Asse II (distretto di Wolfenbüttel, Sud-Est della Bassa Sassonia) Il deposito fu ricavato in una
BIBLIOGRAFIA DEL CAPITOLO 4.
7. TRASPORTO E RITARDO DELLA MIGRAZIONE DEI RADIONUCLIDI IN VARI MEZZI GEOLOGIC
7.2 Processi di ritardo elementare
Abbiamo già descritto nei precedenti Capitoli che il movimento dei radionuclidi in soluzione attraverso i materiali del sistema delle barriere ingegneristiche del campo prossimo e lungo i percorsi di migrazione nelle rocce del campo remoto è controllato da processi di advezione e
diffusione nelle acque interstiziali e nelle acque sotterranee. Un numero molto piccolo di
radionuclidi come il 3H (trizio), 36Cl e 129I, interagisce così debolmente con i materiali solidi attraversati che possono essere considerati muoversi alla stessa velocità delle molecole individuali delle acque sotterranee e si pensa che migrino conservativamente rispetto all’acqua.
La maggioranza dei radionuclidi rilasciati dai rifiuti interagisce tuttavia con materiali del deposito e delle superfici della roccia sulla quale fluisce l’acqua o è soggetta a cambiamenti nel comportamento in soluzione nelle interazioni acqua-roccia lungo il percorso del flusso. Tali processi possono ritardare il loro movimento relativo rispetto a quello dell’acqua non solo rallentando la loro progressione attraverso il sistema ma anche riducendo la loro concentrazione in soluzione fino al punto in cui venga raggiunto l’equilibrio. Questi processi di ritardo sono quindi positivi per la sicurezza del deposito ed un grande sforzo è stato dedicato alla loro caratterizzazione e quantificazione.
Processi di ritardo in natura possono essere essenzialmente chimici e fisico-chimici. I meccanismi sinora identificati [3], presentati schematicamente nella fig.7.1, sono i seguenti:
Meccanismi di ritardo chimico: assorbimento;
scambio ionico; precipitazione; mineralizzazione;
Meccanismi di ritardo fisico-chimico:
diffusione nella porosità secondaria della “matrice delle rocce”; filtrazione molecolare;
esclusione ionica.
Assorbimento e scambio ionico sono spesso collettivamente definiti col termine di “assorbimento”, che include le interazioni chimiche con i solidi che ritardano il trasporto. L’assorbimento è generalmente modellato come un processo reversibile per il quale i radionuclidi assorbiti possono essere rilasciati in soluzione al cambiare della concentrazione o della composizione della soluzione. Le cinetiche di desorbimento sono generalmente più lente delle cinetiche di assorbimento. Possono esistere casi nei quali l’assorbimento può essere considerato irreversibile.
In senso stretto, e in accordo con i principi della termodinamica, nessun processo chimico, come l’assorbimento dei radionuclidi da parte delle superfici minerali, può essere certamente irreversibile. Tutte le reazioni chimiche sono reversibili, ma la portata dell’irreversibilità dipende
175 dal tempo e dalle condizioni necessarie per la reversibilità della reazione. Nel caso dell’esame della verifica a sostegno delle valutazioni di sicurezza e delle prestazioni di un deposito geologico profondo, si accetta generalmente che le cinetiche di desorbimento siano lente a confronto del tempo considerato nelle verifiche, in condizioni però di costanza delle condizioni chimico-fisiche.
Fig. 7.1 - Meccanismi di ritardo dei radionuclidi nelle acque sotterranee [3]
La precipitazione non è un processo di assorbimento ma può essere difficile discriminare tra i due meccanismi negli studi sia in situ, sia in laboratorio. L’assorbimento dovrebbe in generale verificarsi come processo dominante a basse concentrazioni di radionuclidi nelle soluzioni. All’aumentare di tali concentrazioni, la precipitazione di fasi, nelle quali il radionuclide d’interesse sia una componente stechiometrica, ad esempio una componente essenziale della struttura minerale, può verificarsi se viene raggiunta la saturazione nelle acque sotterranee. Nei casi in cui l’ammontare totale dei solidi disciolti nelle acque di fondo sia alto, può costituirsi un ambiente chimico molto complesso nel quale i radionuclidi possono co-precipitare come soluzioni solide in una varietà di fasi mineralogiche od essere sequestrati da precipitati amorfi, come gli ossiidrossidi di ferro. La stabilità dei minerali neo-precipitati e delle fasi amorfe dipende dal mantenimento di
176 alte concentrazioni in soluzione. Se le concentrazioni scendono sotto la saturazione (ad esempio dopo che una piena di acque contaminate sia passata, o in un campo prossimo dilavato da acque di fondo dolci) questi minerali cominciano a disciogliersi ed i minerali in essi contenuti tornano in soluzione.
