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1. La letteratura per ragazzi e Di An

1.3. Di An: un astro nascente nel panorama letterario cinese

1.3.4. Il processo di creazione letteraria

Nel processo di creazione dell’opera letteraria, che Di An preferisce identificare più semplicemente con il termine “scrittura”,99 è solita descrivere la personalità e l’esperienza di ogni personaggio, lasciando trasparire le sue personalissime emozioni ed esperienze di gioventù. Arriva al punto di mescolare la sua esperienza con quella dei personaggi, sempre molto vicini alla realtà, e questo è ciò che la scrittrice identifica con il termine “sincerità”.100

Questa caratteristica rende Di An diversa dalla maggior parte degli scrittori balinghou che tendono a trattare il tema della giovinezza isolando la loro personale esperienza dal processo di creazione letteraria, creando personaggi che mancano di realismo e che sono destinanti a non cambiare nel corso del romanzo. I personaggi nati dalla penna di Di An, invece, subiscono dei cambiamenti in conformità con il loro processo di crescita: il mutamento fisico e quello psicologico procedono di pari passo. Nel sottolineare il fattore del cambiamento che riguarda i personaggi all’interno dei suoi romanzi, Di An afferma: “Mentre io plasmo loro, loro plasmano me”.101

Una tipologia di personaggio che ritorna frequentemente all’interno delle sue opere è quella del juwairen 局外人, ovvero dell’outsider: i protagonisti di cui tratta sono caratterizzati da una diversa percezione del mondo che li rende atipici e differenziati dalla massa. Questo li porta a essere visti e giudicati come “diversi” agli occhi della gente comune. Sono dotati di un’innata innocenza e il loro atteggiamento di rifiuto nel seguire la massa li porta a vivere molti tormenti nella vita di tutti i giorni, che viene percepita da loro come carica d’ipocrisia.

Un esempio di outsider è Tian Yang in Gaobie tiantang quando fa la seguente affermazione:

我从小就是寂寞的。我不会和人交往,我不会玩任何女孩子该会的游戏。除了看书我什么也 不会。我讨厌幼儿园,讨厌上学,讨厌任何意义上的人群。最要命的是,我永远不能像别人 一样习惯这个世界。

Sin da piccola mi sono sempre sentita sola: non so rapportarmi con gli altri e non sapevo giocare ai giochi che facevano le altre ragazze. Non sapevo fare altro che leggere. Odiavo andare all’asilo, odiavo andare a scuola, odiavo tutte le attività di gruppo e quello che mi fa infuriare è che non sono mai stata in grado di abituarmi a questo mondo come hanno fatto tutti gli altri.102

99 MAI, Jian 麦坚, “Tamen jiujing nengyou duo chuncui. Di An fangtan” 它们究竟能有多纯粹: 笛安访谈, op. cit., p.

13.

100 SHAO, Yanjun 邵燕君, “Yi zhenqie tiyan jichuan chengzhang zhi tong: ping Di An chuangzuo” 以真切体验击穿成

长之痛评笛安的创作, op. cit., p. 35.

101 Ivi, p. 36.

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Riportando le sopracitate righe di testo si è voluto trasmettere in maniera diretta ed efficace che cosa s’intende con il termine outsider, ovvero una persona che non è in grado di integrarsi con il mondo che la circonda e che va controcorrente rispetto al sistema di valori condiviso dalla società in cui vive. È una persona che sancisce una rottura con la dimensione sociale, che è animata da un forte rifiuto verso tutte le occasioni che rimandano alla convivialità e allo stare insieme ed è condannata alla solitudine e alla marginalità. Lo stato di isolamento in cui si trova a vivere un outsider, lo porta a non curarsi di venir compreso dalle persone che lo circondano. Lo stesso personaggio di Tian Yang, dopo che ha perso la madre, non rivela alcun interesse a ricevere compassione da chi le sta intorno: è consapevole che non può essere capita da nessuno, se non da sé stessa.103

In sintesi, si può affermare che Di An scelga personaggi non comuni in un mare di persone comuni e narri la storia dal loro punto di vista. Tuttavia inserisce volontariamente i pensieri, la visione del mondo e i sentimenti di tutti i personaggi coinvolti nella vicenda, rendendo così più evidente il contrasto che separa gli outsider dall’ambiente sociale. L’oggetto della sua attenzione, però, sono i personaggi puri, quelli che non hanno bisogno di indossare maschere, quelli che spesso vengono visti come “strani” e non vengono compresi dalla gente comune. Questa sua predilezione per i personaggi ai margini della società le permette di avverare il suo sogno di libertà: dire ciò che vuole dire e fare ciò che vuole fare, senza ricorrere alla falsità, ma perseguendo sempre il suo ideale di chiarezza e trasparenza.

