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Il processo a C Silio e Sosia Galla

Sommario 3.1 Il matrimonio con Germanico – 3.2 Una coppia modello: i figli – 3.3 Sul

3.7 Rapere ad exercitus: un modus operandi dei Giuli?

3.7.1 Il processo a C Silio e Sosia Galla

In relazione agli eventi del 24 d.C. Tacito menziona le manovre mes- se in atto da Seiano per demolire la pars Agrippinae attraverso l’eli-

minazione degli elementi più illustri che di essa facevano parte.609 Lo

storico cita due personaggi che vengono messi sotto accusa, C. Silio e T. Sabino. Se il processo ai danni di quest’ultimo fu ritardato fino al 28 d.C., quello per C. Silio si tenne nell’immediato. Il senatore era stato legato della Germania Superior tra 14 e 21 d.C. e nel 21 d.C. aveva ottenuto gli ornamenta triumphalia per aver messo fine alla ri-

volta di Sacroviro.610 C. Silio era stato, dunque, legato di Germanico

durante la sua permanenza nelle regioni occidentali e aveva mante- nuto una efficace disciplina nel corso della rivolta delle legioni nel 14 d.C. impedendo che la ribellione dilagasse anche presso le trup-

pe della Germania Superior.611 Nel 16 d.C., quando Germanico fu ri-

chiamato nell’Urbe per celebrare il trionfo, Silio mantenne il suo in- carico che ebbe termine soltanto nel 21 d.C.

Un rumor riportato da Tacito attribuisce la causa dell’incrimina- zione del senatore oltre che alla connivenza con Sacroviro, anche ad alcune affermazioni pericolose che Silio avrebbe espresso proprio nel corso della rivolta del 14 d.C.:

Credebant plerique auctam offensionem ipsius intemperantia immodice iactantis suum militem in obsequio duravisse, cum alii ad seditiones prolaberentur; neque mansurum Tiberio imperium, si iis quoque legionibus cupido novandi fuisset.612

Tali asserzioni permettono di attribuire a Silio una posizione politica vicina a quella di Germanico: egli, infatti, avrebbe operato nel 14 d.C.

609 Sulle partes Agrippinae vd. Tac. Ann. IV 17, 3 e cf. § 4.4. «Partes Agrippinae: l’en- tourage di Agrippina».

610 Vd. Tac. Ann. III 44-6. L’onomastica completa del personaggio, C. Silio A. Cecina Largo è stata a lungo discussa. Vd. PIR S 507. Syme 1966, 58 ha ipotizzato che si trat- tasse di due persone distinte per poi rivedere le sue posizioni in Syme 1970, 142. Torel- li 1969, 285-363 ipotizza che si tratti di un figlio del senatore C. Cecina Largo ricorda- to come costruttore del teatro di Volterra.

611 Tac. Ann. IV 18, 1: Qua causa C. Silium et Titium Sabinum adgreditur. Amicitia

Germanici perniciosa utrique, Silio et quod ingentis exercitus septem per annos moderator partisque apud Germaniam triumphalibus Sacroviriani belli victor (Fu il

pretesto per attaccare Gaio Silio e Tizio Sabino, in pericolo entrambi in quanto già amici di Germanico. Silio, inoltre, aveva per sette anni comandato una grande arma- ta e aveva ottenuto gli onori trionfali per il suo comando in Germania, come vincitore della guerra contro Sacroviro).

612 Tac. Ann. IV 18, 2: «Molti pensavano che l’irritazione di Tiberio fosse accresciuta dalla boria di Silio, che si vantava della disciplina dei suoi soldati, mentre altri si era- no spesso ammutinati: Tiberio non sarebbe rimasto sul trono se anche le sue legioni avessero voluto un cambiamento».

per assicurare la fedeltà delle legioni a Tiberio. La consapevolezza dell’importanza del ruolo giocato dai soldati nella stabilizzazione del principato rinvia a posizioni vicine agli ambienti delle Giulie, traden- do, forse, un avvicinamento, in un momento successivo al 14 d.C., del senatore alle posizioni di Agrippina Maggiore.

