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Parte prima: un tuffo nel passato fra le carte e le stanze degli antichi edifici della Chimica fiorentina, Via Gino Capponi

Il bizzarro titolo di questa presentazione non è altro che una dedica in cui mi sono imbattuta a metà degli anni ’90, mentre facevo un poco di ordine fra i prodotti e le carte del vecchio laboratorio posto nell’ala destra (sud) del Dipartimento di Scienze Farmaceutiche, in cui allora lavoravo, sicuramente il più vecchio dell’antico Istituto di Chimica Farmaceutica, situato in Via Gino Capponi, 9; si trattava di uno scritto sopra ad un libro legato con un semplice cordino, che portava la prestigiosa firma di Ugo Schiff. Il libro era “Introduzione allo studio della Chimica” scritto in tedesco, il maestro lo regalava all’allievo prediletto, Guido Pellizzari (1858- 1938) in ricordo di 10 anni di laboratorio fiorentino! (foto 1) Il Professor Guido Pellizzari era nel mio quotidiano, nel suo busto bronzeo mi imbat- tevo ogni mattina, si trovava infatti nella nicchia destra dell’ingresso sopra al campanello del Dipartimento di Scienze Farmaceutiche. (foto 2) (La precisazione “si trovava” è d’obbligo, perché insieme all’insegna dell’Istitu- to e a tanto materiale storico, fra cui arredi, strumenti e mobilio è stato da me raccolto e trasferito nell’attuale sede di Scienze Farmaceutiche a Sesto fiorentino, nell’anno 2003). Sapevo naturalmente del Professor Schiff e delle sue famose basi, ma le mie conoscenze erano abbastanza superficiali. Quella testimonianza cartacea mi incuriosì e cominciai nei ritagli di tempo a cercare in Biblioteca le sue pubblicazioni, i suoi scritti e quelli del Pelliz- zari le cui notizie, per quanto allora sapevo, si limitavano alla definizione di “fondatore dell’Istituto di Chimica Farmaceutica”!

La prima fra le pubblicazioni in cui mi imbattei in biblioteca furono le onoranze al Professor Schiff pubblicate su “La Chimica” estratto dal n. 9 del Settembre del 1933, gli autori il Professor Guido Pellizzari e il Dottor Riccardo Grassini (1873-1937) [1]. C’era tuttavia un’incongruen- za lo Schiff era morto nel 1915 e il fascicolo in questione portava la data del 1933, ben 18 anni più tardi, quale il motivo di così grande ritardo?! Per avere la risposta mi bastò aprire il fascicolo e iniziare la lettura: “il 25 Maggio del 1933 la sezione toscana della SCI nell’Aula dell’Istituto di Chi-

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mica della R. Università di Firenze salutava l’Ordinario di Chimica Farma- ceutica, Guido Pellizzari, che per limite di età lasciava l’insegnamento da lui esercitato per un quarantennio” e per iniziativa di quest’ultimo veniva inaugurato un busto (di cui oggi si è persa traccia) in memoria del mae- stro, Professor Schiff (da collocarsi all’ingresso dell’aula magna degli Istitu- ti Chimici) e fissata una lapide in ricordo dei docenti famosi che nell’aula di Schiff si erano succeduti; il Pellizzari stesso nell’occasione rendeva af- fettuose onoranze al suo maestro. Pellizzari scrive: …” non fu mancanza di ammirazione, di riconoscenza e di affetto se alla sua morte si mancò di commemorarlo qui dentro, ma fu la circostanza, il suo trapasso avvenne l’otto Settembre del 1915 quando l’Italia era in guerra e i chimici erano al fronte, o nelle fabbriche, o nei laboratori speciali per la chimica di guerra e l’ansia di tutti era rivolta ai confini, dove centinaia di giovani vite ogni giorno si spegnevano per la Patria…. Tornando al 1933 la cerimonia di Onoranze al Professor Ugo Schiff terminò con la visita all’Istituto di Chi- mica Farmaceutica trasferito da Via Laura (piccolo padiglione adiacente all’Istituto di Scienze sociali Cesare Alfieri) a Via Gino Capponi avvenuta nel 1931, Istituto di cui il Pellizzari volle curare personalmente arredi e di- sposizione, giudicati modernissimi e al pari delle più importanti università d’Europa, così come aveva fatto a suo tempo (1863) il suo maestro Schiff per la Chimica! Nell’occasione fu scattata una foto, ritrovata nell’archivio del Dipartimento di Chimica, probabilmente nell’aula magna dell’Istituto di Chimica Farmaceutica, posta al I piano (lato destro del corridoio inter- no), che è stata a mio avviso, erroneamente indicata come foto nell’aula della Chimica Analitica (piano terra, lato sinistro del corridoio interno dell’omonimo Istituto). (foto 3)

