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Le premesse: le mostre degli anni Novanta e il progetto di riqualificazione urbanistica

II. La realizzazione del MuSe, il Museo delle Scienze di Trento

1. Il Museo Tridentino di Scienze Naturali verso il cambiamento

1.1 Le premesse: le mostre degli anni Novanta e il progetto di riqualificazione urbanistica

Il MuSe (Museo delle Scienze di Trento) è stato inaugurato appena due anni fa, il 27 luglio 201388; la sua nascita, tuttavia, affonda le proprie radici nello storico Museo Tridentino di Scienze Naturali, ente strumentale della Provincia Autonoma di Trento nato intorno alla metà dell'Ottocento89. L'Istituto, che, come stabilito nel suo Regolamento, persegue le finalità di conservazione e di studio del patrimonio naturalistico dell'area trentina, negli anni Novanta del Novecento decide di incrementare la propria attività di ricerca e divulgazione scientifica da una parte instaurando una serie di relazioni con istituti internazionali del suo stesso genere e, dall'altra, intraprendendo una nuova forma di comunicazione con il proprio pubblico attraverso la sperimentazione di nuovi programmi differenziati a seconda delle diverse conoscenze in possesso dei fruitori (bambini delle scuole, specialisti ecc). Da questa volontà nasce una serie di mostre che caratterizzano l'attività museale dell'intero decennio, che coinvolgono campi di studio fino ad allora inediti per il Museo (dalla scienza di base all'energia, allo sviluppo sostenibile, all'astronomia90) e che introducono innovative tecnologie multimediali e interattive sulla scia dei moderni science center internazionali; queste esposizioni temporanee ottengono un notevole riscontro da parte del pubblico, ponendo i primi problemi relativi agli spazi della sede museale, percepita

88 Cfr. la sezione “L'evento inaugurale” del sito del MuSe www.muse.it (http://www.muse.it/it/il- muse/EventoInaugurale/Pagine/Evento-Inaugurale.aspx).

89 Le origini di un museo scientifico trentino possono essere ricondotte al fenomeno del collezionismo diffusosi alla fine del Settecento tra i nobili della città, che accrescevano con pezzi naturalistici le raccolte storico-artistiche conservate presso il Municipio cittadino. Questo eterogeneo insieme di collezioni fu conservato presso Palazzo Thun fino alla fine dell'Ottocento, mentre il Museo Civico di Storia Naturale di Trento fu fondato nel 1922 e collocato presso l'ultimo piano di un palazzo in via Verdi. Nel 1964 l'istituto divenne un ente amministrativo della Provincia Autonoma di Trento come Museo Tridentino di Scienze Naturali e nel 1982 venne trasferito nello storico Palazzo Sardagna in via Calepina. Per approfondire la storia del Museo Tridentino di Scienze Naturali, si rimanda a Tomasi G., Il Museo di Scienze Naturali di

Trento. I modi del suo divenire (dalle origini al 1992), in “Natura Alpina”, vol. 55, n. 3-4, Società di

Scienze Naturali del Trentino, Trento 2004, pp. 9-32 e Tomasi G., Un Museo dalle lontane e solide

origini. La storia del Museo dalla sua istituzione alla fine del secolo scorso, in “Economia trentina –

Dossier Museo delle scienze”, n. 3/4, Camera di Commercio Industria Artigianato e Agricoltura di Trento, 2008, pp. 21-27. Sull'organizzazione del Museo Tridentino di Scienze Naturali prima della sua trasformazione nel MuSe, le attività svolte dalle singole sezioni, i progetti, le pubblicazioni e le collaborazioni intraprese con altri enti e istituti italiani ed internazionali si veda Natura Alpina, vol. 55, n. 3-4, Società di Scienze Naturali del Trentino, Trento 2004.

90 Lanzinger M., MUSE. Il Museo delle Scienze di Trento, in “Museologia Scientifica – nuova serie”, vol. 6, n. 1-2, ANMS, 2012 pp. 147-160.

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sempre più come inadeguata alle nuove esigenze. Oltre alle mostre viene incrementato considerevolmente il numero delle proposte educative e introdotta nel personale il ruolo del “pilot”, “una nuova figura di accompagnamento professionale di accompagnamento alla visita, tipicamente sostenuta da giovani, che facilita l'interazione con lo spazio espositivo e le sue attrezzature”91.

La mostra che segna l'inizio del nuovo corso è intitolata “Dinosaurs, il mondo dei dinosauri”: realizzata nel 1992, è la prima importante esposizione sul tema organizzata in Italia e richiama un grande numero di visitatori92, evidenziando per la prima volta le problematiche relative alla ristrettezza degli spazi a disposizione della sede di Palazzo Sardagna, tanto da creare code fino all'esterno dell'edificio e costipare di gente le sale al suo interno. Lo stesso scenario si ripeterà inevitabilmente con le mostre interattive presentate a partire dalla metà degli anni Novanta, ispirate al modello dei

science center internazionali, introducendo in Italia (in contemporanea con la Città della

Scienza di Napoli, il primo museo nazionale di questo tipo) questa tipologia innovativa di apprendimento scientifico. La prima mostra interattiva è “I giocattoli e la scienza” del 1995, seguita negli anni successivi da “Il diluvio universale”, “Energia 2000”, “Destinazione stelle”, “Tutti a nanna”, “I giochi di Einstein”, “La scimmia nuda”, “eventi espositivi caratterizzati tutti dalla componente museografica tradizionale, costituita dalla contestualizzazione dei reperti in originale, e dalla presenza di installazioni interattive”93.

