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Il pensiero politico di Gujral e la sua idea di India

CAPITOLO II – BIOGRAFIA POLITICO INTELLETTUALE DI I.K GUJRAL

2.2 Il pensiero politico di Gujral e la sua idea di India

I punti di svolta della vita di Gujral presi in considerazione e il modo in cui egli interpretò alcuni momenti chiave della storia del paese hanno posto in evidenza i cardini della sua visione di India.

L’elemento sostanziale della prospettiva gujraliana era rappresentato da un punto di riferimento ben preciso, ossia l’eredità lasciata al paese dalla lotta per l’indipendenza, da Gandhi e Nehru. Gujral, dopo l’iniziale legame giovanile con il marxismo, divenne gradualmente un liberale, su posizioni socialiste in economia, e cercò dunque, quando si trovò al governo, di mediare tra gli statalisti e i liberisti. Per quanto concerne la sua personalità, era un uomo estremamente garbato, sobrio, corretto con qualsiasi interlocutore, anche con gli “avversari” politici, diplomatico e attento al punto di vista altrui (attitudine fondamentale per i

rapporti con i vicini dell’India), considerato, anche dalle persone più lontane dalle sue idee, un vero gentleman a confronto con molti politici indiani. Secondo Prem Shankar Jha, egli era un abile politico, capace di comprendere in maniera rapida quale fosse la strategia adatta da utilizzare per difendere l’interesse nazionale. Non era importante da chi provenisse un’idea; se quest’ultima era per lui valida, doveva essere concretizzata. Sempre secondo Prem Shankar Jha, ciò rappresentava una manifestazione di sicurezza da parte di Gujral. Dai racconti di chi l’ha conosciuto appariva come una persona estremamente umile, un’attitudine che poteva essere confusa con una certa debolezza e incapacità di difendere con forza le proprie posizioni, visto che molto spesso optò per dei compromessi sconfessando delle precedenti scelte. Più che alla mancanza di forza, quest’ultimo aspetto è piuttosto legato al fatto che, nonostante venisse definito come un “politico gentile” che la gente “odierebbe odiarlo”, egli era anche ambizioso. Gujral aspirava a una certa ascesa personale, come dimostrò la presentazione della stessa “dottrina”, che in alcuni frangenti lo portarono, aspetto comune in politica, a cambiare posizione a seconda delle circostanze e a cercare dei compromessi225. In aggiunta, Gujral aveva un buon rapporto con la stampa, derivato in un certo senso dalla sua esperienza come ministro delle Comunicazioni tra anni Sessanta e Settanta, e molti amici del mondo del giornalismo, un elemento che favorì la diffusione della sua “dottrina” quando fu presentata226.

Quando nel 1997 divenne primo ministro, Gujral faceva parte di un circolo d’intellettuali, il cosiddetto Saturday Club (un gruppo di ex dipendenti del governo, burocrati, giornalisti, accademici)227 dell’India International Centre ed era spesso attivo al Centre for Policy Research (CPR) di Delhi, un think tank molto produttivo e influente, per discutere di politica estera e del miglioramento dei rapporti con i vicini. Secondo Ajay Dubey l’India International Centre fu particolarmente importante per la formulazione del pensiero politico di Gujral, in quanto era un centro che cercava di affrontare le questioni generali provenienti dalla società civile in

225 Prem Shankar Jha, Muchkund Dubey, Avay Shukla, Salman Haidar, Rajiv Nayan, Kuldip Nayar, Hari Krishan Dua, Sukh Deo Muni, interviste personali, cit.; A.K. Pandey, intervista personale, Delhi, 26 settembre, 2017; Bhavdeep Kang, Cocktail Socialist, Scholar and Pacifist, «Outlook», April 30th, 1997; Vinod Mehta, Gentleman

Gujral, «Outlook», December 1st, 1997; Najeeb Jung, The Quiet Indian, «India Today», April 4th, 2011. Pochi giorni dopo la sua morte, Gujral fu descritto in un editoriale della rivista «Mainstream» con queste parole: «a thorough

gentleman who never raised his voice and could endear himself to whoever came in touch with him», Tribute, «Mainstream», Vol.

