La particella wo nella classificazione di Yamada Yoshio
3.2 La particella wo in funzione di particella di congiunzione
La funzione di particella di congiunzione di wo, secondo Yamada (1908: 610; 1936: 540), deriverebbe dal suo uso quale particella di relazione103. L’uso come congiunzione
sarebbe riconoscibile quando tale particella segnala una subordinata che rappresenta una premessa all’azione espressa dalla frase principale: Yamada sostiene che wo indicherebbe una premessa la cui importanza nel discorso sarebbe fondamentale, laddove altre particelle come ga e ni, nel loro uso come congiunzioni, segnalerebbero che l’azione espressa nella principale sia di uguale o maggiore importanza rispetto a quella espressa nella subordinata104.
A differenza dell’analisi circa l’uso come particella di relazione, in questo caso Yamada offre alcuni criteri formali per identificare le occorrenze di wo a cui si deve attribuire un valore di congiunzione nei testi classici. In particolare, Yamada, nei suoi due volumi di
103 Tale elemento è confermato da Vovin (2009b: 170), che sostiene che wo poteva apparire dopo una forma attributiva quando il soggetto della frase principale e della concessiva era lo stesso. Altri studiosi ipotizzano invece che wo, nella sua funzione interiezionale, venisse inserita nella frase per aggiungere una pausa nel discorso e da tale funzione si sarebbe sviluppata quella di congiunzione (Hashimoto 1969: 209). A nostro parere l’ipotesi proposta da Yamada e ripresa da Vovin appare più probabile, sia poiché – come si vedrà a breve – il contesto sintattico in cui la funzione di relazione e quella di congiunzione sarebbero rintracciabili sono sovrapponibili, sia perché i criteri per riconoscere la funzione interiezionale in senso stretto sono estremamente netti (essa compare solo dopo altre particelle e forme infinitive, cfr. §3.3) e non verrebbero rispettati in tali casi. Suda (1996: 134) infatti conferma un legame stretto tra l’uso come particella di relazione e quello come congiunzione, identificando un continuum che lega le due funzioni. Lo studioso analizza infatti il sostantivo mono lett. ‘cosa’, che – come si vedrà nelle pagine seguenti – tende a comparire prima della particella wo quando essa è usata come congiunzione. Suda riconosce mono come un sostantivo, poi grammaticalizzato, che indicava non solo una cosa concreta ma anche un evento o un fatto espresso da una frase intera, che veniva seguito da wo per veicolare l’idea di dubbio o domanda retorica: a partire da questo utilizzo, mono wo avrebbe avuto la funzione di separare le due frasi e quindi fungere da congiunzione.
104 Gli studiosi successivi asseriscono che wo avrebbe una funzione causale, concessiva o temporale (Shirane 2005: 184-6). Tale funzione è già ben attestata dal periodo Nara (VIII sec., si vedano Iwai 1974a: 404; Vovin 2005: 170 ss.; Kōji 1988: 506 ss. per numerosi esempi), ma si diffuse maggiormente nel periodo Heian (IX-XII sec.), per poi andare in disuso a partire dal periodo Edo (dal XVII sec.), in cui venne sostituita da ni e no ni ‘benché’ (Iwai 1974b: 274; Hashimoto 1969: 208-9).
