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PRESIDENTE. E` iscritto a parlare il senatore Castelli. Ne ha facolta`.

CASTELLI (LNP). Signor Presidente, interverro` puntualmente sol-tanto sull’articolo 2, visto che i colleghi che mi hanno preceduto hanno gia` compiutamente esaminato gli altri aspetti tecnici di questo provvedi-mento. Esso e` costruito in un modo che all’inizio ha avuto anche successo, poiche´ basato su un’operazione mediatica e su un inganno per i cittadini perche´ e` stato fatto passare da tutti i giornali di regime – che, come sap-piamo, sono la quasi totalita` in questo Paese – come il provvedimento delle liberalizzazioni.

In realta`, sta emergendo, ormai non lo si riesce piu` a nascondere a un’opinione pubblica che sta cominciando a capire anche attraverso alcuni fatti accaduti e che lo capira` sempre di piu` nel prosieguo quando tutte le norme avranno effetto, che si tratta di una stangata. Questa e` la prima grande stangata che gli italiani devono subire da quando questa maggio-ranza ha preso il potere e da quando il vice ministro Visco e` resuscitato.

Noi l’abbiamo paragonato a Nosferatu. E` uscito dalla sua tomba, nella quale e` rimasto per molti anni, e oggi puo` impazzare tranquillamente per il territorio e gli effetti si sono gia` visti.

Quindi, non si tratta assolutamente del provvedimento delle liberaliz-zazioni, di cui poi vedremo la natura, ma del provvedimento delle tasse.

Abbiamo visto cos’e` accaduto di fronte alla relazione tecnica che cal-colava un impatto di centinaia di milioni. In realta`, in base ai conti effet-tuati da molte categorie interessate, l’impatto reale sarebbe stato invece di 30 miliardi. Come e` stato ricordato molte volte, questo ha determinato su-bito un grave danno al Paese con un crollo in Borsa dei titoli interessati alle scorrerie del vice ministro Visco – che ha dimostrato subito quanto bene vuole al nostro Paese – e si sono verificate perdite calcolate per circa un miliardo e mezzo. Oggi il Governo su questo fronte ha dovuto fare ra-pidamente marcia indietro.

Mi dispiace che il ministro Bersani, venuto in quest’Aula a fare di-chiarazioni ottimistiche, non sia presente per ascoltare, ma vedo che il Go-verno latita completamente ed ha lasciato un paziente e solitario Sottose-gretario, mentre il collega Giaretta cerca di far finta di ascoltare, ma mi rendo conto che queste osservazioni sono state ripetute molte volte.

Su questo punto siete dovuti tornare indietro rispetto a quello che avete fatto: altro che confermare la linea del Governo, avete dovuto fare rapidamente marcia indietro, rimodulare completamente questa parte del provvedimento che era la piu` corposa dal punto di vista fiscale. Avete deciso misure abbastanza strane: guarda caso, i cittadini normali sono stati colpiti perche´ la loro stangata e` rimasta, anche se piu` edulcorata; a qual-cun altro, invece, sono stati fatti degli abbuoni non indifferenti. Ritengo che tale pratica vada comunque stigmatizzata.

Passando al tema delle liberalizzazioni, una grande, effettiva libera-lizzazione che consentirebbe al sistema Italia di recuperare grandissima competitivita` nella sfida della globalizzazione e permetterebbe alle nostre aziende di reggere e di crescere e` la riformulazione dell’articolo di 18 dello Statuto dei lavoratori: questa e` la grande, unica e vera liberalizza-zione che si puo` realizzare nel Paese e che puo` avere, veramente, un grande impatto sulla sua competitivita`. Ovviamente non la farete mai, anzi nella scorsa legislatura l’avete impedita.

Le altre riforme, invece, avranno effetti assolutamente trascurabili per quanto riguarda la competitivita`. Di certo, il Paese non diventa competi-tivo con qualche taxi in piu`, anzi da questo punto di vista avete creato un danno enorme perche´ questo provvedimento e` arrivato nel momento di massimo afflusso turistico in Italia.

All’estero, agli stranieri, ai turisti che sono venuti in Italia abbiamo dato l’immagine di un Paese nel caos, di un Paese di vecchio stampo sud-americano dove niente funziona. Abbiamo visto scene di centinaia, di mi-gliaia di turisti arrivati a Fiumicino, alla stazione Termini, in tutte le sta-zioni e gli aeroporti italiani, essere desolatamente abbandonati perche´ non c’erano taxi ne´ servizi. Questa e` l’immagine che avete dato al Paese.

