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La politica agricola comunitaria (PAC)

Capitolo 2 Politica Agricola Comunitaria e Politica di Sviluppo Rurale

2.1 La politica agricola comunitaria (PAC)

Tra i vari settori economici quello agricolo possiede una politica ad hoc per la sua regolamentazione e questo è dovuto alle peculiari caratteristiche del settore stesso, che sono date dalla mancanza di garanzie reddituali a causa del clima, il limitato potere contrattuale dell'agricoltore dovuto al regime di mercato, che è paragonabile alla concorrenza perfetta in cui tutti producono gli stessi beni e le imprese sono piccole e

price taker (non sono in grado di decidere il prezzo dei beni) e dalle caratteristiche di

domanda e offerta del settore.

L'andamento della domanda e dell'offerta nel settore agricolo pone le sue basi sul paradosso di Giffen, un economista scozzese che ha scoperto un'eccezione nella legge di domanda. La legge di domanda classica prevede l'aumento della domanda di un bene in riferimento alla diminuzione del prezzo dello stesso e viceversa, a parità di reddito; Giffen ha notato, invece, una correlazione positiva (la domanda aumenta al crescere del prezzo) nel caso di beni inferiori che compongono una quota consistente del totale della spesa dei consumatori, quali i prodotti agricoli e, più in generale, i generi alimentari di base. L'incremento di prezzo di questa categoria di prodotti porta ad una riduzione del reddito totale a disposizione dei consumatori, in quanto essi costituiscono una delle voci di spesa principali per le famiglie; la riduzione del reddito porta all'aumento della domanda di beni inferiori e, quindi, dei prodotti agricoli.

La politica agricola comunitaria viene prevista quando nasce la CEE con il trattato di Roma del 1957, nel quale si prevedeva il perseguimento di una politica comune anche in campo agricolo. In seguito alla seconda Guerra Mondiale, nel 1957, è emersa la necessità di ricostruire i territori colpiti dallo scontro bellico; sei statisti di altrettanti Paesi si sono incontrati allo scopo di realizzare un'unione di Stati in virtù di un benessere economico globale grazie allo scambio al proprio interno di merci, senza dazi

l'autosufficienza alimentare, cioè la garanzia di disporre di alimenti sufficienti al fabbisogno della popolazione, la trasformazione e il miglioramento delle zone rurali, rendendo più favorevoli le condizioni di vita degli abitanti e la garanzia di un reddito equo per gli agricoltori.

Si è deciso, di conseguenza, di disporre degli articoli allo scopo di attuare una politica comune nei settori produttivi, compreso quello agricolo. La creazione di una politica comune dell'agricoltura appare fin da subito molto complessa; basta infatti considerare l'eterogeneità dei territori dei paesi fondatori dal punto di vista fisico: si passa dalle terre emerse olandesi alla foresta nera della Germania, alle Alpi, la pianura Padana ed infine le zone mediterranee. Mettere d'accordo paesi con caratteristiche così variegate e realizzare una politica uguale per tutti è apparso arduo; per questo motivo e considerata l'importanza dell'argomento, sono stati dedicati degli articoli specifici all'interno del trattato.

Gli articoli del trattato di Roma relativi al mondo agricolo sono contenuti nel titolo II dall'articolo 38 al 47.

L'articolo 39 tratta le finalità della PAC e le particolarità dell'agricoltura. Le finalità riguardano la necessità di rendere competitivi gli agricoltori, l'incremento della produttività dell'agricoltura per mezzo dello sviluppo tecnico, la possibilità di assicurare agli agricoltori un tenore di vita decoroso grazie al miglioramento del reddito individuale, la stabilizzazione dei mercati (il settore agricolo è caratterizzato da prezzi altamente volatili a causa delle condizioni climatiche e quantità eccessive o insufficienti di prodotto agricolo possono risultare problematiche per i produttori, quindi è stato necessario rendere più stabili i prezzi limitando le oscillazioni) e la sicurezza degli approvvigionamenti.

Nell'elaborazione della politica comune e dei metodi speciali che essa può implicare, è necessario considerare il carattere particolare dell'attività agricola che deriva dalla struttura sociale dell'agricoltura e dalle disparità strutturali e naturali fra le diverse regioni, la necessità di operare gradatamente gli opportuni adattamenti ed infine il fatto che per i Paesi membri l'agricoltura costituisce un settore intimamente connesso all'economia nel suo insieme.

l'Organizzazione Comune dei Mercati agricoli (OCM) per diverse tipologie di prodotto, la quale prevede regole comuni in materia di concorrenza, un coordinamento obbligatorio delle diverse organizzazioni nazionali di mercato ed un'organizzazione europea del mercato. Inizialmente era presente un'organizzazione comune di mercato per ogni mercato agricolo e la prima OCM è stata quella dei cereali.

