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CAPITOLO 2 – IL SOSTEGNO PER L'INCLUSIONE ATTIVA (SIA) E LA NASCITA DEL REDDITO DI INCLUSIONE (REI)

2.3.1 I progetti personalizzat

Come si cercherà di dimostrare, le Linee guida, non si limitano a descrivere la misura del Sia, ma offrono un modello di valutazione in fasi, da seguire per la definizione dei progetti personalizzati, lasciando poco spazio alla “creatività” dell'operatore e alla sua autonomia tecnica-professionale.

L'iter delineato inizia con la fase di pre-assessment (pre-analisi) svolta dai servizi di segretariato sociale.

Il segretariato sociale “deve essere ritenuto come un livello essenziale di carattere pubblico e universalistico per rendere acquisibile l’informazione dovuta, al fine di promuovere l’esercizio concreto dei diritti sociali da parte del «singolo e dei nuclei»”116.

Infatti un corretto accesso ai servizi è favorito da un'informazione chiara ed esaustiva tanto che la legge n. 328/00 (al comma 4 dell’art. 22) dispone che le leggi regionali «prevedano comunque l’erogazione» di: «servizio sociale professionale e segretariato sociale per informazione e consulenza al singolo e ai nuclei familiari».

È importante utilizzare modalità di comunicazione chiare che tengano conto della capacità di comprensione dei destinatari dei servizi “perché oggi è povero anche chi non sa o non può usare delle risorse, non solo sue o della sua famiglia, ma quelle messe a disposizione della società”117.

Una corretta informazione faciliterà l'accesso ai servizi delle persone che ne hanno un maggiore bisogno e la cui fragilità sociale rende difficile esprimere esigenze e formulare domande chiare118 .

116E. Innocenti, Livelli essenziali per la tutela e la promozione della famiglia e delle persone, in studi Zancan Politiche e servizi alle persone. n. 4 settembre 2007 p. 41.

117V. Fabri, Angelo Lippi, Il segretariato sociale, teoria e modelli organizzativi, Roma, Carocci Faber, p. 24 . 118Ibidem p. 26

In passato, soprattutto in ambito pubblico, è stato dominante l'utilizzo di un linguaggio tecnico difficile da capire e le informazioni non sono state divulgate perché chi le deteneva poteva così esercitare un potere.

Questo è stato contrastato dal Servizio Sociale professionale i cui valori ruotano intorno al rispetto della persona titolare di diritti e destinataria dei servizi e ritengono che la democrazia si esprima anche garantendo la libertà dal bisogno e la libertà di operare scelte consapevoli. In questa prospettiva l'autodeterminazione viene considerata come il livello più elevato di cittadinanza il cui esercizio viene favorito dal diritto a sapere e saper fruire e consente una autorealizzazione che prevede anche la capacità di partecipare attivamente alla vita della comunità di cui si fa parte.

Pertanto una corretta gestione dello spazio in cui il diritto all’informazione e il dovere di informare si intersecano non è una questione meramente formale ma un presupposto irrinunciabile per garantire un rapporto eticamente corretto tra istituzioni e cittadini e per consentire lo sviluppo di atteggiamenti democratici, partecipativi e di solidarietà 119.

Durante la fase di pre-assessmente si compie una prima analisi della situazione, si individuano alcuni elementi di analisi della famiglia e punti di riferimento da condividere successivamente nell'Equipe Multidisciplinare e si definisce il percorso di presa in carico della famiglia.

Per le famiglie con bisogni complessi si individueranno eventuali ulteriori operatori da coinvolgere nelle fasi successive dell’Assessment vero e proprio quando si renderà necessaria una presa in carico integrata da parte di un'equipe multidisciplinare.

Sempre in questa prima fase potrà capitare che si preveda di migliorare il benessere complessivo della famiglia attraverso progetti basati sul supporto a uno o più componenti adulti.

L'attuazione di questa fase deve essere preceduta dalla redazione di una guida per l'osservazione da mettere a disposizione degli operatori.

