la bozza di risposta a Vázquez, adattata alle luminose e prudenti considerazioni che l’avevano preceduta e che – come c’era da aspettarsi – fu pienamente accettata da Leone XII201.

      

200 Ivi, pos. 25  201 Ivi, pos. 26. 

Questo è il segretissimo documento nel quale l’illustre camaldolese fotografò la sua concezione realistica e ponderata sulla politica che la Santa Sede doveva seguire rispetto alla rivoluzione ispanoamericana. Questa è per lui un fatto risaputo; la religione è lì in pericolo, però ha radici profonde e figli fedeli; il Vicario di Cristo deve fare tutto il possibile per attrarli e niente per allontanarli; non deve ferire, di conseguenza, nemmeno con allusioni, la libertà, quella repubblicana che professano. Rispetto al giudizio della passata Enciclica, non potrà non ammirarsi la discrezione e la riverenza con la quale Capellari cerca di salvarla per il tempo in cui fu scritta, opponendole il criterio attuale del papa e ammettendo che Vázquez non esagerava quando la attribuiva a false informazioni, pressione ed intrighi.