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Parte seconda: Schiff e la sua Firenze: città di scienza, culla dell’ars pharmaceutica e del modello sanitario assistenziale

Che Ugo Schiff fosse innamorato di Firenze è un dato certo, la sua vita e la sua carriera accademica, i suoi interessi personali e il suo impegno sociale lo testimoniano.

Dove affonda le sue radici questo amore, mi sono chiesta, mentre viag- giavo a ritroso nel tempo con i documenti che andavo raccogliendo dalla

morte di Schiff indietro nella sua vita scientifica e nel suo impegno istitu- zionale e sociale?

Risalgono all’Alchimia e ai “Remedi” della famiglia de’ Medici, alla Scuola superiore situata in Via Romana, nell’ambiente chiamato “la Spe- cola” oppure alla buona Scuola di Medicina e Farmacia che ha avuto come primo nucleo fondante l’Arcispedale di S. Maria Nuova istituito nel 1288?

La scuola fiorentina s’innesta sulle conoscenze alchemiche di alcuni membri della famiglia Medici prima Cosimo (1519-1574) e poi il figlio Francesco (1541-1587). Cosimo acquistò un tesoro proveniente dal bot- tino dei Crociati costituito da numerosi scritti su preparazioni farmaceu- tiche provenienti dal sapere arabo, questi scritti probabilmente integrano la II edizione del Ricettario fiorentino che data 1550 (i cosiddetti “sempli- ci”, rivista e corretta rispetto alla I edizione, eliminata di preparazioni che non avevano un fondamento razionale); il primo Granduca di Firenze si fece costruire uno studiolo dove raccoglieva curiosità dal mondo animale, vegetale e minerale, lasciò al figlio Francesco I questa eredità scientifica (del sapere) e lui stesso decise di seguire le orme del padre divenendo un preparatore formidabile per l’epoca, spedendo per tutta Europa i suoi “re- medi”, facendoseli pagare molto bene (buon sangue non mente: i Medici erano banchieri). Schiff era certamente consapevole che l’alchimia di allora non aveva dignità di scienza ma era altrettanto conscio che l’eredità degli apparecchi da laboratorio che provenivano da quel sapere alchemico, per la distillazione, sublimazione, calcinazione e filtrazione erano poi serviti a Lavoisier (1743-1794) per le sue ricerche scientifiche; inoltre agli alchimi- sti di allora si dovevano la scoperta delle proprietà dello zolfo, dell’arsenico, dello stagno, del piombo e del nickel, del carbone e della borace, del ferro, dell’argento e dell’oro oltre che della soda degli acidi nitrico e cloridrico.

Tornando a Firenze e all’eredità che Schiff raccoglie, si può certamente affermare che fu il Granduca Pietro Leopoldo di Lorena (1747-1792), nel 1775 a volere il Museo di Fisica e Storia Naturale di Firenze, solo succes- sivamente vennero destinati a questa Istituzione i locali di Via Romana oggi conosciuti con il nome di Specola; Hugo Schiff fu chiamato a dirigere questa Istituzione come già detto, in qualità di Professore straordinario di Chimica nel 1865, da Carlo Matteucci (1811-1868).

Schiff era consapevole che a Firenze la chimica era ben coltivata in quel- la struttura che prendeva il nome di Museo; dobbiamo tuttavia ricordare che il Museo leopoldino aveva una missione non solo conservativa, ma

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anche sociale e didattica. Credo che questo specifico aspetto possa essere stato colto e profondamente apprezzato da Schiff, strenuo sostenitore della missione sociale che la Scienza deve avere nel progresso e nel miglioramen- to della condizione di vita e salute degli individui.

Fu il Granduca Leopoldo ad incaricare il Farmacista Franz Hubert Hö- fer (1728-1795) della costruzione di una Tabula di quelle definite “Tabula affinitatum” (oggi conservata insieme al banco chimico granducale al Mu- seo della Scienza di Firenze, chiamato Museo Galileo), che raccoglieva il sa- pere chimico di allora, inteso come capacità di reagire delle sostanze, aveva usato i simboli alchemici, indicando il Razionale della tabula e implemen- tandola [6]. Sempre per volere del Granduca in questa istituzione avevano lavorato illustri scienziati come il fisiologo Felice Fontana (1730-1805) che ne assunse la direzione fino al 1805. Il Museo fu inaugurato presso Palazzo Pitti a Firenze nel 1775, in locali allestiti secondo il volere del Granduca, limitrofi alla sua residenza ufficiale. Fu in questo periodo che il Fontana, cui era stato dato il compito di raccogliere tutte le collezioni degli strumenti scientifici, si interessò di veleni e si dedicò allo studio dei movimenti oculari, scrivendo anche importanti pubblicazioni sul comportamento dei globuli rossi; Giuseppe Averani (1662-1738), giurista, fisico, contemporaneo di Isaac Newton (1642-1727), si interessò all’elettricità compiendo impor- tanti studi e realizzando famose pubblicazioni; Cipriano Targioni Tozzetti (1712-1783) - la cui famiglia segna due secoli di scienza in toscana - artefi- ce nel 1694 del primo esperimento di combustione del diamante (facendo uso della famosa lente ustoria di foggia galileiana) dimostrò che questo è composto di carbonio purissimo. Merita ricordare che gli esperimenti e i contributi scientifici di allora, (così come accade oggi) furono possibili grazie al primato di ricerca e tecnologico in cui si trovava Firenze, città della scienza, dell’arte e dei commerci, in cui aveva operato Galileo Galilei (1564-1742) e in cui L’Opificio delle Pietre Dure, famoso per le tecniche di taglio delle pietre, aveva reso in forma di brillante, il diamante indiano di colore giallo detto il “Fiorentino” acquisito da Ferdinando I dei Medici (1549-1609), (succeduto al fratello Francesco I, sul trono del Granducato di Toscana), nel 1608, un anno prima della sua morte. Soltanto, molto più tardi, nel Marzo del 1814, Humphry Davy (1778-1829) con il suo valletto e apprendista Michael Faraday (1791-1867) con la stessa lente (di Bene- detto Bregans) utilizzata dal Targioni, ripeté l’esperimento del diamante nel Giardino di Boboli per dimostrare che questo nient’altro era che uno stato di aggregazione del carbonio! [7]

Schiff aveva letto la storia del Museo, ora da lui diretto e sempre di più si convinceva della necessità di mantenere strette relazioni fra le discipli- ne scientifiche e umanistiche, incrementare la contaminazione fra queste. Quelle esperienze scientifiche fiorentine realizzate fin dalla fine del 1600 si erano fatte largo nella sua mente e lo affascinavano.

Parte terza: Schiff consapevole protagonista