L'ASSOCIAZIONE MEDICA SOKOS
4.2 I principi e le finalità di Sokos
Qui di seguito si cercherà brevemente di delineare quali sono gli scopi e le finalità dell'organizzazione e dei suoi membri, attraverso l'analisi dello statuto associativo e delle dichiarazioni rilasciatemi durante le interviste da alcuni operatori di Sokos.
Lo statuto associativo è il documento ufficiale più importante non solo perché in esso sono condensati tutti i valori fondamentali che orientano l'azione organizzativa, ma anche perché è un documento pubblico che li rende noti all'ambiente esterno all'organizzazione. Esso è quindi un punto di riferimento sia da un punto di vista interno ( a ciascun socio è consegnata una copia dello statuto)249 ma anche esterno poiché stabilisce la cosiddetta “teoria dichiarata” propria dell'organizzazione.
Nell'esaminare la nostra attenzione si è concentrata su tre temi in esso contenuti: i principi ispiratori, le attività messe in campo, la definizione di “socio”.
248E' quanto prevede l'articolo 7 dello statuto dell'associazione Sokos. Lo statuto è consultabile al sito www.Sokos.it (il sito è stato tradotto in inglese, francese e rumeno)
L'articolo 4 denominato “Principi ispiratori” ci illustra quali siano gli scopi dell'organizzazione e le basi ideali su cui poggia. “L’Associazione ha per scopo l’esclusivo perseguimento della solidarietà civile, sociale e culturale nel campo dell’assistenza ad emarginati ed immigrati, senza distinzione di razza, sesso, religione, ideologia e ceto sociale e della difesa e garanzia dei diritti dei popoli stranieri e degli individui deboli, ispirandosi ai principi della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, ai principi della Organizzazione Mondiale della Sanità, alla Costituzione Italiana ed al Codice di Deontologia Medica.”250
Inoltre è opportuno porre in evidenza che la concezione di salute propria di Sokos si rifà alla definizione proposta dall'OMS per la quale “La salute è uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non consiste soltanto nell’assenza di malattia o di infermità. Il possesso del migliore stato di salute conseguibile costituisce uno dei diritti fondamentali di ogni essere umano, qualunque siano la razza, la religione, le opinioni politiche e le condizioni economiche e sociali (...)”
Sokos quindi, nell'agire in abito medico secondo una concezione di salute ampia che non si riduce alla sola assenza di malattia ma che mira al raggiungimento di uno stato di completo benessere psicofisico, intende in ultima istanza svolgere una funzione di inclusione sociale mediante l'attivazione di legami sociali di stampo solidaristico verso gli individui in posizione svantaggiata. Per raggiungere la sua finalità associativa Sokos mette in campo una serie di attività diverse tra loro ma in stretta correlazione. Tra queste menzioniamo qui di seguito solamente quelle di tipo primario e secondario così come riportate nello statuto all'articolo 5. “ Attività primarie: a) la realizzazione di un servizio socio-sanitario polispecialistico, senza fini di lucro, volto a garantire la tutela della salute a tutti coloro che vedano precluso questo diritto b) l’accoglienza , lo studio e la ricerca. c) promozione al diritto alla salute. Attività secondarie: a) la raccolta di farmaci e materiale sanitario inerente l’attività svolta. b) l’educazione alle conoscenze e all’uso dei servizi socio-sanitari c) le attività ricreative e di servizi organizzativi per favorire la maggiore conoscenza ed integrazione sociale.”251
Per realizzare le attività organizzative è fondamentale l'apporto dei soci i quali sono tenuti non solo a condividere le finalità statutarie dell'Associazione, ma devono anche partecipare, operando con continuità e responsabilità, al raggiungimento delle finalità associative. Essi inoltre hanno obbligo
250Per quanto stabilito dalla Dichiarazione Universale dei diritti dell'uomo e dalla Costituzione italiana rimandiamo al contenuto del paragrafo 1 capitolo 2 del presente lavoro.
251Oltre alle attività primarie e secondarie, l'articolo 5 dello statuto elenca diverse tipologie di attività. Per motivi di spazio ne riporto solamente alcune: Attività Culturali: tavole rotonde, convegni, conferenze, congressi, dibattiti ecc, creazione di un luogo di incontro fra diverse esperienze e culture. Attività di Formazione: preparazione, aggiornamento e perfezionamento, attraverso corsi specifici. Attività Editoriali: pubblicazione di atti di convegni, di seminari di studi e ricerche, divulgazione di materiale informativo. Attività Marginali di carattere commerciale, produttivo e di promozione.
di prestare servizio senza fine di lucro, né diretto né indiretto.252
L''Associazione Sokos in sintesi, pur agendo prevalentemente nel campo sanitario, si prefigge un fine non strettamente medico attraverso attività tra loro diversificate svolte in maniera totalmente volontaria dai soci stessi.