Il Prof Schiff era morto ormai da 18 anni, ma in quell’aula di quel nuo- vo Istituto (di Chimica Farmaceutica) iniziava la storia moderna della Far- maceutica di Firenze, (nel 1930 la Scuola di Farmacia era divenuta Facoltà, si avvaleva per gli insegnamenti dei corsi di Scienze naturali e di Medicina ma aveva come disciplina propria la Chimica Farmaceutica e Tossicologi- ca) l’artefice materiale il Pellizzari, insieme ad un altro protagonista prema- turamente scomparso anch’esso allievo di Schiff, Augusto Piccini (1854- 1905) [2]. Anche questo personaggio della Chimica Farmaceutica era nel mio quotidiano di allora, infatti il suo busto si trovava collocato in alto nell’androne dell’Istituto e salutava l’uscita di chiunque, al pari di quello del Pellizzari che invece salutava in entrata! (foto 4)

amato, sostenuto e considerato, ma soltanto dopo la laurea! Infatti, l’atteg- giamento di Schiff cambiava completamente a detta dei suoi stessi allievi. Il maestro - dice il Grassini nelle onoranze [1] - era molto severo voleva che acquisissimo un’istruzione vera e seria, ci voleva dotti e curiosi e se non sapevamo, ci bocciava senza misericordia! Non è vero che bocciasse per partito preso né è vero che si divertisse a confondere gli studenti con domande strane, che tuttavia talvolta faceva, ma semplicemente per capire se lo studente era stato alle sue lezioni e si ricordava dei commenti curiosi che lo Schiff aveva fatti alle sue cose spiegate! Voleva la ragione del ragio- namento e il senso di autocritica, voleva che non ci accontentassimo del press’ a poco, ma voleva tenerci ai metodi esatti.”

Ma tornando al Piccini, egli fu l’allievo che non sopravvisse al mae- stro. Lo Schiff lo aveva chiamato alla cattedra di Chimica farmaceutica nel 1893, si era diplomato a Firenze in Farmacia e appena ventenne, nel 1874, si era fatto notare con la pubblicazione di Nuovo areometro a scala arbitra-

ria: ideazione di uno strumento. E’ riportato che Schiff, settantunenne (il

Piccini muore nel 1905) patisse molto la morte del Piccini per la stima che nutriva per lui come uomo e come scienziato, infatti vi riponeva la massima fiducia e a lui aveva affidato lo sviluppo della chimica che portava alla realizzazione di nuovi composti di interesse farmaceutico, dopo che questi aveva dato prova di arguzia scientifica nel rimuovere le obiezioni che all’epoca si erano fatte alla classificazione degli elementi di Mendeleev [3].

Il Piccini si era laureato anche in chimica e fisica a Padova, dove era stato incaricato dell’insegnamento della Farmaceutica e aveva lavorato con Giacomo Ciamician (1857-1922) sotto la direzione di un altro gigante della chimica, Stanislao Cannizzaro (1826-1910).

Si scrive che Schiff, addoloratissimo avesse voluto portare personalmen- te i cordoni del feretro del suo allievo, nonostante l’età e nonostante l’ar- trite; si racconta inoltre dell’atteggiamento da nonno dolce e premuroso quando la bambina del Piccini veniva in visita agli Istituti chimici con la madre, la giovane vedova (del Piccini). “Destava meraviglia, vedere il burbero Schiff prendere per mano la piccola e portarla a vedere i labora- tori!”[1]. Alla morte del Piccini viene richiamato a Firenze, Angelo Angeli (1864-1931), altro grande personaggio destinato a lasciare una profonda impronta nella chimica con le reazioni che portano il suo nome!

Torniamo allo Schiff e ai suoi laboratori: si narra che sulla porta avesse scritto, naturalmente in greco: “Medeis amaes eisit mou thn steen”

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(Medeis amaqhs eisitw mou thn stegen), il motto di Platone per la sua Accademia: chi non è colto non entri sotto il mio tetto! Infatti, prediligeva gli allievi con una solida cultura nelle discipline letterarie; lo Shiff oltre a conoscere bene, le principali lingue moderne, conosceva latino, greco ebraico e arabo [4]! Credo che sia importante richiamare a questo punto un concetto più volte ripreso nei suoi scritti - osservava che il rigore meto-

dologico della prova, della sperimentazione, ripetuta, compresa, diffusa con la pubblicazione e infine insegnata, fosse l’unico mezzo per arrivare alla verità oggettiva, obiettivo della scienza e non della religione!

Perciò testimonianza fondamentale lasciata da Schiff, la cura nella pro- va scientifica e nella didattica mantenendo sempre una stretta relazione di laboratorio con gli allievi!

Austero di carattere, bizzarro e originale, lo definisce Icilio Guareschi (1847-1918) [5] (altro allievo) Hugo Schiff, fu chiamato nel 1865 come Professore straordinario di Chimica del Museo di Scienze Naturali, un’Isti- tuzione molto prestigiosa e molto antica, dall’allora Ministro della Pub- blica Istruzione nel secondo governo Rattazzi, Carlo Matteucci e rimase ad insegnare nel Regio Istituto di Chimica da lui voluto, nella sua aula, da lui personalmente progettata, fino a qualche mese prima della morte, come è testimoniato da un’altra famosa foto, che lo ritrae senescente con la bianca barba e che data Aprile 1915 (5 mesi prima della sua scomparsa). Fu così che insieme al suo impegno di chimico che possiamo definire con due parole forse oggi un po’ desuete “ardore e rigore” nella ricerca e nella didattica, Schiff si interessò fin da subito alle vestigia scientifiche di questa città, descrivendo in dettaglio tutti i passaggi che avevano portato alla co- stituzione del Museo di Storia Naturale; prova di questo, una importante pubblicazione su Archeion [6] che vedrà le stampe solo nel 1928 raccolta da un altro suo allievo, Mario Betti (1875-1942), dopo la morte dello Schiff , avvenuta, come sappiamo nel 1915.

Parte seconda: Schiff e la sua Firenze: città di scienza,