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La "dottrina Gujral": un caso di studio tra aspetti biografici e storia della politica estera indiana

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(1)

DOTTORATO DI RICERCA IN

STUDI STORICI

CICLO XXXI

COORDINATORE Prof. ROLANDO MINUTI

LA “DOTTRINA GUJRAL”: UN CASO DI STUDIO

TRA ASPETTI BIOGRAFICI E STORIA DELLA

POLITICA ESTERA INDIANA

Settore Scientifico Disciplinare M-STO/04

Dottorando Tutori

Dott. BRUNELLO ZANITTI Francesco Prof. Tonini Alberto

_______________________________ _______________________________

Prof.ssa Rognoni Maria Stella

_______________________________

Coordinatore

Prof. Minuti Rolando

_______________________________ Anni 2015/2018

(2)
(3)

3

INDICE

ABBREVIAZIONI 11

INTRODUZIONE 19

1. Il contesto storiografico di riferimento 20

2. Periodizzazione della storia della politica estera indiana (1947-1996) 23

3. Riferimenti interpretativi per la storia della politica estera indiana 25 3.1 La politica estera indiana tra idealismo e realismo/pragmatismo 25 3.2 La politica estera indiana: le aspirazioni da grande potenza, i vincoli esterni e le influenze esercitate

dalla politica interna 27

3.3 La politica estera indiana a sostegno di un’identità post-coloniale 33 3.4 La dimensione regionale della politica estera indiana 35

4. Il caso di studio della “dottrina Gujral” e la “storia del presente”: metodologia,

archivi e fonti 38

5. La struttura della tesi 41

PRIMA PARTE – IL CONTESTO STORICO-GEOGRAFICO

E LA BIOGRAFIA POLITICO-INTELLETTUALE DI I.K. GUJRAL 47

CAPITOLO I – IL CONTESTO GEOGRAFICO E STORICO 49

1.1 Il contesto geografico 49

1.1.1 Le caratteristiche geografiche del subcontinente 49 1.1.2 L’influenza della geografia nei rapporti tra l’India e i suoi vicini 55

1.2 La politica regionale dell’India pre-Gujral: fondamenta costituzionali e linee

(4)

4

1.2.1 Un riferimento essenziale per la politica regionale dell’India: l’articolo 51 della Costituzione 62 1.2.2 La politica regionale durante i governi di Jawaharlal Nehru (1947-1964) 65

1.2.3 Il fattore cinese 81

1.2.4 La politica regionale di Lal Bahadur Shastri e Indira Gandhi (1964-1977) 84 1.2.5 Il Janata Party al governo e i primi tentativi di una politica di buon vicinato (1977-1980) 98 1.2.6 La seconda fase della politica regionale di Indira Gandhi (1980-1984) 102 1.2.7 La politica regionale tra anni Ottanta e Novanta. Rajiv Gandhi e P.V. Narashima Rao

(1984-1996) 109

1.3 I tentativi di cooperazione economica regionale e la South Asian Association for

Regional Cooperation (SAARC) 121

CAPITOLO II – BIOGRAFIA POLITICO-INTELLETTUALE

DI I.K. GUJRAL 133

2.1 Gli snodi della vita di I.K. Gujral 133

2.1.1 L’infanzia a Jhelum, le esperienze tra Lahore e Karachi e la prova della spartizione

(1919-1947) 133

2.1.2 L’arrivo a Delhi, l’adesione al Congresso e le prime esperienze nei governi di Indira Gandhi

(1948-1976) 148

2.1.3 Gujral si oppone allo stato di emergenza. L’ “esilio politico” a Mosca e l’esperienza come

ambasciatore (1976-1980) 154

2.1.4 Il ritorno in India: l’impegno pubblico per il Punjab e l’organizzazione dell’opposizione al

Congresso (1980-1989) 170

2.1.5 Gujral torna al governo: le esperienze come ministro degli Esteri (1989-1990 e 1996-1998) 178 2.1.6 Gujral primo ministro dell’India 191

2.2 Il pensiero politico di Gujral e la sua idea di India 197

SECONDA PARTE – LA “DOTTRINA GUJRAL”: PRESUPPOSTI,

APPLICAZIONE E INTERPRETAZIONI STORIOGRAFICHE 207

CAPITOLO III – LA VISIONE INTERNAZIONALE DI I.K. GUJRAL,

IL CONTESTO DEGLI ANNI NOVANTA E LA “DOTTRINA” 209

3.1 La politica estera secondo I.K. Gujral 209

(5)

5

3.1.2 La costruzione della politica estera, i collegamenti con l’idea di “famiglia universale” e la

visione di “civilizzazione indiana” 213 3.1.3 La politica estera post-Guerra Fredda: l’ONU, il nucleare, il ruolo dell’Asia, il non

allineamento e la globalizzazione 219

3.2 I.K. Gujral ministro degli Esteri nel governo V.P. Singh

(dicembre 1989-novembre 1990) 231 3.2.1 Sri Lanka 237 3.2.2 Pakistan 241 3.2.3 Nepal 246 3.2.4 Bangladesh 248 3.2.5 Bhutan 250

3.3 I.K. Gujral ministro degli Esteri nei governi dello United Front

(giugno 1996-marzo 1998) 251

3.3.1 L’India e i rapporti con Russia, Stati Uniti e Cina 252 3.3.2 L’importanza dei legami con il vicinato esteso: Medio Oriente, Asia centrale, Sud-Est asiatico

e Africa 256

3.3.3 La politica nucleare indiana e il CTBT 263

3.4 La “dottrina Gujral” 274

3.4.1 La situazione dell’Asia meridionale e il contesto in cui si sviluppò la “dottrina” 274 3.4.2 La SAARC e il modello europeo 280 3.4.3 I princìpi della “dottrina Gujral” 284 3.4.4 L’influenza del sistema religioso e filosofico indù nella formulazione della “dottrina” 290

CAPITOLO IV – L’APPLICAZIONE DELLA “DOTTRINA GUJRAL” 297

4.1 La messa in atto della “dottrina”: Bangladesh, Bhutan, Nepal, Sri Lanka 298

4.1.1 Bangladesh 298

4.1.2 Bhutan 320

4.1.3 Nepal 321

4.1.4 Sri Lanka 335

4.2 Il caso del Pakistan e la “dottrina Gujral” 346

(6)

6

4.4 Il tentato ruolo di mediazione americano tra India e Pakistan e la percezione

statunitense della “dottrina Gujral” 375

CAPITOLO V – LA “DOTTRINA GUJRAL”: INTERPRETAZIONI E

ASPETTI DI LUNGO PERIODO DELLA STORIA DELL’INDIA 381

5.1 La “dottrina Gujral” e la società indiana degli anni Novanta: l’ascesa

dell’induismo politico e la crisi del laicismo 381

5.1.1 La “dottrina Gujral” e i cambiamenti nella società indiana: la crisi dei valori laici e di

una generazione, l’ascesa globale del fondamentalismo 383 5.1.2 Lo United Front: i motivi della sua nascita e le difficoltà di una vasta coalizione 392 5.1.3 La ricezione della “dottrina” in India 397 5.1.4 Il BJP, l’idea di un’India “aggressiva” in politica estera e le influenze della “dottrina Gujral” 410

5.2 La memoria della spartizione e la sua influenza sul dialogo indo-pachistano 424 5.2.1 La memoria gujraliana della spartizione 424 5.2.2 Il dialogo in Asia meridionale, l’uso pubblico della storia e la differenza tra “piano ideale” e “realtà” 430

5.3 La “dottrina Gujral” tra etica, politica di potenza ed eccezionalismo 438 5.3.1 Una persistente “tensione” nella politica estera indiana: l’India tra potenza ed etica 438 5.3.2 La politica estera e l’eccezionalismo dell’India 442

CONCLUSIONI 453

APPENDICE DOCUMENTARIA 463

1. Inder Kumar Gujral (1919-2012). Profilo accademico e politico in sintesi 463

2. Discorsi significativi e petizioni – Inder Kumar Gujral 466

Documento 1 – Appeal for Peace 466

Documento 2 – Say No to Communalism 467 Documento 3 – Foreign Policy Objectives of India’s United Front Government 468 Documento 4 – Aspects of India’s Foreign Policy 477 Documento 5 – Suo Moto Statement by External Affairs Minister I.K. Gujral on Improved People-to-People Contacts with Pakistan in Both Houses of Parliament 484

(7)

7

Documento 6 – Plenary Statement by Shri I.K. Gujral External Affairs Minister of India at First IOR-ARC

Ministerial Meeting 486

Documento 7 – Bonds Are Many Between India and Italy 490

3. Trattati e accordi 495

Documento 8 – Treaty Between His Majesty’s Government of Nepal and the Government of India Concerning the Integrated Development of the Mahakali River Including Sarada Barrage, Tanakpur Barrage and

