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4. SI INIZIA LA SECONDA EDIZIONE DEL FESTIVAL CINEMA GIOVANI – 198

4.5 Il programma della seconda edizione del FICG

4.5.4 La sezione Spazio Aperto

«Io quello che cercavo di fare era un po’ come a Woodstock, ogni tanti arrivava qualcuno sul palco e suonava, ecco la mia idea era cosi; poi in mezzo c’era del ciarpame incredibile andando a rivedere i cataloghi dei primi anni; in realtà però cercavo di usare il Festival come luogo d’incontro per creare dei link tra le persone.» (Della Casa 2015).

Cosi come per le altre sezioni anche “Spazio aperto” mantiene la stessa fisionomia: ci troviamo di fronte all'aspetto del Festival che al contempo risulta meno strutturato, volutamente aperto e anche il più caratterizzante sotto l'aspetto dell'indagine giovanile. L'organizzazione viene lasciata a partire da quest'anno a Steve Della Casa che la seguirà per lungo tempo, e che riesce a programmare oltre ad uno spazio per i giovani registi, anche una serie di incontri paralleli e di approfondimenti delimitando il contesto nel quale si muove “Spazio Aperto”, e parallelamente è capace di costruire una rete di appoggio per confronti e incontri.

Confluisce nel grande contenitore un numero di pellicole altissimo, che si aggira intorno alle trecento, mantenendo come unica limitazione la necessità anagrafica di accettare solo registi under trenta.

Se per le altre sezioni manca l'introduzione sul catalogo, per “Spazio aperto” è impossibile scrivere preventivamente delle opere presentate, potendosi basare come unici riferimenti sul catalogo del Cinema Militante e le pubblicazioni dei saggi di diploma del Centro Sperimentale di Cinematografia, supporti a due degli eventi presentati.

Rimane possibile tirare le somme sulle presentazioni solo alla fine della manifestazione quando oltre alla visione in sala, è possibile scorrere anche le schede che vengono raccolte di proiezione in proiezione dando la possibilità di individuarne peculiarità relative alle tematiche e alle tecniche utilizzate.

Le rassegne presentate all'interno di “Spazio aperto” sono diverse; oltre ad una videoperformance di George Hampton, una rassegna di sette cortometraggi prodotti dalla New Focus Collective Film, un collettivo di filmmaker indipendenti, una rassegna di cinque lavori della scuola di Cinema Gaumont, una selezione delle produzioni della Leicestrer Independtent Film & Video Association, oltre alla presentazione dei lavori prodotti dalla Moder Film di Hong Kong, di quelli prodotti dalla

Albany di Londra, i lavori francesi di Intremedia e Video Troc e una rassegna di super8 selezionata dall'Arci Kids.183

A fianco delle rassegne vennero proposti due incontri con le scuole di cinema Gaumont e il Centro Sperimentale di Cinematografia184, momenti di confronto estremante importanti per far

comprendere ai giovani aspiranti registi tanto la proposta formativa quanto la situazione settoriale in Italia.

E' proprio durante l'incontro con il Centro Sperimentale di Cinematografia che viene lanciato un campanello d'allarme molto preoccupante: il direttore della scuola Giovanni Grazzini, dopo aver presentato i saggi di diploma di nuovi allievi e di registi ormai affermati che si sono diplomati presso la struttura come ad esempio Bellocchio o Cavani, delinea la situazione nella quale versa economicamente il Centro. Sottolineando la precarietà dell'organico, a rischio di riduzione con ovvie conseguenze nefaste, parla soprattutto della crisi che riguarda la Cineteca, istituzione che supporta le richieste provenienti da varie parti del mondo, che risulta al momento dell'incontro al di sotto dei livelli di efficienza a causa dello scarso organico, rispecchiando purtroppo una diffusa condizione nazionale.

4.5.4.1 la sezione cinema militante: Collettivo Cinema Militante Torino 1968-1975185

La rassegna Collettivo Cinema Militante viene presentata al Movie Club, dall'8 al 10 ottobre, con proiezioni e incontri ai quali partecipano alcuni registi come Gobetti, Otoleva, Scaramucci e Fofi 186.

