3. Background: Inciviltà sul luogo di lavoro, violenza orizzontale e
3.7 Prevenire e contrastare i fenomeni di abuso
3.7.1 Quale prevenzione possibile?
Le strategie adottate sino ad oggi nel tentativo di prevenire il fenomeno delle WI, bullismo e HV tra infermieri sono le seguenti:[143]
aumentare la consapevolezza del fenomeno tra infermieri, dirigenti e amministratori utilizzare campagne informativo-educative per fare prevenzione primaria
fornire agli infermieri strumenti di comunicazione assertiva e gestione dei conflitti per affrontare il bullismo
stile di leadership incentrata su relazioni autentiche
strategie di tolleranza zero nei confronti di ogni genere di abuso
codici di condotta del personale che definiscono quali siano i comportamenti accettabili e non accettabili, quelli disturbanti, e i conseguenti processi di gestione dei comportamenti inappropriati
in alcuni casi legislazione appropriata
Una recente revisione di letteratura narrativa ha messo in luce la scarsità numerica ed il concomitante ridotto livello di evidenze scientifiche circa le politiche e procedure messe in atto nei settings di lavoro infermieristici per contrastare il fenomeno del bullismo e delle HV.[145] In ogni caso, dagli sforzi sinora tentati, emergono alcuni spunti per ricercare
e sperimentare ulteriori soluzioni: cambiamenti comportamentali che incoraggino una cultura a supporto delle politiche contro le LV; coinvolgimento sempre maggiore delle direzioni infermieristiche; cambiamenti intenzionali di politiche e di ambiente; implementazione di interventi simultanei, laddove la loro singola applicazione risulta inefficace.[145] Gli interventi che attualmente risultano di comprovata inefficacia per
l’implementazione di politiche contro le LV sono la disseminazione passiva di informazioni e le politiche di tolleranza zero.[145]
In tabella 14 sono riportati gli studi pubblicati in letteratura, relativi ad interventi di tipo proattivo nei confronti di WI, bullismo e HV sul luogo di lavoro per quanto riguarda la realtà dei contesti operativi clinici infermieristici. Il numero esiguo di lavori pubblicati (7), le tipologie di intervento (prevalentemente interventi educativi, e molto limitatamente, programmi di team building e di comunicazione assertiva), confermano i
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risultati della succitata revisione di letteratura di Coursey et al. circa la scarsità di prove di efficacia.[145] Gli esiti misurati dagli studi esaminati vertono essenzialmente su indicatori
quali il turn-over,[34,35,146] (che in ogni caso è sensibile anche a numerosi altri fattori oltre
che alla WV), sulla frequenza di bullismo[35,48,147,148] (che sembra però rimanere molto
spesso stabile), e sul confronto diretto tra target e perpetratore.[48]
Alcuni autori hanno ridefinito il concetto di “comportamento professionale” dell’infermiere, per ritrovare nelle basi dell’essere professionista gli elementi che possono costituire gli antidoti naturali ai fenomeni di bullismo e LV.[149] Gli antecedenti
(cioè atteggiamenti o eventi che precedono il manifestarsi del concetto) del comportamento professionale degli infermieri sono individuati in: capacità di compassione, dignità umana, valori e credenze, intelligenza emotiva, autoconsapevolezza, riflessione, regolazione, e fiducia.[149] Gli attributi critici del comportamento
professionale sono: il mutuo rispetto, armonia nelle azioni e nelle convinzioni, motivazione, e collaborazione. Le conseguenze, cioè gli eventi che avvengono in presenza del concetto, sono: parole e linguaggio che riflettono assistenza, rispetto e competenza clinica, comunicazione efficace, abbigliamento professionale, comportamenti rispettosi, relazioni efficaci con pazienti e colleghi, auto-regolazione, e responsabilità.[149] Va da sé
che queste caratteristiche sono agli antipodi di quelle che emergono nei perpetratori di abusi.
L’intelligenza emotiva, sembra essere un elemento su cui lavorare sia per i singoli professionisti, che per creare leadership “risonanti”, in grado di mitigare i conflitti, favorire le relazioni interpersonali intra e inter gruppo, e costruire un clima di lavoro idoneo al raggiungimento di obiettivi di cura e assistenza. Le dimensioni dell’intelligenza emotiva sono 4: autoconsapevolezza, autogestione, abilità sociali (empatia), e gestione delle relazioni (abilità interpersonali).[150]
La consapevolezza delle proprie e altrui emozioni, e quella del contesto altamente stressante all’interno del quale si sviluppa la cornice di lavoro e delle relazioni sono il punto di partenza per tentare di mitigare e governare lo stress, prevenendo e gestendo coscientemente i conflitti che emergono.[151] Indipendentemente dall’attitudine personale
verso l’intelligenza emotiva, rappresentando una life-skill, questa può essere esercitata e incrementata da chiunque.[151]
Alcuni autori propongono di focalizzare gli sforzi verso soluzioni legate a filosofie di pensiero di cura dei gruppi, quali quella del “Peace & Power”, costituita da elementi di
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riflessione e azione (prassi), educazione all’emancipazione, ed alla costruzione di (senso di) comunità.[144] Da una parte si utilizza la rabbia e la frustrazione esperita dai
perpetratori, in modo da renderli più consapevoli delle conseguenze delle loro azioni sugli altri e creare nuove modalità di stare nella comunità. Dall’altra si offre alle vittime di HV una cornice per trasformare la rabbia in una “chiamata” alla trasformazione, e per dare voce a chi in genere non ne ha, mediante un ambito in cui le strutture gerarchiche sono rimosse, favorendo la possibilità di parlare per tutti nel pieno rispetto dei diversi punti di vista.[144]
Olender-Russo ha proposto di affrontare il problema della prevenzione al bullismo nel mondo infermieristico costruendo una cultura del “trattamento con riguardo reciproco” in ambito lavorativo.[68] Secondo l’autrice è possibile raggiungere questo obiettivo
utilizzando la formula IE2E di Felgen per i cambiamenti che permangono nel lungo termine.[68] La formula considera 4 elementi ritenuti tutti necessari e critici per il
successo degli obiettivi: Ispirazione (II), Infrastruttura (I2), Educazione (E1), Evidenze (E2).[68] Attualmente, però, non vi sono esperienze a prova dell’efficacia della lotta al
bullismo con questa metodologia.
In ogni caso, che la partita contro questo problema sia tutta ancora giocare, lo si evince molto chiaramente dalle colonne di un recente editoriale nel quale si fa riferimento alla necessità di soluzioni “creative” alla LV infermieristica.[152]