Avete arrecato un danno enorme, difficilmente calcolabile, che cercherete di recuperare con l’unico sistema che siete capaci di immaginare: le tasse.

Non siete in grado di immaginare un sistema diverso dalle tasse.

Passando alla cosiddetta liberalizzazione che riguarda i professionisti, anche in questo caso avete voluto punire il popolo delle partite IVA, che e`

fatto di lavoratori autonomi e professionisti che non sono soltanto quelli legati agli ordini, ma e` tutto il mondo professionale. Anche in questo caso avete gettato fumo negli occhi, perche´ ci vuole ben altro per dare re-spiro alle categorie professionali: occorrono assolutamente altri provvedi-menti. Da questo punto di vista non e` stato sufficientemente stigmatizzato un aspetto che, invece, va evidenziato: manca in questo provvedimento la firma del Ministro competente – qualcuno ha parlato di Ministro seque-strato – io mi chiedo dove sia la firma del Ministro della giustizia.

C’e` un articolo 2 che va ad incidere comunque pesantemente sulle professioni e manca la firma del Ministro della giustizia. Delle due l’una,

terzium non datur: o non e` stato neanche interpellato, e quindi la sua firma non e` stata nemmeno richiesta, e questo reca un vulnus non soltanto for-male, ma anche sostanziale; oppure il ministro Mastella non e` d’accordo con l’articolo 2.

Al riguardo, non e` stata data risposta e non si sa cosa sia successo;

comunque la firma manca e cio` e` un fatto assolutamente grave. E vorrei smentire assolutamente le parole trionfalistiche del collega – perche´ an-cora collega e` – Giaretta e del ministro Bersani, che hanno dichiarato che questo provvedimento ha il consenso dell’opinione pubblica: ma non ha neanche il consenso dell’Assemblea, onorevole Giaretta! Non ha nemmeno il consenso dell’Assemblea, dal momento che siete ricorsi alla fiducia soprattutto per evitare di votare sull’articolo 2. Infatti, basta vedere gli atti che forse sono ancora dinanzi a lei: tra gli emendamenti, ce n’e`

uno presentato da un Gruppo della maggioranza che vuole cassare intera-mente l’articolo e quell’emendamento sarebbe passato, quindi l’articolo 2 sarebbe stato spazzato via.

Di piu`, vi e` un parere della Commissione giustizia, votato in parte dalla minoranza e in parte dalla maggioranza, che stravolge completa-mente l’articolo 2, che, naturalcompleta-mente, non avete tenuto in alcun conto;

avete voluto porre la fiducia, una fiducia posta contro la vostra stessa maggioranza, che la pensa diversamente da voi sulla questione. Altro che consenso nel Paese, nemmeno qui dentro l’avete!

Pensate al paradosso cui siete arrivati, anche dal punto di vista for-male e sostanziale. Avete scritto una norma secondo la quale in questo momento – visto che e` un decreto-legge – un macellaio (absit iniuria ver-bis, perche´ quella del macellaio e` una professione assolutamente degna) potrebbe costituire una societa` di avvocati: li prende al proprio servizio, perche´ questo e` consentito dalla norma del vostro articolo 2, e di fatto esercita, attraverso avvocati suoi dipendenti costituiti in una societa`, per-che´ questo e` possibile fare leggendo il vostro decreto, la professione fo-rense o quella di ingegnere o quella di medico.

Questo e` il paradosso assoluto che avete costruito con questo provve-dimento e continuate a difenderlo perche´, evidentemente, non potete tor-nare indietro, visto che siete tornati indietro sul fisco e sui tassisti (perche´

questa e` l’assoluta verita`: e` fallito il vostro disegno di creare grandi so-cieta` di taxi perche´ – mi corregga se sbaglio – non e` piu` possibile per un unico soggetto detenere un numero enne di licenze).

Avete tenuto duro sui professionisti, perche´ evidentemente questi ul-timi non sono capaci di porre in essere azioni di piazza cosı` dure come altre categorie. Questa e` la verita`. Ormai restano soltanto, da un lato, una parte fiscale, comunque corposa, che e` una stangata agli italiani, e, dall’altra, una stangata per i professionisti, rei di non aver votato per la vostra maggioranza. Questo e` il dato. Ma nemmeno qui avreste avuto la maggioranza e avete dovuto porre l’ennesima fiducia, non certo per irre-sponsabilita` dell’opposizione, bensı` semplicemente perche´ e` l’unico modo che avete di governare. (Applausi dai Gruppi LNP e FI).