50, No. 27, June 23rd, 2012, p. 1; I.K. Gujral: a Rare Decent Man in Politics, «The Free Press Journal», December 1st, 2012, <http://www.freepressjournal.in/india/i-k-gujral-a-rare-decent-man-in-politics/117895>, consultato il 28 agosto 2018; Smita Gupta, Politician Who Was Gentleman First, «The Hindu», December 1st, 2012, <https://www.thehindu.com/todays-paper/tp-opinion/politician-who-was-gentleman-

first/article4152541.ece>, consultato il 28 agosto 2018; Inder Malhotra, A Gentleman Prime Minister, «The Indian Express», December 1st, 2012; Hari Krishan Dua, Peace Was His Obsession, «Tehelka», December 5th, 2012, < http://archive.tehelka.com/story_main54.asp?filename=Ws051212APPRAISAL.asp>, consultato il 29 agosto 2018; Prem Shankar Jha, The Passing of Giants, «Tehelka», December 15th, 2012, <http://old.tehelka.com/the- passing-of-giants/>, consultato il 29 agosto 2018; I.P. Khosla, Editor-in-Chief’s Note, «South Asian Survey», Vol. 19, No. 1, 2012, pp. 1-7.

226 Muchkund Dubey, intervista personale, cit.

maniera aperta, ponendosi oltre le visioni prestabilite dalla società e dalla politica nel periodo tra anni Ottanta e Novanta e favorendo le interazioni tra persone, anziché solamente tra apparati burocratici, oltre i “confini” etnici, linguistici e religiosi in India e in Asia meridionale (people-to-people contacts)228.

Le personalità aderenti a tali organismi erano però anche definite giornalisticamente e in maniera dispregiativa “fogeys” (che può essere tradotto in italiano utilizzando i termini “retrogradi”, “datati” e “fuori moda”) perché appartenenti a un’era politica considerata ormai passata. In un certo qual modo erano etichettati come intellettuali all’antica e membri di un’intellighenzia progressista a parole, ma “conservatrice” di un sistema in crisi. Tra di essi si possono citare diversi punjabi, amanti della lingua urdu e sostenitori di buoni relazioni tra India e Pakistan, alcuni dei quali già incontranti nei precedenti paragrafi: Bhabani Sen Gupta, Kuldip Nayar, S. Jaipal Reddy, V.A. Pai Panandikar, Pran Chopra, George Verghese, Ramaswamy Iyer, Sukh Deo Muni e J.C. Kapoor. Senza dimenticare i conoscenti pachistani con cui Gujral ebbe uno stretto legame, come Mubashir Hassan e Mushahid Hussain229.

Nel momento in cui fu presentata la “dottrina”, Gujral era uno degli esponenti di una generazione che aveva vissuto direttamente il momento dell’indipendenza e per questo motivo la sua stagione può essere descritta come una fase di transizione della storia contemporanea dell’India. Tutti i primi ministri fino alla sua nomina, anche se non facevano più parte del Congresso, avevano una visione del paese fortemente connessa all’eredità politica lasciata dai freedom fighters e in particolare all’idealismo nehruviano, anche se espresso in maniera diversificata e spesso utilizzato retoricamente. In aggiunta, tale considerazione è sostenuta dal fatto che gran parte del periodo dell’India post-indipendenza fu dominato dal Congresso e dalla famiglia Nehru-Gandhi. Tuttavia, il governo Gujral rappresentò la conclusione di un certo percorso perché il successore, Vajpayee, fu il primo capo di governo politicamente nato e cresciuto all’esterno dell’ambiente facente riferimento al sistema del Congresso. Descrivendo questo aspetto, Gujral non considerò solamente la macchina organizzativa o il partito in sé, dal quale si era, come visto, gradualmente allontanato, ma un particolare ethos, i paradigmi e gli elementi condizionanti ereditati da figure carismatiche come Gandhi e Nehru230.

Gujral citò in moltissime occasioni l’operato gandhiano e nehruviano, così come il movimento per l’indipendenza in generale, con un forte accento celebrativo ancorato a una

228 Ajay Dubey, intervista personale, Delhi, 19 dicembre, 2016.

229 Saba Naqvi Bhaumik, Fogeys in Arms, «India Today», May 31st, 1997; Sukumar Muralidharan, John Cherian,

A Liberal Spirit, «Frontline», Vol. 14, No. 12, April 4th, 1997; A. Vinod Kumar, intervista personale, cit.

