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PIA/PIT9”, altra azienda del consorzio “Impresa C PIA/PIT9”, che produce cappelli e che ha

Parte terza: i casi studio

Misura 4.1 aiuti al sistema industriale

C.2 PIA/PIT9”, altra azienda del consorzio “Impresa C PIA/PIT9”, che produce cappelli e che ha

previsto un investimento di 508.500,00 euro, coperti per 245.313,00 euro dalle agevolazioni richieste.

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Il progetto di investimento si è concluso per entrambe le aziende, ma devono ancora ricevere l’ultima tranche di finanziamento. Questo sicuramente ha rappresentato il problema più grave del PIA, l’incapacità di prevedere i fabbisogni finanziari delle imprese in seguito all’investimento e veleggiare su tempi estremamente lunghi per le erogazioni, costringendo le imprese ad impegnarsi ulteriormente con il sistema bancario.

Del programma non è stato realizzato solo il percorso di formazione.

I progetti di ricerca sullo sviluppo di nuove linee di produzione sono stati realizzati, ma è difficile che trovino continuazione per l’evoluzione dei mercati. Pertanto alla fine dell’investimento rimane principalmente l’acquisto di nuovi macchinari. Nonostante ciò, l’intersezione di più linee di finanziamento a sostegno di investimenti complessi è ritenuta una buona modalità di agevolazione che spinge sicuramente alla realizzazione di progetti innovativi. L’imprenditore afferma che senza il finanziamento PIA, probabilmente avrebbe ugualmente fatto un investimento, ma di entità inferiore (di molto, più della metà) rispetto a quanto fatto; probabilmente, continua, non avrebbero comprato i nuovi macchinari. È stata utile la spinta alla ricerca.

Con le altre imprese del consorzio non ci sono particolari rapporti, se non solo quello di semplice conoscenza, essendo le imprese su posizioni di mercato estremamente differenti. Anche con il resto del territorio le collaborazioni sono assenti. Adesso il TAC è in crisi, è necessaria una trasformazione delle aziende che devono puntare sulla qualità e l’innovazione, cosa che solo poche imprese stanno veramente facendo.

tab. 31 - Funzionamento delle Configurazioni Contesto-Meccanismo-Esito del PIA/PIT9

Im p re sa C. 1 PI A /P IT 9 – Im p re sa C. 2 PI A /P IT 9

n . CON T E ST O M E CC A NI S M O E S IT O

1 Il PIA/PIT9 è uno strumento agevolativo complesso che richiede ottime capacità progettuali e un impegno notevole nella presentazione di

una proposta di investimento.

La difficoltà di presentare un progetto di agevolazione può scoraggiare le imprese che non si

sentono sufficientemente forti per partecipare.

Oppure, può sostenere l’orgoglio delle imprese che si sentono forti e che vogliono misurarsi con una

nuova sfida in grado di sottolineare, ancora una volta, la

loro forza.

La complessità del PIA ha rappresentato uno stimolo per l’imprenditore che lo ha spinto ad agire. È convinto che solo questo tipo di strumenti di agevolazione possano funzionare con successo nello stimolare progetti innovativi.

2 L’amministrazione più vicina alle imprese, grazie alla gestione locale del PIT9 in cui si inserisce il PIA; l’integrazione del PIA con gli altri progetti del PIT9 che lo rende

uno strumento agevolativo non isolato ma inserito in un programma di sviluppo del territorio; e la difficoltà di redigere

una buona proposta progettuale, sono elementi che concorrono a

ridurre la possibilità di azioni clientelari.

Se il clientelismo non è percepito come unica alternativa possibile, si

stimola la propensione al rischio e si alimenta la fiducia delle imprese

nelle proprie possibilità di successo.

La convinzione dell’assenza di pratiche clientelari ha aumentato

la fiducia dell’imprenditore nelle proprie possibilità di successo.

Questo meccanismo ha funzionato con successo.

3 Il PIA prevede una premialità per i progetti presentati dai consorzi.

La premialità e la possibilità del successo stimolano l’imprenditore

Il consorzio è servito solo ad ottenere un punteggio maggiore

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a superare la paura di uscire dal proprio circolo ristretto e ad

interagire per costruire reti lunghe.

per accedere alle agevolazioni. Tra le imprese consorziate non si è

creato nessun tipo di rete. Il meccanismo ha fallito.

4 Il PIA contiene incentivi per l’innovazione.

L’incentivo stimola la propensione al rischio e al cambiamento.

L’innovazione è percepita come un’attività necessaria ma rischiosa. L’incentivo ha stimolato

la propensione al rischio dell’imprenditore e lo ha invogliato a fare ricerca, anche se

la ricerca non ha conseguito i risultati sperati.

5 Il PIA prevede la collaborazione con centri di ricerca specializzati per le attività di trasferimento tecnologico ed il sostegno per le

spese sostenute.

In questo modo si stimola la propensione ad interagire e si riduce la percezione del rischio legato ai processi generativi di

innovazione.