Le accuse mosse a Silio riguardavano gli eventi connessi con la ri- volta di Sacroviro: l’imputazione ufficiale fu quella di malversazione a cui si unirono quelle più gravi di complicità con Sacroviro, il capo

eduo le cui manovre Silio avrebbe tenute nascoste.613 La denuncia

de repetundis (le vicende a cui si faceva riferimento erano avvenute,

infatti, in provincia) si rivelò funzionale a oscurare il fatto che il di- battimento fu condotto come un processo de maiestate, tradendo le

reali motivazioni dell’azione posta in essere da Seiano.614

Le accuse non colpirono soltanto il legato ma anche Sosia Galla,

uxor socia, complice, dunque, dei misfatti del marito. Il processo eb-

be termine con il suicidio di Silio, la condanna all’esilio e la confi- sca dei beni per Sosia Galla, pena mitigata grazie all’intervento di

Asinio Gallo.615 Tacito ricorda l’amicizia che legava Sosia ad Agrip-

pina come causa della sua caduta in disgrazia: è probabile, infatti, che il rapporto tra le due donne risalisse al 14 d.C., quando la nipo- te di Augusto fu allontanata dagli accampamenti in rivolta e si recò a Colonia Augusta Treverorum, centro che si trovava nella provin-

cia sotto il comando di Silio.616 Se per il marito l’amicitia Germani-

ci si era rivelata pericolosa, per Sosia la caritas Agrippinae costituì

motivo di sospetto agli occhi del principe: Seiano, che progressiva- mente acquisì le clientele e i sostenitori di Germanico convincen- doli ad abbandonare la causa della vedova del nipote di Augusto, mirava a privare Agrippina Maggiore dell’appoggio dei membri più

influenti del suo gruppo attraverso processi ad hoc.617 L’accusato-

re ufficiale fu il console in carica, L. Visellio Varrone, spinto da ini- micizia personale ad assumere il ruolo di avvocato dell’accusa: il padre era stato, infatti, legato della Germania Inferior durante la rivolta di Sacroviro e, a causa di contrasti nella gestione delle ope-

613 Tac. Ann. IV 19, 4: Conscientia belli Sacrovir diu dissimulatus, victoria per avari-

tiam foedata et uxor socia arguebantur (Lo si accusava di complicità nella rivolta di Sa-

croviro, da lui per molto tempo tenuta nascosta, e di avere macchiato la vittoria con la sua avidità, il tutto con la complicità di sua moglie).

614 Vd. Tac. Ann. IV 19, 4. Cf. Rogers 1952, 279-311 e Costantino 1996, 237-47; For- micola 2014, 183-94.

615 Vd. Tac. Ann. IV 20, 1. Su Asinio Gallo cf. Shotter 1971, 443-57. Sulla confisca dei beni degli accusati cf. Lucinio 2004, 241-62 e Galimberti 2009, 136-7.

616 Vd. Tac. Ann. I 41. Cf. Rogers 1931, 143; Shotter 1969, 654-6; Fanizza 1977, 204-7; Rutledge 2001, 142; Lucinio 2004, 242-3; Formicola 2014, 183-94.

617 Cf. Pani 1977, 135-46. Su questi aspetti cf. § 4.5 «24-29 d.C.: i processi per lesa maestà e l’isolamento politico».

razioni militari, aveva dovuto lasciare la conduzione della repres- sione al più giovane C. Silio.618

Le testimonianze antiche non permettono di meglio precisare le attività condotte da Silio e Sosia mentre si trovavano nelle province occidentali, così come non è possibile determinare il ruolo di Agrip- pina nella vicenda. Secondo R.A. Bauman Silio e Sosia Galla dovette- ro in qualche modo fungere da ‘agenti sul posto’ per conto di Agrippi- na la quale, in quanto ultima discendente diretta di Augusto, poteva far valere a suo vantaggio i legami clientelari stabiliti con le popo- lazioni galliche dai suoi antenati: sia Giulio Sacroviro, il capo degli Edui, sia Giulio Floro, capo dei Treviri, dovevano la loro cittadinan-

za, infatti, a Cesare o ad Augusto.619

Un altro particolare permette di ipotizzare che dietro la sollevazio- ne operasse il gruppo che ad Agrippina faceva capo. In relazione alle motivazioni che indussero Sacroviro all’azione Tacito ricorda infatti:

Igitur per conciliabula et coetus seditiosa disserebant de continuatione tributorum, gravitate faenoris, saevitia ac superbia praesidentium; et discordare militem audito Germanici exitio.620