230 Oral History Transcript, Shri Inder Kumar Gujral (interviewee), cit., pp. 169-171; cfr. Inder Kumar Gujral, What Our

Past Has Taught Us, in Pran Chopra (ed.), The Supreme Court Versus the Constitution, Sage Publications, New Delhi,

certa idea di eccezionalismo indiano231. Egli ritenne che anche il BJP, ormai sul finire degli anni Novanta, avrebbe fatto propri tali ideali, base per un’India laica, moderna, democratica, ma al tempo stesso legata alla sua antica civiltà232. Tuttavia, a proposito del partito dei fondamentalisti indù, egli mostrò un eccessivo ottimismo. La stessa Costituzione del 1950, altro tassello imprescindibile dell’architettura statale federale, fu celebrata da Gujral come elaborazione predisposta dal movimento per l’indipendenza, visto che i princìpi su cui si basa (l’economia pianificata, la promozione della pace a livello mondiale, gli Stati su base linguistica in difesa delle minoranze, l’equità sociale, le politiche di affirmative action) erano già stati espressi chiaramente dai freedom fighters233.

Secondo Gujral la democrazia indiana non doveva esprimersi solamente al termine di ogni legislatura con il processo elettorale, ma mediante il mantenimento di quel particolare ethos esteso a tutta la società e rappresentato dallo spirito della lotta per la liberazione. Egli sosteneva che tale sistema garantiva l’impossibilità di superare determinati limiti e per questo motivo, a suo parere, lo stesso BJP era stato costretto a scendere a patti e a una forma di “autocontrollo”, continuando a seguire politiche di coalizione e permettendo l’espressione di una sua componente moderata. Tuttavia, osservando alcuni casi emblematici, la distruzione della Babri Masjid o gli eventi in Gujarat nel 2002, appare estremamente difficile comprendere come i fondamentalisti indù siano stati influenzati da questo ethos. In ogni caso, proprio il superamento di questi limiti causò il suo abbandono del Congresso poiché ritenne che il partito si era allontanato dagli ideali rappresentati principalmente da Nehru.

Gujral sottolineò sovente il fatto che l’India era uno dei pochi paesi in via di sviluppo a difendere gli ideali democratici, un fattore che andava associato alla cultura e alle tradizioni religiose presenti nel subcontinente234. A questo proposito, era necessario disporre non solo di leggi da rispettare, ma anche di un’attitudine, una mentalità collettiva, espressione di un sistema culturale-religioso. Per questo motivo, secondo Gujral, esisteva una significativa correlazione tra tradizione etica ed esperienze democratiche, che spiega in un certo qual modo una

231 K.V. Singh (ed.), Prime Ministers of India’s Independence Day and Other Speeches (Pt. Jawaharlal Nehru to Dr. Manmohan

Singh), cit., pp. 541-564; Motion of Confidence in the Council of Ministers, cit., pp. 8-148; Inder Kumar Gujral, Governance of India, «Mainstream», August 14th, 1999, pp. 7-11; Inder Kumar Gujral, Reflections on Governance of Our Republic, «Mainstream», October 5th, 2002, pp. 7-9.

232 Oral History Transcript, Shri Inder Kumar Gujral (interviewee), cit., pp. 170-172; Interview. India’s Journey: 50 Years of

Independence, «World Affairs», Vol. 2, No. 1, January-March 1998, pp. 16-17.

233 Oral History Transcript, Shri Inder Kumar Gujral (interviewee), cit., p. 171.

234 Inder Kumar Gujral, Viewpoint. Civilisation, Democracy and Foreign Policy, cit., p. 36; Inder Kumar Gujral, Foreword in Pradip N. Khandwalla, Revitalizing the State. A Menu of Options, Sage Publications, New Delhi, 1999, pp. 9-13; Inder Kumar Gujral, Indian Democracy in the New Millennium, «Mainstream», February 9th, 2002, pp. 11-12, 21; Inder Kumar Gujral, Democracy. A View from India, in Jorge I. Domínguez, Anthony Jones, The Construction of Democracy.

Lessons from Practice & Research, The John Hopkins University Press, Baltimore, 2007, pp. 218-220; per un’analisi

critica del rapporto tra l’India e la democrazia si veda Jan Cartwright, India’s Regional and International Support for