Il meccanismo non ha creato reti di collaborazione con il mondo della ricerca, ma ha aumentato, nell’imprenditore, la convinzione

dell’importanza dei processi di generazione di innovazione.

6 Il PIA prevede incentivi volti a sostenere l’ampliamento della

base produttiva.

L’incentivo stimola l’imprenditore a superare la paura del cambiamento e lo spinge a realizzare l’investimento che deve

determinare maggiori ricavi e nuova occupazione.

Questo meccanismo ha funzionato, anche se l’imprenditore avrebbe fatto comunque l’investimento ma

ridotto nell’importo.

7 Il PIA prevede incentivi per sostenere le spese per progetti aziendali di formazione specifica.

Il finanziamento di parte delle spese di formazione e la possibilità di presentare un proprio piano di formazione interna abbatte i dubbi sull’utilità dei corsi di formazione e ne facilita

l’implementazione.

Il meccanismo ha funzionato in parte. È servito a inserire nel programma l’attività formativa, che, però, non è stata realizzata.

8 All’interno del PIA l’affidabilità finanziaria e patrimoniale del proponente è considerata un elemento importante nella

valutazione del progetto.

Per ottenere il finanziamento gli imprenditori sono spinti a raggiungere un discreto equilibrio

finanziario interno.

L’obiettivo della solidità finanziaria dell’impresa può essere

perseguito ponendolo come requisito per ottenere un punteggio più alto in fase di valutazione dei progetti, ma non

basta. L’equilibrio finanziario è messo a dura prova dai ritardi nell’erogazione dei finanziamenti,

che costringono l’impresa ad aumentare l’esposizione debitoria

con le banche.

9 Il PIA prevede una premialità per i settori tradizionali, ed in

particolare del TAC.

La premialità aumenta la speranza del successo per gli imprenditori

di questi comparti e gli spinge a presentare una proposta di

investimento.

Questo meccanismo ha funzionato.

Fonte: ns. elaborazione

A questo punto riportiamo in maniera sintetica i risultati sul funzionamento delle Configurazioni di Contesto-Meccanismo-Esito (CME) per ogni progetto di investimento realizzato (tab. 32) e proviamo a generalizzare delle conclusioni. Nella tabella che segue, il giudizio su ogni configurazione CME è rappresentato da un simbolo: “+” indica che il meccanismo ha

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funzionato con successo; “+/-” che il meccanismo ha funzionato con parziale successo; “-” che il meccanismo non ha funzionato.

tab. 32 - Risultato delle Configurazioni di Contesto-Meccanismo-Esito (CME) del PIA/PIT9

Configurazioni di Contesto-Meccanismo-Esito

Imprese CME1 CME2 CME3 CME4 CME5 CME6 CME7 CME8 CME9

Impresa A.1 PIA/PIT9 + + - + + + + +/- +

Impresa A.2 PIA/PIT9 + + - + + + - +/- +

Impresa B.3 PIA/PIT9 + + - + + + + +/- - Impresa C.1 PIA/PIT9 + + - +/- +/- +/- - +/- + Impresa C.2 PIA/PIT9 + + - +/- +/- +/- - +/- + Impresa C.4 PIA/PIT9 + + - +/- - + - + + Impresa D PIA/PIT9 + + - + + + +/- + - Impresa E PIA/PIT9 + + - + + + + +/- -

Note: “+” = funzionato con successo, “+/-” = ha funzionato parzialmente; “-” = non ha funzionato. Fonte: ns. elaborazione

La prima configurazione (CME1), secondo la quale la complessità del PIA/PIT9 non ha rappresentato un ostacolo per le imprese ma una sfida e un incentivo a misurarsi partecipando al bando, ha agito con successo in tutti i casi considerati. La difficoltà di presentare un progetto vincente ha stimolato l’orgoglio dei proponenti e rafforzato il loro desiderio di misurarsi e di competere.

La seconda configurazione (CME2), secondo la quale un’amministrazione più vicina alle imprese, l’integrazione del PIA con gli altri progetti del PIT9 e la complessità della proposta progettuale per concorrere alle agevolazioni del PIA riducono la possibilità di azioni clientelari e favoriscono la propensione al rischio degli imprenditori, alimentando la fiducia delle imprese nelle proprie possibilità, ha agito con successo in tutti i casi considerati. Il clientelismo non è stato percepito come una possibilità concreta e il risultato è stato che le imprese hanno partecipato convinte di concorrere solo con i propri mezzi e le proprie idee.

La terza configurazione (CME3), secondo la quale la premialità prevista dal PIA a favore dei progetti presentati dai consorzi stimola l’imprenditore ad interagire per costruire reti di relazione e collaborazione con altre imprese, non ha funzionato. Questo meccanismo non ha agito per tre imprese che si sono presentate singolarmente, mentre per le altre che si sono costituite in consorzio, non c’è stata vera collaborazione. Il consorzio ha rappresentato solo il mezzo per ottenere un punteggio più alto ai fini dell’ammissione alle agevolazioni.

