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2.2 ​ ​ La planimetria in Autocad e le sue problematiche.

3. Le analisi di concentrazione dei materiali.

3.1. Procedimento e sviluppo.

Per procedere al calcolo della densità (KDE) sono state necessarie alcune operazioni preliminari. La prima è consistita nella trasformazione della rappresentazione delle US da grafo poligonale a grafo puntuale, attraverso la creazione del layer dei centroidi. Un centroide è definito come la posizione media di tutti i punti di una figura geometrica bidimensionale, ovvero la media aritmetica della posizione di ciascuno di essi . Il layer puntuale15 (Centroidi2.shp) creato rappresenterà l’US con tutte le sue caratteristiche (scheda US e quantificazioni).. Il procedimento svolto per la creazione di tali elementi è il seguente: vettore → strumenti di geometria → centroidi (fig.29).

14https://it.wikipedia.org/wiki/Funzione_finestra (visualizzato il 01/07/2019)

15https://www.youmath.it/formulari/formulari-di-geometria-piana/1895-punti-notevoli-triangolo.html (visualizzato il 06/06/2019)

Fig. 29 Visualizzazione dei centroidi su Qgis.

Volendo utilizzare una versione parametrica della ​kernel density estimation basata sulla frequenza, ovvero sul numero dei frammenti per classe ceramica in ogni singola US, la seconda operazione preliminare è consistita nella trasformazione dei campi della tabella degli attributi del file centroidi.shp da stringhe testuali a numeri interi. Tale procedura si è resa necessaria perché in fase di importazione del file .csv tabellare, Qgis considera tutto ciò che è contenuto nelle celle come stringa di testo, anche se originariamente formattato come campo numerico. Il software permette di compiere tale operazione tramite un codice immesso nel calcolatore dei campi contenuto nella tabella degli attributi. Il procedimento e il comando utilizzati sono i seguenti: aprire la tabella degli attributi del layer centroidi → modifica → costruttore campi → inserire il nome della nuova colonna → inserire il codice: toint('column1') ; dove16 ​column1 ​indica il nome della colonna che si desidera trasformare in numero → salvare le modifiche.

Ultimata questa attività, per ogni classe ceramica, è stato possibile calcolare la densità dei ritrovamenti. Le classi ceramiche utilizzate per tale operazione sono: anfore, terra sigillata, terra sigillata tardo-italica, ceramica a pareti sottili grigia e rosata, grandi contenitori, ceramica grigia, ceramica africana da mensa/dispensa, ceramica comune da fuoco, ferro,

vernice nera, vetro, vetro da finestra, ceramica da mensa e lucerne. Il primo passo è stato il

16 https://docs.qgis.org/2.8/it/docs/user_manual/working_with_vector/expression.html (​visualizzato il

filtraggio dei centroidi in base alla classe ceramica, così da avere, visualizzati sulla planimetria, solamente gli elementi puntuali utili all'analisi. Il filtraggio è stato svolto seguendo tale processo: cliccare tasto destro sul layer → proprietà → sorgente → costruttore interrogazioni → inserire il comando: “nome classe” >0 → cliccare infine sul tasto “applica”. Per avere un dato il più preciso possibile, si è deciso di restringere l'areale della densità a 2.5 metri. Tale misura è stata scelta sulla base delle dimensioni medie ipotetiche di uno strato e di un ambiente, in modo tale che il risultato della KDE rientrasse all’interno di ogni ambiente rendendo così l’analisi più realistica possibile. Successivamente è stato possibile iniziare ad calcolare le mappe di densità con il seguente procedimento: ​processing ​→ strumenti → mappa di concentrazione ( ​heatmap​) → selezionare il nome del layer centroidi → inserire il raggio (2.5 metri) → selezionare il peso ( ​weight from field​) ovvero la colonna della classe desiderata → salvare il layer con nome. I layer ottenuti non sono più in formato vettoriale ma in formato raster. Tale formato è composto da matrici di pixel (chiamati anche celle), ciascuna contenente un valore che rappresenta le condizioni dell’area coperta dalla cella . Nel caso 17 specifico rappresenta il valore della densità. Per ottenere una migliore visualizzazione che permetta una lettura immediata, è stato modificato il colore delle KDE utilizzando delle scale di colore diverse da quelle applicate di default dal software (fig. 30, 31). Questo processo è stato applicato a tutte le classi ceramiche precedentemente citate.

