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È stato più volte detto che alla base di una storia sovente ci sia un mano- scritto. Si tratta di un espediente letterario messo in pratica da numerosi scrittori. Il presente manoscritto tuttavia esiste. Si tratta per l’esattezza di un dattiloscritto di sei pagine, datato e firmato, ritrovato per caso nel ric- chissimo ufficio che il professor Piero Sarti-Fantoni mi lasciò al momento del suo pensionamento nel 2004. Penso che egli ne entrò in possesso alla morte del Dr. Nedo Gelsomini (1926-1995), uno dei pochissimi chimici dell’Ateneo fiorentino, dopo Schiff, ad essersi interessato allo studio delle radici storiche della chimica a Firenze15.

Questo documento non è la prima testimonianza diretta che si conosca sulla vita di Hugo (Ugo) Schiff. Esiste un modesto carteggio Schiff presso la Biblioteca del Polo Scientifico a Sesto Fiorentino, nonché uno assai più copioso presso il Dipartimento di Chimica, entrambi in attesa di cataloga- zione. A tutto ciò è da aggiungersi un duplice volume, dono del dottor An- drea Torricelli, contenente gli appunti di lezione di chimica inorganica per l’anno accademico 1896-1897. Sebbene posteriore all’alluvione del 1966 il documento, oggetto di questa narrazione, è sopravvissuto miracolosa- mente intatto al disinteresse pluri-decennenale di molti chimici nonché all’incuria di altri e si trova presso il Dipartimento di Chimica.

Nel novembre 1969 Pietro Saccardi, come si definisce esso stesso “ot- tantenne felice e robusto”, decise di mettere per iscritto i suoi ricordi di stu- dente di chimica risalenti ai primi anni dieci del XX secolo. Il dattiloscritto originale è da tempo scomparso e per la presente pubblicazione ci siamo basati su una copia che ho consegnato alla sezione del Museo di Storia

15 Nomi quali Riccardo Grassini (1873-1937) e Guido Provenzal (1872-1954) non sono stati presi in considerazione poiché, sebbene abbiano prodotto una messe note- vole di studi storici o non appartenevano a questo Ateneo o si sono limitati a narrare ricordi biografici di Schiff. In tempi più recenti il Professor Valerio Parrini, organizza- tore del Convegno per i 150 anni dalla nascita di Schiff, si è interessato alla storia della chimica, ma come v’è stato modo di osservare nell’introduzione di questo volume il suo intervento è stato assai più limitato e discontinuo di quello del Gelsomini.

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Naturale dell’Università di Firenze. Nello stesso periodo del ritrovamento del dattiloscritto circolavano ricordi orali, tutti notoriamente imprecisi, sulla vita di Ugo Schiff e sul suo temperamento “sanguigno e vendicativo”, i quali non includevano o facevano supporre l’esistenza di alcun materiale aggiuntivo a quello che qui verrà trattato.

I documenti storici conservati presso il Dipartimento di Chimica (e da pochi anni più esattamente presso la Direzione del Dipartimento di Chimica, locale ribattezzato “Chemical Heritage Foudation”) dall’epoca di Hugo Schiff sono passati di Direttore in Direttore; o meglio: sono rimasti chiusi e non visti, negli armadi del Direttore in carica. Le cose sono andate bene nel passaggio del testimone tra Schiff e il successore, Angelo Angeli (1864-1931)[3]. Con la morte improvvisa di quest’ultimo, unico al vertice della chimica fiorentina rimase Luigi Rolla, il quale quattro anni più tardi tornò nella sua natia Genova, spogliando l’Istituto di Chimica Generale di tutta la strumentazione, la quale – al pari dei suoi effetti personali – fu spostata all’Istituto Chimico del capoluogo Ligure (e durante “un ultimo” trasloco, di fine millennio, in buona parte, è andata persa).

I documenti rimasti a Firenze erano stati oggetto di profondo studio da parte del professor Giulio Provenzal16 e ancor più del dottor Riccardo Grassini[4], il quale organizzò una mostra scientifica poco prima di chiu- dere la sua esistenza terrena.

Le vicende della seconda guerra mondiale certamente non facilitarono la conservazione dei documenti rimasti a Firenze, tuttavia il nuovo Diret- tore, Giorgio Piccardi (1895-1972), ne preservò l’esistenza per un venten- nio. L’anno seguente il suo pensionamento l’Alluvione devastò i locali dove sorgevano gli Istituti chimici. Giorni dopo l’infausto evento, altri insigni professori di chimica, dei quali è bene non tramandare i nomi, mandarono i loro assistenti, laureandi o semplici studenti a svuotare le cantine da tutto il materiale ricoperto da fango e nafta. Nel cortile furono erette enormi

16 Giulio Provenzal nacque a Livorno il 14 giugno 1872. A tre anni, si trasferì con i genitori a Tunisi, dove frequentò gli studi primari e secondari, al termine dei quali rientrò in Italia. Si iscrisse all’Istituto di studi superiori, poi Università, di Firenze, per conseguire la laurea in Chimica farmaceutica ed ebbe come maestri Ugo Schiff, Augusto Piccini e Paolo Mantegazza. Nel 1894, a causa di motivi politico-economico- religiosi, fu costretto a rientrare a Tunisi, dove esercitò la professione di farmacista. Dopo dieci anni rientrò in Italia e, nel 1904, si stabilì a Roma, nella cui università si laureò a pieni voti in Chimica, con i professori Cannizzaro e Paternò. In questo periodo cominciò ad occuparsi di storia della chimica.

pile di libri e documenti riuniti alla rinfusa; fu chiamata un’impresa di smaltimento. Uno di questi docenti, sostenne affacciandosi dal balcone prospiciente il giardino, che non vi era niente di meglio che cancellare la storia fatta da altri per aver più spazio per scrivervi la propria.

Un giovane poco più che ventenne, Piero Sarti-Fantoni (n. 1937), all’in- saputa dei maestri raccolse (“trafugò” sarebbe forse più appropriato) buona parte di questo eterogeneo materiale destinato al macero. Certamente altri chimici, futuri docenti o tecnici presso il Dipartimento di Chimica17 come del Dipartimento di Farmacia possono fregiarsi al pari di Piero Sarti-Fan- toni di “angeli del fango” e a tutti loro va il nostro riconoscimento.

Il compito di ripulire e di collezionare questo materiale spetta tuttavia in gran parte a Piero Sarti-Fantoni, che ne fece dono anni dopo al Dipar- timento.

Nel preparare questa versione integrale e annotata del dattiloscritto del professor Saccardi, non ho fatto alcuna modifica.