Lo strumento di Pre-assessment sarà costituito indicativamente dalle seguenti cinque diverse aree analitiche e da una parte finale di sintesi.

– Parte generale: contenente l’anagrafica della famiglia, informazioni sull’abitazione e sulla situazione lavorativa, formativa ed economica dei componenti e l’indicazione del compilatore.

– Fattori di vulnerabilità relativi ai singoli componenti e al nucleo nel suo complesso (con riferimento alle seguenti aree: abitazione; situazione lavorativa; situazione economica; situazione sanitaria dichiarata/certificata; disagio adulti; benessere dei minori con riferimento alla sfera dell’apprendimento, della salute e della socialità; situazione relazionale del nucleo familiare e rete informale di supporto).

– Risorse della famiglia (competenze; riconoscimento dei bisogni; capacità di adattamento; stabilità di coppia; presenza di un adulto affidabile; buona capacità organizzativa; capacità di utilizzo di servizi e risorse; presenza rete di aiuto).

– Servizi attivi per il nucleo familiare (inserimento lavorativo; sostegno economico; servizi socio sanitari; assistenza domiciliare etc.).

– Storia familiare: nella quale riportare gli eventi significativi per le attuali condizioni familiari (perdita di lavoro, rottura di legami familiari, lutti, malattie etc.) e la descrizione del supporto ricevuto nel tempo dai servizi.

– Parte finale di sintesi (valutazione complessiva), in cui riportare indicazioni operative sulla composizione/integrazione della equipe multidisciplinare e sulle modalità di lavoro per la definizione del progetto personalizzato.

Sarebbe auspicabile che questo strumento di valutazione della condizione delle famiglie non fosse rigido e quantitativo ma facilitasse l'analisi degli operatori lasciando spazio alla loro valutazione.

Solo così sarà loro possibile acquisire un metodo di elaborazione e di comprensione delle situazioni di disagio e fragilità dei nuclei familiari e dei loro membri ed elaborare il progetto più adatto.

Come si è accennato sopra i progetti vengono seguiti da un’équipe multidisciplinare (EM) che ha una visione olistica e unitaria dei soggetti beneficiari della misura e si avvale delle particolari competenze specialistiche degli operatori che lavorano in modo integrato e sono responsabili della realizzazione del programma fino alla fine. È necessario che venga costruita una cultura multidisciplinare, “la società di oggi, proprio per la sua caratteristica di complessità, ha più che mai bisogno di gruppi di lavoro in cui siano presenti diverse posizioni, differenti punti di vista che possano dar origine ad un dialogo fruttuoso e ad un confronto costruttivo”120.

È competenza dell'équipe la micro-progettazione degli interventi rivolti alla famiglia o ai suoi componenti e delle attività che questi si impegneranno a compiere

I membri da cui in genere è costituita ogni EM sono: 1. Assistente sociale o altro operatore sociale individuato dai servizi sociali competenti; 2. operatore dell’amministrazione competente sul territorio in materia di servizi per l’impiego, 3. ogni altra figura professionale individuata durante il Pre-assessment in rapporto ai bisogni rilevati.

Per garantire che questo avvenga è previsto un responsabile del caso che coordina l'attuazione degli interventi, è il referente dell'equipe nei confronti degli interlocutori esterni e cura la continuità degli interventi programmati, la rilevazione e la verifica dei risultati ottenuti e

120A. Campanini, L'intervento sistemico, un modello operativo per il servizio sociale, Carocci Faber, Roma, p. 79.

propone all'equipe multiprofessionale e alla famiglia eventuali ridefinizioni del programma personalizzato.

La composizione della EM deve essere definita in modo chiaro e comunicata (nome, cognome, funzione di ogni professionista e/o altro soggetto coinvolto) quando si svolge il monitoraggio della misura.

Sarà fondamentale coinvolgere la famiglia nel processo decisionale di definizione del Progetto riconoscendo le sue risorse e capacità decisionali rispetto agli obiettivi del progetto di aiuto che vengono definiti con la famiglia in modo da “incentivare la responsabilizzazione dei beneficiari delle prestazioni sociali”121.