Fig. 30 Visualizzazione delle concentrazioni dei frammenti di anfore utilizzando un areale di 2.5 metri.

Fig. 31 Visualizzazione delle concentrazioni dei frammenti di ceramica da fuoco con un areale di 2.5 metri.

Per avere una maggior comprensione di come la destinazione dei vari ambienti cambi nel tempo, si è deciso di creare le mappe di densità della frequenza delle classi ceramiche in base ai periodi delle relative US. Dopo di che si è dovuto filtrare, a seconda della classe, il layer con il costruttore di interrogazioni visto in precedenza e selezionare solamente i centroidi di un determinato periodo. La selezione è stata effettuata interagendo con il comando “ ​select by expression” ​contenuto nella tabella attributi ed inserendo il codice: “Fase”=”numero della fase”. Grazie a questa operazione i centroidi isolati sono stati visualizzati con un differente colore (in questo caso in giallo). In seguito è stato applicato lo stesso procedimento descritto in precedenza per la creazione di una ​heatmap con la sola differenza nella selezione del comando “solo elementi selezionati”. La visualizzazione dell'analisi finale è stata, anche in questi casi, effettuata cambiando le tipologie di stile (fig.32). Infine, per una migliore organizzazione del lavoro, tutti i ​raster​ creati sono stati suddivisi in gruppi per periodo e fase.

Fig. 32 Visualizzazione della concentrazione di frammenti di anfore durante il periodo III, fase 3.

Al fine di una visualizzazione che facesse intendere al meglio la distribuzione dei vari materiali nelle fasi, è stato necessario suddividere le USM per periodi. Le selezioni, effettuate sul layer “MVM_def_USM”, sono avvenute utilizzando lo stesso procedimento visto precedentemente per la distribuzione dei materiali ma in questo caso salvando la selezione utilizzando il comando “esporta” → “esporta selezione come” dal menù generato dal click destro sul layer (fig.33). Il formato di esportazione è in .shp. Ogni fase è stata inserita nel gruppo corrispondente.

Grazie ai matrix di attività contenuti nella documentazione di scavo, è stato possibile individuare, visualizzare e vettorializzare sulla planimetria le soglie dei vari ambienti a seconda delle fasi. Il procedimento utilizzato è identico a quello appena enunciato per le USM. Ovviamente molte delle soglie, durante la vita dell'edificio, sono state obliterate dalla costruzione di strutture murarie per il riassetto dei vani. Alcuni degli accessi sono stati quindi ricavati ipoteticamente basandosi sulle ricostruzioni effettuate dagli archeologi che hanno lavorato sul campo (Anichini, 2012; fig.34).

Fig. 34 Visualizzazione delle soglie (evidenziate in rosso) facenti parte del periodo III, fase 2.

Infine, per contestualizzare i risultati delle analisi di distribuzione, è stato possibile creare dei layer relativi ai crolli, alle obliterazioni, alle US di frequentazione, alle termotrasformazioni, ai livellamenti, ai butti e ai dilavamenti. La realizzazione è avvenuta attraverso il procedimento di selezione visto in precedenza sul layer denominato “MVM_Def_USM” cambiando però il il filtro con ad esempio: “Sintesi=crollo”. I contesti sono stati ulteriormente divisi a seconda del periodo. Grazie a questa visualizzazione si è riusciti a facilitare la rappresentazione della distribuzione dei materiali in queste unità stratigrafiche (fig.35).

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