Per consentire al mercato di funzionare (art. 40) è stato necessario creare il Fondo Europeo di Orientamento e Garanzia Agricolo (FEOGA) che si compone di due sezioni: la sezione garanzia è adibita al finanziamento della politica dei prezzi e dei mercati agricoli (prelievi alle importazioni, restituzioni alle esportazioni, ritiri, stoccaggi e premi), mentre la sezione orientamento riguarda i finanziamenti a favore delle strutture agrarie.

La politica comune di mercato, assieme a quella delle strutture, costituisce il fulcro della PAC e si ispira a tre principi fondamentali quali l'unicità dei prezzi, la preferenza comunitaria negli scambi commerciali con paesi terzi e la solidarietà finanziaria tra i paesi comunitari per il sostegno dei mercati agricoli. La fissazione dei prezzi avveniva all'inizio di ogni campagna di commercializzazione di ciascun prodotto; il prezzo di orientamento, indicativo, doveva soddisfare le esigenze del produttore, del consumatore e dell'equilibrio di mercato. Se il prezzo di mercato era troppo basso scattava un meccanismo di intervento per garantire ai produttori un prezzo adeguato ed il collocamento della produzione sul mercato. Veniva poi individuata una banda di oscillazione all'interno della quale si muoveva il prezzo indicativo; il limite superiore determinava il livello soglia, mentre quello inferiore identificava il prezzo minimo di intervento o prezzo garantito e, quando la funzione del prezzo oscillava all'interno dei limiti previsti, non c'era bisogno di alcun intervento. Quando il prezzo scendeva sotto il livello garantito scattava l'intervento della comunità attraverso un organo ufficiale di stato che oggi in Italia di chiama AGEA; l'organismo di stato doveva far tornare il prezzo all'interno del range di oscillazione sottraendo al mercato la quantità in grado di far rialzare il prezzo oppure aumentando l'offerta per ridurlo.

La PAC non ha ottenuto un grande successo, in quanto la garanzia dei prodotti comunitari assieme al livello elevato dei prodotti agricoli ed al diffondersi del progresso tecnologico che ha fatto aumentare la resa per ettaro, ha causato un forte squilibrio tra domanda e offerta, la formazione di eccedenze e una spesa eccessiva delle risorse

comunitarie. La crescente spesa in bilancio per l'agricoltura ha causato l'esaurimento dei fondi a disposizione della CEE, inoltre l'uso scriteriato dei territori agricoli senza attuare la rotazione delle colture e l'impiego di concimi chimici ha portato all'impoverimento del suolo ed al suo inquinamento. Si sono così manifestati problemi ambientali, emergenze sanitarie (come la BSE) con la conseguente diminuzione della fiducia dei consumatori e la monotonia dei paesaggi rurali.

E' stato grazie alle nuove possibilità di informazione da parte dei consumatori sugli alimenti che si è iniziato a pensare ad una politica agraria comunitaria per la qualità (la nuova PAC), in contrapposizione alla prima PAC riguardante la politica di mercato: una politica mirata al mercato reale e rispettosa dell'ambiente, che punta alla realizzazione di un'agricoltura efficiente e sostenibile, alla qualità dei prodotti e al nuovo ruolo del territorio rurale.

Gli obiettivi della nuova PAC in seguito alla riforma del 2013 si possono analizzare da tre punti di vista diversi, quali le sfide economiche, ambientali e territoriali.

Tra le sfide economiche si trova la sicurezza alimentare, che nel tempo ha cambiato il suo significato in quanto, dopo la seconda Guerra Mondiale, essa era intesa come sicurezza di approvvigionamento (security food) poi, con l'avvento del benessere economico, si è aggiunto un secondo significato di qualità degli approvvigionamenti (safety food). La sicurezza alimentare si realizzerà realmente con il raggiungimento dell'obiettivo di sfamare la popolazione mondiale di 9 miliardi di persone attraverso il raddoppio della produzione entro il 2050. Gli altri obiettivi di tipo economico consistono nel rendere più stabili i prezzi dei prodotti agricoli e far fronte alle crisi economiche a livello globale.

Le sfide ambientali si vincono attraverso una corretta gestione delle risorse naturali e riguardano la salvaguardia degli habitat e la tutela delle biodiversità, il problema del degrado dei terreni, la sostenibilità delle risorse naturali, l'introduzione di pratiche agricole sane sotto il profilo ambientale, la tutela della ruralità e delle campagne mantenendo la ricchezza del paesaggio e la riduzione dei gas serra che inquinano aria, acqua e terreno.

Per ultime le sfide territoriali che si vincono grazie allo sviluppo del territorio rurale e, per rendere ciò possibile, è necessario che in ogni contesto territoriale,

prova innovando, integrandosi e trascinando altri settori , mantenendo vive le peculiari diversità dell'agricoltura nei Paesi dell'Unione Europea.

Deve essere l'agricoltore a raccogliere queste sfide, egli è il guardiano dell'ambiente e può agire per la sua salvaguardia e il suo miglioramento.