• Non ci sono risultati.

Progetti territoriali per promuovere e valorizzare la tipicità L’esigenza di attivare percorsi virtuosi di valorizzazione delle produzioni, d’al-

POLITICHE E PRODUZIONI DI QUALITA’ IN BASILICATA

3.2 Progetti territoriali per promuovere e valorizzare la tipicità L’esigenza di attivare percorsi virtuosi di valorizzazione delle produzioni, d’al-

tronde, è presente da alcuni anni ed ha trovato sempre più spazio tra gli operatori che, supportati dall’Agenzia Lucana di Sviluppo e di Innovazione in Agricoltura (AL- SIA) e dagli Enti territoriali, hanno dato vita a due marchi d’area, denominati “Parco Nazionale del Pollino” e “Prodotti Tipici Alto Agri”. Il marchio d’area, così come definito dal decreto lgs. n. 480/92, è una declinazione del marchio collettivo che “serve a garantire l’origine, la natura o la qualità di prodotti o servizi” e può essere richiesto anche da enti e associazioni pubbliche, in quanto garanti di un interesse generale. In tale logica è nato, grazie alla proficua collaborazione tra ALSIA e l’Ente Parco Nazionale del Pollino, il marchio del Parco con l’obiettivo di valorizzazione dell’intero sistema territorio, unendo emergenze paesaggistiche, gastronomiche e culturali. Quella del Parco Nazionale del Pollino è infatti una buona pratica di valo- rizzazione integrata di un intero “sistema territorio”, che pone le basi per lo svilup- po locale entro le dinamiche delle attività di conservazione, tutela e valorizzazione del Parco. In questa logica è partito, nel 2001, il progetto dell’ALSIA che coinvolge cinque filiere: salumi, prodotti da forno, ortofrutta, prodotti lattiero-caseari, altre tipicità, alle quali è stato apposto il marchio Parco del Pollino, prevedendo la cer- tificazione dei prodotti e la redazione dei disciplinari di produzione a cui attenersi per ottenere il diritto di utilizzo del marchio stesso. Il CSQA è l’ente di Certificazione esterno cui il Parco si è affidato per l’ottenimento ed il mantenimento del marchio e che ha quindi l’onere di verificare la corrispondenza delle produzioni aziendali ai disciplinari del marchio.

Grazie ai progetti di promozione socio-economica, sono state valorizzate ti- picità già radicate nell’area: dal peperone di Senise alla melanzana rossa di Roton- da, dalle olive di varietà maiatica al miskiglio, dagli insaccati ai formaggi, dai fagioli alla farina Carosella, dai liquori a base di frutti spontanei al moscato di Saracena.

Il marchio del Pollino è stato gestito dalla segreteria commerciale “coo- perativa Co.Pollino” con un finanziato del Parco Nazionale del Pollino e del GAL A.L.L.B.A; la segreteria commerciale ha curato la promozione e la distribuzione nell’ambito del circuito breve, della rete delle strutture ricettive, agrituristiche e rivendite alimentari dell’area del Parco, dove è possibile acquistare e degustare i

prodotti. I Consorzi di tutela del paniere di prodotti del Pollino hanno dato vita ad un sistema produttivo locale (L.R. n°1 del 2001) che coinvolgerà anche operatori turistici ed artigianali nella valorizzazione dei prodotti tipici del territorio.

Il marchio dei “Prodotti Tipici Alto Agri”, coordinato dall’ALSIA nel 2007, ha visto una fattiva azione di promozione anche della Comunità Montana Alto Agri e garantisce l’intero ciclo produttivo delle produzioni più rinomate dei 12 comuni fa- centi parte della Comunità Montana, attraverso la rintracciabilità delle cinque filie- re presenti: oli, salumi, ortofrutta, vitivinicoltura e lattiero casearia.