Una delle rappresentazioni ideali che orientano l’azione di Sokos è quella del diritto alla salute, per altro già contemplato nello statuto dell’Associazione nei suoi riferimenti alla Costituzione Italiana e alla Dichiarazione universale dei diritti dell’Uomo. Anche i membri dell’organizzazione intervistati propongono una rappresentazione di tale diritto conforme a quella dell’Associazione. Abbiamo scelto due definizioni di diritto alla salute proposte da un operatore di segreteria e da un medico che a mio avviso meglio definiscono la concezione che di esso ha il personale di Sokos.
“Io penso che tutti abbiamo diritto alla salute indipendentemente da dove abitiamo, di che paese siamo ecc. religione e credo politico. Tutti abbiam diritto alla salute. E credo che chi è preposto debba dare questo diritto alla salute, indipendentemente da chi si trova davanti.” [S5
“Il diritto alla salute dovrebbe essere un diritto di tutti, ma di tutti in senso lato cioè senza bisogno perché tu hai il cartoncino giallo, perché uno ci vuole il cartoncino, perché l’altro ci vuole il tesserino, cioè per me proprio…io odio la burocrazia in assoluto per cui è un diritto di tutti: tu hai bisogno, ci devono essere determinati punti di riferimento dove ci sono dei medici che visitano. Tu hai diritto… “Ok, questo ha bisogno di questo, questo a bisogno di quest’altro”, io sono anarchica in questo in assoluto.” [S3]
Secondo Sokos si delinea una diritto alla salute “universale” nel senso che ogni essere umano deve avere la possibilità di accedere a questo diritto senza alcun tipo di discriminazione. Tuttavia se il diritto si risolve solamente in una mera ed astratta possibilità di usufruirlo, esso rimane incompleto. Occorre quindi che la potenzialità di fruizione del diritto alla salute sia resa effettiva dall’azione degli attori sociali istituzionali. Inoltre questi stessi attori istituzionali dovrebbero adoperarsi per slegare il godimento di tale diritto dagli impedimenti burocratici, gravanti in particolar modo sui cittadini stranieri, che lo rendono farraginoso e di fatto non pienamente esigibile. Sokos delinea una concezione del diritto all’assistenza sanitaria particolarmente lineare. In sostanza esso si prefigura come una risposta immediata- nel senso di non mediata da passaggi burocratici considerati inutili- ad un bisogno. In ultima analisi un diritto alla salute così concepito, incentrato sulla coincidenza tra diritto alla salute e diritto all’assistenza sanitaria, si costituisce a partire da una tipologia di rapporti sociali basati su una solidarietà sociale che vede l’individuo malato unicamente come un individuo in uno stato di bisogno, spogliandolo da tutta una serie di attribuzioni quali nazionalità, genere,
classe sociale che lo connotano socialmente.
In tutte le interviste fatte al personale medico ed amministrativo di Sokos, uno dei temi trattati è stato quello del racconto della propria storia dentro i Sokos per giungere alla definizione delle motivazioni alla base del proprio operato e al significato ad esso attribuito.
I medici di Sokos mostrano una radicata consapevolezza della loro pratica medica che si fonda su una concezione della medicina differente da quella presente nelle strutture sanitarie pubbliche di cui hanno fatto esperienza.
“Forse mi piace perché risponde un po’ a come vedo io il fare il medico. Lo vedo come un rapporto con una persona, non con un numero, non una cosa con l’orologio che ti aspetta a che ti dice che devi visitare in 10 minuti come succede negli ospedali. E poi prendere in mano la persona ed aiutarla, accompagnarla in quello che è il suo cammino di malattia. Io la vedo così. Io mi sono licenziata due anni fa dall’ospedale proprio per questo perché ti imponevano delle cose che andavano al di là del rispetto dell’uomo, della qualità del lavoro, di tutto quanto.” [S2]
Secondo le considerazioni espresse da questo medico donna la pratica medica acquisisce senso solo se si fonda su una vera interazione con il paziente. La persona assume un ruolo centrale e la sua salute deve diventare l'unico riferimento valoriale ed operativo per il medico. Secondo tale prospettiva il medico non si deve limitare, come una sorta di agente esterno, a curare la malattia del malato ma lo deve seguire passo dopo passo, “accompagnare” ci dice la nostra intervistata, fino alla auspicabile risoluzione del suo problema di salute. In questo caso non è la patologia l'elemento più importante ma il paziente, colui che soffre direttamente a causa della malattia. Modo di interpretare il rapporto con il paziente si contrappone, a detta del medico di Sokos, con quello proprio di altre organizzazioni sanitarie che, per ottimizzare il servizio, puntano a tagliare i costi dove questi sembrano essere più superflui, ossia nel tempo da dedicare ai pazienti.
Le considerazioni dei medici di Sokos toccano anche l'operato dei medici di base.