A metà tra striscione di un movimento politico e categoria cinematografica, comprendendo la fisionomia particolare del cinema militante, nel catalogo dedicato ai lavori del torinese CCM (Collettivo Cinema Militante) ne viene in un primo luogo data una definizione:

«a)il cinema militante degli anni '60 e '70 è stato senza dubbio il cinema della nuova sinistra. Di essa ha condiviso incubazione, espansione, crisi; con essa ha avuto rapporti di interazione e di delega; ad essa ha affidato pressoché in toto i suoi canali distributivi […] b) non esiste una codificazione in grado di distinguere tout-court il cinema

183A.B.1984a. 184Ibidem.

185Per la stesura di questo paragrafo mi sono avvalsa principalmente del catalogo della sezione. 186GRASSO 1984.

militante dall'altro cinema[...], ma la caratteristica per cui entra nel circuito alternativo e di classe è l'uso che ne viene fatto […] Questi postulati politici e teorici possono riassumere lo sguardo con cui va vista ogi l'esperienza del cinema militante.» (Catalogo Collettivo Cinema Militante 1984).

Partendo dalla delimitazione del campo cinematografico, una categoria che alle volte è stata messa in discussione in quanto a limiti e che come è riportato nell'introduzione al catalogo è di difficile codificazione, si contestualizza la rassegna in quanto frutto di una selezioni di lavori del Collettivo Cinema Militante nel periodo che va dal 1968 al 1975. Il Ccm è stato un'insieme di contributi di insegnanti, operai, studenti, operatori visivi accomunati dalla volontà di indagare un possibile uso alternativo del cinema, spesso alle prese con la mancanza di professionalità necessaria nelle fasi di produzione e distribuzione187.

«L'esperienza del cinema militante, di tutto il cinema militante legato al ciclo di lotte partito dal '68-'69, si è definitivamente esaurita […] la ricostruzione che qui si è voluta fare di quell'esperienza ha voluto essere di tendenza, e volutamente estranea ai due rischi possibili: l'irrisione a posteriori dei convertiti alla normalità (o alla normalizzazione?) e i dolci tepori del “Come eravamo”. Il problema è invece la memoria: quando le frizioni sociali che il nuovo assetto produttivo sedimenta produrranno nuove lotte e nuova tensione culturale, sarà utile attingere ad un bagaglio di conoscenze, di lotte (e di sconfitte) che solo chi ha vissuto per davvero gli anni in questione può mettere onestamente a bilancio.» (Catalogo Collettivo Cinema Militante 1984).

Ritengo personalmente questa sezione la meno affine rispetto alle altre al concetto di cinema giovane laddove non essendo una prerogativa necessaria alla partecipazione al collettivo, non vi è un dato che definisca la presenza di registi giovani al suo interno. Mettendo in atto un'interpretazione degli intenti che ritengo molto labile, forse può essere letta come esperienza giovane nel senso di movimento sperimentale che se contestualizzato, si lega ai primi passi mossi dalla categoria “cinema militante” non solo a Torino.

Al contempo, nell'ottica di una ricostruzione dell'attività cittadina attraverso un'esperienza che ha

fortemente caratterizzato il periodo, ritengo assuma un valore storico molto importante e se vogliamo parallelo ma non convergente rispetto il tema principale.

La stampa accoglie la rassegna positivamente; pur non eludendo da articoli fortemente ironici relativi alla figura del cineasta militante, rischio che tra l'altro era stato preventivato nell'introduzione del catalogo, si riconosce come:

«Quei momenti sono stati fermati in immagini da dilettanti e da autori di prestigio. Una massa di filmati che hanno la caratteristica del documento dal vivo […] fa un certo effetto rivederli oggi. E' questa una delle proposte più stimolanti della rassegna torinese che porta alla rilettura storica di quel periodo.» (Banterla 1984).