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Nel frattempo siamo venuti a conoscenza dell’esistenza del software Lignes de temps dell’IRI del Centre Pompidou; sul sito vi erano alcune spiegazioni ma insieme agli sviluppatori di DCP abbiamo impostato una lettera per gli sviluppatori di Ldt con alcune domande relative alla pratica d’uso. Dal momento che il software si presenta “vuoto”, cioè privo di categorie di analisi predefinite, abbiamo domandato se fosse possibile inserire nell’interfaccia i propri parametri in                                                                                                                

33   Mi rendo conto che si tratta di un puro elenco disorganizzato che verrà successivamente formalizzato

modo definitivo (così da ritrovare ogni volta gli stessi parametri, come in DCP) e se fosse poi possibile procedere all’incrocio dei dati per effettuare ricerche specifiche. Rispetto a DCP, Ldt appariva dotato della shotdetection (un software che permette di riconoscere i tagli tra un’immagine e l’altra e quindi di dividere automaticamente il film in inquadrature), un’applicazione che sarebbe stato utile integrare in DCP (oppure si sarebbe potuto dividere un film in inquadrature con Ldt e poi esportare una Edit List con gli IN e gli OUT delle inquadrature in un altro software come DCP, mantenendo le nostre categorie predefinite). Inoltre, abbiamo domandato se fosse possibile esportare i dati presenti in Ldt per gestirli con programmi come Excel allo scopo di realizzare statistiche e grafici. A prima vista Ldt ci sembrava un software intuitivo e semplice, graficamente superiore a DCP (il concetto delle timeline che ricalca, come abbiamo già detto, l’interfaccia dei software di video-editing), ma forse troppo semplice rispetto alla nostra ricerca: se DCP si struttura attorno alle colonne e alle voci, Ldt ammette invece una timeline per ogni parametro (ad esempio una timeline per ogni luogo) e si capisce quanto possa diventare lunga e complicata la gestione di tutti i parametri che avevamo individuato per l’analisi di Toto le héros.34 Sul forum di Cinemetrics,

alcuni utenti hanno notato che Ldt ha il merito di spazializzare il tempo del film mostrandone il ritmo in modo intuitivo e rapido (la cosiddetta “densità” del film): infatti, dato che la lunghezza delle inquadrature è riportata sullo stesso asse della lunghezza del film, per capire la durata delle inquadrature è sufficiente osservare le successioni ritmiche delle barre verticali sulla timeline (un film lento avrà mattoncini più larghi e un film dal montaggio rapido avrà intervalli più stretti). Dopo poco Thibaut Cavalié (l’ingegnere che ha sviluppato Ldt) ci ha risposto spiegandoci che il software si presenta “vuoto” ma man mano che lo utilizzavano per analizzare alcuni film e cortometraggi, si è venuta creando una lista di categorie che poi hanno cominciato a usare per risparmiare tempo; la

shotdetection si avvia non appena si carica un film nel software e dopo occorre che qualcuno

controlli e corregga la divisione automatica delle inquadrature perché si tratta di una funzionalità che per adesso non è molto precisa. L’interfaccia non prevede che si possano creare direttamente dei parametri con un paradigma di scelta ma un informatico può farlo tramite un file .iri che gestisce i metadati (si tratta di scrivere in formato XML). Come strumenti statistici, Ldt può calcolare il numero di inquadrature e la loro durata per ogni timeline singolarmente ma non si possono realizzare calcoli né su più timeline né su più film. Sulla base di queste prime risposte abbiamo proposto a Cavalié di incontrarci per confrontare meglio i due progetti (DCP e Ldt) in previsione di una possibile collaborazione e integrazione dei due software: sembrava infatti che entrambi i software avessero un pregio e un difetto ciascuno ma ripartiti su ambiti diversi, di modo                                                                                                                

34  Come in parte abbiamo già accennato, Advene è strutturato attorno a concetti più sofisticati e la timeline è

costituita di mattoncini che non indicano soltanto la presenza di un dato elemento ma hanno al loro interno una serie di parametri ulteriori.

che si poteva auspicare una terza soluzione che prendesse soltanto i pregi delle due applicazioni. La tecnologia Flash su cui si basa Ldt per la navigazione permette infatti di gestire il filmato anche via web e l’interfaccia è semplice e intuitivo, mentre 4thD (base su cui è nato DCP) è utile per la gestione dei dati ed è dotato di un quadro teorico predefinito molto ricco che permette di fare ricerche incrociate. L’idea poteva essere quella di legare insieme i due software in un unico “contenitore” per sfruttare le migliori caratteristiche di entrambi (Ldt per la navigazione e la visualizzazione, DCP per il database e le ricerche), in una specie di scambio continuo (i parametri e i dati sono contenuti in DCP e si processano dentro DCP, ma poi si esportano in Ldt per visualizzarli insieme al film, per esempio).