La quarta configurazione (CME4), secondo la quale gli incentivi del PIA per l’innovazione stimolano la propensione al rischio e al cambiamento dell’imprenditore e favoriscono gli investimenti in ricerca e sviluppo, ha funzionato per le imprese in cui l’innovazione è centrale. Per le aziende del TAC il progetto innovativo ha rivestito un ruolo secondario e non è servito a rilanciare l’attività.

La quinta configurazione (CME5), secondo la quale la collaborazione prevista dal PIA con centri di ricerca specializzati per le attività di ricerca, sviluppo e trasferimento tecnologico ed il sostegno per le spese sostenute riduce la percezione del rischio legato ai processi generativi di innovazione e favorisce la realizzazione degli investimenti, ha funzionato parzialmente. Per le imprese per cui l’innovazione era importante il meccanismo ha operato. Per le imprese del TAC, invece, in cui l’innovazione non era centrale, la collaborazione con centri di ricerca non ha avuto particolare successo, si è limitata soltanto al rispetto degli obblighi formali previsti dal bando, ma non ha favorito la nascita di reti di collaborazione resistenti e durature.

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La sesta configurazione (CME6), secondo la quale gli incentivi volti a sostenere l’ampliamento della base produttiva stimolano l’imprenditore a superare la paura del cambiamento e a realizzare investimenti per migliorare la propria capacità competitiva e generare nuova occupazione, ha funzionato con successo, anche se alcune imprese avrebbero comunque realizzato l’investimento senza l’agevolazione, ma ridotto nell’importo e diverso nei tempi. La settima configurazione (CME7), secondo la quale il finanziamento di progetti aziendali di formazione specifica creati internamente dalle imprese e quindi volti a rispondere alle loro esigenze particolari abbatte i dubbi sull’utilità dei corsi di formazione e ne facilita l’implementazione, ha funzionato con successo nelle imprese più tecnologicamente avanzate e che fondano la loro forza sull’innovazione e la ricerca continue e che hanno bisogno di personale altamente formato e aggiornato. Negli altri casi, quando il piano formativo è stato presentato, spesso non è stato realizzato.

L’ottava configurazione (CME8), che sfrutta il principio dell’affidabilità finanziaria e patrimoniale del proponente per la valutazione del progetto e che spinge a raggiungere un equilibrio finanziario interno per ottenere il finanziamento del PIA, ha agito con parziale successo. L’investimento stressa l’equilibrio finanziario delle imprese e i ritardi notevoli nell’erogazione del contributo ne hanno aggravato la situazione debitoria. Solo le imprese che hanno potuto contare su una florida situazione di partenza e che hanno realizzato investimenti di minore entità hanno avuto pochi problemi di tipo finanziario.

La nona configurazione (CME9), secondo la quale la premialità prevista dal PIA per i settori tradizionali, ed in particolare quelli del tessile-abbigliamento e del calzaturiero, aumenta la speranza del successo per gli imprenditori di questi comparti e gli spinge a presentare una proposta di investimento, ha funzionato dato che la maggioranza delle imprese che ha realizzato gli investimenti appartiene ai settori tradizionali oggetto di premialità.

tab. 33 - Sintesi dei risultati delle Configurazioni CME del PIA/PIT9

CM E Descrizione Risultati

CME1 complessità PIA/PIT

Ha agito con successo in tutti i casi considerati.

La difficoltà ha stimolato l’orgoglio dei proponenti e il loro desiderio di competere CME2 Clientelismo Ha agito con successo in tutti i casi considerati.

Il clientelismo non è stato percepito come una possibilità concreta CME3 premialità

consorzi

Ha fallito. Non ha agito per tre imprese che si sono presentate singolarmente, mentre per le altre che si sono costituite in consorzio, non c’è stata vera collaborazione CME4 Innovazione Questo meccanismo ha funzionato per le imprese in cui l’innovazione è centrale. Per le

aziende del TAC il progetto innovativo ha rivestito un ruolo secondario

CME5 centri di ricerca Per le imprese per cui l’innovazione era importante il meccanismo ha funzionato. Per le imprese del TAC no

CME6

ampliamento base produttiva

Questo meccanismo ha funzionato con successo, anche se alcune imprese avrebbero comunque realizzato l’investimento, magari in forma ridotta

CME7 formazione interna

Ha funzionato con successo nelle imprese più tecnologicamente avanzate. Negli altri casi quando il piano formativo è stato presentato, spesso non è stato realizzato CME8 equilibrio

finanziario

Ha agito con parziale successo. L’investimento stressa l’equilibrio finanziario delle imprese e i ritardi nell’erogazione ne hanno aggravato la situazione debitoria CME9 premialità TAC Questo meccanismo ha funzionato, la maggioranza delle imprese appartiene ai settori

tradizionali oggetto di premialità Fonte: ns. elaborazione

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