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Capitolo 2 Politica Agricola Comunitaria e Politica di Sviluppo Rurale

2.2 La politica di sviluppo rurale

Il secondo pilastro della PAC (il primo è la politica dei mercati) è rappresentato dalla Politica di Sviluppo Rurale (PSR). Nel novembre 1996 durante la conferenza sullo sviluppo rurale di Cork la Comunità Economica Europea si è impegnata in una politica sullo sviluppo rurale che si compone di dieci punti: la preferenza rurale, l'approccio integrato, la diversificazione, la sostenibilità, la sussidiarietà, il finanziamento, la gestione, la politica delle strutture, la politica comunitaria della qualità e la multifunzionalità.

La preferenza rurale riguarda il compito dello sviluppo rurale di combattere le problematiche di povertà di alcune aree, stimolare l'idea di uguaglianza in riferimento alle opportunità, rispondere alla popolazione europea sulla salute, la qualità degli alimenti, il benessere della persona, la fruizione del tempo libero, la tutela dell'ambiente; ciò si deve muovere parallelamente al raggiungimento dell'equilibrio della spesa pubblica tra aree rurali ed urbane.

L'approccio integrato si riferisce alla multidisciplinarietà che deve caratterizzare lo sviluppo rurale a partire dalla nascita; esso deve valorizzare risorse endogene, promuovere lo sviluppo dell'agricoltura assieme alla diversificazione economica, la cultura ed il turismo e gestire le risorse naturali disponibili.

La diversificazione si rispecchia nel sostegno alle attività economiche e sociali da parte di iniziative promosse da privati e comuni, che attraggano finanziamenti e rendano disponibili forme di assistenza tecnica, sviluppo informatico e apprendimento.

La sostenibilità si manifesta quando lo sviluppo rurale conserva la qualità delle risorse naturali e dell'ambiente, la bellezza estetica originale e la biodiversità, per offrire la possibilità di fruizione da parte delle generazioni future.

La sussidiarietà si esprime nel decentramento delle iniziative agli attori ed ai contesti che svolgono un ruolo di leadership e nella cooperazione tra livelli locali, regionali, nazionali e comunitari, mettendo in atto un approccio dal basso, non centralizzato. Il finanziamento riguarda l'uso delle risorse finanziare locali e lo sfruttamento delle risorse locali per agevolare le piccole imprese rurali; in passato, prima dello stanziamento di fondi europei, esisteva il conto corrente agrario come aiuto per i piccoli imprenditori locali.

La gestione rispecchia il sostegno a gruppi di iniziative locali con l'apporto di formazione, comunicazione, condivisione della ricerca, lo scambio di esperienze in ambito comunitario oltre che nazionale per diventare motore di sviluppo anche per altri. La politica delle strutture, che oggi è parte integrante della politica di sviluppo rurale, si basa su piani regionali e gestisce i fondi dedicati ad interventi strutturali di carattere agricolo per migliorare la qualità e operare una diversificazione delle attività.

La politica comunitaria della qualità ha l'obiettivo di rendere più competitiva l'agricoltura comunitaria, salvaguardare i consumatori e gli alimenti, incentiva i produttori agricoli a non prediligere la quantità bensì la qualità, intesa come safety food. La multifunzionalità è definita come l'attitudine dell'agricoltura di svolgere altre funzioni oltre a quella primaria data dalla produzione di prodotti agricoli, quali la tutela e valorizzazione del paesaggio, la tutela dell'ambiente, la tutela della biodiversità, la prevenzione di rischi naturali, lo sviluppo delle aree rurali, la salvaguardia dei beni e delle tradizioni culturali (appunti del corso di Turismo e valorizzazione del territorio rurale e cura di Trevisan G.).

I concetti chiave dello sviluppo rurale sono lo sviluppo integrato basato sull'integrazione delle risorse locali, lo sviluppo dal basso (bottom up), che tiene conto dei singoli contesti e prevede la partecipazione attiva della comunità locale, lo sviluppo endogeno che ha origine nella valorizzazione delle risorse locali e lo sviluppo territoriale, non settoriale, che considera il territorio un fattore di competitività.

Dal 1999 ad oggi sono stati progettati tre piani settennali detti PSR, piani di sviluppo regionali ed anche rurali in cui si evidenziano le necessità delle singole regioni.

