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Presentazione della seconda edizione

4. SI INIZIA LA SECONDA EDIZIONE DEL FESTIVAL CINEMA GIOVANI – 198

4.2 Presentazione della seconda edizione

La seconda edizione si svolse dal 6 al 14 ottobre del 1984. Le sale coinvolte nelle proiezioni mutarono minimamente, contando sul Cinema Nazionale, il Cinema Charlie Chaplin, il Movie Club, gli Infernotti di Palazzo Carignano e le sale video dell'Unione Culturale.

Le proiezioni erano cosi suddivise: al Cinema Nazionale vennero proiettati ii film che facevano parte di “Opere prime” e “Tematiche giovanili”, al Cinema Charlie Chaplin nelle sale 1 e 2 la retrospettiva sulla Nouvelle Vague, mentre al Movie Club, agli Infernotti, e nelle sale video si proiettarono i lavori di “Spazio aperto”. Tutti i film prevedevano repliche al mattino dalle 9 alle 13, andando avanti sino a notte grazie alla sezione di mezzanotte.

Continuando sulla linea dell'accessibilità lanciata nella prima edizione i biglietti si potevano trovare a 3.000 lire, validi per tutti i film della giornata, oppure a 18.000 lire per l'intera rassegna.

Con molta confluenza di film esteri e 120 autori iscritti, le proiezioni di pellicole straniere vennero fissate in lingua originale con traduzione simultanea, per snellire il lavoro ed evitare problemi relativi agli alti costi e tempistiche di produzione dei sottotitoli. Con un team di 9 traduttori simultanei156 venne coperto tutto l'arco del festival e gli spettatori poterono seguire le pellicole

semplicemente ritirando le cuffie prima di accedere alla proiezione.

Il Festival venne presentato, diversamente dall'edizione precedente, non più a Roma ma prima a Torino e poi, il quattro settembre, a Venezia durante la Biennale del Cinema.

La prima conferenza stampa venne presentata con largo anticipo il 15 marzo 1984 al Cinema Charlie Chaplin, quando il direttore Gianni Rondolino e il presidente dell'Ente Festival Cinema Giovani Gianni Vattimo presentano l'edizione al cospetto dei rappresentati della Regione Piemonte, la Provincia e il Comune, patrocinatori della manifestazione. Come venne spiegato durante questo appuntamento, la scelta di presentarsi con tanti mesi di anticipo fu dettata dalla volontà di dare a quanti più giovani registi possibile l'opportunità di organizzare il proprio lavoro per parteciparvi, puntando anche con un'ampia campagna di contatti con testate italiane e straniere ad una risonanza il più diffusa possibile.

L'obiettivo principale rimaneva la volontà di indagare il mondo dei giovani attraverso lo strumento cinematografico, ricalcando la propensione sia cinefila che antropologica già espressa nella prima

156Il gruppo di traduttori, cosi come riportato nel catalogo, era composto da Piero Arlorlio, Alessando Baricco, Andrea Casalegno, Francesco Ciafaloni, Daniela di Capua, Claudia Lagossi, Massimo Patrizi e Fabrizio Rondolino.

edizione, con un approccio che abbraccia tutte le possibili connessioni all'argomento: rimane il concetto di cinema giovane come ambito “fatto dai giovani”, “sui giovani”, “per i giovani”.

«Il nostro Festival, vuole predisporre una serie di racconti, interferenze, parallelismi,contaminazioni che permettono un'ampia e articolata panoramica di quello che è oggi, o e stato ieri, il mondo dei giovani: il loro modo di vivere, pensare, agire, di confrontarsi con la realtà politica e sociale, di autorappresentarsi.». Rondolino (citato in Stacchini 1984).

Rondolino si concentra su un altro obiettivo: la volontà attraverso un forte ancoraggio al territorio cittadino di proporre il Festival come strumento di rilancio e rinnovamento, inserito in una politica più ampia attuata dall'amministrazione per la riqualificazione della proposta culturale locale. Proprio in quest'ottica va rivista la volontà di puntare, con le modifiche che vengono fatte all'organico dell'organizzazione, ad uno staff autoctono radicato nel tessuto culturale cinematografico e accademico della città, e quindi più preparato e sensibile alle necessità e problematicità che il Festival si trova ad affrontare:

«La seconda edizione, intende contribuire a colmare un vuoto di iniziative cinematografiche a largo respiro e inserirsi attivamente in un progetto di rilancio culturale.» Rondolino (citato in R.G. 1984).

«(ha)Come primo obiettivo una funzione di stimolo culturale e di riqualificazione del consumo cinematografico a livello locale.» Rondolino (citato in P.Per. 1984).

Non solo un rilancio cittadino, dalla presentazione si percepisce anche un'altra problematizzazione relativa ad un empasse che coinvolge la cinematografia nazionale, da analizzare sia come criticità globale del settore ma anche e soprattutto come ostacolo alla produzione giovane. Proprio questo aspetto venne dichiarato esplicitamente alla presentazione del programma e rimase uno dei punti più dibattuti dalla stampa. Nella strutturazione del programma si sottolinea l'obiettivo di «accentuare il carattere popolare non esclusivamente rivolta agli specialisti e agli addetti ai lavoro, fedele alla dimensione internazionale che ne caratterizza la posizione nell'ambito del panorama festivaliero italiano.». Rondolino (citato in R.G. 1984a).