Pancheshwar Project 495

Documento 9 – Treaty Between the Government of the Republic of India and the Government of the People’s Republic of Bangladesh on Sharing of the Ganga/Ganges Waters at Farakka 500 Documento 10 – Agreement Between the Government of India and the Government of Sri Lanka for the

Promotion and Protection of Investments 504 Documento 11 – Declaration on the Establishment of the Bangladesh-India-Sri Lanka-Thailand Economic

Cooperation (BIST-EC) 511

Documento 12 – Association of Peoples of India (Pakistan Chapter) Karachi Chapter 514

BIBLIOGRAFIA E FONTI 517

RINGRAZIAMENTI 573

INDICE DELLE TABELLE

Tabella 1 – Principali indicatori socio-economici degli Stati dell’Asia meridionale – 1995 58 Tabella 2 – Il commercio all’interno della SAARC in relazione con il commercio mondiale,

1980-1994 283

Tabella 3 – Importazioni ed esportazioni dei paesi SAARC in Asia meridionale in relazione

con le loro importazioni ed esportazioni totali, 1980-1994 283 Tabella 4 – Squilibri commerciali nella regione SAARC, 1993 283 Tabella 5 – Squilibri commerciali tra i maggiori paesi della regione SAARC, 1992-93 284 Tabella 6 – Situazione commerciale all’interno della SAARC, 1992-93 284 Tabella 7 – Rifugiati in Asia meridionale, 1994 294 Tabella 8 – Commercio del Bangladesh con il mondo e l’India, 1991-97 312 Tabella 9 – Commercio dell’India con il mondo e il Bangladesh, 1991-97 312 Tabella 10 – Commercio del Nepal con il mondo e l’India, 1991-97 327 Tabella 11 – Commercio dell’India con il mondo e il Nepal, 1991-97 327 Tabella 12 – Commercio dello Sri Lanka con il mondo e l’India, 1991-97 339 Tabella 13 – Commercio dell’India con il mondo e lo Sri Lanka, 1991-97 339

(8)

8

Tabella 14 – Commercio bilaterale India-Pakistan, 1993-96 349 Tabella 15 – Numero di prodotti proposti e ricevuti per concessioni, SAARC (marzo 1997) 368 Tabella 16 – Commercio tra i paesi SAARC, 1990 e 1996 375

INDICE DELLE CARTE

Carta 1 – L’Asia meridionale 55

Carta 2 – L’India e i vicini 62

Carta 3 – Il Nepal 71

Carta 4 – Il Bhutan 73

Carta 5 – Ceylon (Sri Lanka) 75

Carta 6 – Il Pakistan 79

Carta 7 – Il confine sino-indiano e le aree contese 84

Carta 8 – Il Bangladesh 93

Carta 9 – La situazione etno-linguistica e religiosa dello Sri Lanka (1976) 96 Carta 10 – L’India agli inizi del Novecento 135

Carta 11 – Il Punjab storico 147

Carta 12 – Le lingue e le religioni dell’India 204

Carta 13 – Le religioni dell’India 204

Carta 14 – La regione del Kashmir contesa 246

(9)

9

(10)
(11)

11

ABBREVIAZIONI

AGP Asom Gana Parishad (Associazione dei Popoli dell’Assam)

AICC All-India Congress Committee (Comitato Panindiano del Congresso) AIEA Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica

AIFB All-India Forward Bloc (Blocco Panindiano Progressista)

AIMIM All-India Majlis-e-Ittehadul Muslimeen (Consiglio Panindiano dell’Unione dei Musulmani)

ALTID Asian Land Transport Infrastructure Development Project (Progetto Asiatico di Sviluppo Infrastrutturale per il Trasporto su Strada)

APEC Asia-Pacific Economic Cooperation (Cooperazione Economica Asiatico-Pacifica)

ASA Association of Southeast Asia (Associazione dell’Asia Sud-orientale) ASEAN Association for South East Asian Nations (Associazione delle Nazioni

del Sud-Est Asiatico)

ASEM Asia-Europe Meetings (Vertici Asia-Europa)

ARF ASEAN Regional Forum (Forum Regionale ASEAN)

BIMSTEC Bay of Bengal Initiative for Multi-Sectoral Technical and Economic Cooperation (Iniziativa del Golfo del Bengala per la Cooperazione Tecnica Multisettoriale ed Economica)

BIST-EC Bangladesh, India, Sri Lanka and Thailand Economic Cooperation (Cooperazione Economica Bangladesh, India, Sri Lanka e Tailandia) BJP Bharatiya Janata Party (Partito del Popolo Indiano)

BML Bangladesh Muslim League (Lega Musulmana del Bangladesh) BNP Bangladesh Nationalist Party (Partito Nazionalista del Bangladesh) BRICS Forum Brasile-Russia-India-Cina-Sudafrica

CARICOM Association of Caribbean States (Associazione degli Stati Caraibici) CENTO Central Treaty Organisation (Organizzazione del Trattato Centrale) CBMs Confidence Building Measures (Misure per la Costruzione della

Fiducia)

CEE Comunità Economica Europea

(12)

12

CIT-J Counter Intelligence Team-J (Nucleo-J Controspionaggio) CIT-X Counter Intelligence Team-X (Nucleo-X Controspionaggio) CPI Communist Party of India (Partito Comunista d’India)

CPI (M) Communist Party of India (Marxist) (Partito Comunista d’India [Marxista])

CPR Centre for Policy Research (Centro per la Ricerca Politica)

CSCD Committee on Studies for Cooperation and Development in South Asia (Comitato di Studi per la Cooperazione e lo Sviluppo in Asia meridionale)

CTBT Comprehensive Test Ban Treaty (Trattato sul Bando Totale degli Esperimenti Nucleari)

CWC Chemical Weapons Convention (Convenzione sulle Armi Chimiche) DAV Dayananda Anglo-Vedic College (College Anglo-Vedico Dayananda) DMK Dravida Munnetra Kazhagam (Federazione Progressista Dravidica) ECAFE Economic Commission for Asia and Far East (Commissione Economica

per l’Asia e l’Estremo Oriente)

ECO Economic Cooperation Organization (Organizzazione per la Cooperazione Economica)

ECOWAS Economic Community of West African States (Comunità Economica degli Stati dell’Africa occidentale)

ENLF Eelam National Liberation Front (Fronte di Liberazione Nazionale dell’Eelam)

EPDP Eelam People’s Democratic Party (Partito Democratico Popolare dell’Eelam)

EPRLF Eelam People’s Revolutionary Liberation Front (Fronte Rivoluzionario di Liberazione Popolare dell’Eelam)

EROS Eelam Revolutionary Organisation (Organizzazione Rivoluzionaria dell’Eelam)

ESCAP Economic and Social Commission for Asia and the Pacific (Commissione Economica e Sociale per l’Asia e il Pacifico)

FAO Food and Agriculture Organization of the United Nations (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura)

(13)

13

FCO Foreign and Commonwealth Office (Ministero degli Affari Esteri e del Commonwealth)

FMCT Fissile Material Cut-off Treaty (Trattato sul Bando della Produzione di Materiale Fissile)

FMI Fondo Monetario Internazionale

FRUS The Foreign Relations of the United States (Relazioni Internazionali degli Stati Uniti)

FSU Friends of Soviet Union (Amici dell’Unione Sovietica)

GAAT General Agreement on Tariffs and Trade (Accordo Generale sulle Tariffe e il Commercio)

IBSA Forum di dialogo India-Brasile-Sudafrica

ICSAC Indian Council for South Asian Cooperation (Consiglio Indiano per la Cooperazione Sud-Asiatica)

IDSA Institute for Defence Studies and Analyses (Istituto di Studi e Analisi per la Difesa)

IOR-ARC Indian Ocean Rim Association for Regional Cooperation (Associazione Rivierasca dell’Oceano Indiano per la Cooperazione Regionale) IPA Integrated Programme of Action (Programma Integrato di Azione) IPI gasdotto Iran-Pakistan-India

IPKF Indian Peace-Keeping Force (Forza Indiana per il Mantenimento della Pace)

ISI Inter-Services Intelligence (Servizi d’Intelligence – servizi segreti pachistani)

ITU International Telecommunication Union (Unione Internazionale delle Telecomunicazioni)

IUML Indian Union Muslim League (Lega Musulmana dell’Unione Indiana) JKLF Jammu & Kashmir Liberation Front (Fronte di Liberazione per il

Jammu & Kashmir)

JKNC Jammu & Kashmir National Conference (Conferenza Nazionale per il Jammu & Kashmir)

JMM Jharkhand Mukti Morcha (Fronte di Liberazione per il Jharkhand) JVP Janatha Vimukthi Peramuna (Fronte di Liberazione Popolare) LAC Line of Actual Control (Linea di Controllo Effettiva)

(14)

14

LTTE Liberation Tigers of Tamil Eelam (Tigri per la Liberazione del Tamil Eelam)