Grazie all’attività di animazione sul territorio, diversi produttori hanno ade- rito al marchio, e ciò ha consentito la commercializzazione di prodotti lattiero ca- seari, quali di scamorze, caciocavalli, semistagionato, Canestrato di Moliterno e “Casieddu”, del fagiolo IGP di Sarconi, etichettati con il marchio del paniere dei prodotti tipici dell’Alta Val d’Agri, nonché un’ampia gamma di salumi quali salsicce, soppressate, pancetta, guanciale, capocollo, prosciutto e cotechino. Anche l’olio extravergine di oliva di Montemurro “Alta Val d’Agri”, prodotto di nicchia apparte- nente alla cultura gastronomica locale, è stato interessato al progetto che prevede l‘imbottigliamento e l’etichettatura al fine di accrescerne il valore e la notorietà. Relativamente alla filiera ortofrutticola, la strategia percorsa è stata quella del per- fezionamento della filiera stessa, soprattutto in relazione al confezionamento, con l’individuazione del packging più appropriato per la commercializzazione. Inoltre è stata avviata la fase di riconoscimento del vino DOC Terra dell’Alto Agri.

Altri due marchi d’area sono stati proposti, ma non hanno ancora concluso l’iter di certificazione: il “Prodotti tipici del Lagonegrese” e il “Made in Vulture”, promossi rispettivamente dalla Comunità Montana Lagonegrese, Alsia, Gruppo di Azione Locale (GAL) Allba il primo e dal Distretto agroindustriale del Vulture il se- condo.

Anche alcuni GAL si sono cimentati con la tematica dei marchi di qualità, con un approccio partecipato e inclusivo. Si ricorda, ad esempio, il marchio geo- grafico collettivo dell’Agnello delle Dolomiti Lucane, di proprietà del GAL Basento Camastra creato, a seguito di un protocollo d’intesa siglato da vari enti, fra cui la Regione Basilicata e le Comunità montane “Alto Basento” e “Camastra Alto Sauro”, con lo scopo di valorizzare la razza ovina derivata merinos, presente sul territorio ed allevata allo stato prevalentemente brado, secondo quanto previsto dal relativo disciplinare. Le prime certificazioni del marchio hanno riguardato, nel 2008, circa 150 capi e 9 aziende di allevamento, nonché un macello, dimostrando l’interesse dei produttori alla valorizzazione della carne dell’agnello e alla sua giusta visibilità nel circuito dei mercati regionali e nazionali.

Le Camere di Commercio Industria Artigianato Agricoltura (CCIAA) di Po- tenza e Matera, nel corso degli anni, hanno contribuito positivamente all’azione di valorizzazione delle produzioni di qualità, sia offrendo formazione in materia agli addetti, sia offrendo momenti di incontro tra gli imprenditori agricoli lucani ed i bu- yer, che operando sul territorio in progetti specifici di creazione di marchi di qualità (ad es. il marchio del Pollino).

Non sussiste, ad oggi, un marchio collettivo geografico della Basilicata. Ne- gli anni passati ci sono stati alcuni tentativi in tal senso; l’ultimo, nel 2008, è stato il marchio ombrello Orizzonti Lucani, che si poneva l’obiettivo di riunire i prodotti delle cinque filiere più rappresentative della Basilicata, zootecnia, olivicoltura, ce- realicoltura, vitivinicoltura e ortofrutticoltura, presentandoli con un’immagine uni- ca, coordinata e integrata nelle varie occasioni di promozione territoriale e agroali- mentare. La mancata predisposizione dei disciplinari di produzione e delle regole di adesione ha fatto sì che il progetto non andasse oltre la fase iniziale di promozione. Nel 2010, con l’emanazione della L.R. n. 15 del 2010 Tutela e valorizzazione dei prodotti agricoli e agroalimentari di qualità, il legislatore si è posto l’obiettivo di individuare un marchio ombrello dei prodotti agricoli ed agroalimentari di Basi- licata, definendone le caratteristiche e le modalità di utilizzo da parte dei produt- tori. La legge regionale definisce un altro principio importante: l’individuazione del marchio, la disciplina delle modalità di adozione da parte dei produttori nonché lo schema di convenzione che regola i rapporti tra la Regione e i soggetti cui è rila- sciata la licenza d’uso del marchio sono attestati alla Giunta Regionale, che si pone quindi come soggetto coordinatore e attuatore delle iniziative legate all’utilizzazio- ne e alla diffusione del marchio. Ciò determina una modifica rispetto all’attuale as- setto delle competenze, che vede l’Agenzia di Promozione Territoriale (APT) quale soggetto preminente nella promozione della Basilicata, mentre la promotion delle produzioni agroalimentari risulta curata direttamente dal Dipartimento Agricoltura e dall’Agenzia Lucana di Sviluppo e di Innovazione in Agricoltura (ALSIA), essendo demandata a quest’ultima, nell’ambito del Piano triennale dei Servizi di Sviluppo Agricolo, l’orientamento delle imprese al mercato nel rispetto delle esigenze di tipicità, qualità e sanità delle produzioni. La norma rimanda ad un successivo prov- vedimento l’individuazione e la denominazione del marchio, provvedimento ad oggi non ancora emanato.