"Si tratta della funzione che più delle altre chiama in causa le persone e la loro attitudine a stabilire incontri di responsabilità e capacità (…..) la dimensione dell'incontro e del contatto personale sono elementi imprescindibili per la riuscita del processo"122.

2.3.2 La fase dell’Assessment. I tratti principali

Abbiamo visto prima come in alcun casi già nella fase di pre-assessment sia possibile definire i progetti personalizzati partendo dall'individuazione dei bisogni e delle potenzialità di ciascuna famiglia.

Ma nei casi più complessi sarà necessaria una fase di Assessment (Quadro di Analisi) per agevolare il quale è utile che gli operatori abbiano a disposizione una adeguata strumentazione flessibile che consenta di partire da una base conoscitiva e di analisi comune per poi approfondire la raccolta di ulteriori elementi di valutazione.

121S.Polimeni, Il Welfare generativo tra dimensione teorica e applicazioni pratiche: cenni sul ruolo degli enti locali" op.cit. pp. 436 e ss.

Questo sarà necessario quando gli operatori rileveranno particolari fragilità e bisogni che potranno richiedere una presa in carico dei singoli individui da parte di servizi specialistici. Questa analisi che dovrebbe coinvolgere tutti gli attori protagonisti del percorso di aiuto (professionisti, beneficiari della misura, eventuali servizi specialistici o di altri enti ecc.) non è propria della sola fase iniziale ma dovrebbe essere continua.

Infatti anche in fase di realizzazione degli interventi potranno emergere ulteriori elementi che possono arricchire la valutazione iniziale e contribuire ad attribuire significati nuovi al percorso.

Il profilo personale di occupabilità definito nell’ambito del Patto di servizio personalizzato con i centri per l’impiego ai sensi del decreto legislativo n. 150/2015 (articolo 20, comma 2, lettera b) traccia la strada per la definizione dello strumento di Assessment riferito alla valutazione degli elementi necessari alla definizione delle modalità di ricerca attiva di lavoro e dei progetti di formazione o inclusione lavorativa. Questa fase in una logica di welfare generativo si dovrebbe costruire partendo dall’idea che “all’erogazione della prestazione sociale si colleghi una controprestazione a corrispettivo sociale. Tale controprestazione non depotenzia il diritto sociale dovuto al beneficiario, ma è essenziale al fine di compiere il circuito virtuoso: giustizia, responsabilità, custodia, che solo se considerati in tutti i suoi elementi può aiutare a costruire un sistema di welfare che aspiri non solo ad essere giusto, ma parimenti a rimuovere l’ingiustizia”123.

Sono sempre di più le persone uscite dal mercato del lavoro che hanno un’età elevata per i quali lo strumento di Assessment non si dovrebbe limitare all’analisi delle dimensioni rilevanti per definire il grado di occupabilità ma tracciare anche un profilo psico-sociale della persona che consideri i fattori soggettivi che condizionano l’occupabilità. È anche vero che “il concorso al progresso della società può ben realizzarsi anche attraverso lo svolgimento di

un'attività o una prestazione che non si traduca, necessariamente in un rapporto lavorativo e non a caso il secondo comma dell'art 4 cost. non usa il termine lavoro nell'enunciare il predetto dovere del cittadino”124.

Se nel nucleo sono presenti persone seguite dai servizi specialistici (es. persone con disabilità grave, pazienti psichiatrici, persone con problemi di dipendenza, ecc.) l'EM acquisisce le relative valutazioni che confluiscono nel Quadro di valutazione generale (es. valutazione basati su ICF per persone disabili).

Un caso specifico è molto delicato è quello in cui l'EM valuti che ci sono delle carenze significative o addirittura un’assenza di risposte ai bisogni di un bambino (c.d. famiglie negligenti), causata da una perturbazione delle relazioni tra genitori e figli, ovvero tra le famiglie e il loro mondo relazionale esterno.

