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EX ASILO FILANGIER

1.3 Oltre l’urbanismo tattico: una sua interpretazione critica

1.3.3 POSSIBILI VANTAGGI COME APPROCCIO IN GRADO DI CONTAMINARE

TATTICA E STRATEGIA

L’urbanismo tattico, riletto in quest’ottica di possibile approccio in grado di contaminare tattica e strategia, anche alla luce dei suoi punti critici, diventa un interessante strumento utile ai cittadini – poiché permette di includere il loro punto di vista nei progetti di trasformazione urbana attraverso, peraltro, la sperimentazione e l’esercizio della cittadinanza attiva che porta a nuovi processi di empowerment per la popolazione - alla pratica urbanistica - che si arricchisce sviluppando nuovi percorsi metodologici che si prefiggono sin dall’inizio di ragionare in un’ottica temporale (dal temporaneo al permanente) e spaziale (dalla piccola alla vasta scala) d’insieme più completa e lungimirante – e alle amministrazioni pubbliche – che acquisiscono nuove modalità di intervento più immediate, economico e a basso rischio poiché permettono la sperimentazione delle idee in tempo reale.

a. Includere la visione dal basso nel progetto della città

Un primo aspetto non trascurabile dell’approccio è il ruolo attivo che i cittadini assumono nei processi. Anche alla luce del recente ritorno in auge di pratiche dal basso come l’urbanismo tattico, è chiaro come, in un contesto come quello odierno, le politiche, i piani e i progetti per gestire la città e il territorio abbiano bisogno di un cambio radicale del punto di vista che consideri il coinvolgimento dei cittadini come un elemento necessario e utile nella gestione delle trasformazioni, in un’ottica di contrasto alla diseguaglianza e all’ingiustizia spaziale. Se integrassimo la visione dei cittadini nei processi di trasformazione della città, ad esempio, l’eliminazione del consumo di suolo non verrebbe vissuta come una sofferta rinuncia ma come una condizione necessaria per costruire una più prospera economia, così allo stesso modo le politiche e i progetti volti a rovesciare il privilegio dell’auto sul pedone non verrebbero ostacolate ma viste come condizione necessaria per una mobilità efficiente

47Ivan Blecic, Arnaldo Cecchini, Verso una

pianificazione antifragile. Come pensare al futuro senza prevederlo, Franco Angeli, Milano, 2016.

48Zupi, op. cit. 49Caridi, op. cit.

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e sostenibile.

Integrare la visione dal basso tramite l’uso di un approccio come quello dell’urbanismo tattico nei processi di trasformazione urbana, significa dare valore anche all’aspetto simbolico della città e considerare la stessa non solo come un insieme di edifici, strade e funzioni ma anche come un insieme di persone che la abitano, che le danno un senso e una forma, che la costruiscono, che la modellano incessantemente e le danno vita attraverso le pratiche quotidiane, significa tenere insieme «la città di pietra e la città degli uomini»50.

Quello delle pratiche non è un mondo sconosciuto all’urbanistica, tuttavia l’urbanistica tradizionale, e soprattutto l’urbanistica cosiddetta tecnica, non ha sviluppato percorsi e metodi per approfondire quel tipo di conoscenza, relegandola nella sfera degli studi sociali, e quindi appartenente ad altre categorie di studio. Ma la mancata attenzione alle dimensioni immateriali, relazionali, sociali ha spesso ridotto l’urbanistica a interpretare la città in termini di efficienza, di funzionalità, di capacità d muoversi più velocemente e di consumare più diffusamente.

È necessario, pertanto, trovare approcci da integrare alla pianificazione tradizione per colmare questo gap e considerare anche l’aspetto simbolico della città, le pratiche, i vissuti, la vita quotidiana, le culture urbane. L’urbanismo tattico può essere uno di questi approcci.

b. Strumento di empowerment per la popolazione

L’approccio dell’Urbanismo Tattico riconosce il valore del legame tra conflitto, partecipazione e processi di empowerment.51

I conflitti sono strutturanti dei processi di appropriazione e delle pratiche urbane che danno senso ai luoghi. I luoghi si costituiscono attraverso il conflitto e attraverso il conflitto si ridefiniscono continuamente nei loro significati, anche simbolici. Tuttavia si tende ancora a leggere il conflitto come qualcosa da eliminare, inibire, o mediare, e presso la progettazione partecipata viene considerata come processo finalizzato a facilitare la risoluzione o il sopimento dei conflitti, espliciti o latenti, soprattutto da parte delle pubbliche amministrazioni. Ne deriva un’interpretazione del conflitto esclusivamente come problema e non anche e soprattutto come esito, oltre che risorsa, della partecipazione.