La memoria di Germanico, comandante delle legioni renane fino al 16 d.C., è uno dei temi giocati presso le truppe per eccitare gli animi alla ribellione: tale argomento permette di ricondurre l’azione posta in essere presso le legioni proprio ad Agrippina e al suo entourage. Portavoce di tale motivo propagandistico presso i soldati avrebbe potuto essere proprio C. Silio, comandante delle truppe della Ger-

mania Superior, oppure, secondo il modello sperimentato da Planci-

na in Oriente nel 19 d.C., Sosia Galla, la cui azione, in quanto donna,

avrebbe potuto risultare meno manifesta.621

Agrippina, erede delle clientele galliche dei suoi antenati, avreb- be potuto comunicare con Silio e Sosia, che si trovavano ancora sul confine renano, con l’obiettivo di fomentare una rivolta che avrebbe destabilizzato il regime tiberiano, servendosi delle popolazioni e de- gli eserciti sotto il comando di Silio.

Il momento in cui la ribellione scoppiò, il 21 d.C., getta luce sulle motivazioni che spinsero la donna a mettere in atto un simile piano: al- la fine dell’anno precedente si era concluso il processo a carico di Cn.

618 Vd. Tac. Ann. III 43, 3. Su L. Visellio Varrone cf. Rutledge 2001, 283; Rivière 2002, 210-11.

619 Vd. Tac. Ann. III 40, 1. Cf. Bauman 1992, 146.

620 Tac. Ann. III 40, 3: «Seguono riunioni e incontri, con discorsi sediziosi sull’eter- no gravame dei tributi, il peso schiacciante dell’usura, la crudeltà e l’arroganza dei governatori, la ribellione serpeggiante tra i militari dopo la notizia della tragica fi- ne di Germanico».

Calpurnio Pisone e della moglie Plancina, accusati, tra le altre impu-

tazioni, di aver avvelenato Germanico.622 Rimasta vedova e priva di un

referente maschile, Agrippina dovette cercare un modo attraverso cui garantire la successione ai suoi figli ancora troppo giovani per poter intraprendere la carriera politica. Il gruppo, a distanza di sette anni, tentò nuovamente la mobilitazione delle aree occidentali e delle trup- pe ivi stanziate attraverso personaggi vicini ad Agrippina Maggiore. Un dato permette di accreditare la partecipazione di eminenti personalità al piano sovversivo: nel 21 d.C. Tiberio riferì in senato della rivolta guidata da Sacroviro e Floro solo alla fine del conflitto,

mettendo in luce come il pericolo fosse stato molto grave.623 Tutta-

via, malgrado la carenza di informazioni ufficiali fino al momento in cui la situazione apparve nuovamente sotto controllo, alcune notizie erano giunte nell’Urbe, mettendo in evidenza come fosse attiva una campagna propagandistica promossa da individui che conoscevano

le vicende in atto nelle province occidentali.624 Il racconto di Tacito

consente di collegare questa fuga di notizie proprio ad ambienti che si opponevano al regime tiberiano:

Optimus quisque rei publicae cura maerebat; multi odio praesentium et cupidine mutationis suis quoque periculis laetabantur increpabantque Tiberium, quod in tanto rerum motu libellis

accusatorum insumeret operam.625

La contrapposizione nel testo di Tacito tra optimi e multi permette di individuare in questi ultimi elementi espressione della plebe ur- bana, tradizionalmente simpatizzante per il ramo giulio della domus

Principis e in particolare dei sostenitori dei circoli delle giulie, i de-

trattori di Tiberio.626

La pericolosità di una sollevazione delle aree galliche contestual- mente alla ribellione degli eserciti è messa in evidenza da un altro episodio di difficile esegesi, ascrivibile ancora all’anno 24 d.C. Secon-

622 Sul processo del 19 d.C. cf. § 4.2 «Il ritorno a Roma e il processo contro Pisone».

623 Vd. Tac. Ann. III 47, 1: Tum demum Tiberius ortum patratumque bellum senatu

scripsit; neque dempsit aut addidit vero, sed fide ac virtute legatos, se consiliis superfuisse (Soltanto allora Tiberio informò il senato che una guerra era cominciata e

che era già finita. Non tolse e non aggiunse niente alla verità: i generali avevano dato prova di lealtà e di valore, seguendo le sue direttive).