grammatica più ampi (Yamada 1908; 1936), sostiene che in tale funzione wo seguirebbe principalmente forme attributive del verbo e questo è confermato anche dagli esempi che Yamada stesso adduce nelle sue opere relative al giapponese antico e medio (Yamada 1912; 1913). Lo studioso nota però un elemento importante, ossia che wo in funzione di congiunzione potrebbe anche seguire nominali (taigen). Infatti, la maggior parte degli esempi proposti dallo studioso presenta un verbo in forma attributiva seguito da wo come in (54), ma si trovano anche esempi in cui la particella segue un sostantivo (55) o un classificatore (che Yamada inserisce nella sua categoria dei nominali, taigen) (56):
(54) 雪とのみ降るだにあるを
yuki to nomi furu dani aru wo
neve PART soltanto cadere.ADN perfino COP.ADN PART 桜花いかに散れとか風の吹くらむ
sakura-bana ikani tire to ka kaze no fuku ramu
ciliegio-fiore come cadere.IMP QUOT INTER vento soffiare.FIN CONG ‘proprio qual neve fioccano i petali del fiore di ciliegio; intanto il vento soffia: come vuole che cadano?’ (Kokinshū 2.86);
(55) 秋の匂にほふかきりは
aki no kiku nipopu kagiri pa
autunno ATTR crisantemi odorare.ADN limite TOP かさしてんはなよりさきと
kazashi-te-n pana yori saki to
decorare.INF-COMPL.IPFV-CONG fiori PARG prima QUOT 知ぬ我身を
shira-nu wa ga mi wo
sapere.IPFV-NEG.ADN io ATTR corpo PART
‘il crisantemo d'autunno, finché serba il suo incanto, porterò fra i capelli, ché estinguermi potrei, chissà, ancor prima del suo sfiorire’ (Kokinshū 5.276);
(56) 白露の色は一つを
shira-tuyu no iro pa pito-tu wo
bianco-rugiada ATTR colore TOP uno-CLASS PART いかにして秋の木のはを
ikani shi-te aki no ko no pa wo
come fare.INF-GER autunno ATTR albero ATTR foglia OGG ちぢに染むらむ
tidi ni somu ramu
tanti PART tingere.FIN CONG
‘la candida rugiada, col suo unico colore, come fa a tingere le foglie d’albero autunnali di mille radiose tonalità?’ (Kokinshū 5.257).
È quindi evidente che nella teoria yamadiana i criteri sintattici che permetterebbero di riconoscere le occorrenze in cui wo esprimerebbe un valore di congiunzione si sovrappongano parzialmente a quelli in cui si potrebbe attribuire a tale particella una funzione relazionale. Infatti, laddove nella classificazione yamadiana – come detto – in funzione di particella di relazione wo segue nominali, in funzione di congiunzione essa segue forme attributive del verbo e nominali.
Tale sovrapposizione risulta ancora più evidente se confrontiamo la teoria yamadiana con la classificazione del già citato Kondō (1980), che, anche riguardo alla funzione di particella di congiunzione, tenta di identificare chiari contesti sintattici in cui essa possa essere rintracciata105.
Kondō (1980: 59) spiega che in funzione di particella di congiunzione wo non dipenderebbe da un predicato espresso successivamente, come avverrebbe se essa fosse utilizzata come particella di relazione. Come congiunzione wo seguirebbe forme attributive del verbo, nominali (57) (come in Yamada), oppure – più frequentemente – forme attributive seguite dal sostantivo mono lett. ‘cosa’ (58)106. Si vedano i seguenti esempi di
Kondō:
105 Lo studioso in realtà definisce tale funzione “particella finale”, sarebbe riconoscibile solo in epoca Nara e avrebbe avuto esito nella funzione di congiunzione in epoca Heian (cfr. Kondō 1980: 51). Tale classificazione da parte di Kondō sembra però essere collegabile a un mero problema terminologico. Le particelle finali yamadiane occorrono necessariamente a fine frase ed esprimono speranza, desiderio, emozione, comando e così via), mentre Kondō (1980) identifica wo come particella finale e non di congiunzione per una questione principalmente sintattica, ossia il fatto che tale particella tendeva a occorrere in finale di frase nel periodo Nara, ma esprimeva una congiunzione e non contribuiva a specificare la modalità della frase. Che l’interpretazione di Kondō sia più vicina a quella di una particella di congiunzione yamadiana è confermato anche dal fatto che lo studioso stesso, quando spiega la funzione di tale particella, utilizza l’espressione no ni ‘sebbene’ nella lingua contemporanea. Le occorrenze a cui Kondō attribuisce un valore finale sono generalmente interpretate come congiunzioni dagli altri studiosi (ma cfr. Hida et al. 2007: 434-6).
106 Il costrutto mono+wo secondo le recenti grammatiche avrebbe una funzione di congiunzione concessiva: nei testi antichi si trovano anche rare occorrenze del solo sostantivo mono, in questa funzione, a cui sarebbe stata aggiunta successivamente la particella di relazione wo (Vovin 2009b: 1138).