PRESIDENTE. E` iscritto a parlare il senatore Pistorio. Ne ha facolta`.

PISTORIO (DC-Ind-MA). Signor Presidente, colleghi senatori, i sogni in politica, a volte, svaniscono ancor prima dell’alba. II sogno che ha il-luso anche autorevoli commentatori di avere a che fare con un Esecutivo capace di applicare rigorose politiche di liberalizzazione fornendo risposte di chiara apertura del mercato, e` venuto meno ancor prima che lo stesso Governo si rendesse conto della propria incapacita` a governare.

E` bastata la forte arrabbiatura di una sola categoria, seppur vivace, come quella dei tassisti per travolgere lo pseudodecisionismo governativo.

La valutazione del provvedimento su cui il Governo oggi chiede la fiducia presuppone una necessaria precisazione: siamo di fronte ad una vera e propria manovra finanziaria, il contenuto principale dell’articolato consta di azioni che producono circa il 70 per cento di previsioni di en-trate con un aumento della pressione fiscale dell’1 per cento a danno di vari comparti produttivi del Paese, e per la restante parte, di indeterminati interventi di correzione della spesa pubblica.

Malgrado lo sforzo mediatico del Governo di nascondere questa stan-gata fiscale dietro un confuso e populista programma di «liberalizzazione»

quei tre miliardi e mezzo di euro di incrementi fiscali sono reperiti attra-verso l’inasprimento dell’IVA, per oltre meta`. Infatti, caduta la maschera accattivante quanto falsa delle liberalizzazioni, si manifesta il vero volto del decreto Bersani-Visco, che contiene misure assolutamente illiberali quali quelle relative alla retroattivita` delle norme fiscali in danno del con-tribuente e la schedatura totale di ogni attivita` economica del cittadino, ivi comprese le operazioni bancarie superiori a 1.500 euro ed ogni tipo di rap-porto con i liberi professionisti per un imrap-porto che superi i 100 euro, pe-santi inibizioni alla liberta` d’iniziativa economica quale l’obbligo di fi-deiussioni e pesanti controlli preventivi per l’attivazione di una partita IVA, nonche´ un attacco mirato alla proprieta` privata attraverso il pesante inasprimento del prelievo sulle transazioni immobiliari.

A parita` di domanda, l’aumento dell’offerta di un bene o di un ser-vizio produce una riduzione del suo prezzo; quindi, dato che la liberaliz-zazione della sua produzione porta ad un aumento della sua offerta si avra`

un grande vantaggio per l’acquirente-consumatore. E siccome siamo tutti consumatori di qualcosa siamo tutti quindi liberali. Ma se quei beni o ser-vizi hanno un costo di produzione incomprimibile per le aziende che li vendono, l’aumento dell’offerta produrra` il ridursi del volume delle ven-dite per ogni impresa oppure si vendera` in perdita.

Non serve essere tecnici dell’economia per capire regole cosı` sem-plici e chiare, ma gli «esperti» e i politici del Governo Prodi evidente-mente le hanno dimenticate ed hanno partorito un provvedimento di libe-ralizzazione che sembra pensato apposta per colpire le categorie delle pic-cole e piccolissime imprese.

Infatti, le voci di costo dei tassisti come degli avvocati, dei farmacisti come dei commercianti non sono state neanche considerate. Ma non basta:

con lo stesso provvedimento si sono introdotte norme intese alla ulteriore

burocratizzazione dell’economia ufficiale al fine di colpire quella in nero.

Per cercare forse di recuperare qualche spicciolo si distribuisce a tutta l’e-conomia sana un ulteriore fardello e una ulteriore disel’e-conomia.

Il risultato e` una foltissima accelerazione verso una maggiore stataliz-zazione e regolamentazione dell’economia che non manchera` di ridurne, questa volta drasticamente e notevolmente, il livello di attivita`. L’obiettivo di tutto questo attivismo e` quello di racimolare una quantita` vicina ai 7 miliardi di euro che, non si sa perche´, dovrebbero essere annidati nelle ta-sche dei tassisti, commercianti, professionisti e compagnie varie.