In queste situazioni è opportuno che la famiglia venga messa in contatto con gli operatori che attuano il programma P.I.P.P.I. (Programma di intervento per la prevenzione dell’istituzionalizzazione).

In questo caso la valutazione iniziale sarà integrata con quella effettuata sulla base del modello “Il mondo del bambino”, definito in quel contesto, che ha come fulcro il bambino e sviluppa le tre dimensioni fondamentali che contribuiscono a realizzare il suo benessere (i bisogni di sviluppo del bambino, le risposte delle figure parentali per soddisfare tali bisogni, i fattori familiari e ambientali che possono influenzare la risposta a tali bisogni).

Il quadro di analisi ha l'obiettivo di favorire una corretta analisi dei bisogni e delle risorse delle famiglie per costruire poi con loro progetti personalizzati funzionali volto al superamento reale della condizione di povertà, al reinserimento lavorativo e all'inclusione sociale, poiché “la povertà che colpisce i minori ha effetti di lungo termine. Un inadeguato

124M. Ruotolo, Eguaglianza e pari dignità sociale. Appunti per una lezione, relazione tenuta il 15 febbraio 2013 nell'ambito dell'iniziativa: la costituzione ed i suoi diritti: sempre rispettati?, Padova, Scuola di cultura costituzionale.

“investimento nel capitale umano” dei bambini di oggi comporta un maggiore rischio di povertà ed esclusione sociale per gli adulti di domani 125.

Per realizzare tale obiettivo è fondamentale avere davvero fiducia nelle potenzialità di crescita della persona, non limitarsi alla lettura dei problemi ma essere capaci di riconoscere e valorizzare le competenze del singolo e del nucleo in una prospettiva di empowerment e di rafforzamento della resilienza, individuare le risorse informali e formali e contribuire ad attivarle.

Il modello su cui il Quadro di analisi dovrebbe essere costruito si focalizza su tre dimensioni che sono rilevanti per consentire ai nuclei familiari di raggiungere un benessere di lungo periodo ovvero:

– i bisogni della famiglia e dei suoi componenti, con particolare riferimento al benessere dei bambini nella sfera dell’istruzione, della salute e della socialità;

– le risorse che possono essere attivate per soddisfare tali bisogni; – i fattori ambientali che possono influenzare e sostenere questo percorso.

I bisogni riguardano gli ambiti di seguito elencati: reddito, salute, istruzione, casa, sviluppo affettivo e comportamentale, identità, rappresentazione sociale.

Alcuni di questi ambiti fanno riferimento a tutto il nucleo, altri ai singoli partecipanti ed è importante che si considerino con molta attenzione i bisogni di sviluppo dei bambini.

Le risorse vanno analizzate sia sul piano delle capacità/potenzialità che rispetto alla vulnerabilità dei componenti. Sono importanti la valutazione della occupabilità dei componenti adulti e i fattori soggettivi che la condizionano (profilo psico-sociale della persona) e la valutazione della capacita di prendersi cura di sé stessi e degli altri componenti. Uno degli assunti di fondo è che “le persone che vivono situazioni di difficoltà proprio per

questo possiedono e acquisiscono capacità e competenze che possono essere impegnate per migliorare la qualità della loro vita”126.

I fattori ambientali devono essere analizzati tenendo conto del contesto in cui vive la famiglia (rete familiare, reti sociali, disponibilità e accessibilità dei servizi, servizi attivati).

Le fasi relative al percorso di accesso alla misura in esame rappresentano, almeno in linea teorica, “ il cuore del passaggio dal welfare tradizionale, fondato su erogazioni e trattamenti sdandardizzati, al welfare generativo, in cui il riconoscimento del diritto ad essere aiutati passa attraverso il riconoscimento contestuale del dover aiutare (non posso aiutarti senza di te), e dove l'incontro tra capacità, professionali e umane, è chiamato a moltiplicare il rendimento delle risorse investite per produrre benefici per il singolo e la collettività”127 .