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CAPITOLO II – BIOGRAFIA POLITICO INTELLETTUALE DI I.K GUJRAL

2.1 Gli snodi della vita di I.K Gujral

2.1.1 L’infanzia a Jhelum, le esperienze tra Lahore e Karachi e la prova della spartizione (1919-1947) Un primo elemento da considerare nella biografia politico-intellettuale di Gujral è il retroterra familiare e culturale perché il contesto e il periodo storico in cui si formarono la sua visione del mondo, le ambizioni personali e il carattere appaiono essenziali per comprendere il suo successivo approccio alla politica estera.

Inder Kumar Gujral nacque il 4 dicembre 1919 a Jhelum3, una cittadina all’epoca di circa 30.000 abitanti situata nella fascia settentrionale del Punjab occidentale, oggi in Pakistan. Fino

1 Il cosiddetto “kitchen cabinet” indicava, giornalisticamente, la cerchia più ristretta di ministri e collaboratori nei governi di Indira Gandhi. Gujral, confidente e consigliere della Gandhi, ne fece parte dal 1967 al 1976.

2 Inder Kumar Gujral, Matters of Discretion. An Autobiography, cit., p. 11.

3 Il nome della città è importante poiché è legato all’omonimo fiume Jhelum, uno dei cinque fiumi, assieme a Chenab, Ravi, Beas e Sutlej, dai quali deriva, come visto nel primo capitolo, il termine Punjab. Dopo la conquista britannica del Punjab nel 1849, Jhelum divenne un importante centro per il reclutamento militare, mentre l’attività

alla nomina di Manmohan Singh come primo ministro il 22 maggio 2004, Gujral era stato l’unico capo di governo dell’India indipendente a essere nato in un territorio divenuto pachistano dopo la spartizione. Ovviamente, il carattere di una persona e le sue predisposizioni politiche sono influenzate in una certa misura dal luogo in cui questa nasce e si forma, dalle esperienze che vive nei primi anni di vita, dall’educazione ricevuta o dai contatti con persone vicine al nucleo familiare. Si tratta di un’analisi certamente banale. Ciononostante, tale considerazione non è da sottovalutare nel caso del Punjab storico per il periodo precedente all’indipendenza di India e Pakistan e assume maggiore rilevanza quando si considerano le conseguenze di lungo periodo della tragedia della spartizione. In questo caso, tali effetti coinvolgono una figura pubblica non solo proveniente da un territorio oggi pachistano, ma successivamente attiva a livello politico-diplomatico in India. Si tratta di aspetti non banali, soprattutto se questa figura, come è il caso di I.K. Gujral, si è occupata di rapporti indo- pachistani. Tuttavia, non si vuole sostenere l’esistenza di un rapporto essenziale e certo tra nascita in un particolare contesto e ovvie predisposizioni politiche, perché i casi sono molteplici e differenti personalità politiche indiane furono influenzate in maniera dissimile dalla spartizione e dalla divisione del Punjab4. In definitiva, l’obiettivo è mettere in evidenza uno dei tanti aspetti fondamentali della vita di Gujral, che, assieme ad altri punti di svolta, contribuirono a formare un certo tipo di pensiero politico e una peculiare visione dei rapporti in Asia meridionale.

I ricordi di Gujral a proposito di Jhelum e dell’infanzia erano particolarmente positivi. Egli proveniva da una facoltosa famiglia appartenente alla casta Khatri5 e il padre, Avtar Narain Gujral, un avvocato, fu un importante esponente dell’élite cittadina e un riformista indù ispirato

economica principale era legata al commercio di legname che giungeva in città dalle foreste del non molto distante Kashmir grazie alla via fluviale. Non c’erano nuclei industriali nel distretto e lo stesso commercio di legname era a dire il vero piuttosto limitato. Ivi, pp. 18-19.

