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Postfazione La trasmissione del sapere nei confronti del territorio

Guglielmo Trupiano

Il dibattito sull’Unione europea, nei recenti mesi, è stato più che mai acceso. Le questioni relative all’identità europea, così come alla cittadinanza dell’UE, sono state continuamente messe in discussione da polemiche legate ad eventi, movimenti, situazioni esterne ed esogene all’Unione stessa.

I detrattori dell’Unione europea hanno utilizzato le questioni della mi- grazione e del terrorismo per mettere in discussione uno degli acquis più importanti dell’UE, vale a dire il diritto alla libera circolazione delle persone che, con l’euro, è probabilmente uno dei vantaggi più visibili ed acclarati del progetto europeo, anche se ridurre il sogno dell’Europa unita ad una prospettiva funzionalista è più che mai semplicistico.

Il dilagante populismo ed un sempre più accentuato euroscetticismo, anche nell’anno dei Sessant’Anni dei Trattati di Roma, hanno creato frattu- re e faglie a volte insormontabili, come nel caso della Brexit, sconcertante divorzio del Regno Unito da Bruxelles che sarà molto doloroso per en- trambe le parti, così come avrà degli strascichi di non facile risoluzione, a livello giuridico ed economico in primis, nel brevissimo termine. Ciò che è ancora più sconcertante, tuttavia, è che, nei sondaggi ex post che pullulano solitamente dopo ogni decisione politica secondo delle logi- che mediali ormai assodate, molti degli intervistati a favore del “leave”, specialmente nelle aree rurali dell’isola britannica, non avevano né una nitida visione di quel che avrebbero votato, né una chiara prospettiva sulle conseguenze dell’uscita dall’UE, tanto che non si può che sorridere, nella migliore ipotesi, davanti allo stupore di molti elettori che hanno preteso di uscire dalla famiglia europea ma di mantenere, contemporaneamente, i finanziamenti dalla stessa. Una sorta di assegno di mantenimento a valle di un burrascoso ed inaspettato divorzio? Il potere della comunicazione politica e delle logiche mediali legate all’Unione europea in uno dei Paesi

Direttore del centro di ricerca “Raffaele D’Ambrosio” (L.U.P.T.) dell’Università degli Studi di

Napoli Federico II e Direttore e Responsabile del Centro Europe Direct L.U.P.T. “Maria Scognamiglio” dell’Università degli Studi di Napoli Federico II.

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cronicamente più scettici? Sono domande che non possono essere evase in questa sede.

Quello che però mi preme sottolineare è che l’euroscetticismo è pe- ricoloso e può essere combattuto attraverso esempi concreti sull’impatto dell’Unione europea all’interno della vita quotidiana del cittadino europeo.

È per questo che, nella mia direzione del Centro Europe Direct L.U.P.T. “Maria Scognamiglio” dell’Università degli Studi di Napoli Federico II ten- do continuamente a porre l’accento, nell’organizzazione delle azioni del Centro stesso, sulla necessità di fornire, ai cittadini dell’area metropolita- na di Napoli, del Sannio e dell’avellinese, esempi concreti nel territorio di riferimento e testimonianze sull’imprescindibilità e sul carattere ormai irrinunciabile ed irreversibile dell’UE.

Il progetto BioPoliS è un chiaro esempio del carattere virtuoso dell’U- nione europea e del suo impatto sui territori. Esso è estremamente legato al territorio, quello campano, nel quale il comparto agricolo e di produzione agroalimentare è una fetta importante dell’economia territoriale nonché una caratteristica precipua della conformazione territoriale. È un proget- to che affronta le tematiche dell’economia circolare e della bioeconomia indirizzando gli sforzi scientifici delle sue attività di ricerca verso la rivalu- tazione ed il riuso dei territori agricoli in ottica sinergica con l’economia, proponendo soluzioni ed avanzamenti scientifici di primo livello.

BioPoliS si è concretizzato anche e soprattutto nel coinvolgimento di giovani ricercatori selezionati per partecipare ad un corso di formazione di qualità nel quale hanno avuto modo di approfondire le tematiche scientifi- che dell’ambito progettuale, così come di entrare in contatto con ulteriori discipline per ottimizzare e valorizzare le proprie competenze, avere la possi- bilità di concretizzare le proprie idee innovative (che si sono poi trasformate in due importanti proposte progettuali) e di rendersi più competitivi all’inter- no di un mercato del lavoro sempre più difficile ma, contemporaneamente, ricco di competitività e di specializzazioni.

È per questo che accolgo con grande entusiasmo questa pubblicazione, curata dalla prof.ssa Carmen Cioffi che ha coordinato il progetto formativo, con l’intento principale di diffondere e valorizzare gli sforzi formativi e progettuali nell’alveo di un progetto di ricerca di rilevante portata che ha visto l’Ateneo federiciano coordinare ed indirizzare, attraverso la prof.ssa Vincenza Faraco, un significativo numero di partner pubblici e privati.

BioPoliS, al di là della grande valenza e del significato scientifico, è anche un esempio della sempre maggiore necessità di puntare, specialmente attraverso i contributi strategici che l’Unione europea mette a disposizione, a trasmettere la conoscenza acquisita al territorio di riferimento, per far beneficiare i cittadini di un lembo d’Europa dei vantaggi dei risultati della ricerca e della formazione, ottenute attraverso l’Unione europea.

Si deve cioè mirare ad un potenziamento della liaison strategica che in- tercorre tra il territorio che accoglie ed ospita ogni organizzazione, l’Unione europea che offre opportunità da carpire per il territorio e per la collettività e, in questo caso, l’Università che, specialmente da qualche tempo, sembra aver compreso i significati della sua terza missione, che si concretizza in un dialogo costante con il territorio di riferimento e nella partecipazione attiva ai processi di programmazione territoriale dello sviluppo, nell’ottica di un mutuo vantaggio.

Solo così facendo anche un progetto di ricerca e di formazione sulle tematiche della chimica verde, che può sembrare quanto mai alieno e lontano dalle istanze dell’identità europea, in realtà può dare un enorme contributo al sentimento di cittadinanza europea, a quel senso di coesione sociale e culturale di cui l’UE, specialmente oggi ha bisogno, considerati gli scenari internazionali così instabili.

Dal singolo territorio specifico all’Europa in ottica glocal, così come dalla singola disciplina iperspecialistica alle interconnessioni multidisciplinari, se viene utilizzata un’ottica strategica a favore dell’Europa, i risultati saranno più che vantaggiosi per ogni cittadino europeo.

pag. 111–112 (luglio 2017)