Alla sua presentazione pubblica insomma, il Festival si presenta cresciuto, con ambizioni maggiori seppur in continuità con la “prima prova”.

La conferenza stampa prevedeva anche una proiezione, una prima dimostrazione pratica dell'applicazione degli intenti: la proiezione di Vite di Ballatoio del regista autoctono Daniele Segre157 è espressione di un'attenzione alle produzioni del territorio e al contempo, per le

tematiche affrontate, a problemi che caratterizzano il mondo dei giovani158. Dell'autore viene

apprezzata anche la metodologia di lavoro:

«un modo di fare inchiesta legato ad una singolare capacità di mettere a proprio agio i personaggi difficili che di volta in volta si alternano.» (Anon. 1984b).

Il quattro settembre arriva la presentazione al Lido di Venezia, un dato rilevante per la crescita della manifestazione. La presentazione oltre all'enumerazione delle sezioni permise agli organizzatori di annunciare anche gli intenti ad una platea molto più vasta e con maggiore risonanza. Durante questo evento venne rilanciato un punto evidenziato per tutta la durata della manifestazione, un elemento di forte contestazione e di criticità rivolto agli organizzatori159. La

velata critica mossa dal direttore alla sezione De Sica della Mostra di Venezia, relativa alla presenza di film italiani ma di qualità “bassa”, venne rafforzata alla presentazione del concorso Internazionale del FICG dove si contestò l'assenza di pellicole nostrane a discapito di una maggior presenza di prodotti nord americani e inglesi160.

«i pochi giovani cineasti italiani si dedicano soltanto a pellicole d'evasione […] del resto, per avere un idea del panorama del nostro cinema, è bastato dare uno sguardo alla recente sezione “De Sica” della Mostra del Cinema di Venezia, dove non sono stati presentati certo dei capolavori.» Rondolino (citato in Manin 1984).

Una tendenza che, va ricordato, si era già palesata in altre manifestazioni di quegli anni e che analizzando in maniera più ampia il tema andava a supportare la tesi della seria crisi del settore

157MOLITERNI 1984.

158“Vite di ballatoio” affronta il problema della sessualità e l'identità sessuale attraverso l'indagine della forte crescita della prostituzione di giovani ragazzi transessuali a Torino all'inizio degli anni ottanta.

159ANON. 1984a.

160Gli articoli che problematizzarono spesso polemicamente l'assenza di film italiani in concorso sono, sfogliano la rassegna stampa della seconda edizione del FICG, la maggior parte, sia a seguito della presentazione a Venezia, in maniera più corposa durante le interviste o gli articoli di recensione.

cinematografico italiano.

Di fronte alla problematizzazione di questa assenza è soprattutto il direttore Gianni Rondolino a difendere il palinsesto del FICG sottolineando come tale scelta fosse legata alla volontà di proporre un cartellone di qualità, al di la della necessità di riservare forzatamente uno spazio alle produzioni italiane se non rispondenti agli stessi livelli di qualità degli altri film:

«La nostra è una scelta provocatoria, intanto crediamo che la cinematografia italiana sia in crisi, e la rassegna non fa che rispecchiare questa realtà,. Inoltre ci sono autori che riteniamo validi, ma avremmo rischiato di replicare i loro film presentati a Venezia o addirittura già in circolazione: quindi abbiamo tagliato corto, preferendo la provocazione e le eventuali critiche ai doppioni oppure alla scarsa qualità.» Rondolino (citato in Al.Co. 1984).

L'ultima presentazione è il cinque ottobre a Torino a Palazzo Civico, durante la quale gli organizzatori propongono e ribadiscono gli appuntamenti del Festival a ridosso dell'apertura ufficiale.

Si inizia la sera stessa con l'evento di inaugurazione che in linea con il tema “giovane” è una performance di video arte presentata l'anno precedente al Beabourg, dove aveva raccolto applausi e consensi161. Si tratta di Eletronique video circus del regista Michel Jaffrennou162, dove a fianco

degli attori entrano in scena computer che per l'intera ora di durata del video creano un mondo fatto di sovrapposizioni e momenti spettacolari sulla musica di Leigh Landy163, che non manca di

suscitare un po' di malinconia. Il video rimanda all'idea di una vita comandata dall'elettronica, una riflessione supportata e spiegata anche dal presidente dell'Ente Cinema Giovani, il filosofo Gianni Vattimo.164

Si arriva così al 6 ottobre, data di apertura ufficiale del Festival, quando con Stanger than paradise proiettato al Romano alle ore 21.30, si aprono le danze per la seconda edizione.

Prima di iniziare l'analisi della proposta, risulta interessante riportare una questione che viene posta durante un'intervista al Direttore:

161PERONA 1984.

162Michel Jaffrennou è un artista francese pioniere nelle sperimentazioni di video arte.

163Leigh Landy è un compositore e studioso di musicologia, che ha creato lavori per video, spettacoli di danza e teatrali.

«Chiediamo a Rondolino: ma non c'è il rischio di ghettizzare una categoria, in questo caso quella giovanile?

No, in questo modo possiamo analizzare come vengono affrontati i problemi dei giovani. Non solo, ma diamo la possibilità a questi autori di raccogliere consensi. Oppure disilludiamo chi si sente già un Fellini e non lo è.» Rondolino (intervistato da Adr. 1984).