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I progetti per le fortificazioni alla moderna nel periodo 1552-1578

3. LA PIAZZAFORTE DI ALGHERO: i progetti, le opere ed i modelli virtuali

3.2 I progetti per le fortificazioni alla moderna nel periodo 1552-1578

I disegni di progetto ideati per far fronte alle necessarie opere di adeguamento11 della cinta muraria di Alghero alle mutate strategie di guerra cinquecentesche, offrono l’opportunità di un’analisi accurata dell’evoluzione e perfezionamento delle cosiddette fortificazioni alla moderna12.

La disponibilità dei documenti cartacei che illustrano i diversi momenti costruttivi ed i differenti atteggiamenti progettuali assunti dagli ingegneri militari succedutisi nella direzione delle opere della piazzaforte, forniscono interessanti spunti relativamente ad un campo di indagine che investe

10 Sari G. 1988, op.cit., p.61

11 Finalizzata all’esecuzione di nuove opere bastionate e, laddove ciò era impossibile, mirata al miglioramento delle caratteristiche di

robustezza del perimetro difensivo esistente (aumento della sezione resistente ottenuto attraverso la predisposizione di terrapieni all’interno delle strutture difensive) ed alla diminuzione dell’altezza dei corpi di fabbrica cui si addossavano le casematte per le batterie; inoltre, al fine di deviare i colpi d’artiglieria, si dotarono le cinte medievali di superfici curve o comunque inclinate.

12 Casu, Dessì, Turtas 1995, p.240: “Sistema di difesa, progettato nella seconda metà del Quattrocento da Francesco di Giorgio

Martini e sviluppato nel corso dei primi decenni del Cinquecento dai Sangallo, caratterizzato dal bastione di forma pentagonale collocato all’unione di due cortine, dimensionate in lunghezza, sulla portata delle armi da fuoco. La nuova soluzione architettonica, si differenziava delle torri quadrate e cilindriche e troncoconiche in quanto eliminava le cosiddette zone morte e permetteva di

difendere con il fuoco d’infilata la cortina alla sua destra ed alla sua sinistra, fino ai bastioni contigui, ed essere a sua volta difeso da questi ultimi”.

il disegno di progetto legato a precise regole geometriche (necessarie a garantire la ‘corrispondenza’ tra i baluardi ossia la protezione reciproca di questi ultimi e delle cortine attraverso il tiro incrociato), l’approccio dell’opera militare con le preesistenze medievali e la morfologia dei luoghi e le tecniche costruttive utilizzate.

La seconda metà del secolo XVI ed in particolare il periodo 1552-1578, offre pertanto, attraverso l’analisi dei documenti presenti negli archivi e delle opere realizzate, la possibilità di osservare la trasformazione della cinta medievale di Alghero (peraltro dotatasi entro la prima metà del Cinquecento delle possenti torri cilindriche tutt’ora presenti), che dopo reiterate richieste da parte della Municipalità vede prendere forma il progetto redatto inizialmente da Rocco Capellino (1552) e poi dal ticinese Jacopo Palearo Fratino il quale nel 156313 definirà la traça definitiva del circuito murario che verrà poi effettivamente realizzato e costituirà la giuda progettuale per gli ampliamenti che si realizzeranno nei secoli successivi.

Ai documenti d’archivio relativi alle opere previste dal Capellino, si aggiunge il contributo offerto da Giorgio Palearo Fratino che nel 1573, all’atto del suo arrivo nell’Isola, presenterà una personale proposta d’intervento per il fronte di terra e nel 1575 un progetto per la realizzazione di una fortezza isolata sulla poco distante collina di San Giuliano; l’ipotesi di Giorgio, così come avverrà per la piazzaforte del capoluogo isolano, non troverà applicazione concreta ma permette di analizzare in maniera approfondita l’operato dei fratelli Palearo e proporre un confronto tra questi e l’ingegnere cremonese che li precede nei cantieri di Cagliari ed Alghero.

Lo studio dei progetti redatti dagli ingegneri militari prende avvio e trova il suo fondamento e luogo di discussione ed approfondimento nelle operazioni di analisi grafica, affrontata in prima battuta attraverso il ri-disegno degli elaborati originali ed il loro inserimento (attraverso opportune operazioni di riduzione in scala e tenendo conto della distanza ‘temporale’ e ‘metodologica’ tra i due sistemi di rappresentazione) all’interno di una base cartografica attuale rappresentata da una recente restituzione aerofotogrammetrica; tale operazione si realizza ‘agganciando graficamente’ (al fine di una più precisa sovrapposizione dei documenti d’archivio alla base di riferimento) le architetture militari presenti nei documenti storici alle strutture ancora esistenti. Inoltre con l’intento di arricchire la base di lavoro di ulteriori elementi vincolanti, si è effettuato un rilievo topografico delle strutture residue del fronte di terra (baluardo della Maddalena, cortina di San Giovanni e delle tracce del bastione di Montalbano) affiorate nel corso dei recenti scavi14.

Le valutazioni da effettuare nell’analisi grafica del progetto in ordine alla precisione degli elaborati, alla rappresentazione grafica adottata devono necessariamente tener conto degli strumenti in uso nel corso del Cinquecento per il rilievo del territorio, il disegno di progetto e la trasposizione di questo sul terreno. In quest’ottica ulteriori spunti affiorano dall’esame del metodo di rappresentazione adottato dagli ingegneri militari che prediligono l’utilizzo di una vista assonometria definita appunto militare o soldatesca.

La vista assonometrica utilizzata dagli ingegneri infatti altro non è che l’assonometria cavaliera o militare appunto, con rapporto di scala (ossia rapporto di riduzione delle misure reali) tra gli assi pari a 1:1:1 che consente pertanto di leggere, direttamente dal disegno, le misure in pianta e alzato. Tale condizione è possibile grazie ad un orientamento degli assi sui quali è impostata la vista assonometria tale da consentire il mantenimento degli angoli dell’impianto planimetrico.

Tale aspetto verrà affontato in particolare nell’esame del disegno che Giorgio Palearo realizza nel 1578 all’atto di lasciare il cantiere e l’Isola, nel quale è rappresentato, in assonometria soldatesca, l’intero circuito murario.

13 Giunto da Milano con il compito di ‘ispezionare’ le opere di difesa della Corsica e della Sardegna, come lo stesso dichiara: Ad videndum et designandum opera tam facta quam facienda in presenti civitate (Cagliari) et civitate Alguerii.

14 Scavi coordinati del Prof. Marco Milanese, professore Ordinario di Metodologia della Ricerca Archeologica e Archeologia

Medievale presso l’Università degli Studi di Sassari e responsabile delle recenti campagne di scavo che hanno interessato le fortificazioni di Alghero, Bosa e Castelsardo. In particolare gli scavi recenti (2006) hanno individuato un tratto importante del baluardo dello Sperone.