4 La considerazione a proposito delle differenti memorie della spartizione e delle conseguenti visioni del vicino Pakistan da parte di figure pubbliche indiane è ricavata da: Rajiv Nayan, intervista personale, cit.; Achin Vanaik, intervista personale, Delhi, 19 agosto, 2017. A tal proposito, il caso di L.K. Advani, esponente del partito dei fondamentalisti indù, il BJP, è emblematico. Da un’intervista rilasciata allo storico Andrew Whitehead si può comprendere la sua diversa percezione rispetto a Gujral delle vicende legate dell’emigrazione dalla città di Karachi (Sindh): 11 March 1997, Delhi. L.K. Advani Interviewed About Partition in Karachi; Sindh; Partition Legacy, Andrew Whitehead, India: A People Partitioned, Box 4. 54 P Title: Interview with L.K. Advani, School of Oriental and African Studies, SOAS Library, Archives & Special Collections.

5 La casta dei Khatri punjabi è un gruppo numericamente poco significativo, ma allo stesso tempo influente. Assieme ad I.K. Gujral, anche Manmohan Singh appartiene a questa casta. Quest’ultima rivendicò, durante il dominio britannico, l’appartenenza alla classe dei Kshatriya (uno dei quattro varna nella società vedica che, assieme ai Brahmani, rappresenta la classe dominante). I Khatri erano principalmente commercianti, banchieri, amministratori e funzionari delle entrate e rappresentano un gruppo afferente a differenti tradizioni religiose (induismo, islàm, sikhismo e jainismo). Tutti i guru sikh provenivano da questa casta. Ai fini di questa ricerca, è dunque importante sottolineare che la famiglia Gujral apparteneva a una casta di livello alto nel sistema sociale punjabi e indiano. Khatri, Sikhiwiki.org, <http://www.sikhiwiki.org/index.php/Khatri>, consultato il 24 agosto 2018.

dal movimento Arya Samaj6. La madre, Pushpa, cresciuta in una ricca famiglia di possidenti terrieri della zona, fu anch’essa influenzata dallo stesso movimento riformista.

Carta 10 – L’India agli inizi del Novecento7

La famiglia Gujral, composta da tre figli maschi (Inder Kumar, Satish e Raj, quest’ultimo morto prematuramente) e due figlie femmine (Uma e Sunita), rimase a Jhelum fino alla spartizione nel 1947. Nel contesto multi-religioso della città i genitori non furono particolarmente propensi a favorire sentimenti di superiorità e avversione verso le comunità non-indù del Punjab, nonostante il loro legame con l’Arya Samaj. Secondo la visuale gujraliana, questa organizzazione fu piuttosto essenziale per favorire l’adesione di diversi cittadini punjabi, tra i quali i suoi genitori, al movimento per l’indipendenza dell’India, riformare il sistema educativo locale e superare quello che definì come ritualismo religioso e oscurantismo. Egli non

6 La cosiddetta Società degli Arya (letteralmente Società dei Nobili) è un’associazione ancora attiva, fondata nel 1875 a Bombay da Dayananda Saraswati (1824-1883), un riformatore dell’induismo della seconda metà del XIX secolo, che rivendicava la superiorità della tradizione indù rispetto agli altri culti e i Veda come l’unica fonte rivelata e infallibile. L’Arya Samaj nacque dall’esigenza di una risposta alla percezione di una degenerazione dell’induismo e alla doppia “sfida” posta nei confronti della tradizione indù dai missionari cristiani e dalla modernità europea associata al colonialismo britannico. Le idee di Dayananda, associate a uno dei più importanti movimenti riformisti dell’epoca, ebbero largo seguito in una regione particolarmente multi-religiosa e “marziale” come il Punjab, dove l’Arya Samaj venne costituita a Lahore nel 1877, avendo come obiettivo la “riconversione” di quegli Indiani che, dai tempi vedici, erano passati ad altre religioni. Nel caso del Punjab, la società attirò anche il consenso della classe media anglicizzata dei centri urbani a maggioranza di lingua hindi. Il suo impatto, grazie a un efficace utilizzo dei mezzi di propaganda e delle nuove tecnologie, fu significativo visto che diversi aderenti dell’associazione divennero nel corso del XX secolo preminenti politici, accademici, giornalisti ed esponenti della società civile dell’India. Michelguglielmo Torri, Storia dell’India, cit., pp. 455-457; Harald Fischer-Timé, Arya Samaj, in Stanley Wolpert (ed.), Encyclopedia of India, Vol. 1, A-D, Thomson Gale, Farmington Hills, 2006, pp. 59-61.