MERCOSUR Mercado Común del Sur (Mercato Comune del Sud)

MGP Maharashtrawadi Gomantak Party (Partito Goano del Maharashtra) NAFTA North America Free Trade Agreement (Accordo Nordamericano per il

Libero Scambio)

NAI National Archives of India

NAM Non-Aligned Movement (Movimento dei Paesi Non Allineati) NDA National Democratic Alliance (Alleanza Democratica Nazionale) NF National Front (Fronte Nazionale)

NMML Nehru Memorial Museum & Library

NSCN National Socialist Council of Nagaland – Isak Muuiah (Consiglio Nazionale e Socialista del Nagaland – Isak Muuiah)

NSG Nuclear Suppliers Group (Gruppo dei Fornitori Nucleari) OCI Organizzazione della Cooperazione Islamica

OMC Organizzazione Mondiale del Commercio ONU Organizzazione delle Nazioni Unite OSA Organizzazione degli Stati Americani

OSCE Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa

PCJSS Parbatya Chattagram Jana Sanghati Samity (Partito Popolare Unito delle Colline di Chittagong)

PCUS Partito Comunista dell’Unione Sovietica

PML (N) Pakistan Muslim League (Nawaz) (Lega Musulmana del Pakistan [Nawaz])

POT Public Opinion Trends Analyses and News Service (Tendenze dell’Opinione Pubblica e Servizio d’Informazione)

PPP Pakistan People Party (Partito Popolare Pachistano)

RAW Research and Analysis Wing (Divisione Ricerca e Analisi – servizi segreti indiani)

RCD Regional Cooperation for Development (Cooperazione Regionale per lo Sviluppo)

RIC Russia-India-Cina

RSP Revolutionary Socialist Party (Partito Socialista Rivoluzionario) RSS Rashtriya Swayamsevak Sangh (Forza Volontaria Nazionale)

(15)

15

SAARC South Asian Association for Regional Cooperation (Associazione Sud-Asiatica per la Cooperazione Regionale)

SAD Shiromani Akali Dal (Partito Supremo Akali)

SADC Southern African Development Community (Comunità di Sviluppo dell’Africa meridionale)

SADF South Asian Development Fund (Fondo per lo Sviluppo Sud-Asiatico) SAEC South Asian Economic Community (Comunità Economica

Sud-Asiatica)

SAFTA South Asian Free Trade Area (Area di Libero Scambio Sud-Asiatica) SAPTA South Asian Preferential Trade Arrangement (Accordo Sud-Asiatico

per il Commercio Preferenziale)

SARC South Asia Regional Cooperation (Cooperazione Regionale dell’Asia meridionale)

SAU South Asian Union (Unione dell’Asia meridionale)

SEATO South East Asia Treaty Organization (Organizzazione del Trattato dell’Asia Sud-Orientale)

SGPC Shiromani Gurdwara Parbandhak Committee (Comitato Supremo per il Controllo delle Gurdwara)

SOAS School of Oriental and African Studies

TAPI gasdotto Turkmenistan-Afghanistan-Pakistan-India

TELO Tamil Eelam Liberation Organisation (Organizzazione per la Liberazione del Tamil Eelam)

TDP Telugu Desam Party (Partito della Territorio Telugu) TNP Trattato di Non Proliferazione Nucleare

TULF Tamil United Liberation Front (Fronte Unito per la Liberazione Tamil)

UF United Front (Fronte Unito)

ULFA United Liberation Front of Assam (Fronte Unito di Liberazione dell’Assam)

UML Communist Party of Nepal – Unified Marxist Leninist (Partito Comunista del Nepal – Marxista-Leninista Unificato)

UNCTAD United Nations Conference on Trade and Development (Conferenza delle Nazioni Unite sul Commercio e lo Sviluppo)

UNDP United Nations Development Programme (Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo)

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16

UNESCO United Nations Educational, Scientific and Cultural Organization (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura)

UNHCR United Nations High Commissioner for Refugees (Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati)

USAID United States Agency for International Development (Agenzia degli Stati Uniti per lo sviluppo internazionale)

(17)
(18)
(19)

INTRODUZIONE

L’interrogativo alla base della presente ricerca concerne le motivazioni per cui il politico indiano Inder Kumar Gujral (1919-2012) presentò nel 1996 un programma per la gestione della politica estera indiana in Asia meridionale.

I.K. Gujral non è oggi noto in India come una figura pubblica di primo piano. Quando divenne primo ministro nell’aprile 1997, egli era soprattutto conosciuto per il suo passato da diplomatico e politico-intellettuale dai modi garbati, editorialista attivo, esperto di poesia e letteratura urdu e persiana, e ospite assiduo dell’India International Centre1 di Delhi. Oggi, nei libri di testo scolastici delle scuole secondarie indiane, così come nei manuali universitari di storia, scienze politiche o relazioni internazionali, la sua figura è associata esclusivamente alla teoria politica presentata negli anni Novanta, criticata in India, ma apprezzata all’estero, in particolare negli Stati Uniti e in Europa2.

Posto il quesito di fondo, questo lavoro intende esplorare le cause storiche di lungo periodo di quella che in India è divenuta nota come “dottrina Gujral” e la sua effettiva messa in atto. La “dottrina” è basata essenzialmente su cinque, semplici princìpi, strettamente correlati al concetto di coesistenza pacifica nehruviano: (a) l’India deve adottare un rapporto di non-reciprocità verso Stati come Nepal, Bangladesh, Bhutan, Maldive e Sri Lanka; (b) nessuno Stato dell’Asia meridionale deve utilizzare il proprio territorio contro gli interessi di un altro Stato della regione; (c) nessuno Stato deve interferire negli affari interni di un altro Stato; (d) tutti gli Stati dell’Asia meridionale devono rispettare l’integrità territoriale e la sovranità dei vicini; (e) tutte le dispute devono essere risolte attraverso pacifici negoziati bilaterali.

Per ricondurre la “dottrina Gujral” a un ambito storico si è scelto di utilizzare a livello metodologico la storia della politica estera indiana e la biografia politico-intellettuale dello stesso Gujral, tenendo in considerazione il periodo in cui la “dottrina” fu presentata. L’analisi del caso

1 L’India International Centre è un organismo non governativo e senza collegamenti con partiti politici ancora attivo. Inaugurato ufficialmente nel 1962, l’obiettivo principale dell’IIC è quello di offrire un punto d’incontro per eventi culturali aventi come ospiti politici, diplomatici, scienziati, artisti, scrittori, giuristi e membri della società civile. Obiettivo del centro è «to promote understanding and amity among the different communities of the world by undertaking or

promoting the study of their past and present cultures, by disseminating or exchanging knowledge thereof, and by providing such other facilities as would lead to their universal appreciation», <http://www.iicdelhi.nic.in/Home.aspx>, consultato il 4 ottobre

2018.

2 Tale considerazione è ricavata da una conversazione dell’autore con Côme Carpentier de Gourdon, India International Centre, Delhi, 7 dicembre 2016, e confermata da articoli ed editoriali apparsi nei maggiori quotidiani e riviste indiani dell’epoca.

(20)

di studio in oggetto non può limitarsi alla considerazione degli aspetti di lungo periodo della politica estera indiana e di quelli biografici, ma deve osservare allo stesso tempo il panorama internazionale post-Guerra Fredda, che ha giocato, assieme a una particolare situazione della politica interna indiana, un ruolo rilevante nelle scelte della classe dirigente indiana degli anni Novanta. L’analisi intende inoltre fare riferimento alla costante ricerca indiana di un ruolo da grande potenza con un particolare messaggio etico per la regione e il mondo in un contesto globale passato dal bipolarismo a un sistema unipolare a guida statunitense.

Il presente lavoro intende pertanto fornire un contributo alla storiografia sulla politica estera indiana, in particolare l’ambito regionale, e sull’India degli anni Novanta, fase di transizione politico-economica del paese asiatico.

1. Il contesto storiografico di riferimento

Gli studi italiani che considerano la storia delle relazioni internazionali in riferimento al contesto asiatico e in particolare all’India sono piuttosto limitati3. Tra di essi, la maggior parte sono focalizzati sulla politica estera cinese o giapponese, mentre per una disamina del contesto generale del continente, un punto di riferimento importante è la collana di «Asia Maior», un osservatorio fondato da Giorgio Borsa nel 1989 che analizza annualmente gli avvenimenti più significativi dei singoli Stati asiatici, indagando anche le più importanti tendenze legate alle relazioni internazionali4.