La condizione di conflittualità non è soltanto una situazione ineliminabile, ma è anche segno e condizione della creatività urbana è l’’opportunità e la condizione di possibilità per dare spazio all’innovazione, per ricostruire l’insieme dei significati che derivano dalle pratiche di appropriazione degli spazi. Viceversa una situazione completamente pacificata è segno di scarsa vitalità urbana e di una società istituente atrofizzata, inerte, imbavagliata e condizionata.52

Condividere consapevolmente e responsabilmente la finalità tattica delle azioni e delle trasformazioni urbane - ovvero condividere la scelta di operare non solo per vedere riconosciuti qui e ora i propri diritti urbani negati ma anche per innescare e

50 Cellamare, op.cit. 51 Bazzu, Talu, op.cit 52 Cellamare, op.cit.

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alimentare un percorso a lungo termine finalizzato al raggiungimento di una sempre più ampia ed estesa giustizia spaziale - consente agli abitanti di auto-promuoversi come attori capaci di presidiare il cambiamento, quando necessario e utile anche attraverso azioni conflittuali.

In questo senso la partecipazione diventa «radicale»53. I cittadini, destinatari delle

azioni, non solo sono co-protagonisti dei processi di progettazione e realizzazione ma anche dei processi di scelta: «gli oggetti/destinatari nel modello di piano autoritario, diventano (possono diventare) soggetti attivi nel modello interattivo, giocatori a pieno titolo del gioco del piano, e più in generale dei giochi sociali di trasformazione della città (e della società)»54. La partecipazione non è più una mera tecnica di formazione

del consenso ma una forma di esercizio di cittadinanza.

c. Ragionare in un’ottica temporale e spaziale incrementale

Altro aspetto interessante dell’approccio è che costringe chi lo adotta a sviluppare un processo metodologico che ragioni in un’ottica temporale (dal temporale al permanente) e spaziale (dalla piccola alla vasta scala) diversa, più completa e lungimirante.

Raramente l’urbanistica tradizionale ragiona per intervalli temporali e spaziali incrementali. Normalmente i grandi piani urbanistici progettano alla vasta scala, per poi concentrarsi sui dettagli – ma è alla piccola e piccolissima scala, alla scala locale, nella città di prossimità che si concentra ed espleta la vita quotidiana, le pratiche, dei cittadini - mentre l’aspettativa di realizzazione è sempre a lungo termine - spesso non cogliendo, o non potendo cogliere, la necessità dei cittadini di vedere i progetti realizzati nell’immediato. Ancora, gli interventi temporanei vengono vissuti come

performance estemporanee e poco efficaci. L’esercizio dell’urbanismo tattico dimostra

esattamente il contrario per cui vale la pena salvare questi aspetti ed integrare questo tipo di approccio alla pianificazione urbana tradizionale, consapevoli dei limiti dell’approccio stesso.

Un approccio che lavora tramite intervalli incrementali consente, inoltre, di sperimentare le idee in tempo reale senza sprechi di risorse, osservando e monitorando i risultati prodotti da azioni esplorative a “bassa intensità” prima di impegnarsi in interventi più onerosi e a lungo termine.55 Questo aspetto permette di migliorare le prestazioni delle

amministrazioni pubbliche attraverso il contenimento dei costi e la riduzione dei rischi degli interventi da esse portati avanti.

d. Semplificare le procedure burocratiche

Abbiamo visto in precedenza come l’urbanismo tattico sia un approccio in grado di snellire l’attuale complessità nella gestione delle trasformazioni urbane – semplificandone l’iter di approvazione senza per questo rendere meno incisivi gli interventi ฀ in grado di dare voce alle crescenti istanze dal basso, agendo alla piccola e piccolissima scala. Ma, rispetto al contesto statunitense, dove l’approccio

53 Paba, op. cit. 54 Paba, op. cit.

55 Michele Talia, “Tattica. Il contributo

dell’urbanistica tattica alla nascita di un nuovo linguaggio tecnico”, in AA.VV., Atti della XIX Conferenza Nazionale SIU, Cambiamenti. Responsabilità e strumenti per l’urbanistica al servizio del paese, Catania 16-18 giugno 2016, Planum Publisher, Roma-Milano 2017.

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dell’urbanismo tattico è stato coniato, in Italia abbiamo strumenti tecnici, di piano e progetto, sicuramente più rigidi e procedure amministrative fortemente burocratizzate, che rendono più ostico un reale coinvolgimento dei cittadini nel progetto della città. Tuttavia la partecipazione cittadina andrebbe incentivata e non svilita perché in grado di offrire punti di vista inediti e potenzialmente progettuali circa l’ambiente urbano e perché è la condizione e il tramite della cittadinanza attiva. È necessario pertanto trovare nuove modalità e nuovi strumenti che permettano di integrare la partecipazione cittadina nei processi di trasformazione della città.

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