7 The Indian Empire, in Imperial Gazetteer of India, Clarendon Press, Oxford, 1907-1909,

era ateo e affidava un compito importante alle religioni e alla spiritualità a sostegno dell’armonia sociale8. Tuttavia, influenzato dalla famiglia, seguiva una forma di religiosità non ritualistica, sicuramente rispettosa delle tradizioni indù, ma non orientata, come in molti altri casi di aderenti all’Arya Samaj, in senso comunitaristico. Fin dai primi anni a Jhelum, non vi fu mai in Gujral una predisposizione alla netta divisione con le altre religioni presenti in Punjab e nemmeno una considerazione d’inferiorità di questi culti rispetto all’induismo. Questo sarà un tratto costante della sua vita, associato, come vedremo, a un’idea di India laica e plurale dal punto di vista religioso, etnico e linguistico.

Secondo Gujral, nel distretto di Jhelum, le relazioni tra musulmani, la maggioranza della popolazione, indù e sikh erano «friendly and harmonious»9 e non ci furono scontri tra comunità fino alla spartizione, una situazione confermata dal giornalista e diplomatico Kuldip Nayar, amico di Gujral, per la vicina città di Sialkot; in quest’ultimo caso anche per il post-194710. L’unico episodio di tensione che Gujral ricordi a Jhelum prima del 1947, avvenne sul finire degli anni Venti a causa di un corteo annuale dell’Arya Samaj passato troppo vicino alla moschea di Jhelum. In quella particolare circostanza, il padre favorì prontamente il superamento del breve alterco tra le due comunità11. È bene ricordare che in quel periodo l’associazione riformista aveva accelerato le proprie attività indirizzate alla conversione di musulmani all’induismo, all’interruzione della macellazione di bovini e all’utilizzo della lingua hindi al posto dell’urdu come lingua amministrativa dell’India settentrionale. L’urdu era il mezzo di comunicazione utilizzato per l’istruzione nell’intero Punjab, nonostante a Jhelum la lingua comunemente parlata da indù, sikh e musulmani fosse la punjabi12.

8 Inder Kumar Gujral, Viewpoint. Civilisation, Democracy and Foreign Policy, cit., p. 36. 9 Oral History Transcript, Shri Inder Kumar Gujral (interviewee), cit., p. 6.

10 29 October 1996, Delhi. Kuldip Nayar Interviewed About Sialkot; Punjabi Dialect; Leaving Sialkot; Experience of Being a Refugee

During Partition; Muhammad Ali Jinnah; India-Pakistan Relations, cit.

11 Oral History Transcript, Shri Inder Kumar Gujral (interviewee), cit., pp. 25-26; la situazione caratterizzata da sostanziali buoni rapporti tra indù e musulmani è confermata da Prem Shankar Jha, intervista personale, Delhi, 21 novembre, 2016.