Al di là del contesto specifico della storia della politica estera indiana, in Italia sono state pubblicate delle opere di carattere storico generale, tra le quali è necessario citare la monografia di Michelguglielmo Torri, ossia il primo studio italiano indirizzato all’analisi dell’intero arco cronologico della storia del subcontinente, dai primi insediamenti umani alle elezioni generali

3 È opportuno precisare che diversi autori italiani scrivono ormai dall’estero e/o in lingua inglese, mentre altri si sono formati all’estero, ma scrivono in italiano. Per il caso specifico della politica estera indiana è possibile considerare Michelguglielmo Torri, Ondeggiamenti e continuità della politica estera indiana, «Giano», No. 39, Settembre-Dicembre 2001, pp. 165-184; Mariele Merlati, Gli Stati Uniti tra India e Pakistan: gli anni della presidenza Carter, Carocci, Roma, 2009; Matilde Adduci, L’India contemporanea: dall’indipendenza all’era della globalizzazione, Carocci, Roma, 2009; Amedeo Maiello, La politica estera dell’India nel nuovo millennio, in Domenico Amirante (a cura di), Altre democrazie.

Problemi e prospettive del consolidamento democratico nel sub-continente indiano, Franco Angeli, Milano, 2010, pp. 63-83;

Sonia Cordera, The Emergence of a Military Regional Power: Explaining India’s Foreign Policy from 1962 to the 1970s, Leo S. Olschki Editore, Firenze, 2011; Sonia Cordera, India’s Response to the 1971 East Pakistan Crisis: Hidden and Open Reasons

for Intervention, «Journal of Genocide Research», Vol. 17, No. 1, December 2014, pp. 45-62; Matteo Rossini, Diplomazia e sviluppo. Gli Stati Uniti e l’India, 1947-70, Linea Edizioni, Padova, 2017. Per un’analisi del contesto

storiografico in esame si veda anche la tesi di dottorato, la cui autrice è sempre Sonia Cordera, India’s Foreign Policy

During Indira Gandhi’s Second Government (1971-1977): The Rise of a Regional Power, Supervisor: Prof. Massimiliano

Guderzo, 2013, University of Florence, Florence, Italy. Cfr. Sonia Cordera, La politica estera dell’India durante il governo

di Indira Gandhi (1971-1977): l’emergere di una potenza regionale, Storie in Corso VII, Seminario Nazionale Dottorandi,

Catania, 24-25 maggio 2012, <http://www.sissco.it/download/attivita/Cordera.pdf>, consultato il 4 settembre 2018.

4 I volumi della serie «Asia Maior» sono pubblicati dal 1990 dal Centro studi per i popoli extraeuropei «Cesare Bonacossa» dell’Università di Pavia. Un archivio dove è possibile scaricare i numeri è disponibile all’indirizzo <http://www.asiamaior.org/>, consultato il 4 settembre 2018.

(21)

del 19995. In ogni caso, lo specifico studio della politica estera indiana in una prospettiva storica è poco presente nel panorama nazionale, considerato il fatto che le ricerche si sono maggiormente focalizzate su aspetti generali o collegati alla politica interna, in particolare a temi connessi a specificità culturali e a dinamiche di sviluppo socio-economico e politico.

Posto questo contesto storiografico nazionale, è opportuna una precisazione terminologica per gli studi che si occupano di India in Italia, ossia la differenza tra «indologia» e «indianistica». La prima, che nel nostro paese presenta un’illustre e importante tradizione di studi, riconosciuta a livello internazionale, si sofferma sulla civiltà indiana classica, esaminando, soprattutto attraverso strumenti filologici, i testi canonici della tradizione sanscrita e buddista; la seconda, meno sviluppata in Italia, considera lo studio della storia dell’India attraverso il classico metodo storico, utilizzando documenti non solo di natura letteraria e indipendentemente dalla lingua in cui sono stati scritti. L’orizzonte di riferimento per la storia della politica estera dell’India contemporanea, e dunque per il presente studio, è quello dell’indianistica6.

Considerato questo quadro nazionale, il principale contesto storiografico per gli studi riguardanti la storia della politica estera dell’India è dunque, oltre ovviamente a quello indiano, quello internazionale, in particolare anglosassone. Rispetto all’ambito italiano, esiste un ricco panorama contraddistinto da numerose opere e ricerche, che esibisce allo stesso tempo l’abbondanza di studi di carattere politologico a discapito di quelli che utilizzano il metodo storico, nonché limiti quantitativi a confronto ancora una volta con gli studi riguardanti la politica estera di Cina e Giappone7. Tuttavia, in particolare a partire dal 1991, anno

5 Michelguglielmo Torri, Storia dell’India, Laterza, Roma-Bari, 2007; si considerino tra gli autori italiani anche Francesco d’Orazi Flavoni, Storia dell’India. Società e sistema dall’Indipendenza ad oggi, Marsilio, Venezia, 2000; Enrica Collotti Pischel, La lotta dell’India per l’indipendenza, D’Anna, Firenze, 2003; Domenico Amirante, India, Il Mulino, Bologna, 2007; Giampaolo Calchi Novati, Silvio Beretta, Simonetta Casci (a cura di), L’India tra i grandi. Politica,

economia e società sessant’anni dopo, Carocci, Roma 2008; dal punto di vista del diritto pubblico comparato e dei

collegamenti con la storia dell’India si veda anche Domenico Amirante, Lo stato multiculturale. Contributo alla teoria

dello stato dalla prospettiva dell’Unione Indiana, Bononia University Press, Bologna, 2014.

6 Per una disamina su questi aspetti si veda la documentata rassegna sull’indianistica in Italia ad opera di Michelguglielmo Torri, L’indianistica in Italia dagli anni Quaranta ad oggi, in Agostino Giovagnoli e Giorgio Del Zanna (a cura di), Il mondo visto dall’Italia, Guerini, Milano, 2004, pp. 247-263.

7 Tra i numerosi studi riguardanti l’India si possono considerare, tra quelli più significativi: B.R. Nanda (ed.), Indian

Foreign Policy: The Nehru Years, Vikas, New Delhi, 1976; K.P. Mishra (ed.), Foreign Policy of India: A Book of Readings,

Thompson Press, New Delhi, 1977; Francine R. Frankel, India’s Political Economy, 1947-1977: The Gradual Revolution, Princeton University Press, Princeton, 1978; Angadipuram Appadorai, The Domestic Roots of India’s Foreign Policy

1947-1972, Oxford University Press, Delhi, 1981; Surjit Mansingh, India’s Search for Power: Indira Gandhi’s Foreign Policy 1966-1982, Sage, New Delhi, 1984; Robert D. Bradnock, India’s Foreign Policy Since 1971, Pinter, London,

1990; Harish Kapur, India’s Foreign Policy, 1947-92: Shadows and Substance, Sage Publications, New Delhi, Thousand Oaks, CA, 1994; Jyotindra Nath Dixit, Across Borders. Fifty Years of India’s Foreign Policy, Picus Books, New Delhi, 1998; George Perkovich, India’s Nuclear Bomb. The Impact on Global Ploriferation, University of California Press, Berkeley, 1999; Nancy Jetly (ed.), India’s Foreign Policy. Challenges and Prospects, Vikas Publishing House Pvt Ltd, Delhi, 1999; Jyotindra Nath Dixit, India’s Foreign Policy 1947-2003, Picus Book, New Delhi, 2003; Jyotindra Nath Dixit,

Makers of India’s Foreign Policy. Raja Ram Mohun Roy to Yashwant Sinha, HarperCollins, New Delhi, 2004; R.R. Sharma

(ed.), India and Emerging Asia, Sage Publications, New Delhi, 2005; Sumit Ganguly, Manjeet S. Pardesi, Explaining

Sixty Years of India’s Foreign Policy, «India Review», Vol. 8, No. 1, January-March 2009, pp. 4-19; Harish Kapur, Foreign Policies of India’s Prime Ministers, Lancer Publishers, New Delhi, 2009; Priya Chacko, Indian Foreign Policy. The Politics of Postcolonial Identity from 1947 to 2004, Routledge, New York, 2012; Kanti P. Bajpai, Harsh V. Pant (eds.),

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fondamentale di trasformazione dell’economia e della politica estera indiana, sono aumentate considerevolmente le opere dedicate allo Stato asiatico associate all’analisi delle potenzialità del paese come attore emergente nel mutato contesto internazionale dopo la fine della Guerra Fredda8. La proposta gujraliana fa però riferimento alla politica indiana in Asia meridionale; quindi, per quanto concerne la specifica storia della politica regionale dell’India, esistono numerose ricerche, le quali sono anch’esse maggiormente strutturate su interpretazioni di tipo politologico9.