La programmazione dei PSR è articolata su tre livelli secondo un approccio strategico. Il primo, comunitario, prevede che a livello di comunità europea si stabiliscano le linee

secondo, nazionale, comprende il Piano Strategico Nazionale (PSN) i cui contenuti vengono stabiliti a livello comunitario. Il terzo livello, regionale, comprende Programmi di Sviluppo Rurale (PSR) realizzati in funzione di quanto stabilito dalla singola nazione. Il primo ciclo di intervento della Politica di Sviluppo Rurale si riferisce agli anni dal 2000 al 2006 e prevedeva dei fondi che venivano distribuiti considerando tre assi. Il primo asse, intitolato "impresa", riguarda il potenziamento del settore agricolo e forestale; prevede misure riguardanti l'ammodernamento delle strutture di produzione, trasformazione e commercializzazione dei prodotti agricoli, i giovani agricoltori e le condizioni di prepensionamento, nell'intento generale di promuovere prodotti agricoli di qualità.

Il secondo asse, intitolato "ambiente", si riferisce alla salvaguardia dell'ambiente e del patrimonio rurale europeo e comprende misure forestali, il regolamento per l'agricoltura biologica e finanziamenti per aziende localizzate in zone svantaggiate o aree in cui l'agricoltura non ricopre un ruolo di rilievo.

Il terzo asse, riguardante il territorio, è adibito al miglioramento della competitività nelle zone rurali.

Un aspetto rivoluzionario dopo il primo ciclo di programmazione settennale è rappresentato dall'introduzione di norme in materia di ambiente, igiene e sicurezza sul lavoro; per quanto riguarda le azienda agricole sono presenti rigorosi termini di sostenibilità, pertanto il Regolamento CE 1783/2003 prevede particolari aiuti per le aziende che ne fanno richiesta, purché siano rispettate norme sull'ambiente, igieniche (salubrità dei prodotti), di sicurezza sul lavoro, sul benessere degli animali e sulla qualità dei prodotti.

Le principali caratteristiche della nuova Politica di Sviluppo Rurale sono: un unico strumento di finanziamento e di programmazione (il Fondo Europeo di Sviluppo Rurale o FEARS), una vera strategia UE per lo sviluppo che punti più decisamente sui settori di intervento prioritari, il potenziamento dei controlli, della valutazione e delle relazioni ed infine, il rafforzamento dell'impostazione di tipo ascendente (bottom up), offrendo un ruolo di maggior rilievo agli Stati membri, alle regioni ed ai gruppi di aziende in riferimento all'adeguamento dei programmi alle esigenze locali.

Il PSR 2007-2013 focalizza l'attenzione sulla competitività, la capacità di stare e rimanere in un mercato e sui beni pubblici provenienti dall'attività dell'agricoltore e, quindi, sulla remunerazione di beni e servizi non remunerati dal mercato.

La nuova politica di sviluppo rurale soddisfa anche quelle necessità di equo reddito da parte dell'agricoltore premiando una produzione più qualitativa che quantitativa e, soprattutto, l'offerta di beni e servizi che costituiscono elementi di sviluppo del territorio, coinvolgendo nuove frontiere del turismo.

L'approccio botton up, caratterizzante la nuova politica di sviluppo rurale, è suddiviso in tre assi, ognuno con le proprie misure e tematiche; i tre assi sono uguali per ogni Paese perché sono disposti dalla comunità stessa. Il primo asse punta a migliorare la competitività del settore agricolo e forestale, il secondo si occupa della gestione del territorio e della protezione ambientale, mentre il terzo riguarda la diversificazione dell'economia rurale e la qualità della vita.

Il PSR 2014-2020, attualmente in vigore, presenta sei priorità, che consistono nella promozione del trasferimento di conoscenze nel settore agricolo e forestale e nelle zone rurali, nel potenziamento della competitività dell'agricoltura e la redditività delle aziende agricole, il miglioramento dell'organizzazione della filiera agroalimentare e la gestione dei rischi nel settore agricolo, la preservazione e la valorizzazione degli ecosistemi dipendenti dall'agricoltura e dalla silvicoltura, l'uso efficiente delle risorse e il passaggio a un'economia a basse emissioni di carbonio e resiliente al clima nel settore agroalimentare e forestale, la riduzione della povertà e lo sviluppo economico nelle zone rurali.

2.3 Il Programma di Sviluppo Rurale 2007-2013 della