(57) 足日木乃従山出流月待登
ashipikwi no yama ywori iduru tukwi matu to
piede-tirare ATTR montagna ORIG uscire.ADN luna aspettare.FIN QUOT 人爾波言而妹待吾乎
pito ni pa ipi-te imo matu ware wo
persone OGIN TOP dire.INF-GER amata aspettare.ADN io PART
‘dico alle persone che sto aspettando che la luna spunti dalla montagna, ma (in realtà) sto aspettando l’amata’ (MYS 13.3002)107;
(58) 秋佐良婆安比見牟毛能乎
aki sara-ba apimi-mu mono wo
autunno passare.IPFV-COND incontrarsi.IPFV-CONG NMLZ PART 奈爾之可母奇里爾多都倍久
nani shi kamo kwiri ni tatu beku
cosa ENF INTER nebbia PARG alzarsi.FIN dovere.INF 奈気伎之麻佐牟
nage-ki shi-masa-mu
lamento-NMLZ fare.INF-HON.IPFV-CONG.ADN
‘benché se l'autunno passera, potremo incontrarci, (mi chiedo) perché debba addolorarti cosi che (il tuo respiro) si innalzi come nebbia’ (MYS 15.3581)108.
Rispetto alle occorrenze in cui wo è interpretabile come particella di relazione, Kondō elenca quindi alcune differenze, ossia: a) quando la funzione è di relazione, wo è generalmente preceduta da un qualsivoglia nominale, mentre come congiunzione è più frequente mono; b) in funzione di particella di relazione wo ammette i costrutti con entrambi i nominalizzatori mono e koto, mentre come congiunzione solo mono; c) solo quando è usata come particella di relazione wo può essere preceduta dalla costruzione ku-
107 Come si osserverà nel Cap.4, tale esempio era già stato preso in esame da studiosi dei secoli precedenti come Motoori Norinaga e Ochiai Naobumi, che però attribuivano a tale occorrenza di wo un valore enfatico e non di congiunzione.
108 Si veda Vovin (2009a: 37) per approfondimenti sull’analisi della poesia in oggetto, la cui interpretazione non è condivisa tra gli studiosi. Oggetto della discussione è l’ultimo verso, che Vovin analizza identificando shi come forma flessa del verbo ‘fare’, a cui si legherebbe l’onorifico (i)mas- e il congetturale -mu, mentre altri studiosi come Omodaka ipotizzano che shi sia interpretabile come particella enfatica e il verbo sarebbe costituito dai soli onorifico e congetturale (masamu e non
shimasamu) e la medesima interpretazione sembra emergere dall’analisi del ONCOJ. La glossa qui segue
gohō ク 語 法 (che permette di nominalizzare il verbo), mentre tale possibilità non è ammessa quando la funzione espressa è quella di congiunzione.
Come si vede, le differenze notate dallo studioso nella distribuzione di wo nelle due funzioni (di congiunzione e di particella di relazione) sono principalmente legate alla frequenza di occorrenza del contesto identificato: in funzione di congiunzione, wo tenderebbe a essere utilizzata per lo più dopo il sostantivo mono, mentre quando il valore espresso è quello di relazione wo potrebbe seguire diversi nominali (sostantivi e pronomi), il nominalizzatore koto e altre costruzioni con funzione nominalizzante, oltre al già citato mono.
Anche nella precisa analisi di Kondō la distribuzione a livello sintattico della particella wo nelle due funzioni non sembra essere differenziata quindi in modo netto e i contesti sintattici in cui ciascuna funzione è riconoscibile si sovrappongono parzialmente. Per mettere in luce tale caratteristica, si osservi lo schema offerto dallo studioso circa la distribuzione della particella wo in funzione di congiunzione (Tabella 4), che sembra in parte sovrapporsi a quello proposto circa la funzione di particella di relazione in Tabella 2.
Nominali ATTR+ mono ATTR
Kojiki 6 4 Nihonshoki 4 2 Fudōki 1 Man’yōshū 32 131 21 Senmyō 8 4 Norito 1
Tabella 4: Computo delle attestazioni della funzione di congiunzione di wo in Kondō