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Agli inizi del 2012 l’Università di Siena ha avviato un progetto di Ateneo nell’intento di migliorare i servizi agli studenti, con particolare attenzione verso la progettazione dei contenuti didattici per un utilizzo mobile ed una fruizione degli stessi in mobilità.

E’ stata valutata la possibilità di realizzare una metodologia centrata sullo studente, sulla base degli approcci teorici e metodologici discussi nel primo capitolo della tesi. L’iniziale entusiasmo verso questa possibilità si è pian piano attenuato a causa di alcune problematiche.

In primo luogo per le criticità economiche dell’Ateneo. Il problema delle risorse destinate al progetto, non solo economiche ma anche umane e strumentali, non è stato banale.

Prima di intraprendere una nuova direzione in ambito didattico è necessaria una fase di sperimentazione. Uno dei problemi che quasi sempre emerge alla fine di una sperimentazione (in particolar modo se questa ha dato risultati positivi e si ritiene utile continuare sulla strada segnata) è quello della “sostenibilità economica” dei progetti di ricerca – soprattutto in un momento storico come quello attuale in cui i finanziamenti pubblici per la ricerca e l’innovazione sono ai minimi storici.

Analizzandole nel dettaglio, le risorse umane dedicate sono state due – oltre all’autore la prof.ssa Patrizia Marti in qualità di capo progetto (inizialmente erano state assegnate altre due risorse umane ma, dopo pochi mesi, sono state destinate ad altre attività), mentre da un punto di vista economico non è stato destinato al progetto nessun tipo di finanziamento (almeno iniziale). Riguardo alle risorse strumentali, sono state utilizzate le strumentazioni tecnico-scientifiche già presenti in Ateneo.

In secondo luogo per una sorta di “resistenza al cambiamento” da parte del corpo docente. In generale un cambiamento può portare a nuove modalità operative, che a loro volta possono rendere necessari dei periodi più o meno lunghi di “istruzione all’utilizzo”.

Pensiamo banalmente all’impegno e al tempo da dedicare quando dobbiamo imparare ad utilizzare una nuova release di un programma o di un sistema operativo (nel caso in cui i cambiamenti siano davvero radicali) oppure quando siamo costretti ad imparare ad utilizzare un nuovo software applicativo (nel caso in cui quello che attualmente utilizziamo non preveda

l’implementazione di una funzionalità che si è resa necessaria per il nostro lavoro).

E’ molto più comodo e facile lasciare tutto inalterato, continuando a fare ciò che è stato fatto fino ad oggi, piuttosto che abbracciare in maniera convinta una modalità operativa differente.

Ma non è soltanto una questione di pigrizia. Cambiando il modo di lavorare delle persone si vanno a modificare abitudini consolidate e rafforzate con il passare del tempo, abitudini che consentono di risparmiare energie mentali, abitudini sulle quali si è costruita una parte significativa della nostra cultura, abitudini che permettono di ridurre lo stress quotidiano. In questo senso è umano cercare di mantenerle. Il rischio emerge nel momento in cui tali abitudini mantengono in vita degli schemi non più validi o superati dal tempo.

In terzo luogo per una sorta di diffidenza verso le nuove metodologie, verso i nuovi approcci, verso una modalità diversa di fare didattica rispetto a quella che abbiamo appreso da piccoli. In parte si può collegare alla resistenza al cambiamento, in parte può essere dovuta ad un eccesso di protagonismo docente-centrico o al timore di non riuscire ad ottenere quei risultati formativi raggiunti negli anni precedenti.

A fronte di queste criticità è stato deciso di lavorare per gradi, fissando degli obiettivi primari e modificando il progetto in base ai risultati ottenuti. Il primo obiettivo che ci siamo prefissati di raggiungere è stata la progettazione di un format che garantisca una fruizione ottimale dei contenuti didattici in mobilità, a cui far seguire l’implementazione di un primo prototipo di corso mobile.

Questo primo obiettivo ha fatto emergere una prima scelta di design, ovvero dove memorizzare i contenuti didattici del prototipo durante le fasi della sperimentazione con gli utenti. Sono state valutate due possibilità: utilizzare il servizio “USiena integra” (Moodle di Ateneo), oppure implementare una nuova piattaforma. E’ stata scelta la seconda possibilità, optando per la

soluzione “iTunes University” (iTunesU). Questo non significa che in un prossimo futuro il format progettato non possa essere integrato con la piattaforma Moodle.

La scelta di una nuova piattaforma era legata anche alla possibilità di utilizzarla non solo come supporto all’attività didattica fornita dall’Ateneo, ma anche come supporto all’attività di orientamento. Quindi non solo come supporto per l’offerta formativa ma anche per pubblicizzare le attività e i servizi offerti dall’Ateneo.

Sono stati definiti i seguenti Work Package:

1. progettazione e implementazione di una nuova piattaforma;

2. progettazione di un format per la fruizione di contenuti didattici in mobilità (da utilizzarsi per la progettazione del corso);

3. valutazione dell’apprendimento utilizzando il format progettato; 4. implementazione di un corso mobile prototipale.

All’interno di questo progetto l’autore:

 ha collaborato alla progettazione e all’implementazione della piattaforma;

 ha prodotto diversi contenuti multimediali (attualmente 36 collezioni e 499 contenuti);

 ha progettato un format per la fruizione di contenuti didattici in mobilità (definito nella tesi format “USiena”);

 ha analizzato i format utilizzati dalle prime quindici università al mondo presenti su iTunesU, sempre nell’ottica di una fruizione di contenuti in mobilità (definiti nella tesi format “Sparring”);

 ha prodotto ventinove moduli prototipali (utilizzati nelle sperimentazioni);

 ha provveduto a valutare l’apprendimento utilizzando il format progettato, comparando l’acquisizione della conoscenza da parte dei discenti sulla base dei vari format analizzati in precedenza (“USiena” vs. “Sparring”).

L’obiettivo dell’attività di ricerca è stato quello di sperimentare quale fosse l’effettivo potenziale del format “USiena”, in termini di fruibilità dei contenuti in mobilità e di efficacia dell’apprendimento. In particolare si è occupato degli aspetti relativi all’Information Architecture, alla Communication Design, alla User Interface Engineering, alla Usability Engineering.

L’ipotesi sperimentale era che il format “USiena” rendesse più facile la trasmissione dei contenuti verso i discenti migliorando l’apprendimento.