“Sai, ormai, io avendo lavorato tanto facendo il medico in ospedale mi sono resa conto tanto di come il medico di base spesso, non dico sempre, delega agli altri, agli specialisti. Cioè non si fa più il medico come una volta: che tu ti prendi la persona e la guardi nel suo insieme. Cosa che realmente ormai succede pochissimo. Il gastroenterologo ti guarda solo lo stomaco, il pneumologo sono i polmoni, il cardiologo solo il cuore. Nessuno che si prenda la briga di dire “tu questi problemi ce li hai perché c’è un unico problema”. Questo per me è il modo di fare il medico. Poi, dove non arrivo devo per forza…” [S2]
essere più in grado di curare il malato, ma sostituisce la sua azione di cura con una forma di mediazione indirizzata unicamente ad inviare il paziente allo specialista medico più appropriato alla risoluzione della sua malattia. La visione proposta dal medico di Sokos è invece quella di considerare il paziente nella sua globalità. In ciò essa si avvicina ad un'idea di medicina affine a quella propria della medicina olistica che identifica nell'equilibrio globale tra mente e corpo la soluzione ideale per raggiungere il benessere ,anche se se ne distacca nettamente sotto il profilo delle cure proposte ai pazienti.
Ma questo modello di ideale medico non sembra essere proprio solamente di qualche medico od operatore ma coincide pienamente con quello fatto proprio dall'organizzazione stessa. Ancora nelle parole dell'intervistata:
“Cioè li puoi visitare nel modo giusto perché in teoria qui a Sokos dovresti dare un’assistenza medica di base e poi, se c’è bisogno, inviarli verso determinate cose più specialistiche.” [S2]
Un altro giovane medico sottolinea questo fortunato incontro tra il suo modo di “fare medicina” e quello caratteristico do Sokos quando racconta il suo approccio con l'Associazione.
“C'era il piacere di lavorare assieme con gli altri colleghi medici e poi, soprattutto era una medicina differente basata sull'ascoltare le persone, sul vedere un po' le situazioni perché in effetti occuparsi di immigrazione dal punto di vista della salute non può prescindere da altri aspetti che magari sono connessi a problemi di salute.” [S4]
In queste ultime dichiarazioni si legge con chiarezza la comunanza di interpretazioni intorno al ruolo sociale del medico, che deve porsi costantemente in ascolto del paziente e non avere nei suoi riguardi un atteggiamento esclusivamente prescrittivo. Altresì queste parole delineano una precisa idea di medicina della migrazione. Essa prevede che la salute non debba essere considerata disgiunta dal progetto migratorio intrapreso dall'individuo. Entrambi questi aspetti sono anzi profondamente correlati. Ne consegue che l'interpretazione della malattia del migrante deve tenere necessariamente conto dell'esperienza migratoria entro la quale è collocata.
Tra i temi messi in risalto dagli operatori intervistati vi sono anche il rapporto che essi intrattengono con l'organizzazione nel suo complesso. Ciò si declina fondamentalmente nella maggiore o minore adesione da parte dei membri ai valori espliciti entro i quali si informano le azioni organizzative.
nostro statuto, che non sono direttive ideologiche perché l’ideologia è inesistente; qui ognuno è libero di pensare e credere quello che vuole. E’ chiaro che poi uno deve operare per il bene dell’Associazione, per il bene comune e quindi tutte le idee personali devono essere tenute fuori.” [S5]
Da quanto afferma questo operatore, Sokos attribuisce molta importanza alle finalità statutarie alle quali tutti i soci devono attenersi. Nella cornice di questo nucleo fondamentale di valori i membri dell’organizzazione agiscono con un margine di libertà e di interpretazione abbastanza ampio. Ciò prende forma ad esempio nello stile particolare che ogni operatore di segreteria adotta nell’interazione con i migranti. Invertire l’ordine delle domande, rivolgersi o meno esclusivamente al marito quando accompagna la moglie in accoglenza, sono tutte strategie di adattamento dei propri valori alle finalità organizzative le quali sembrano avere un peso comunque rilevante nella strutturazione dell’agire individuale. Il contributo, anche se minimo, che ogni volontario fornisce all’Associazione è ritenuto dagli stessi volontari prezioso ed indispenzsabile al proseguimento non solo dell’attività organizzativa ma anche al mantenimento dello stesso livello di prestazione del servizio.
“Adesso si sono avvicinati molti più giovani, quindi diciamo che il mio è un apporto minimale, è un mattoncino che serve a tenere in piedi il muro di Sokos. Ha senso perché aiuta (…). Io mi sento responsabile, in un certo senso, verso le persone che sono qui. Io mi sento responsabile perché dico “se non ci vado più, siamo nelle difficoltà, il servizio potrebbe cadere e ne soffre della gente che non deve soffrire di queste condizioni.”” [S5]
Il senso di responsabilità dei volontari di Sokos non è verso il lavoro in sé o verso l’organizzazione in quanto tale. Gli operatori di Sokos si sentono responsabili in primo luogo verso i migranti che utilizzano il servizio i quali se le prestazioni mediche di Sokos diminuissero, avrebbero notevoli difficoltà ad accedere alle cure e, in ultima istanza a godere del diritto alla salute secondo la definizione che ne danno gli stessi volontari di Sokos.