Relativamente all’APT, va ricordato che il Piano Turistico Regionale (PTR), di cui alla L.R. n. 34 del 1996, aveva suddiviso il territorio regionale in 5 aree pro- dotto, individuate quali uno degli elementi fondamentali di nuova metodologia di marketing turistico e territoriale. Il pacchetto turistico caratterizzava ciascuna aree

prodotto ed era contraddistinto dalle sue peculiarità, sia storico architettoniche che legate alle produzioni agroalimentari. Alla Giunta regionale il PTR demandava l’emanazione delle norme istitutive dei “Marchi d’Area/prodotto”, che non hanno, però, mai visto la luce.

Anche il PTR attualmente in essere38 individua il turismo enogastronomico

quale una delle moderne tendenze del turista del tempo presente, visto che “il turi- smo delle eccellenze produttive lucane contrassegna tutte le stagioni dell’anno, con picchi di presenze nei mesi di maggio e settembre, e ben integrato con altri turismi come quello rurale ad esempio, fa del prodotto tipico un veicolo per trasmettere al turista tutti i valori produttivi, culturali ed emozionali del luogo”39. Il PTR si pone

quindi l’obiettivo di sostenere e promuovere, in una logica di forte integrazione, le produzioni in una prospettiva di completamento di un’offerta turistica più spic- catamente culturale. La realizzazione dei Programmi Integrati di Offerta Turistica (PIOT), che hanno visto sul territorio l’aggregazione di diversi soggetti pubblici e privati per la definizione delle linee programmatiche dello sviluppo turistico delle diverse aree, potrebbe essere un possibile strumento di valorizzazione dei prodotti agroalimentari.

Nella sostanza, ad oggi, il supporto promozionale regionale riguarda in mas- sima parte il finanziamento di sagre, manifestazioni locali e fiere a livello sia regio- nale che nazionale ed estero. Spesso, inoltre, gli interventi appaiono poco coordi- nati e finalizzati, evidenziando problematicità legate all’occasionalità del sostegno, peraltro finanziato attraverso il sistema del “contributo”, all’assenza di massa criti- ca nella copertura comunicativa, ad un’offerta insufficiente di servizi agli operatori, all’uso di modelli comunicativi tradizionali, per di più molto orientati al mercato locale e meccanismi amministrativi di sostegno lenti e di stampo fortemente pub- blicistico.

Manca inoltre un supporto specializzato di servizi in favore degli operatori, peraltro scarsamente associati ed organizzati: l’attuale sostegno promozionale è di carattere molto localistico e indirizzato prevalentemente alle produzioni a deno- minazione protetta che, come noto, costituiscono una parte assai marginale della PLV regionale, anche se assai importante sotto il profilo dell’immagine complessiva della regione.

La valorizzazione delle produzioni agroalimentari appare quindi un processo poco coordinato, che non manca di iniziative e norme di notevole valore, ma che

38 L.R. n.7/2008

per la loro caratteristica di scarsa organicità rischiano di avere un impatto minimo sulle situazioni.

E’ il caso, ad esempio, della campagna di educazione alimentare, cui an- che la Basilicata ha aderito nel passato con iniziative rivolte principalmente alle scuole che, in alcuni anni, hanno dato vita a specifici programmi di informazione/ formazione sulle produzioni tipiche e locali, sfociati in concorsi a premi per i ragazzi delle scuole medie. Negli ultimi anni queste iniziative sono state gestite anche da altri soggetti pubblici e/o privati, quali l’ordine dei dottori Agronomi e Forestali, le organizzazioni professionali, il Dipartimento Agricoltura, l’Alsia, i Gal, nella consa- pevolezza che la scuola è il miglior strumento per veicolare una diversa attenzione al cibo, alla sua stagionalità, alla tipicità delle produzioni locali. Anche i distretti agroalimentare di qualità del Metapontino e agroindustriale del Vulture pongono attenzione e alla valorizzazione delle produzioni, sia mediante azioni di accompa- gnamento dei produttori a fiere e mercati, sia mediante l’organizzazione di eventi seminariali e divulgativi.