Anche nel settore della ricerca scientifica, in seguito agli importanti interventi di rinnovamento introdotti (di cui si parlerà nello specifico più avanti94), si comincia ad avvertire il peso della ristrettezza degli spazi sia degli studi che dei laboratori, limitando la gamma di discipline di cui il Museo si può occupare. In particolare, la mostra del 1997 intitolata “Il Museo studia le Alpi” illustra il nuovo ruolo del Museo nel settore della ricerca scientifica, sottolineando come la comunicazione delle scoperte e degli studi condotti dal proprio personale rappresentasse un tratto insito nella sua natura e distintivo rispetto alle altre istituzioni di ricerca, prima tra tutte l'Università. Il Museo di Trento si pone in questo modo in linea con la prospettiva intrapresa dai migliori esempi

91 Lanzinger M., MUSE. Il Museo delle Scienze di Trento, op. cit., p. 147.

92 Oltre 50.000 presenze in due soli mesi di apertura, secondo quanto riportato dalla sezione “Storia” del sito del MuSe www.muse.it (http://www.muse.it/it/il-muse/Storia/Pagine/Home.aspx).

93 Lanzinger M,, Dal Museo tridentino di scienze naturali al MuSe. Un percorso di crescita tra natura, scienza e società, in “Economia trentina – Dossier Museo delle scienze”, n. 3-4, op. cit., p. 11.

94 Il rinnovamento del settore della ricerca scientifica, individuato come uno degli elementi fondamentali nel passaggio dal Museo Tridentino di Scienze Naturali al MuSe, viene trattato nel paragrafo 2 del presente capitolo.

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presenti a livello nazionale ed internazionale, secondo cui il ruolo di questi istituti non si deve limitare all'esposizione di oggetti che si riferiscono solo al passato della natura e della scienza, ma deve aprirsi alla produzione di una conoscenza scientifica strettamente legata alla contemporaneità e “utile per costruire un'idea e un progetto rivolto al futuro”95.

Essendo il Museo ente strumentale della Provincia autonoma di Trento96, è quest'ultima che eroga annualmente le quote necessarie alla gestione e i finanziamenti straordinari per fronteggiare le necessità emergenti, e così è avvenuto negli anni Novanta in relazione ai problemi di spazio, resi sempre più evidenti nel corso del decennio. In questa prospettiva sono stati effettuati degli interventi di acquisizione di nuove superfici per gli ampliamenti, che sono iniziati già a partire dalla fine degli anni Ottanta con la realizzazione dell'Aula Magna al di sotto del cortile del Museo, a cui fanno seguito l'acquisizione dell'ex Albergo Posta, in cui hanno trovato posto gli uffici e gli studi, il trasferimento della biblioteca nel palazzo di via Celapina n. 10 (per il quale anche il Comune ha deciso di intervenire, deliberando un fondo destinato al Museo per le spese della biblioteca), l'acquisto di un edificio commerciale convertito in laboratorio didattico e il trasferimento dell'intera sezione amministrativa nella Torre del Massarello, ubicata nella poco distante via SS. Trinità. Nonostante le nuove acquisizioni, gli spazi per le esposizioni permanenti rimanevano comunque limitati (come testimoniato dalle vetrine sempre più affollate), causando la loro progressiva perdita di importanza a favore di quelle temporanee; a questo si aggiungeva il dislocamento di parte delle collezioni e degli archivi in alcuni magazzini a nord della città, che rappresentava un ulteriore ostacolo per lo svolgimento ottimale delle attività: una situazione di assoluta sofferenza di spazio insomma, tanto per le esposizioni quanto per le attività di ricerca e di didattica, ma anche di prospettiva97.

A questa prima premessa si affianca agli inizi degli anni 2000 il progetto di riqualificazione del quartiere trentino “Le Albere”, un'area industriale dismessa (“ex Michelin”) che la Provincia Autonoma di Trento, su indicazione del Comune di Trento, aveva deciso di rifondare attraverso un piano strategico decennale. Il programma prevedeva la realizzazione di un parco, uno spazio destinato ad uso abitativo e terziario e un edificio dedicato alla cultura, scopo per il quale era stato individuato proprio il

95 Lanzinger M,, Dal Museo tridentino di scienze naturali al MuSe..., op. cit., p. 12. 96 Istituito con Legge Provinciale 12/1964.

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Museo Tridentino di Scienze Naturali98.