A questo punto mi preme fornire una considerazione che mi sembra rilevante: Questo provvedimento viene pensato proprio mentre le autorita`

di Borsa diffondono la classifica degli utili realizzati dalle societa` italiane quotate; la prima e` L’ENI che e` riuscita a sottrarre, in pieno boom dei prezzi petroliferi, ben 8,7 miliardi di euro dalle tasche degli italiani; al se-condo posto vi e` l’ENEL con 3,9 miliardi, poi via via Telecom e banche;

infine, dalla stessa classifica si desume che la redditivita` complessiva di tutta la Borsa e` la prima del mondo.

Basterebbe quindi una parte degli utili di una sola societa` per ripia-nare ampiamente le necessita` statali odierne. Invece si e` pensato di cen-trare l’attenzione sulle piccole imprese e sulle professioni forse perche´

non hanno santi in paradiso, certamente non in quello del centro-sinistra al Governo.

Alla luce di cotanto sconquasso, forse e` opportuno dire alcune altre cose: la prima e` che questo provvedimento non e` liberatorio di nulla ma, al contrario, e` inteso a rafforzare l’ingerenza della politica nella eco-nomia libera (cioe` non assistita o protetta che e` quella delle grandi im-prese); secondo e` che per procedere alla liberalizzazione vera e quindi per favorire concorrenza e acquirenti bisogna incidere preventivamente sui grandi monopoli nazionali (energia, banche, assicurazioni, comunica-zioni, utilities) favorendo l’accesso in quei settori di nuovi soggetti produt-tori in grado di ridurre il prezzo dei loro prodotti.

Questo e` il grande fallimento delle grandi liberalizzazioni e privatiz-zazioni di questo Paese alla fine degli anni 90. Il costo-Stato va ridotto e non aumentato come avverrebbe se la quota in nero diminuisse; infine, le categorie che protestano non devono essere lasciate sole a combattere una partita che riguarda il modello di sviluppo e di economia di tutta la na-zione. Cosı` come l’Esecutivo non avrebbe dovuto assumere questi provve-dimenti senza una preventiva concertazione con le categorie interessate.

Argomento, quello della concertazione, che credo crei non pochi imba-razzi nel Governo di centro-sinistra che ne ha fatto il cavallo di battaglia di tante contestazioni al Governo precedente.

E` evidente che questi provvedimenti denunciano una mentalita` e un modo di concepire il rapporto tra cittadino-contribuente-produttore e lo Stato molto piu` simile al rapporto di sudditanza che a quello di libero ope-ratore.

Chi rappresenta le imprese minori? E chi difende – direi certo non Confindustria – il consumatore da una mistificazione cosı` grande, con la

quale gli si vuol far credere che questa e` un’operazione concepita nel suo interesse?

Un provvedimento cosı` contraddittorio e` stato realizzato cosciente-mente o solo per una cultura liberale sempre dichiarata e mai praticata?

Queste domande sono destinate a rimanere senza risposta?

Se e` cosı`, i problemi dell’economia rischiano di trasformarsi in breve anche in problemi di ordine pubblico. Un provvedimento questo emanato, per di piu`, nelle forme del decreto-legge, senza che ricorra alcuno dei pre-supposti costituzionalmente previsti per la decretazione d’urgenza. Attra-verso tale provvedimento il Governo intende sottrarre alla sua stessa mag-gioranza, ancor prima che al Parlamento, ogni competenza sul merito e sui contenuti di un importante intervento di politica economica.

Una discussione parlamentare ordinaria, condotta in tempi e modi ra-gionevoli, sicuramente sarebbe meglio servita per affrontare questi pro-blemi e per elaborare soluzioni piu` opportune.

Non si tratta, infatti, di contrapporre il mito del parlamentarismo al-l’efficientismo senza aggettivi dell’interventismo governativo. Sappiamo bene che il ricorso alla decretazione d’urgenza e` sollecitato dall’incapacita`

di riformare certi meccanismi di formazione delle leggi e dalla nuova, e per certi versi inedita, complessita` della legittimazione politica di cui gode il Governo anche rispetto alla sua stessa maggioranza parlamentare.

Ma qui si sta andando ben oltre, quando l’intera materia della politica eco-nomica, fiscale e della stessa sicurezza viene pregiudizialmente e surretti-ziamente sottratta alla discussione dei rappresentanti del popolo.

In realta`, l’unica urgenza o emergenza che ha sollecitato il ricorso al decreto – legge e` la necessita` per il Governo di emanciparsi dai limiti e dai condizionamenti della sua stessa maggioranza, soprattutto al Senato, destinata a manifestarsi inevitabilmente in ragione della complessita` e opi-nabilita` di molti degli interventi contenuti nel decreto.

