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Principali teorie sul legame tra disuguaglianza e sviluppo

3. Sviluppo e disuguaglianza sociale

3.1 La relazione tra disuguaglianza sociale e sviluppo

3.1.1 Principali teorie sul legame tra disuguaglianza e sviluppo

Inizialmente l'analisi si è concentrata sulla relazione tra disuguaglianza e sviluppo da una prospettiva strettamente economica, con l'obiettivo di determinare quale fosse l'impatto reciproco di queste componenti.

Secondo quanto affermava John Maynard Keynes la disuguaglianza di reddito comporta un rallentamento della crescita economica poiché influisce indirettamente sui consumi e sugli investimenti. Dato che la disuguaglianza di reddito diminuisce i consumi, specie nelle fasce più povere della popolazione, e dato che la domanda è alla base degli investimenti ne consegue che un elevato tasso di disuguaglianza di reddito produrrà una contrazione della domanda e quindi della crescita economica.

Quando un'economia attraversa un periodo di crisi, gli imprenditori riducono le spese e gli investimenti e lo stesso fanno i consumatori poiché le possibilità di consumo e la domanda di beni e servizi dipendono dalle variazioni nei guadagni. Il solo modo per riavviare l'economia, secondo Keynes, prevedeva l'intervento dello Stato, incaricato di ricreare la domanda necessaria a far ripartire l'economia. Nel momento in cui i produttori avessero assistito a un incremento della domanda, avrebbero ripreso ad assumere nuovo personale e i consumatori avrebbero ricominciato a spendere rassicurati da un'economia più stabile e da un mercato del lavoro più sicuro55.

Nel 1954 Arthur Lewis affermava che, nel processo di modernizzazione delle economie, la disuguaglianza sarebbe aumentata a breve termine di pari passo con lo spostamento della forza lavoro da settori a basso reddito verso settori a più alto reddito.

Successivamente, nel 1955, Simon Kuznets elaborò la teoria più nota circa il legame tra disuguaglianza e crescita economica. L'economista sosteneva che un certo tasso di disuguaglianza nella fase iniziale dello sviluppo di un'economia è inevitabile, poiché il processo di urbanizzazione innesca uno spostamento della

form East Asia, Background paper for the UNRISD Project on Social Policy in a Development Context, Genève, UNRISD, 2002, pp.1-6

55 Cfr. Tuomas Malinen, A comment on the relationship between inequality and growth., discussion paper Nº 193, Helsinki, Helsinki Center of Economic Research (HECER), ottobre 2007, pp.1-2

popolazione verso le città, comportando un temporaneo aumento nella disuguaglianza. Infatti la disuguaglianza diminuisce con il progredire dello sviluppo. Ecco quindi che la teoria elaborata da Kuznets prende il nome di Curva a U di Kuznets proprio per la forma a U rovesciata che assume la rappresentazione grafica della correlazione tra disuguaglianza e sviluppo studiata dall'autore56.

Figura 3.1: Curva di Kuznets57

Spostando invece l'attenzione verso gli effetti della disuguaglianza sullo sviluppo, l'approccio classico sostiene che la relazione tra i due fenomeni è positiva nel periodo immediatamente successivo alla fase di industrializzazione. Infatti considerato che la propensione al risparmio aumenta con il benessere, la disuguaglianza indirizza le risorse verso quegli individui la cui propensione al risparmio è maggiore, aumentando di conseguenza la quantità di capitali accumulati, che possono essere reinvestiti e favorire così la crescita economica58.

