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EX ASILO FILANGIER

1.3 Oltre l’urbanismo tattico: una sua interpretazione critica

1.3.2 TATTICA E STRATEGIA

La possibilità che l’urbanismo tattico prenda tali derive può essere arginata prendendo consapevolezza che le azioni dal basso, quando non inquadrate in una visione a più ampio respiro, non hanno la forza di ottenere risultati a lungo termine. Affinché non rimangano operazioni fini a stesse, è necessario che le tattiche diventino una componente fondamentale della strategia.

Questo significa lavorare contemporaneamente sulla riattivazione del ruolo dei cittadini – che devono essere considerati a tutti gli effetti come attori che hanno diritto e sono capaci di presidiare le trasformazioni urbane - e per incentivare una collaborazione proattiva tra questi e le amministrazioni - le quali devono acquisire progressiva familiarità con le tattiche fino ad appropriarsene e farle diventare prassi assodate e conosciute37 -; significa ricercare e rendere possibile, sia a livello degli strumenti che

dei processi, il passaggio dalla micro alla macro scala, dal breve periodo al lungo termine, operando affiche gli approcci tradizionali al progetto della città e al governo del territorio, possano accogliere le tattiche all’interno delle strategie, siano essere del tutto nuove o ricalibrate, riscritte, ridefinite in funzione del nuovo input.38

Per raggiungere tale obbiettivo è necessario superare la tradizionale dicotomia tra tattica e strategia, tra pratiche dell’individuo e del popolo, che si sviluppano di mossa in mossa, incapaci di darsi in un progetto complessivo, viste come un’«arte del debole che opera nello spazio altrui per tirarne fuori le potenzialità», alternativa, talvolta sovversiva, alla strategia appannaggio esclusivo del livello istituzionale e del potere in cui si esprime la «manipolazione delle relazioni di forza» in uno spazio determinato.39

Tale contrapposizione è stata presa in prestito dalle teorie di De Certeau, quando, a partire dagli anni novanta, inizia ad affermarsi il fenomeno, apparentemente contradditorio, che vede da una parte la disertazione da parte degli abitanti dello spazio pubblico e dall’altra il diffondersi nello stesso di pratiche che tentano, a volte con successo, di risollevarne le sorti lavorando attraverso forme nuove e temporanee, che si pongono spesso in modo oppositivo rispetto alle scelte amministrative e che per

35 Massimo Zupi, “Nuove tipologie di

bandi per favorire l’integrazione tra strategie e tattiche”, in AA.VV., Atti della Conferenza Internazionale Urbanpromo - XIII Edizione Progetto Paese, Triennale di Milano, Un nuovo ciclo della pianificazione urbanistica tra tattica e strategia, Milano 8-11 Novembre 2016, Planum Publisher, Roma-Milano 2016.

36Zupi, op. cit.

37Valeria Lingua, “From tactics to strategies

and back: regional design practices of contamination”, in AA.VV., Atti della Conferenza Internazionale Urbanpromo - XIII Edizione Progetto Paese, Triennale di Milano, Un nuovo ciclo della pianificazione urbanistica tra tattica e strategia, Milano 8-11 Novembre 2016, Planum Publisher, Roma-Milano 2016.

38Lingua, op. cit. 39De Certeau, op. cit.

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questo vengono percepite con ostilità da parte delle istituzioni. Il concetto di tattica viene, dunque, importato dalle scienze sociali al campo disciplinare quell’urbanistica poiché questo «chiariva, in un momento in cui lo statuto dello spazio pubblico fino ad allora conosciuto era in crisi, cosa vi stesse accadendo»40 e dava un significato e una

connotazione teorica a «pratiche che implicavano scorrerie, incursioni, occupazioni, infrazioni dello spazio urbano ai limiti della legalità se non proprio illegali che ricorrevano effettivamente al paradigma polemologico di tattica e strategia»41.