Ma tutto questo, che attiene alla tipica dialettica politico-legislativa tra Governo e maggioranza trova la sua sede propria di composizione nel procedimento ordinario di formazione delle leggi, non gia` attraverso l’uso platealmente improprio del decreto-legge che qui si propone. La qual cosa suona inquietante e singolarmente ironica, provenendo da una parte politica che ha invocato nell’ultimo referendum il sacro rispetto della Costituzione ed i pericoli corsi dalla centralita` del Parlamento, per op-porsi, con tutte le sue forze, alle modifiche della Carta costituzionale vo-lute dalla precedente maggioranza parlamentare.

Dunque, gia` per queste ragioni il decreto Bersani appare inaccetta-bile. Se poi lo stesso viene accompagnato anche dalle richieste del voto di fiducia, non si crea alcun dubbio a scegliere con convinzione di votare contro, anche per chi, laicamente, non si preclude la possibilita` di soste-nere posizioni giuste e condivisibili che in questo caso, pur con tutta la buona volonta` possibile, non si riescono a rintracciare neanche nel titolo dell’intero articolato proposto dal Governo.

PRESIDENTE. E` iscritto a parlare il senatore Cantoni. Ne ha facolta`.

CANTONI (FI). Signor Presidente, colleghe e colleghi, signor Sotto-segretario, ho deciso di cambiare tipo di intervento perche´, essendo fra gli ultimi iscritti a parlare, non intendo tediare coloro che mi stanno ascol-tando.

Non affrontero`, pertanto, alcuni profili tecnici e mi soffermero`, in-vece, su un aspetto prettamente politico, piu` volte ricordato, che mi inde-gna profondamente. Mi riferisco al frequente ricorso allo strumento della fiducia, che, ricordo, e` previsto solo in casi di estrema necessita`. Sin dal-l’inizio della legislatura, a fronte dello stretto margine di maggioranza esi-stente in Senato, rappresenta in realta` una costante. E cio` induce a consi-derare e a riconoscere che voi avete una maggioranza risicata, perche´ non avete vinto le elezioni al Senato, ma, in realta`, le avete perse.

E` un segnale molto negativo, riguardante gli intendimenti del Go-verno, in relazione al ruolo legislativo e di garanzia svolto dal Parlamento:

mi rivolgo al Presidente, che e` un parlamentare di lungo corso e di grande capacita` etica, che dovrebbe indignarsi quanto noi nel momento in cui continuiamo ad andare avanti solo ed esclusivamente con decreti-legge.

Si tratta, infatti, di un esproprio delle prerogative parlamentari (e questo mi dispiace molto).

Si tratta di un provvedimento complesso, che – in nome dello svi-luppo e della competitivita` – dovrebbe intervenire incisivamente su mate-rie e settori differenti, ma che, ahime´, non riuscira` nell’intento, in quanto, in realta`, ingessa la nostra economia, portando avanti strategie assoluta-mente da rigettare. Vi e`, infatti, un’azione prettaassoluta-mente indirizzata alle en-trate, vessatoria ed oppressiva nei confronti dei contribuenti, poiche´ intro-duce ulteriori adempimenti e costi che incideranno in modo sostanziale – soprattutto per le piccole e medie imprese – sugli artigiani, ingessando ul-teriormente il nostro sistema Paese.

Esso presenta, signor Presidente, numerosi ed evidenti vizi di costitu-zionalita`: soprattutto, non si rinvengono i presupposti di necessita` e ur-genza statuiti dall’articolo 77 della Costituzione. L’attuale intervento legi-slativo, infatti, non puo` essere giustificato solo dall’urgenza per il Go-verno di dimostrare che sta realizzando i propri obiettivi, francamente sempre meno chiari e piu` contraddittori, viste le numerose marce indietro o, addirittura, nuove, ulteriori concessioni – come, per esempio, per la nota vertenza taxi – effettuate proprio in relazione al provvedimento in esame.

La necessita` e l’urgenza di adottare l’attuale decreto non sono riscon-trabili nell’esigenza di far fronte alla disastrosa situazione dell’erario ed al segno negativo della crescita del Paese, rimarcati nel corso della nota campagna elettorale: una vera e propria strategia elettorale, che non ha

La necessita` e l’urgenza di adottare l’attuale decreto non sono riscon-trabili nell’esigenza di far fronte alla disastrosa situazione dell’erario ed al segno negativo della crescita del Paese, rimarcati nel corso della nota campagna elettorale: una vera e propria strategia elettorale, che non ha