624 Vd. Tac. Ann. III 44, 1.

625 Tac. Ann. III 44, 2-3: «I cittadini migliori erano in pena per il loro paese, molti, invece, nauseati dalla situazione politica e in attesa impaziente che le cose cambiasse- ro, erano felici anche se sentivano il pericolo, e criticavano Tiberio che in mezzo a un simile sconvolgimento perdeva tempo con le accuse di delatori».

626 Sui legami tra la rivolta di Sacroviro e i gruppi che facevano capo al ramo giulio della domus Augusta cf. Rutledge 2001, 140-2.

do Tacito nel medesimo anno Vibio Sereno avrebbe incriminato da- vanti al senato il padre, che nel 16 d.C. era stato tra gli accusatori di Libone e dal 23 d.C. era stato esiliato ad Amorgo a seguito di un’ac- cusa di malversazione relativa al periodo in cui egli aveva esercita-

to il proconsolato in Spagna.627

L’azione attribuita dal figlio a Vibio Sereno padre, che dovrebbe collocarsi proprio a ridosso della rivolta di Sacroviro, ricalcherebbe nelle linee generali quella messa in atto dal gruppo che faceva capo ad Agrippina nel medesimo anno. S.H. Rutledge ha sottolineato come alcuni particolari permettano di conferire verosimiglianza all’accu- sa mossa dal figlio al padre: Vibio Sereno figlio poteva, infatti, cita- re lettere scritte ai Galli dal padre; il figlio per paura di essere a sua volta condannato era fuggito verso Ravenna. Lo studioso interpreta questa iniziativa come conseguente alla volontà del giovane di recar- si verso le aree settentrionali dell’impero proprio per raccogliere te- stimonianze a proposito dell’azione del padre presso i Galli; sospetta si rivela anche l’immediata scelta dell’altro imputato, il pretore Ceci- lio Cornuto, che avrebbe procurato ingenti somme di denaro alla cau-

sa di Vibio Sereno, di suicidarsi.628 La contemporaneità tra l’azione

di Sereno e quella di Silio e Sosia Galla permetterebbe di ipotizzare un legame tra i due tentativi. Vibio Sereno padre era stato, però, ac- cusatore di Libone Druso: non vi sono elementi nella tradizione anti- ca per ipotizzare un possibile mutamento di posizione politica per il senatore nel corso dei cinque anni intercorsi, anche se Tacito testi- monia come a causa del comportamento da lui tenuto nel corso del suo proconsolato egli era inviso a Tiberio. Un particolare permette di ipotizzare che non ci fossero collegamenti tra le due azioni: an- che nel caso del processo contro Sereno è menzionato un interven- to da parte di Asinio Gallo, personaggio i cui legami con il gruppo di

Agrippina sono ben attestati dalla tradizione.629 Contrariamente a

quanto avvenne nel caso di Sosia Galla per cui l’intervento del sena- tore portò alla mitigazione della pena per l’accusata, in questo caso l’intervento di Asinio fu volto ad assicurare che il condannato subis-

se una condanna più grave.630

627 Vd. Tac. Ann. IV 28, 1. Su Vibio Sereno padre vd. PIR V 399, figlio PIR V 400 e cf. Rutledge 2001, 282-3.

628 Cf. Rutledge 2001, 161-2.

629 Tac. Ann. IV 30, 1: «Infine fu pronunciata la sentenza: Sereno doveva essere giu- stiziato nelle forme tradizionali. Ma Tiberio, attento a non rendersi impopolare, pose il veto. Si oppose anche Asinio Gallo che proponeva che il colpevole fosse internato a Giaro o a Donusa: nelle due isole mancava l’acqua e se si lasciava la vita a qualcuno bi- sognava lasciargli i mezzi per vivere. E così Sereno fu riportato ad Amorgo». Cf. § 4.6.2 «Agrippina e Asinio Gallo».

630 Vd. Tac. Ann. VI 25, 2 e cf. § 4.5 «24-29 d.C.: i processi per lesa maestà e l’isola- mento politico».

Seppur non connessi tra loro i due episodi attestano da un lato l’im- portanza del controllo delle aree settentrionali dell’impero e degli eserciti ivi stanziati, entrambi fondamentali per mettere in atto piani eversivi volti a sovvertire il potere ormai stabilito di Tiberio, dall’al- tro come l’influenza sugli stessi fosse ricercata non solo dal gruppo che faceva capo ad Agrippina Maggiore ma anche da altri individui appartenenti all’ordine senatorio che tentavano di sfruttare la pro- pria influenza per fini personali.