Le cinetiche dei processi di assorbimento e dissoluzione e di precipitazione sono ovviamente importanti nelle predizioni a lungo termine del comportamento dei radionuclidi. L’irreversibilità dell’assorbimento (lento desorbimento) e dei processi di precipitazione sono ovviamente molto comodi nelle verifiche delle prestazioni poiché immobilizzano i radionuclidi in maniera effettiva. Essi sono tuttavia difficili da dimostrare e tutti i modelli più robusti di verifica delle prestazioni assumono che tutti i processi chimici di ritardo siano istantaneamente reversibili. Una sfida per gli analoghi naturali dovrebbe fornire evidenza convincente dell’irreversibilità dei processi di assorbimento (lento desorbimento). Alcuni ricercatori osservano che l’assunzione della reversibilità istantanea è pericolosa e probabilmente irrealistica. Il fatto che le formazioni argillose abbiano il più alto contenuto di metalli pesanti nel dominio delle rocce sedimentarie attesta di per se stesso il processo di irreversibilità, forse non totale, ma certamente prevalente. Le argille hanno assunto il loro carico di metalli pesanti nei suoli, nelle acque continentali e nelle acquemarine andando soggette a tutte le occasioni di desorbimento nell’attraversamento dei vari ambienti. Il contenuto di metalli pesanti è mantenuto perfino nelle argille diagenizzate e in quelle sottoposte all’attacco meccanico dell’erosione e a quello chimico dell’ossidazione delle acque superficiali e dell’atmosfera *4+.
In molti casi l’assorbimento irreversibile dovrebbe essere un processo conservativo. In casi nei quali l’assorbimento è irreversibile ma, tuttavia, la capacità di assorbimento della roccia è bassa, i siti di assorbimento potrebbero essere saturati fino ad uno stato nel quale non possono verificarsi ulteriori assorbimenti. Ulteriore obiettivo degli studi di analoghi potrebbe essere quello di verificare le capacità di assorbimento delle diverse superfici rocciose e delle cinetiche dei meccanismi di assorbimento. I processi di assorbimento si verificano generalmente in maniera sufficientemente rapida da permettere di ignorare la loro cinetica nei modelli di verifica delle prestazioni. In un ambiente di flusso effettivamente molto lento delle acque sotterranee, come nel campo prossimo di alcuni concetti di deposito, il sistema è spesso modellato come un contenitore chimico miscelante nel quale le superfici assorbenti, come i cementi e i prodotti della corrosione, rappresentano una componente chiave del modello di concentrazione di soluzioni stazionarie di radionuclidi per il termine sorgente del campo remoto. In tale ambiente le cinetiche dei processi di assorbimento possono divenire importanti se non viene identificato un qualsiasi meccanismo che possa condurre a grandi inomogeneità nel sistema o a percorsi di rapido transito delle acque sotterranee attraverso il sistema. Le cinetiche di assorbimento nel campo remoto non vengono considerate nella verifica delle prestazioni nonostante che cinetiche di precipitazione e mineralizzazione assumano rilievo nel caso tali processi vengano inclusi nella verifica.
Nel caso i flussi delle acque sotterranee siano relativamente rapidi, come ad esempio nelle zone di maggiore fratturazione, i meccanismi di ritardo diverrebbero, sempre più, meno significativi nel
177 controllo delle velocità di rilascio dei radionuclidi e, in alcune verifiche di prestazione, non viene loro assegnato ruolo alcuno. Il ritardo durante il trasporto rappresentava uno dei primi meccanismi da essere investigato con lo studio degli analoghi. Gran parte del lavoro iniziale fu condotto sui reattori di fissione naturale di Oklo, che potevano essere considerati come sorgenti puntiformi o zone di prodotti di fissione e di attinidi dai quali il trasporto poteva essere misurato. Studi simili furono condotti in altre località nelle quali sorgenti di serie naturali di radionuclidi potevano essere trovate, come a Morro do Ferro o al contatto tra intrusioni ignee e rocce ospiti. Altri studi hanno esplorato gli ambienti geologici nei quali non esisteva alcuna sorgente puntuale di radionuclidi, ad esempio profili di alterazione delle rocce, acquiferi con ben definite velocità di flusso ed acquiferi con velocità di flusso poco definite.