56 Cfr. Carles Boix, “The Conditional Relationship between Inequality and Development” in PS: Political Science & Politics 42.04, 2009, pp.645-649, http://www.princeton.edu/~cboix/conditional-relationship- growth-inequality.pdf, consultato: novembre 2014

57 mmagine importata da: http://www.smartweek.it/marx-reloaded-il-capitale-nel-ventunesimo-secolo-di- thomas-piketty/, consultato: gennaio 2015

Con il passare del tempo, però, si è iniziato a considerare la disuguaglianza come un elemento in conflitto con lo sviluppo economico, sociale e istituzionale. Pertanto tra la fine degli anni '80 e l'inizio degli anni '90, si inizia a ritenere che la disuguaglianza rappresenti un intralcio alla prosperità e che abbia su di essa un effetto negativo. Vi sono principalmente tre ragioni per cui si sostiene che la disuguaglianza ostacoli la crescita economica. Il primo motivo riguarda il mercato di credito imperfetto, ovvero un'economia all'interno della quale l'accumulazione di capitale fisico e umano è impedita agli individui appartenenti alle fasce più disagiate della popolazione. Questo significa che una quota significativa della popolazione non è in grado di fare investimenti redditizi a lungo termine, causando un rallentamento nella crescita economica. La seconda ragione è legata agli effetti della disuguaglianza sulla stabilità politica e la coesione sociale. Infatti una società in cui la disponibilità economica e le opportunità aumentano solo per una piccola parte della popolazione vedrà il suo tessuto sociale distruggersi con il passare del tempo. La fascia di popolazione che vive ai margini, esclusa dai vantaggi dello sviluppo, inizierà a contestare il progresso e a perdere fiducia nelle istituzioni che lo promuovono. Infine, la terza motivazione riguarda le politiche redistributive. In una società caratterizzata da una forte disuguaglianza le richieste per una migliore redistribuzione del reddito sono più forti. Di fronte a queste richieste la risposta si traduce nell'aumento della pressione fiscale che ha effetti negativi sulla crescita reale59.

Inequality and Economic Development: The Modern Perspective, p.2,

http://www.brown.edu/Departments/Economics/Papers/2009/2009-3_paper.pdf, consultato: dicembre 2014

59 Cfr. Soosun Tiah You, Inequality does cause underdevelopment: Comprehensive analyses of the relationship,

undergraduate thesis, University of California Berkeley, Departement of Economics, may 2013, rel. Alain de Janvry, pp.3-4, http://www.econ.berkeley.edu/sites/default/files/Soosun%20Tiah%20You_thesis.pdf, consultato: dicembre 2014

Figura 3.2: Panoramica mondiale del coefficiente di Gini (World Development Indicators 2014 - WB)60

La problematica della disuguaglianza sociale è fortemente sentita anche all'interno delle società dei paesi sviluppati. Tuttavia le economie emergenti costituiscono un osservatorio particolare per quanto riguarda l'attuazione delle politiche di sviluppo e le varie tematiche che ad esse si ricollegano, non ultima la questione della disuguaglianza sociale e di quanto questa influisca sul processo di sviluppo. Un paese che sta vivendo un periodo di ascesa economica, infatti, potrebbe non avere gli strumenti per ridurre il divario sociale. La crescita solitamente implica un aumento del reddito medio e del benessere, ma chi si trova alla base del sistema di redistribuzione potrebbe non beneficiare di alcun vantaggio. La sola crescita economica può perfino rendere la distribuzione del reddito più iniqua, aumentando la concentrazione della ricchezza al vertice della piramide sociale. Inoltre, un secondo elemento che contribuisce al rafforzamento della disuguaglianza è la distribuzione delle esternalità negative derivanti dalle attività economiche, che spesso ricadono sulle fasce più svantaggiate della popolazione. Soltanto quando i benefici della crescita sono equamente distribuiti, l'aumento percentuale del PIL significa un reale miglioramento delle condizioni di vita e del

benessere dell'intera società.

Si è scelto di fornire una panoramica generale sul gruppo dei BRICS, acronimo che riunisce le nuove economie trainanti a livello internazionale. Sebbene queste nazioni si siano imposte per le loro performance economiche e i notevoli tassi di crescita, ognuna delle realtà BRICS è caratterizzata dalla presenza di disuguaglianze sociali che non sono state contrastate in maniera significativa dai benefici tratti dal recente progresso. La gravità, l'entità e il tipo di disuguaglianze che colpiscono la popolazione varia in ognuno dei cinque Paesi, tuttavia è possibile riscontrare alcuni punti e tendenze comuni.