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CAPITOLO 3: Impianto metodologico della ricerca

3.1 Problema

La ricerca parte dalla mia personale esperienza nel progetto Share.TEC78, un progetto europeo sviluppato all’interno del programma eContentPlus, che dal 2008 al 2011 ha lavorato alla definizione di un modello che facilitasse l'accesso e la condivisione di risorse educative dedicate ai formatori degli insegnanti. Per la sperimentazione di questo modello si è realizzato un portale Web, il quale offre un punto di accesso a numerosi oggetti digitali, resi disponibili da diversi istituti sparsi in tutta Europa.

I numerosi sforzi fatti da un punto di vista tecnico, soprattutto per integrare

repository di enti diversi (case editrici, università, centri di ricerca), ha permesso di

realizzare un sito attraente per gli insegnanti e di facile utilizzo, come dimostrato dai dati riportati nel deliverable 6.4 del progetto (Bodi et al., 2011). Nonostante gli utenti abbiano manifestato un giudizio positivo sul repository, in particolare sul suo motore di ricerca e la possibilità di creare dei gruppi di discussione attorno alle risorse, sono ancora pochi gli insegnanti che interagiscono con la base dati e condividono risorse. Questo aspetto sorprende ancora di più considerando la propensione degli utenti nell'utilizzare le risorse del Web.

Un questionario svolto all'interno del progetto Share.TEC (Share.TEC - social

networking/recommender79), che ha coinvolto 204 formatori degli insegnanti residenti in Italia (80%), Spagna (12%) e Svezia (8%), ha infatti dimostrato come il 97,55% degli intervistati utilizzasse Internet e le sue risorse per il loro lavoro, e il 95,10% utilizzasse la rete per trovare soluzioni a problemi che affliggono la loro professione. Indagando maggiormente questi aspetti, il questionario ha mostrato come gli utenti preferissero motori di ricerca generalisti, quali Google (96.57%), o strumenti sociali quali wiki, blog e social network, per cercare le loro risorse, e solo una minima parte di essi utilizzasse repository specializzati di oggetti digitali (Figura 10).

78 Per maggiori informazioni sul progetto Share.TEC:

http://www.itd.cnr.it/Progetti_Rispo1.php?PROGETTO=1115

79 Questionario sviluppato da Banzato Monica, Gianluigi Bodi e Paolo Tosato, membri del Centro

Figura 10. Progetto Share.TEC: strumenti utilizzati dagli utenti per cercare risorse online Sempre lo stesso questionario ha inoltre evidenziato come nonostante l'85,78% degli intervistati desiderasse collaborare online con altri colleghi per risorse problemi che affliggono la loro professione, solamente il 15,68% di essi ha dichiarato di far parte di una comunità di insegnanti a livello nazionale o internazione.

I risultati del progetto Share.TEC e i dati raccolti da questo questionario hanno cominciato a delineare il problema della mia ricerca e a definire i primi interrogativi: come sviluppare un repository in grado di attrarre le risorse degli utenti e favorire il loro riutilizzo? Come è possibile integrare strumenti sociali quali blog, wiki e social network in una banca dati di oggetti digitali al fine di stimolare la partecipazione degli utenti? Quali strumenti utilizzare? (non tutti gli strumenti del Web attraggono gli utenti allo stesso modo). E ancora: il questionario svolto all'interno del progetto Share.TEC ha dimostrato come la maggior parte degli utenti (l'87,75%) desiderasse far parte di un network di insegnanti basato sullo scambio di risorse e commenti. Qual è quindi l'impatto di una comunità di insegnanti su una banca dati di oggetti digitali? Può un

repository di risorse educative contare su un gruppo di doceti per il suo sviluppo?

Il mio coinvolgimento in altri progetti inerenti la creazione di repository di risorse digitali, quali il progetto CREAti80, del Centro Interateneo per la Ricerca

Didattica e la Formazione Avanzata81, mi ha permesso di rilevare una certa difficoltà da

parte degli utenti nel condividere i loro materiali (Tosato & Raffaghelli, 2011). Pur mancando un modello interpretativo, la stessa difficoltà sembra essere presente anche in altri progetti a livello internazione (Duncan, 2009; Vuorikari & Koper, 2009; OLCOS, 2007; Koper et al., 2004), i quali sono rivolti soprattutto alla formazione degli adulti o agli utenti delle università82, con una scarsa attenzione verso la scuola secondaria e primaria (McCormick, 2003).

Una criticità che affligge molti di questi progetti, fin dalla fase di progettazione, è la particolare attenzione verso gli aspetti tecnologici: formato delle risorse, standard da utilizzare per descrivere i materiali (metadati), protocollo da utilizzare per lo scambio degli oggetti, tralasciando gli aspetti più "umani" e pedagogici, inerenti i bisogni degli utenti, le loro prassi professionali e la loro formazione. Sembra si dia per scontato, una volta definita la banca dati di risorse educative, che gli utenti arriveranno a condividere le loro risorse e a collaborare per la creazione di nuovi materiali. Chiaramente non ci si può aspettare che questo accada automaticamente (Olimpo, 2010).

Questa scarsa attenzione verso i bisogni degli utenti, ha portato anche a trascurare quello che è l'impatto dei repository di oggetti digitali nella pratica professionale degli insegnanti, come pure non ci sono prove di un miglioramento dell’apprendimento attraverso l’uso di oggetti digitali (Hylén et al., 2012). Nonostante ci siano progetti che cercano di valutare l'apprendimento conseguito attraverso l'uso di risorse educative aperte (ad esempio il progetto OERtest83), la loro attenzione è sempre verso l"Higher Education", con una scarsa presenza di indagini e sperimentazioni riguardanti l'impatto delle risorse digitali fra i docenti della scuola secondaria e primaria, soprattutto fra gli insegnanti italiani.

81 Da pochi mesi il centro ha cambiato denominazione in Centro Internazionale di Studi sulla Ricerca

Educativa e la Formazione Avanzata (CISRE), ed è passato sotto il Dipartimento di filosofia e beni culturali dell’Università Cà Foscari di Venezia

82 Molti progetti mirano a ridurre o ad eliminare i costi per accedere ai materiali di studio delle università

Un ultimo problema, inerente l'organizzazione dei repository di risorse digitali, riguarda la loro modalità di fruizione. Ancora una volta sembra di essere di fronte ad una replica del modello che caratterizza la nostra scuola e che è causa di molti dei suoi problemi, basato sui curricula, sui contenuti disciplinari e sulla loro trasmissione (Marconato, 2009). Le risorse vengono pubblicate nelle banche dati online decontestualizzate, arricchite solo da semplici attributi, i quali però non descrivono in modo adeguato il contesto nel quale sono state create e usate le risorse. Se ci si limita ad una trasmissione di contenuti astratti, non ci si può aspettare un coinvolgimento attivo degli utenti, che invece andrebbe sostenuto in un'ottica di costruzione sociale della conoscenza (Wiley et al.,2003; Marconato, 2009). E' necessario vedere una banca dati di oggetti digitali come qualcosa di più di un semplice strumento per risolvere problemi specifici, legati all'archiviazione, alla ricerca e al riutilizzo dei materiali, ma come qualcosa che può cambiare i processi di apprendimento e che può avere un impatto nelle pratiche professionali degli insegnanti. Sarà in questo modo che le banche dati di oggetti digitali potranno contribuire alla definizione di nuovi modelli di formazione degli insegnanti, che puntano alle strategie di auto-apprendimento e sull’adattamento e creazione delle proprie risorse per la didattica (Hargreaves, 2003; Margiotta, 2007).