Per l’ambito particolare della “dottrina Gujral” sono presenti pochi studi di rilievo, pubblicati a ridosso del periodo in cui venne presentata la stessa “dottrina”; nella maggior parte

India’s Foreign Policy. A Reader, Oxford University Press, New Delhi, 2013. Esisono inoltre numerosi studi in Italia e

all’estero che trattano la politica dei paesi dell’Asia meridionale verso l’India, in particolare quelli dedicati al Pakistan. Si considerino ad esempio: Stanley Wolpert, Zulfi Bhutto of Pakistan: His Life and Times, Oxford University Press, Oxford, 1993; Bhumitra Chakma, Road to Chagai: Pakistan’s Nuclear Programme, Its Sources and Motivations, «Modern Asian Studies», Vol. 36, No. 4, 2002, pp. 871-912; Elisa Giunchi, Il Pakistan tra ulama e generali. Mezzo

secolo di storia, Franco Angeli, Milano, 2002; Stephen P. Cohen, The Idea of Pakistan, Brookings Institution Press,

Washington, 2004; Elisa Giunchi, Pakistan: islam, potere e democratizzazione, Carocci, Roma, 2009; Ian Talbot,

Pakistan: A Modern History, Hurst, London, 2009; Diego Abenante, Le relazioni afghano-pachistane: fra neo-taliban ed equilibri regionali, in «Afriche e orienti: rivista di studi ai confini tra Africa, Mediterraneo e Medio Oriente», Vol. 12,

No. 3-4, 2010, pp. 62-71; Ian Talbot, Pakistan: A New History, Hurst, London, 2012; Elisa Giunchi, La democrazia

pakistana: limiti e prospettive, in Domenico Amirante (ed.), Altre democrazie. Problemi e prospettive del consolidamento democratico nel subcontinente indiano, Franco Angeli, Milano, 2010, pp. 163-175; Christophe Jaffrelot, The Pakistan Paradox. Instability and Resilience, Oxford University Press, New York, 2015; Diego Abenante, La politica nucleare pachistana: dalla parità strategica alla “minima deterrenza”, in Casolari, Marzia, Tresso, Claudia Maria (a cura di), Sguardi sull’Asia. Scritti in onore di Michelguglielmo Torri, I libri di Emil, Bologna, 2017, pp. 273-292.

8 Stephen P. Cohen, India Rising, «The Wilson Quarterly», Vol. 24, No. 3, 2000, pp. 32-41; Stephen P. Cohen,

India: Emerging Power, Brooking Institution, Washington, 2002; Raja C. Mohan, Crossing the Rubicon. The Shaping of India’s New Foreign Policy, Viking, New Delhi, 2003; Baldev Raj Nayar, Thazha Varkey Paul, India in the World Order. Searching for Major-Power Status, Cambridge University Press, Cambridge, 2003; Sumit Ganguly, India’s Foreign Policy Grows Up, «World Policy Journal», Vol. 20, Winter 2003-2004, pp. 41.47; Strobe Talbott, Engaging India. Diplomacy, Democracy, and the Bomb, Brookings Institution Press, Washington, 2004; Sunil Khilnani, India as a Bridging Power,

Foreign Policy Center, London, 2005; Niraj K. Sinha, Beyond Borders. India Foreign Policy in 21st Century. Priorities and

Prospects, South Asian Publishers Pvt Ltd., New Delhi, 2005; Ashok Kapur, India – From Regional to World Power,

Routledge, London, New York, 2006; Amrita Narlikar, Peculiar Chauvinism or Strategic Calculation? Explaining the

Negotiating Strategy of a Rising India, «International Affairs», Vol. 82, No. 1, 2006, pp. 59-76; Manjeet S. Pardesi, Understanding the Rise of India, «India Review», Vol. 6, No. 3, 2007, pp. 209-231; Harsh V. Pant, Contemporary Debates in Indian Foreign and Security Policy. India Negotiates Its Rise in the International System, Palgrave Macmillan, New York,

2008; Harsh V. Pant, A Rising India’s Search for a Foreign Policy, «Orbis», Vol. 53, No. 2, Spring 2009, pp. 250-264; Harsh V. Pant, Indian Foreign Policy in a Unipolar World, Routledge, London, New York, 2009; Walter C. Ladwig III,

India and Military Power Projection: Will the Land of Gandhi Become a Conventional Great Power?, «Asian Survey», Vol. 50,

No. 6, November-December 2010, pp. 1162-1183; David D. Malone, Does the Elephant Dance? Contemporary Indian

Foreign Policy, Oxford University Press, New York, 2011; Andreas Hilger, Corinna R. Unger (eds.), India in the World Since 1947: National and Transnational Perspectives, Peter Lang, Frankfurt am Main, 2012; Sumit Ganguly, Engaging the World: Indian Foreign Policy Since 1947, Oxford University Press, New Delhi, 2016.

9 Sunanda K. Dutta-Ray, South Asia: an Indian Version of the Monroe Doctrine, «International Herald Tribune», April 12th, 1989, pp. 131-157; Padmaja Murthy, Managing Suspicions: Understanding India’s Relations with Bangladesh, Bhutan,

Nepal, Sri Lanka, Knowledge World-Institute of Defence Studies and Analyses, New Delhi, 2000; Christian Wagner, From Hard Power to Soft Power? Ideas, Interaction, Institutions, and Images in India’s South Asia Policy, «Heidelberg Papers in

South Asia and Comparative Politics», Working Paper No. 26, March 2005; Subrata K. Mitra, The Reluctant

Hegemon: India’s Self-Perception and the South Asia Strategic Environment, «Contemporary South Asia», Vol. 12, No. 3,

September 2003, pp. 399-417; Sukh Deo Muni, Problem Areas in India’s Neighbourhood Policy, «South Asian Survey», Vol. 10, No. 2, 2003, pp. 185-196; Thazha Varkey Paul, South Asia Weak States: Understanding the Regional Insecurity

Predicment, Stanford University Press, Stanford, 2010; Pratip Chattopadhyay, The Politics of India’s Neighbourhood Policy in South Asia, «South Asian Survey», Vol. 18, No. 1, 2011, pp. 93-108; per gli studi italiani si consideri: Boris

Biancheri (ed.), La centralità della periferia: l’India e i suoi vicini, «Ispi. Quaderni di Relazioni Internazionali», No. 7, giugno 2008.

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dei casi si tratta di articoli e volumi di stampo giornalistico divulgati in India10. Il sistema teorico proposto da I.K. Gujral, il quale scrisse diversi volumi sulla politica estera indiana11, è stato considerato in opere che si sono concentrate in generale sulla storia delle relazioni internazionali dell’India o in particolare su quelle che hanno esaminato i rapporti tra Delhi e i paesi dell’Asia meridionale12. Non esistono studi che analizzino la “dottrina” in una prospettiva storica, considerando in maniera approfondita, come si propone di fare il presente studio, l’influenza esercitata dalle esperienze personali di Gujral e i nessi con la generale storia della politica estera indiana.

2. Periodizzazione della storia della politica estera indiana

(1947-1996)

Un riferimento basilare da cui partire per l’analisi della “dottrina Gujral” è la periodizzazione della storia della politica estera indiana. Convenzionalmente, l’arco temporale successivo all’indipendenza dell’India, avvenuta il 15 agosto 1947, è suddiviso in quattro fasi: una prima, dalla fine del Raj britannico alla guerra sino-indiana (1947-1962); una seconda che corrisponde a una situazione d’isolamento internazionale (1962-1971); una terza che riguarda la vicinanza all’Unione Sovietica (1971-1991); e infine una quarta caratterizzata dalla fase post-Guerra Fredda con l’ascesa economica dell’India in un nuovo contesto globale e il graduale avvicinamento agli Stati Uniti (1991-giorni nostri)13. Sumit Ganguly e Manjeet Pardesi hanno sostenuto, nonostante assieme ad altri studiosi, come Harish Kapur, non considerino il 1971 per suddividere in due momenti distinti il periodo tra il 1962 e il 1991, che questa ripartizione

10 Bhabani Sen Gupta, India in the Twenty-First Century, «International Affairs», Vol. 73, No. 2, Asia and the Pacific, April 1997, pp. 297-314; Shiri Ram Bakshi, Sita Ram Vashist, I.K. Gujral: the Progressive Prime Minister, Kanishka Publishers, New Delhi, 1997; John Cherian, Clear and Coherent: India’s Foreign Policy under I.K. Gujral, «Frontline», Vol. 14, No. 6, April 4th, 1997, pp. 4-21; S. Gajrani, Prime Minister I.K. Gujral: Challenges and Expectations, OM Publications, Faridabad, 1997; S.K. Khanna, Seasoned Diplomat to Scholar Prime Minister. Profile of I.K. Gujral, Mittal Publications, New Delhi, 1997; Vandana Shiva, I.K. Gujral: New Hope of India, APH, New Delhi, 1997; Padmaja Murthy, The Gujral Doctrine and Beyond, «Strategic Analysis», Vol. 23, No. 4, 1999, pp. 639-652; Pratip Chattopadhyay, India’s Approach to Conflict Resolution in South Asia: Re-reading Gujral Doctrine, «International Journal of South Asian Studies», Vol. 4, No. 2, July-December 2011, pp. 330-342.

