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ANALISI FATTORIALI DELLE MOTIVAZIONI ALLA COSTITUZIONE DELL’IMPRESA SPIN-OFF (PUNTEGGI FATTORIALI >40)*

1.5 Gli ostacoli alla nascita e allo sviluppo

1.5.1 Il problema finanziario

Il reperimento di mezzi finanziari rappresenta uno dei principali ostacoli alla creazione di imprese ad elevato contenuto tecnologico (Iannuzzi e D’Alessandro 1995; Smilor, Gibson e Dietrich, 1990). Anche le imprese spin-off della ricerca devono affrontare tale problema che per loro, visto l’alto livello di innovatività e rischiosità delle attività, è forse ancora più difficile da risolvere.

In Italia a determinare tale situazione concorrono sia fattori istituzionali, come la carenza o l’insufficiente numero di soggetti specializzati nel finanziamento delle imprese nelle fasi di start-up, sia fattori di ordine culturale, come ad esempio la scarsa propensione e disponibilità degli aspiranti imprenditori di avvalersi di tali istituzioni per la creazione di partnership imprenditoriali.

34 A. PICCALUGA, LA VALORIZZAZIONE DELLA RICERCA SCIENTIFICA Come cambia la ricerca pubblica e quella industriale, FrancoAngeli editore, anno 2001.

La carenza di operatori specializzati si traduce in una maggiore difficoltà a valutare progetti altamente innovativi, alcuni dei quali non vengono finanziati per mancanza di valutatori; la minore propensione degli imprenditori a rivolgersi a società di venture capital fa sì che questi abbiano una maggiore difficoltà a ripartire i rischi su un grande numero di investimenti e scelgano di adottare politiche più avverse al rischio. Sul fronte dei fattori che, invece, influiscono positivamente possiamo citare la maggiore facilità di accesso a capitali di rischio, anche su base internazionale.

Il periodo di start-up è caratterizzato da una struttura aziendale snella con costi fissi ridotti, seppur ingenti in termini relativi e considerando che le fonti di finanziamento sono spesso rappresentate da risparmi personali; le attività sono focalizzate sullo sviluppo e messa a punto di prodotti e servizi e le risorse economiche devono in questa fase coprire un’attività che in molti casi è più di ricerca applicata che di vera e propria prototipazione; spesso in tale fase gli imprenditori svolgono attività di consulenza per garantire il fatturato necessario per la sopravvivenza.

La fase successiva è quella caratterizzata dalla produzione e vendita di prodotti e servizi ormai definiti che, anche se realizzati su commessa, sono basati su specifiche competenze di progettazione e industrializzazione, magari maturate nel corso delle prime richieste dall’esterno. Anche questa fase richiede dei finanziamenti ben precisi, legati, ad esempio, all’acquisto di materiali e componenti, all’esternalizzazione di singole fasi di lavorazione, all’impiego di nuove risorse umane.

Nel nostro Paese la mancanza di un mercato di capitali di ampie dimensioni, la limitata presenza di istituzioni specializzate, la scarsa propensione delle piccole imprese ad aprire l’azienda a nuovi soci, fanno sì che spesso si faccia ricorso a capitale di debito anche per coprire investimenti che vedrebbero il capitale di rischio come fonte di finanziamento più idonea. Le aziende si rivolgono così alle banche, le quali incontrano grosse difficoltà nel valutare le imprese spin-off. La difficoltà nel valutare redditi futuri fa sì che gli istituiti di credito, nel decidere se concedere o no un finanziamento, concentrino la loro attenzione sui redditi correnti, sulle performance del settore e sulla presenza di garanzie reali.

Nel caso di imprese spin-off, l’assenza, se non la negatività, dei redditi correnti e la scarsa disponibilità di garanzie reali, dovuta al fatto che i soci avendo già fornito capitale di rischio non sono disposti ad esporsi ulteriormente, impedisce l’accesso a prestiti bancari di medio/lungo termine. Per questo motivo i prestiti concessi alle imprese spin-off presentano un costo superiore rispetto alle altre imprese. Ciò

incrementa ulteriormente il rischio connesso al finanziamento in quanto il cliente non solo dovrà ripagare il prestito, ma anche sopportare interressi più elevati.

Vista la difficoltà delle banche nel valutare l’affidabilità delle imprese spin-off, queste ultime riescono ad ottenere solo finanziamenti a breve termine che vengono utilizzati per coprire investimenti fissi, che hanno un ciclo di ritorno finanziario medio-lungo. Tutto ciò va a discapito della liquidità aziendale e porta le imprese a moltiplicare i rapporti di debito a breve termine per poter far fronte alle scadenze.

La situazione descritta potrebbe essere in parte risolta se anche nel nostro Paese aumentasse la propensione degli investitori istituzionali nei confronti del finanziamento di un nuovo business. Inoltre, non dovrebbe essere considerato il sistema bancario come unica possibile fonte di finanziamento senza vagliare le possibili alternative.

Nel complesso, chi meglio si adatta al finanziamento delle iniziative imprenditoriali universitarie sono i venture capitalist. Questi aiuterebbero a risolvere i problemi di sottocapitalizzazione delle imprese spin-off e potrebbero essere un incentivo per le banche in modo che forniscano nuovi finanziamenti o attivino nuove linee di attività. Le iniziative risulterebbero meno rischiose sia per la presenza di tali investitori, che permettono una maggiore ripartizione dei rischi, sia per la presenza di capitale di rischio più elevato.

Attualmente, in Italia, i venture capitalist preferiscono finanziare le fasi di sviluppo e ristrutturazione, caratterizzate da un minor rischio rispetto a quelle di avvio. Si sta assistendo comunque a un’evoluzione di tale figura. Se nei primi anni di vita si è riscontrata l’assenza o quasi del settore pubblico, sia come elemento di un intervento mirato e sia come motore di un clima incentivante; oggi vediamo, parallelamente al faticoso sviluppo del settore, una più cosciente ed attiva presenza pubblica. Alcuni operatori pubblici, infatti, cercano di porre in essere un modello operativo più mirato. Tali operatori potranno giocare un ruolo essenziale nel finanziamento delle imprese con progetti ad alto contenuto tecnologico, per le quali sul mercato vi sono risorse scarse a titolo di capitale di rischio, e potranno cercare, inoltre, di finanziare le fasi di start-up, da sempre non considerate dal settore privato per evitare pesanti fallimenti (Gervasoni, 1997).