Oltre a questo, è importante sottolineare che la scrittrice non si limita solo a descrivere le esperienze dei suoi personaggi, ma ci si immerge con tutta sé stessa e li analizza sino alle pieghe più recondite della loro psiche. È in grado di modulare finemente il tratto della sua penna ed entrare appieno nella mente e nel cuore dei personaggi di cui tratta, cercando di colmare quanto più le è possibile la distanza che la separa dai suoi lettori.

Lo schema narrativo adottato da Di An viene generalmente definito con l’espressione san dian

yi xian 三点一线,104 che è indice di una semplicità estrema. È solita inserire la vicenda in una cornice

chiara, dal contorno nitido e permette al lettore di cogliere l’evento narrato in tutta la sua interezza senza difficoltà. Sebbene sia solita analizzare la trama da più prospettive differenti per trasferire ai suoi lettori la massima chiarezza, la narrazione spesso e volentieri viene condotta in prima persona, perseguendo ancora una volta l’obiettivo di ridurre la distanza tra sé stessa e chi fruisce l’opera. Spesso la narrazione viene arricchita dei pensieri dei personaggi e anche questo si può dire che conferisca maggiore trasparenza: mettendo il lettore a diretto contatto con le percezioni dei personaggi, gli si offre l’opportunità di comprendere più a fondo l’opera in questione.

103 Ibidem.

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Dal punto di vista linguistico, come già visto in precedenza, Di An non è mai alla ricerca di particolari abbellimenti estetici, ma è solita utilizzare uno stile semplice con un ritmo naturale che a volte si fa più lento e altre avanza con passo più spedito. La lingua che usa è assolutamente piana, ma talvolta si arricchisce di coloriture fiabesche che nobilitano l’opera: non la rendono più complessa, anzi le conferiscono più calore, secondo lo studioso Yuan Wendan,105 e riportano il cuore del lettore a un stato primordiale di purezza, lontano dal contaminato mondo mortale che ci circonda.

Inoltre, avvicinarsi stilisticamente al mondo della fiaba conferisce un tono più vivace alla narrazione e il discorso si fa più accattivante agli occhi del lettore che è invogliato a proseguire nella lettura. È il caso del registro mantenuto nel racconto “Huainian Xiao longnü” 怀念小龙女 (In memoria di Xiao longnü), il quinto all’interno della raccolta Wumei hangban. Durante un curioso dialogo tra una casalinga e i piatti da lavare nel lavabo, tutti gli arnesi della cucina prendono improvvisamente vita e stuzzicano la curiosità del lettore con l’uso di un linguaggio brioso.

Da ultimo, s’intende far notare la ripetizione di alcune parole chiave che ritornano frequentemente in tutto il corpus letterario della scrittrice. Si tratta, chiaramente, di parole legate ai principali temi trattati nelle sue opere ed è interessante come la loro ridondanza porti il lettore a rivedere la definizione di alcuni termini che spesso si danno per scontati, ma che così ovvi non sono. Di questo parla Wang Ting 王婷, specialista di letteratura contemporanea presso l’Università dello Shandong, in un suo articolo. La studiosa fa notare ai suoi lettori quanto frequente sia l’uso di parole quali “devozione”, “perdono”, “bellezza” e “dignità” all’interno degli scritti di Di An. Si tratta di valori nobili che tutti conosciamo, ma si può dire che l’autrice ci apra gli occhi, ci porti a toccare con mano tali valori e riduca la distanza che ci separa da essi. Fa emergere delle connotazioni a noi sconosciute: attraverso le sue storie intrise di sentimento, ci porta a rivedere il nostro vocabolario mentale e a riconsiderare il valore di alcuni termini.106

Si veda come esempio il racconto “Lili”, che verrà introdotto brevemente in questa sede, ma analizzato più approfonditamente nel paragrafo a esso dedicato (cfr. § “1.3.8. Wumei hangban e “Lili””). All’interno della storia vengono narrate le innumerevoli disgrazie che la leonessa Lili, protagonista del racconto, si trova a vivere, ma nonostante questo spiacevole sfondo, l’elemento del perdono continua a riproporsi con una certa frequenza. Il risultato di tale ridondanza è il lieto fine caratterizzato dal perdono che l’animale riserva alla fonte di cotanti dispiaceri, ovvero il cacciatore, e a nutrire verso l’uomo un sentimento d’affetto sconfinato. La ripetizione del termine yuanliang 原 谅 (perdono) porta il lettore a riflettere sul valore di questa parola e a considerare che le occasioni in cui si può perdonare un torto subito sono più di quante si pensava prima di leggere l’opera.

105 Ivi, p. 186.

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Si badi a non confondere la caratteristica della ripetizione con l’insistenza. Di An è molto astuta nell’inserire le occorrenze delle sopracitate parole e una tale attenzione ha come obiettivo quello di non creare un flusso narrativo pesante e di non manipolare la mente dei suoi lettori, ma indurli a una riflessione spontanea.