Dopo alcuni mesi ci siamo incontrati a Parigi e Cavalié ci ha mostrato il funzionamento di Lignes de temps spiegandoci meglio le funzionalità che abbiamo illustrato nel capitolo precedente. Rispetto alle nostre esigenze, Cavalié ha concordato con noi che Ldt è un software piuttosto semplice e forse non adatto a ricerche così complesse come gli studi sull’enunciazione; a tale proposito ci ha parlato del software Advene del CNRS di Lione con cui l’IRI collabora e ce lo ha presentato come un progetto dall’approccio maggiormente scientifico (e come un software più complicato da usare). In seguito all’incontro abbiamo cominciato a utilizzare Ldt con Toto le héros per testare lo shotdetect; questo primo tentativo ci ha permesso di sperimentare quanto fosse difficoltosa l’operazione: il film ha una durata normale (88’) ma ci sono volute alcune ore prima che il software riuscisse a completare la divisione automatica delle inquadrature che, inoltre, risultava piena di errori (come abbiamo mostrato nell’Immagine 17 del capitolo terzo). Il conteggio delle inquadrature era di gran lunga superiore al numero reale dei tagli, in presenza di sequenze che hanno un’illuminazione uniforme e tendenzialmente buia non riesce a percepire i tagli e quindi le legge come pianisequenza, mentre in presenza di long take con molti movimenti di macchina e spostamenti di personaggi Ldt spezza l’inquadratura in molte unità. Nell’andare a correggere manualmente lo shotdetect (dopo alcune difficoltà iniziali dovute al fuori sync e alla velocità di scorrimento rallentata, problemi risolti nell’arco di una settimana dagli sviluppatori) ci siamo anche accorti che si trattava di un’operazione molto complicata (scorciare un mattone, allungarne un altro, eliminare, ricreare, ecc…), lunga e per la quale occorreva dotarsi di molta pazienza: infatti, l’unità minima del righello era di cinque secondi, una caratteristica che oggi è stata lievemente migliorata e che all’epoca rendeva impossibile effettuare tagli sul secondo (cioè annotare inquadrature di durata inferiore ai cinque secondi) e quindi lavorare su film dal montaggio rapido (si pensi ai flash di immagini quasi subliminali di un film come L’année dernière à Marienbad di Alain Resnais e a gran parte della cinematografia americana degli ultimi anni in cui si registra un notevole incremento dei ritmi di montaggio). Il problema diventa ancora più complicato se pensiamo all’analisi della

colonna sonora (aspetto molto importante che avremmo dovuto affrontate per l’analisi del tessuto sonoro di Toto le héros). Ma è ovviamente un problema in senso generale, poiché nel favorire la pratica analitica (rendendola semplice e intuitiva) in realtà la priva di quella precisione che non solo le è necessaria ma per uno studioso è addirittura imprescindibile; in questo senso, Ldt si presenta come strumento ideale per quelle comunità di utenti/visitatori che volessero partecipare a una mostra in modo attivo, ponendosi come osservatori critici che lasciano una propria traccia interpretativa su un palmare utilizzando il software lungo la visita, ma non è altrettanto indicato per lo studio scientifico.

La breve pratica con Ldt ci ha convinto a tornare a utilizzare DCP (con cui avevamo già effettuato la divisione in inquadrature) nella speranza di trovare un finanziamento per apportare alcune modifiche e quindi continuare a svilupparlo laddove il progetto si era interrotto; le modifiche auspicabili riguarderebbero la possibilità di visualizzazione orizzontale (anziché verticale), l’opportunità di tornare sui propri passi (un bottone “undo”), l’eliminazione dei default di alcune colonne, l’incrocio tra un numero maggiore di parametri, e infine la possibilità di unire alle stringhe di testo anche dei mattoncini per visualizzare i dati sulla linea temporale del film. Tra le varie ipotesi prese in considerazione si è anche pensato di utilizzare software diversi per operazioni diverse, ad esempio Final Cut per la gestione dell’immagine e del sonoro, e poi esportare una Edit List da inserire in altre applicazioni (File Maker, Excel, …); oppure personalizzare Ldt con un informatico che potesse migliorarlo ai fini della nostra ricerca (migliorare il righello, inserire i parametri di analisi con un paradigma di scelta, ecc.). Nella ricerca di nuove strade da seguire si è anche pensato all’utilizzo di Cinemetrics per conteggiare alcuni elementi; avevamo già inserito il film nel database (come mostrato nell’Immagine 4 del capitolo terzo) per calcolarne l’ASL, la lunghezza massima e minima delle inquadrature, ecc. e il fatto che l’applicazione web di Tsivian permettesse di contare qualsiasi elemento all’interno di un film e poi di mostrarne un grafico, faceva scaturire nuove possibili indagini: ad esempio si sarebbe potuto contare quante volte le sequenze di Thomas anziano si interpolano con quelle di Thomas bambino e Thomas adulto, quante inquadrature ci sono per ogni età del protagonista, i tipi di inquadrature per ogni età, quali e quante interpolazioni del narratore e dove si situano, in quale età il ritmo è più serrato, e così via. Tutti elementi che però avrebbero necessitato di schede apposite all’interno di Cinemetrics, dal momento che utilizzando il modo avanzato si possono soltanto conteggiare otto elementi per volta (e tra l’altro non ci si può basare sulla precisione dell’inserimento ma soltanto sulle quantità). Dopo varie difficoltà e in concomitanza con la possibilità di partecipare alla Summer School di Parigi del 2009 all’interno di un panel sulle figure della temporalità, abbiamo deciso di procedere con l’analisi “a mano” di Toto le héros per stabilire un metodo su carta ed eventualmente riproporlo nella pratica

analitica con il software. L’analisi che segue è quindi il frutto di un lavoro che è stato presentato al convegno di Parigi nell’estate del 2009 e che qui ampliamo per spiegarne i passaggi teorici e metodologici.35

4.3

L’analisi manuale di “Toto le héros” di Jaco Van Dormael (Belgio-Francia-Germania,