Col passare degli anni questo tipo di pratiche è andato consolidandosi sempre più e le stesse hanno cominciato a trovare un consenso generalizzato tra gli abitanti e in parte nelle istituzioni, anche grazie alla consapevolezza, sperimentata sul campo grazie al crescere del numero di esperienze, che le stesse, lungi dall’essere un problema di ordine pubblico, contribuivano a fare della città un luogo più desiderabile e ricco.42

Oggi, grazie alla diffusione di approcci come quello dell’urbanismo tattico, si è arrivati alla conclusione che tattica e strategia non sono da considerarsi come due opposti modi di affrontare la questione urbana43: nonostante le importanti differenze,

prima tra tutte la percezione del tempo - la diade tra breve e lunga durata - e dello spazio - micro e macro scala - i due approcci possono essere integrati e lavorare insieme. Tale contaminazione garantisce da una parte il raggiungimento di obbiettivi a lungo periodo delle tattiche, che se non inquadrate in un contesto strategico rischiano di rimanere eccessivamente ancorate al qui ed ora, dall’altra fornisce alle strategie modalità di intervento nuove, più immediate ed economiche in un periodo di forte contrazione delle risorse che rende difficile il dispiegarsi dei grandi piani strategici tradizionali. Le pratiche temporanee e alla piccola scala, che non sviliscono, non vogliono e non possono sostituire gli indirizzi strategici a lungo termine e a grande scala44, offrono, inoltre, nuove e più efficaci modalità di coinvolgimento dei cittadini,

necessarie per costruire una base di consenso solida che permette la costruzione di un progetto di città davvero inclusivo e a misura di tutti.

Rendere possibile l’incursione delle tattiche nei processi strategici è un progetto sicuramente ambizioso che comporta una revisione degli approcci della pubblica amministrazione, non soltanto a livello normativo – portando avanti la scelta politica di avvallare un modello di pianificazione che abbandoni i grandi ed onerosi progetti che spesso, nell’attuale congiuntura economica, rimangono sulla carta45, preferendo

alternative incrementali e partecipate - ma anche nelle modalità di relazione con la cittadinanza – lavorando per creare una forte e stabile collaborazione tra soggetti privati (cittadini, associazioni) e le amministrazioni. Per portare avanti tali obbiettivi è necessario definire «un nuovo spazio del progetto inteso come processo»46 che si svolge

a molti livelli e coinvolge molti attori e che non è «il prodotto di una mente razionale che “disegna” in modo fermo e razionale la strada del futuro» attraverso il quale «si può operare concretamente per selezionare azioni e percorsi che “attraversano” i

40 Daniele Vazquez Pizzi, “Il lemma ’tattica‘

e le sue criticità”, in AA.VV., Atti della XIX Conferenza Nazionale SIU, Cambiamenti. Responsabilità e strumenti per l’urbanistica al servizio del paese, Catania 16-18 giugno 2016, Planum Publisher, Roma- Milano 2017.

41Vazquez Pizzi, op. cit. 42Vazquez Pizzi, op. cit. 43Gabellini, op. cit.

44Giuseppe Caridi, “Il commoning urbano

ambito di collaborazione tra tattiche urbanistiche e indirizzi strategici”, in AA.VV., Atti della Conferenza Internazionale Urbanpromo - XIII Edizione Progetto Paese, Triennale di Milano, Un nuovo ciclo della pianificazione urbanistica tra tattica e strategia, Milano 8-11 Novembre 2016, Planum Publisher, Roma-Milano 2016.

45Lingua, op. cit. 46Zupi, op. cit.

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“futuri possibili” e li conducono verso “futuri desiderabili”»47. Affinché tali progetti/

processi siano efficaci «dovranno essere, per quanto possibile, modulari, reversibili, modificabili e replicabili, muovendosi dentro i vincoli e in funzione di una grande visione condivisa non più espressa nelle forme di un master plan rigido e dirigistico che sostituisca grandi politiche alle politiche grandi e onnicomprensive»48.

Per quanto in Italia la strada da percorrere sia ancora lunga alcuni passi sono già stati fatti ed esistono degli interessanti ambiti di sperimentazione. Come già accennato precedentemente il commoning urbano – ossia il processo politico-sociale istitutivo dei beni comuni - si è dimostrato un processo in grado di «avviare sperimentazioni di nuove relazioni di collaborazione tra indirizzi strategici e tattiche urbanistiche» capaci di «rinnovare e sviluppare il profilo del quadro concettuale di riferimento delle modalità di governo del territorio».49