Spesso, però, queste iniziative, seppur lodevoli, sono rimasti episodi isolati, non inseriti in una rete organica di interventi.

Va evidenziata, comunque, l’attenzione della Regione alla tematica, che si è concretizzata anche nella promulgazione della Legge regionale n. 27 del 2008, relativa all’Istituzione di Centri di Educazione Alimentare e Benessere alla Salute, educazione alimentare intesa come educazione al benessere e al miglioramento della qualità della vita nel rapporto col cibo visto anche come rispetto dell’am- biente e delle tradizioni di un popolo. Il Centro regionale di educazione alimentare e benessere alla salute, appositamente istituito, ha il compito di promuovere, “in collaborazione con il Dipartimento Sicurezza e Solidarietà Sociale della Regione, programmi annuali informativi/educativi che sappiano misurarsi con la comples- sità culturale del fenomeno cibo, che mirino a farlo conoscere e apprezzare e che aiutino i giovani a diventare consumatori consapevoli e critici, ma anche aperti al piacere e alla scoperta delle diverse esperienze gastronomiche meridionali”40. In

tal senso la legge non può che valorizzare le produzioni lucane.

Un’altra norma regionale, relativa alla Disciplina della strada del vino, dell’olio e dei prodotti tipici agroalimentari41 , mira a valorizzare i territori a vocazio-

ne vinicola con particolare riferimento ai luoghi delle produzioni qualitative, nonché le altre produzioni di qualità con particolare riguardo all’olio di oliva e in genere ai

40 L.R. n. 27/2008 – art. 6 41 L.R. n.7/2000

prodotti tipici agroalimentare ed a favorire la conoscenza e la valorizzazione della cultura e delle tradizioni enoiche, oleiche, gastronomiche, dei borghi rurali, del pa- esaggio, dei territori della Basilicata. Questa norma, che nasce dietro la spinta di analoghe leggi promulgate a seguito della legge 27 luglio 1999, n. 268 “Disciplina delle strade del vino”, non ha trovato ancora applicazione.

Negli scorsi anni si è registrata anche una forte e nuova propensione all’in- ternazionalizzazione delle produzioni lucane, che mirava ad un deciso aumento già nel breve periodo della capacità di esportazione agroalimentare. Per agevolare tale processo, la legge finanziaria 2007 ha dato l’avvio a strumenti innovativi di soste- gno, come il credito d’imposta per l’internazionalizzazione42. Inoltre, sempre a li-

vello nazionale, dopo la creazione di Buonitalia spa43 vi è stata una concentrazione

notevole di risorse - 50 milioni di euro stanziati nel 2005 - verso programmi promo- zionali esteri. Parallelamente hanno perso rilievo i programmi interregionali mirati all’export finanziati attraverso l’articolo 2 della legge n. 499/99.

Da un lato, quindi, la politica nazionale per l’internazionalizzazione dell’agro- alimentare si basa su incentivi di carattere automatico diretti alle imprese – e qui va osservato come siano pochissime le imprese agricole o agroalimentari lucane strutturate in modo da beneficiare del credito d’imposta – dall’altro su una con- centrazione di risorse verso uno strumento operativo sotto forma di SpA (Buonita- lia) capace di intervenire a sostegno delle imprese in modo flessibile e dinamico. Quest’ultimo strumento ha visto, anche in Basilicata, il suo fallimento, non avendo trovato alcuna applicazione tra gli operatori lucani.

Per la Regione Basilicata l’obiettivo di esportare alcune produzioni di qualità può diventare veramente rilevante e determinare la costruzione di una vera filiera agroalimentare. Non può mancare, quindi, in una strategia articolata di politica agricola regionale, una rivisitazione dei meccanismi di supporto alla valorizzazio- ne e promozione, nella logica della creazione di una rete sia di operatori che di enti/agenzie, che riesca a garantire in modo integrato servizi e sostegno alle azien- de ed ai prodotti.

42 Commi 1088 e 1089

CAPITOLO 4

I PRODOTTI DI QUALITA’ IN BASILICATA: STORIA,