12 L’urdu è oggi la lingua ufficiale del Pakistan e riconosciuta anche in India, dove è maggiormente utilizzata dai musulmani. Il punjabi, una delle ventidue lingue citate dalla Costituzione indiana, è lingua ufficiale in Punjab, Haryana e Delhi. Il fatto che sia stata scelta la lingua urdu come lingua nazionale ufficiale del Pakistan è dovuto al movimento per l’indipendenza guidato dalla Muslim League. La lingua urdu era valutata in contrapposizione all’hindi, percepita come lingua degli indù. Sulla lingua urdu, Biancamaria Scarcia Amoretti ha scritto: «L’urdu è una lingua ibrida, nata, secondo alcuni, in Deccan, ma più plausibilmente nell’India del Nord […]. Su una struttura che ricalca quella delle lingue arie del subcontinente, innesta un vocabolario di origine arabo-persiana e adotta l’alfabeto arabo. In realtà proprio l’alfabeto lo distingue dall’hindi che è oggi lingua ufficiale della Repubblica federale indiana. […] La sua definizione di lingua dei musulmani indiani – e, nei fatti, è la lingua ufficiale del Pakistan – ha a monte più ragioni politiche che non strettamente culturali, specie se si tiene conto del fatto che, prima dell’operazione di purismo compiuta dagli indù sull’hindi a espurgare termini arabo-persiani e dai pakistani sull’urdu a espurgare termini di provenienza sanscrita, si trattava della stessa lingua con eventuali “varianti”». Biancamaria Scarcia Amoretti, Il mondo musulmano. Quindici secoli di storia, Carocci editore, Roma, 2013, p. 151, nota 5; sul tema cfr. D. Bredi, Urdu. Language of Whose Camp?, «Outlook», February 21st, 2008; John Beames,

Queste brevi considerazioni pongono già in evidenza il fatto che Gujral nacque in un ambiente plurale. Si consideri il fatto che una famiglia indù di alto livello fosse condizionata nel Punjab storico non solo dall’Arya Samaj, ma anche dagli insegnamenti di Guru Nanak Dev, il fondatore del sikhismo, così come dalla tradizione sufi, quindi con evidenti connessioni con il mondo islamico. Gujral ricorda che, nonostante le comunità indù e musulmana non condividessero alcune pratiche fondamentali della vita quotidiana, come ad esempio la preparazione e l’assunzione di alimenti, i contatti erano continui ed appariva naturale l’essere influenzati dal modo di fare di un differente gruppo religioso. Anche i piccoli dettagli sono importanti: nella famiglia Gujral la levatrice fu una musulmana ed era usuale la prossimità con conoscenti appartenenti alla casta dei Multani (tra di essi anche musulmani), con i quali appariva normale condividere il cibo13. Un ulteriore aspetto d’interesse riguardava i dalit, sottoposti alla pratica dell’intoccabilità. Seguendo il pensiero gandhiano e mantenendo in ogni caso le differenze tra caste, Avtar Narain e Pushpa Gujral iniziarono ad interessarsi alla locale comunità dalit, invitando ad esempio i loro membri a quelle che venivano definite come “Preeti Bhajan” (cene dell’amicizia). Gujral scrisse che a Jhelum pochi amici e conoscenti indù partecipavano a questi incontri, durante i quali veniva condiviso il cibo con membri di comunità considerate dalla società come appartenenti al più basso livello sociale14.

A questo proposito, è bene soffermarsi sull’influenza esercitata da Gandhi, nei confronti del quale il padre fu un ardente sostenitore, una vicinanza manifestatasi nell’avversione verso qualsiasi forma di ostentazione. Dal punto di vista intellettuale, Gujral e i fratelli subirono fortemente l’influenza del padre, molto attento all’educazione dei familiari, alla crescita delle conoscenze personali e al tempo stesso propenso al mantenimento di un umile, basso profilo. Secondo le memorie di Gujral, il padre riservò visioni di grandezza a un’idea di “India libera” piuttosto che a sé stesso15.