11 Gujral è stato un prolifico scrittore, pubblicando numerosi articoli in diversi periodici. Si rimanda alla bibliografia che conclude il presente lavoro per un approfondimento. In questa sede si segnalano i suoi libri: A

Foreign Policy for India, External Publicity Division, Ministry of External Affairs, Government of India, 1998; Continuity and Change: India’s Foreign Policy, Macmillan, New Delhi, 2003; Viewpoint. Civilisation, Democracy and Foreign Policy, Allied Publishers, New Delhi, 2004; Matters of Discretion. An Autobiography, Penguin Books-Hay House, Delhi,

2011.

12 C. Raja Mohan, India’s Security Challenges, in Nancy Jetly (ed.), India’s Foreign Policy. Challenges and Prospects, cit., pp. 45-65; Brahma Chellaney (ed.), Securing India’s Future in the New Millennium, Sangam Books, New Delhi, 1999, pp. 456-487; Padmaja Murthy, Managing Suspicions. Understanding India’s Relations with Bangladesh, Bhutan, Nepal, Sri Lanka, cit.; Jyotindra Nath Dixit, Makers of India’s Foreign Policy. Raja Ram Mohun Roy to Yashwant Sinha, cit.; Niraj K. Sinha,

Beyond Borders. India Foreign Policy in 21st Century. Priorities and Prospects, cit., pp. 49-72; R.R. Sharma (ed.), India and

Emerging Asia, cit., pp. 52-79; Harish Kapur, Foreign Policies of India’s Prime Ministers, cit.; Stephen P. Cohen, Shooting for a Century. The India-Pakistan Conundrum, Brookings Institution Press, Washington, 2013; Michael Arndt, India’s Foreign Policy and Regional Multilateralism, Palgrave Macmillan, New York, 2013.

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temporale è tutt’altro che arbitraria poiché sono presenti in maniera evidente delle cesure storiche nodali per la storia dell’India, collegate a dinamiche interne ed esterne14.

In linea generale, il primo periodo costituì la fase della politica estera dominata dall’azione politica di uno dei principali esponenti del movimento indipendentista e leader del Partito del Congresso, Jawaharlal Nehru. Nel momento in cui l’India divenne indipendente la situazione internazionale caratterizzata dalla Guerra Fredda comportò la necessità che lo Stato appena sorto si posizionasse nel nuovo contesto globale. La prima fase coincise con una scelta politica di non allineamento e l’organizzazione di una relazione privilegiata con i paesi del Sud del mondo, proponendo un progetto globale associato a un’etica internazionalistica.

Il secondo momento storico corrispose con l’inizio di una sostanziale crisi della visione nehruviana, in particolare dopo la messa in discussione di uno dei cardini di tale politica, ossia la prospettiva di una collaborazione sino-indiana. Tale fenomeno fu rappresentato in maniera concreta dal breve conflitto tra i due paesi asiatici nel 1962, conclusosi con una disastrosa sconfitta dell’India che comportò una serie di effetti negativi per la politica estera del paese in un’ottica di lungo periodo. La seconda fase fu caratterizzata da un approccio che si discostò parzialmente da quello che diversi storici hanno definito come “idealismo nehruviano”, poiché fu sostenuta l’iniziativa individuale e isolata dell’India in ambito internazionale, seguendo una politica di potenza piuttosto che di etica internazionalistica. A tal proposito, gli anni Settanta e in particolare il 1971 rappresentarono un momento di estrema rilevanza per la storia dell’India, ma finanche per quella dell’Asia meridionale. Infatti, in seguito alla terza guerra indo-pachistana, che comportò la nascita del Bangladesh, l’India divenne l’indiscusso egemone regionale. Una situazione rafforzata dal trattato di amicizia e cooperazione che Delhi siglò con l’Unione Sovietica (1971) e dal primo esperimento nucleare (1974). Posti questi ultimi due aspetti, il periodo 1962-1991 può essere frazionato in due parti, con la cesura rappresentata dal 1971, nonostante secondo molti storici questa divisione non rappresenti un momento di discontinuità così rimarchevole come i passaggi che suddividono le altre fasi (1962 e 1991).

L’ultimo periodo iniziò con la fine della Guerra Fredda, durante il quale, secondo Sumit Ganguly e Manjeet Pardesi, l’India cominciò ad adottare una visione maggiormente pragmatica e contraddistinta dal realismo politico15. A tale momento storico corrisponde la presentazione della stessa “dottrina Gujral” (1996), nonostante quest’ultima avesse dei chiari nessi con il pensiero nehruviano.

14 Sumit Ganguly, Manjeet S. Pardesi, Explaining Sixty Years of India’s Foreign Policy, cit., p. 4; Harish Kapur, India’s

Foreign Policy, 1947-92: Shadows and Substance, cit.

15 Sumit Ganguly and Manjeet S. Pardesi, Explaining Sixty Years of India’s Foreign Policy, cit., p. 4; John Mearsheimer,

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I periodi sin qui considerati sono da analizzare utilizzando come punto di riferimento interpretativo due aspetti della storia contemporanea dell’India: la ricerca di un ruolo da grande potenza con aspirazioni globali e la strategia regionale rivolta alla gestione degli affari pertinenti essenzialmente l’Asia meridionale. Questi due elementi appaiono infatti importanti per delineare il contesto in cui inserire l’analisi del pensiero politico di I.K. Gujral.

3. Riferimenti interpretativi per la storia della politica estera

indiana

3.1 La politica estera indiana tra idealismo e realismo/pragmatismo

In base agli obiettivi del presente lavoro e per chiarire alcuni riferimenti che verranno utilizzati è opportuno soffermarsi sulle principali interpretazioni concernenti la storia della politica estera indiana, come visto presentate innanzitutto in studi politologici. Tali orientamenti si soffermano sostanzialmente su una serie di dicotomie: globalismo/regionalismo, etica internazionalistica/politica di potenza e idealismo/realismo. Si tratta di tendenze generali da tenere in considerazione come prospettive interpretative per la stessa “dottrina Gujral” e che saranno infatti riproposte nei capitoli di questo scritto.

Come già accennato, una prima, pertinente spiegazione concernente la politica estera indiana ha posto l’accento sulla rilevanza dell’anno 1991, inteso come momento di mutamento associato a un aumento di potere economico-politico dell’India e accompagnato dalla modifica della visione degli affari internazionali, prima guidata dall’idealismo nehruviano e in seguito da una strategia pragmatica e basata sul realismo16. A tal proposito è possibile riportare la prospettiva dell’analista indiano C. Raja Mohan, il quale ha sottolineato che fino agli anni Novanta l’India considerò le questioni collegate alla propria politica estera attraverso una narrazione terzomondista e antimperialista. La fine della Guerra Fredda avrebbe forzato l’India a non rimanere il leader di un «gruppo di protesta» rappresentato dai paesi del Terzo Mondo, ma a divenire un attore capace di influenzare e gestire il sistema internazionale a proprio vantaggio in base ai criteri classici del realismo17. In maniera simile, Sumit Ganguly ha sostenuto che la politica estera dell’India mutò sostanzialmente dopo la fine della Guerra Fredda, abbandonando il «fardello ideologico» rappresentato dal non allineamento e dal terzomondismo e adottando una politica pragmatica18. Secondo Ashok Kapur, a partire dagli anni Novanta, la visione internazionale di Delhi iniziò ad essere basata sulla praticità piuttosto

16 T.T. Poulose, Viewpoint: India’s Deterrence Doctrine: A Nehruvian Critique, «Nonproliferation Review», Vol. 6, No. 1, Fall 1998, pp. 77-84.

17 C. Raja Mohan, Crossing the Rubicon. The Shaping of India’s New Foreign Policy, cit., pp. 20-21. 18 Sumit Ganguly, India’s Foreign Policy Grows Up, cit., p. 47.

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che sull’idealismo della «politica di pace» predisposto da Nehru19. Per quanto riguarda l’epoca nehruviana, Jacques Hymans ha posto l’attenzione sull’utilizzo tra il 1947 e il 1962 di quello che definisce «soft idealism», ossia un concetto indirizzato a modificare le dinamiche della politica internazionale e che sarebbe stato successivamente abbandonato dai successori, soprattutto dopo il 199120.

Tuttavia, non è ovviamente da immaginare che le date di questa periodizzazione rappresentino dei passaggi netti e senza elementi di persistenza da una fase all’altra. Infatti, per quanto riguarda il periodo successivo a un’altra data fondamentale, il 1962, diverse altre analisi, considerando gli aspetti di continuità, hanno messo in evidenza che il vocabolario e l’azione pratica dell’India non cambiò radicalmente rispetto alla prima fase. In particolare, Harsh V. Pant ha sottolineato come i politici indiani abbiano continuato a porsi in contrapposizione a politiche egemoniche a livello globale, rimanendo esitanti a proposito del «potere dominante» degli Stati e soffermandosi inoltre sui meriti del non allineamento e sulla promozione del disarmo nucleare21. In aggiunta, come sottolinea Amrita Narlikar, l’India ha continuato ad essere presente in coalizioni antiegemoniche all’interno di organizzazioni internazionali, come ad esempio nell’ambito dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC)22.