Come venne descritto nell’autobiografia del fratello16, l’artista e pittore Satish Gujral, il padre fu particolarmente influenzato dallo stile di vita britannico. Il modo di fare e gli abiti erano anglicizzati fino a quando decise, a partire dalla fine degli anni Venti, di dedicare gran parte del proprio tempo alla politica. Da quel momento in poi, oramai gandhiano, Avtar Narain Gujral decise di utilizzare solamente abiti fatti con il tessuto khadi, uno dei simboli della battaglia indipendentista, e di abbandonare attività in quel momento considerate un lusso, come l’equitazione, alla quale il giovane Gujral era stato introdotto17. Un elemento fondamentale per

13 Inder Kumar Gujral, Matters of Discretion. An Autobiography, cit., pp. 15-16; Oral History Transcript, Shri Inder Kumar

Gujral (interviewee), cit., p. 24.

14 Oral History Transcript, Shri Inder Kumar Gujral (interviewee), cit., p. 24. 15 Inder Kumar Gujral, Matters of Discretion. An Autobiography, cit., pp. 14-15. 16 Satish Gujral, A Brush with Life. An Autobiography, Viking, New Delhi, 1997. 17 Ivi, p. 36.

la formazione politica di Gujral, così come per altri suoi coetanei, fu comprensibilmente la partecipazione attiva della famiglia al movimento nazionalista, che secondo Gujral fu corroborata dall’influenza dei valori etici presenti nell’Arya Samaj, visto che molti membri dell’associazione aderirono, come visto, alla lotta per l’indipendenza, seguendo modalità diversificate e non omogenee18. L’interesse per la politica unito a una certa dose di coraggio per la difesa dei propri ideali derivò dunque dal legame con il padre19.

Nel contesto del movimento per l’indipendenza tra gli anni Venti e Quaranta, Gujral fu influenzato anche dal ruolo delle figure femminili, e in particolare da sua madre. Pushpa Gujral, assieme ad altre donne di Jhelum, contribuì all’ascesa del Partito del Congresso nella città, attirando l’adesione femminile anche nelle famiglie più povere dell’area al fine di diffondere il messaggio di Gandhi e tentare di risolvere i numerosi problemi sociali del territorio. Il fervore verso il movimento nazionalista le costò, come al marito, l’arresto e la prigionia20.

L’atteggiamento del padre di I.K. Gujral nei confronti della moglie fu costruttivo, non forzandola a rimanere nell’ombra. Nonostante una netta differenza nel livello d’istruzione dei due genitori, gli anni del politico in famiglia non furono segnati dalla sensazione di una particolare differenza tra padre e madre. Avtar Narain Gujral favorì l’istruzione della moglie e fece lo stesso nel caso dei figli e delle figlie, auspicando per loro, nonostante il suo nazionalismo, un’educazione nelle scuole pubbliche influenzate dal modello britannico21. Inoltre, costruì per i figli, dopo l’uscita dal carcere nel 1931, un auditorium in memoria di Lala Lajpat Rai, uno scrittore e politico punjabi attivo nell’Arya Samaj22, e una piccola biblioteca che sostenesse l’attività di studio svolta a scuola. All’interno di essa, Gujral e i fratelli usufruirono di testi che non erano utilizzati nel contesto scolastico, in particolare i volumi riguardanti i movimenti nazionalisti nel mondo, ma anche libri di diversi scrittori e poeti attivi nel subcontinente. A questo proposito I.K. Gujral ricorda i lavori di Munshi Premchand, un letterato che era solito scrivere sia in hindi che in urdu, fondamentale per la moderna letteratura hindi-urdu. Altri testi basilari per il giovane Gujral furono le opere del citato Lala Lajpat Rai e le biografie di Giuseppe Mazzini e Giuseppe Garibaldi, venendo influenzato in particolare dal nazionalismo umanitario mazziniano23.

18 Oral History Transcript, Shri Inder Kumar Gujral (interviewee), cit., pp. 21-22. 19 Satish Gujral, A Brush with Life. An Autobiography, cit., p. 36.

20 Inder Kumar Gujral, Matters of Discretion. An Autobiography, cit., pp. 14-16. 21 Satish Gujral, A Brush with Life. An Autobiography, cit., p. 39.