Esistono dunque degli elementi di continuità e di discontinuità nella storia della politica estera dell’India, nonostante sia il 1962 che il 1991 rappresentino delle cesure basilari. Tuttavia, un importante limite concernente gli studi sul tema riguarda l’assenza di una spiegazione dei motivi alla base di una politica estera ancorata ai princìpi nehruviani. Infatti, la maggior parte delle analisi successive al 1991 ha emesso una sorta di “condanna” nei confronti della politica estera di Nehru e di coloro i quali l’hanno seguita negli anni successivi, giudicandola irresponsabile, pericolosa e eccessivamente idealista per la sicurezza dello Stato. Tale spiegazione non spiega però i motivi per cui diversi governi e lo stesso Gujral, la cui “dottrina” fu definita da molti come realista, abbiano fatto riferimento ai princìpi nehruviani non solo dopo il 1962, ma anche in fasi successive al 1991. In questo caso è possibile considerare ancora una volta le ricerche di Harsh V. Pant, il quale, nonostante abbia indicato gli aspetti di continuità, ha sostenuto che la strategia precedente al 1991 sia stata controproducente per le aspirazioni di potenza dell’India, un paese che avrebbe dovuto viceversa cercare di rafforzare la propria sicurezza incrementando le capacità di controllo, influenza e cambiamento in Asia

19 Ashok Kapur, India – From Regional to World Power, cit., p. 5.

20 Jacques E.C. Hymans, India’s Soft Power and Vulnerability, «India Review», Vol. 8, No. 3, July-September 2009, p. 245.

21 Harsh V. Pant, A Rising India’s Search for a Foreign Policy, cit.

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meridionale. Lo stesso studioso ha sostenuto che l’India non avrebbe avuto le qualità di una potenza a causa dell’assenza, citando Sunil Khilnani, di un «istinto di potere»23.

In ogni caso non esistono solamente critiche negative nei confronti del sistema predisposto da Nehru. Un’ulteriore spiegazione, maggiormente convincente e riscontrabile ad esempio nelle citate ricerche di Amrita Narlikar, considera l’approccio indiano come una combinazione tra idealismo e realismo. Tale “fusione” sarebbe associata all’influenza dell’esperienza coloniale e alla diffidenza verso il sistema internazionale e le grandi potenze, fattori che hanno favorito una continua postura difensiva nei confronti dell’ambiente circostante24. In maniera simile, Stephen Cohen ha messo in evidenza come la politica estera indiana abbia amalgamato alcuni elementi dell’idealismo con un approccio realista, suggerendo che la classe dirigente indiana avrebbe dovuto colmare la distanza tra queste due tendenze, in modo tale da rendere la politica estera di Delhi maggiormente credibile25. Un’altra scuola di pensiero, rappresentata da K. Subrahmanyam, ha invece sostenuto che Nehru fosse maggiormente influenzato dal realismo poiché il non allineamento si sarebbe basato su una politica di equilibrio di potere, garantendo dei margini di manovra indipendente al paese, in difesa esclusiva dell’interesse nazionale indiano26.

3.2 La politica estera indiana: le aspirazioni da grande potenza, i vincoli esterni e le influenze esercitate dalla politica interna

Considerati questi aspetti, è opportuno soffermarsi su un altro influente tema, che ha trovato largo seguito soprattutto a partire dagli anni Novanta, ossia l’idea di una costante aspirazione da grande potenza dell’India e i vari limiti posti a tale ambizione. Baldev Raj Nayar e Thazha Varkey Paul hanno chiarito che un approccio realista spiega molto a proposito della storia della politica estera indiana, ma non tutto. Non offre una valida precisazione dei motivi per cui l’India tentò di adottare un’attiva politica estera a livello globale, in particolare durante l’epoca nehruviana, nonostante fosse evidente la mancanza di capacità adatta a concretizzare una simile strategia, in un’epoca dominata a livello internazionale dalla competizione tra Stati Uniti e Unione Sovietica. In base a un rapporto tra realtà e intenzioni, gli obiettivi della politica estera indiana tra il 1947 e il 1962 sembrarono piuttosto derivare da una particolare idea di civiltà, che doveva tornare grande dopo la decadenza rappresentata dall’epoca coloniale. Secondo Nayar e Paul, la politica dei successori di Nehru, dopo la dimostrazione d’impotenza nel

23 Harsh V. Pant, A Rising India’s Search for A Foreign Policy, cit., p. 255; Sunil Khilnani, India as a Bridging Power, cit. 24 Amrita Narlikar, Peculiar Chauvinism or Strategic Calculation? Explaining the Negotiating Strategy of a Rising India, cit., p. 73.

25 Stephen P. Cohen, India: Emerging Power, cit., p. 308.

26 K. Subrahmanyam, Nehru and the India-China Conflict of 1962, in B.R. Nanda (ed.), Indian Foreign Policy: The Nehru

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conflitto con la Cina27, mise in evidenza l’importanza di una maggiore attenzione alla sicurezza nazionale e all’ambito regionale28. Tuttavia, la ricerca di questi due autori è interessante perché propone un’interpretazione che mette in luce la continua ricerca dell’India di un riconoscimento internazionale quale grande potenza, un obiettivo che è una costante storica, a maggior ragione dopo il 1991. Se i diversi primi ministri indiani hanno certamente utilizzato metodologie differenti per ottenere un tale status, tutti sono stati accumunati dal medesimo obiettivo strategico e non hanno nascosto, come lo stesso Gujral, la validità della loro pretesa.

In questo quadro, potevano le componenti rappresentate dalla cultura e dalla civiltà, oltre che dalle esperienze del movimento indipendentista, offrire un valido sostegno alle ambizioni indiane, nonostante la manifesta arretratezza economica, i rischi connessi alle minacce esterne e la potenziale disgregazione interna? Si tratta di argomentazioni che approfondiremo nell’analisi della “dottrina Gujral”. In ogni caso, fin dall’indipendenza, la classe dirigente indiana ha posto in evidenza un’auto-percezione del proprio paese come un attore di rilievo nel contesto globale, un unicum nell’ambito degli Stati afro-asiatici in via di sviluppo.

La storiografia sul tema è in generale concorde su una serie di aspetti, adatti a spiegare tale auto-considerazione. Un’antica civiltà, le caratteristiche geografiche, l’estensione territoriale dell’Unione Indiana, la presenza di numerose risorse naturali e una popolazione numerosa fornivano una base ragionevole alle ambiziose aspirazioni del paese. Inoltre, una sostanziale egemonia in Asia meridionale, la percezione del potenziale potere economico e militare nel lungo periodo, e una lunga battaglia per l’indipendenza, che favorì la costante ricerca di autonomia in ambito internazionale e la creazione di un sistema democratico interno, rappresentarono ulteriori elementi a sostegno dell’idea di India come grande potenza. Nel 1947 esisteva la consapevolezza che la situazione sarebbe cambiata nonostante le difficoltà e il sottosviluppo: il problema non era se l’India fosse divenuta una grande potenza, ma quando. In aggiunta, le grandi prerogative immateriali dell’India – l’etica, il profilo morale – avrebbero compensato le debolezze materiali29.

Considerati i convincenti motivi in base ai quali l’India avrebbe potuto ambire a un ruolo di primo piano nel contesto internazionale, che tipo di influenza poteva disporre un paese appena divenuto indipendente e contraddistinto da una serie di problematiche interne, socio-economiche e politiche? La realtà fattuale ha messo in luce una diversa situazione. Nel 1947

27 Per quanto riguarda il conflitto sino-indiano del 1962, le più importanti ricerche per comprendere le motivazioni che portarono alla guerra sono quelle di Neville Maxwell, India’s China War, Pelican Books, Harmondsworth, 1972 (studio revisionista) e Stephen A. Hoffmann, India and the China Crisis, University of California Press, Berkeley, 1990 (studio post-revisionista).

28 Baldev Raj Nayar, Thazha Varkey Paul, India in the World Order. Searching for Major-Power Status, cit., pp. 251-252. 29 Ibid.

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Delhi non disponeva della necessaria potenza militare ed economica a sostegno di un ipotetico ruolo regionale o globale di primo piano.

In ogni caso, al di là degli aspetti militari, l’interpretazione offerta da Harish Kapur al riguardo ha approfondito la determinazione delle classi dirigenti indiane a farsi portavoce degli altri Stati afro-asiatici nella loro battaglia contro il colonialismo e il razzismo, oltre a favorire l’ammissione di nuovi membri all’interno delle Nazioni Unite. Tali istanze non si basarono sulla semplice retorica. Per esempio, l’India si oppose all’intervento olandese in Indonesia nel marzo 1947, convocando una conferenza a Delhi e portando il caso all’ONU, esercitò la propria pressione contro l’apartheid in Sudafrica in numerose occasioni all’interno delle stesse Nazioni Unite, un consesso nel quale fu tra i primi Stati ad appoggiare il riconoscimento della Cina comunista. Queste azioni comportarono un aumento della considerazione internazionale dell’India come potenza responsabile dotata di una certa dose di soft power. L’India fu anche il primo Stato a formulare una politica estera transnazionale di non allineamento e concepì, assieme all’Egitto e alla Jugoslavia, un progetto politico autonomo dai blocchi, mantenendo una certa diffidenza verso ciò che veniva definito come imperialismo occidentale30.