22 Lala Lajpat Rai (1865-1928), scrittore e politico punjabi particolarmente apprezzato da Avtar Narain Gujral, fu ucciso dalla polizia nell’ottobre 1928 per aver guidato una marcia di protesta contro la John Simon Commission a Lahore; noto a livello popolare come Punjab Kesari, fu uno dei leader del movimento per l’indipendenza dell’India e, secondo Gujral, venne idolatrato dal padre.

Ritornando al fervore nazionalista e anticolonialista che si respirava all’interno della famiglia, il primo ricordo di Gujral a questo proposito è associato alla sessione del Congresso del 31 dicembre 1929 a Lahore, dove fu dichiarato come obiettivo la purna swaraj, ossia la completa indipendenza. I genitori decisero di prendervi parte volontariamente, portando assieme a loro Gujral, che all’epoca aveva appena dieci anni. Secondo la sua ricostruzione, quell’evento fu determinante, assieme alla vicinanza al padre, per favorire il suo successivo interesse verso la politica. Nelle sue memorie e interviste, egli ha ricordato che in quell’occasione vide per la prima volta Jawaharlal Nehru24.

In seguito a quell’evento, Gujral iniziò a intervenire nelle attività del movimento nazionalista e fu arrestato, ad appena undici anni, a causa della sua partecipazione ad alcune agitazioni. Nell’area in cui viveva era particolarmente facile farsi influenzare in quegli anni dal pensiero e dalle azioni di Bhagat Singh25 o da Bacha Khān26.

Per quanto concerne le figure più importanti della freedom struggle, ossia Gandhi, Jawaharlal Nehru e Subhas Chandra Bose, questi leader vennero seguiti costantemente dalla famiglia. Negli anni Trenta, i genitori di Gujral divennero membri attivi dell’All-India Congress Committee (AICC), avendo dunque diritto di voto per le elezioni del presidente del Congresso nel 1939, nelle quali sostennero Bose. Tuttavia, Gujral ha sempre avuto come figura di riferimento principale Jawaharlal Nehru: «I think the people of my generation considered Jawaharlal Nehru as their true model. […] My own intellectual life had been fashioned by J. Nehru’s thoughts»27.

L’adesione al pensiero nehruviano va collegata al contesto storico e all’autorità carismatica del leader in termini weberiani. La generazione a cui Gujral appartenne identificava i freedom fighters, e specialmente Nehru, come degli “eroi nazionali” e pertanto gran parte delle idee espresse nei loro discorsi e scritti venivano interiorizzati come princìpi indiscutibili. Per tale ragione Gujral pose sempre in rilievo, a volte in maniera quasi acritica, il pensiero nehruviano anche negli anni Novanta, non solo per una reale adesione a tali ideali, ma perché visse personalmente una particolare fase della storia dell’India, durante la quale una figura

24 Inder Kumar Gujral, Matters of Discretion. An Autobiography, cit., pp. 19-20; 15 March 1997, Delhi. I.K. Gujral on

Punjab, Karachi and Partition, Migrations and Abductions, Andrew Whitehead, India: A People Partitioned, Box 4. 58 P

Title: Interview with I.K. Gujral (1), School of Oriental and African Studies, SOAS Library, Archives & Special Collections. In molti scritti gujraliani la figura di Nehru è in certi casi presentata in una forma piuttosto celebrativa. La memoria dell’evento è resa ancora più significativa dal fatto che il primo capo di governo dell’India indipendente attraversò una via di Lahore sul dorso di un cavallo bianco circondato da due ali di folla festante. 25 Bhagat Singh (1907-1931) fu un carismatico socialista rivoluzionario e partecipò al movimento per l’indipendenza dell’India. Cfr. Inder Kumar Gujral, A Sutlej Funreal I Can’t Forget, «Outlook», January 28th, 2008, <https://www.outlookindia.com/magazine/story/a-sutlej-funeral-i-cant-forget/236568>, consultato il 7