Secondo Ganguly due furono i motivi principali che spinsero Nehru all’adozione del non allineamento. In prima istanza era profondamente preoccupato dei costi relativi alle spese difensive; qualsiasi tipo di coinvolgimento in uno dei due sistemi guidati dalle superpotenze avrebbe reso l’India dipendente da una struttura internazionale, divergendo cospicue risorse dallo sviluppo economico interno, principale obiettivo del primo ministro. Il secondo elemento era rappresentato dalla volontà di mantenere l’India indipendente poiché il collegamento con Stati Uniti o Unione Sovietica avrebbe compromesso la libertà della giovane Repubblica. A livello interno è opportuno fare riferimento alla memoria collettiva rappresentata dal dominio coloniale. Tale esperienza favorì l’emergere di un canone identitario che privilegiava come primario l’interesse nazionale, rendendo necessaria la formulazione di una politica estera indipendente. Una qualsivoglia forma di “accondiscendenza” nei confronti di una potenza esterna, ponendo le basi per la trasformazione del paese in un “satellite” di un altro Stato, sarebbe stata giudicata intollerabile per l’opinione pubblica indiana, nei limiti in cui essa poteva essere coinvolta nell’ambito della politica estera31.

Tuttavia, Nayar e Paul hanno introdotto nella loro ricostruzione della storia della politica estera indiana la presenza di alcuni vincoli alle aspirazioni dell’India, interni (divisioni regionali, etniche, religiose e sottosviluppo) ed esterni. Tra questi ultimi, quello che appare più significativo in questa sede è rappresentato dal “contenimento regionale”, riprodotto non solo

30 Harish Kapur, India’s Foreign Policy, 1947-92. Shadows and Substance, cit., pp. 124-127.

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dal vicino pachistano, ma dalla resistenza da parte di altri Stati, i quali intendevano sfavorire l’ascesa dell’India e il suo ingresso nel sistema di potere globale. Tale isolamento dell’India sarebbe stato in particolare visibile, soprattutto a partire dagli anni Sessanta, nelle istituzioni internazionali (OMC, Banca Mondiale, Fondo Monetario Internazionale [FMI]), nella cooperazione internazionale per lo sviluppo tecnologico e in particolare nella politica legata al nucleare.

Nayar e Paul hanno individuato due precise fasi nell’interazione tra l’India e il sistema globale. Il primo periodo va dal 1947 agli inizi degli anni Sessanta, quando la leadership indiana aspirò a un ruolo globale adottando una strategia di soft power, malgrado fosse percepita negativamente dagli Stati Uniti, che attuarono una strategia di contenimento nei confronti dell’India. Nonostante le fonti dimostrino l’avversione di John Foster Dulles e Richard Nixon verso la politica nehruviana, Ganguly ha contestato quest’ultima interpretazione, asserendo che Washington non era particolarmente interessata all’Asia meridionale, soprattutto a partire dagli anni Sessanta, poiché la regione rappresentava un territorio periferico nella competizione globale in corso con l’Unione Sovietica32.

L’anno di svolta del periodo 1947-1962 fu il 1954, nel momento in cui il patto di alleanza militare tra Stati Uniti e Pakistan comportò che l’India fosse maggiormente focalizzata sulla questione della propria sicurezza nazionale, controbilanciando l’alleanza pachistano-statunitense attraverso un miglioramento delle relazioni con altri Stati, temporaneo con la Cina e maggiormente positivo con l’Unione Sovietica. Secondo Nayar e Paul, l’attivismo indiano in ambito globale risultò comunque prematuro, dal momento che Delhi dimostrò in maniera velleitaria le proprie ambizioni da grande potenza prima di disporre dei necessari prerequisiti per aspirare a tale ruolo. La prima fase terminò con la guerra sino-indiana del 1962 che comprovò quanto fosse irrealistica una politica basata sul soft power, forzando l’India ad abbandonare l’idea che la propria politica estera potesse proseguire senza lo sviluppo di capacità militari e difensive, passando dunque da una postura idealista-gandhiana a una visione realista33.

Il secondo periodo iniziò nel 1962 e terminò nel 1998. I governi di Indira Gandhi abbandonarono l’idealismo nehruviano secondo diversi studi, come quelli di Jyotindra Nath Dixit e Surjit Mansingh34. Harish Kapur ha messo in evidenza che dopo il 1962 l’immagine internazionale positiva dell’India svanì, mentre la politica estera del paese fu maggiormente

32 Sumit Ganguly, India in the World Order: Searching for Major-Power Status. Baldev Raj Nayar and T.V. Paul, Cambridge:

Cambridge University Press, 2003. £16.95. 291pp., «Survival», Vol. 45, No. 3, 2003, p. 241.

33 Baldev Raj Nayar, Thazha Varkey Paul, India in the World Order. Searching for Major-Power Status, cit., p. 19. 34 Jyotindra Nath Dixit, Makers of India’s Foreign Policy: Raja Ram Mohun Roy to Yashwant Sinha, cit.; Surjit Mansingh,

(31)

indirizzata verso l’ambito regionale, a favore dell’interesse nazionale e a discapito di una visione internazionalistica35. L’interpretazione di Kapur offre una convincente spiegazione di questa diversa percezione dell’India nel contesto globale, collegandola alle dinamiche storiche del periodo. Il processo di decolonizzazione era virtualmente terminato a partire dalla metà degli anni Sessanta e un ruolo dell’India quale alfiere di questa politica risultava dunque anacronistico e privo d’importanza strategica. Per quanto concerne nello specifico il caso dell’apartheid sudafricano, le istanze antirazziste erano divenute parte integrante della politica estera di altri paesi africani. Nel frattempo, l’India, dopo il mancato sostegno degli alleati afro-asiatici durante il conflitto con la Cina, non rappresentava più il centro propulsore del non allineamento. Il ruolo di prezioso mediatore svolto nel corso degli anni Cinquanta non appariva più necessario a causa dell’emergere della distensione tra i blocchi e della possibilità che le due superpotenze potessero dialogare direttamente tra loro. Altre realtà fattuali collegate al declino dell’immagine indiana furono l’azione militare contro il Portogallo nel dicembre 1961 per unire il territorio di Goa alla Repubblica e l’umiliante sconfitta con la Cina nel 1962. Ciò che appariva come il sostanziale fallimento della politica del non allineamento fu rafforzato dal pronto sostegno che l’India ricevette dai paesi occidentali (Stati Uniti, Regno Unito e Francia) per contenere la minaccia cinese. Anche se l’aiuto militare occidentale non si concretizzò in maniera pratica a causa dell’immediato e unilaterale ritiro delle truppe cinese da alcuni dei territori occupati, questa fase storica mise in dubbio le reali capacità di potenza autonoma dell’India. Gli ulteriori eventi che comportarono un declino dell’immagine internazionale dell’India fra anni Sessanta e Settanta furono i due conflitti con il Pakistan (1965, 1971). La guerra del 1971, nella quale l’India dimostrò di poter agire militarmente nonostante i vincoli esterni posti da Stati Uniti e Cina, non accrebbe, paradossalmente, l’immagine esterna dell’India, che venne percepita invece come uno Stato interessato ad accrescere la propria egemonia regionale, perdendo la sua autorità morale e il prestigio che la caratterizzava negli anni Cinquanta36.

Il periodo di Indira Gandhi rappresentò un decisivo momento indirizzato alla trasformazione dell’India in un paese militarmente forte attraverso investimenti in ricerca e sviluppo e l’acquisto di armi sofisticate dall’estero, mantenendo aperta l’opportunità nucleare che si concretizzò attraverso un’esplosione sotterranea nel maggio 1974. Tale politica era orientata a favorire la dimensione regionale piuttosto che l’interesse globale, una visione che venne parzialmente modificata solamente agli inizi degli anni Ottanta mediante la ricerca di una prospettiva maggiormente internazionalistica. Una siffatta politica fu caratterizzata

35 Warner Levi, Foreign Policy: The Shastri Era, in K.P. Mishra (ed.), Foreign Policy of India: A Book of Readings, cit., pp. 138-139.

36 Baldev Raj Nayar, Thazha Varkey Paul, India in the World Order. Searching for Major-Power Status, cit., pp. 93-94. Cfr. Ronald Inden, Imagining India, MA: Blackwell, Cambridge, 1992.

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