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Il programma di Scale up internazionale di ISP Innovation Center

Capitolo 3 – Il sostegno alle scaleup

3.1 Il programma di Scale up internazionale di ISP Innovation Center

Il Programma di Scale up internazionale dell’Innovation Center di Intesa Sanpaolo nasce dall’osservazione dei dati esposti nel paragrafo precedente riguardo alle scale up italiane, nonché dall’identificazione dei bisogni delle startup per crescere a livello globale.

In realtà, dai numeri che caratterizzano il mondo delle startup e scaleup italiane ben poco traspare in merito alle cause che frenano il sistema. Certo, possono farsi alcune riflessioni sulle dimensioni ridotte delle scaleup e sulle loro ragioni. Forse anche loro sono ostaggio del “piccolo è bello”? Oppure, si potrebbe affermare che - invertendo il nesso di causalità - le scale up italiane ricevono mediamente meno finanziamenti delle loro cugine francesi o tedesche proprio perché sono mediamente più piccole (e non viceversa)?

Una delle risposte elaborate dall’Innovation Center sulla base della conoscenza del mercato dei capitali e del contesto imprenditoriale, italiani e internazionali, è proprio il Programma di Scale up internazionale, erogato dal Servizio di crescita e finanziamento delle startup36.

Destinatarie del programma sono le start up che devono affrontare la fase di scale up, e dunque imprese già avviate, che hanno un prodotto o servizio definito, un modello di business attraverso il quale generare profitti e possibilmente che siano già presenti sul mercato37.

Il Programma poggia su un assunto fondamentale: come abbiamo visto nel paragrafo 2.1, le risorse finanziarie sono solamente una parte delle risorse necessarie a sostenere la strutturazione e la crescita di un’impresa; le risorse tecnologiche e le risorse manageriali sono altrettanto essenziali, e il Programma di Scale up mira appunto a consolidare in primis queste ultime. Infatti, il Programma si compone di tre fasi, ognuna delle quali è il presupposto imprescindibile per affrontare efficacemente la successiva: professionalizzazione, fundraising e internazionalizzazione.

36 Si rimanda al Capitolo 1 paragrafo 1.3.

37 Per l’analisi del deal flow e del processo decisionale che concretamente fornisce le scale up possibili candidate

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La prima fase è quella della professionalizzazione. L’obiettivo di questa prima fase è restituire alla startup un’analisi chiara e veritiera dei gap aziendali, che rischiano di compromettere il business dell’azienda o limitarne la scalabilità (gap analysis) e fornire un elenco di misure necessarie a risolvere tali criticità (Piano di Intervento): di queste, una parte verrà già messa in opera nel corso della professionalizzazione, un’altra parte indicherà alla startup i prossimi passi da compiere.

Questa vera e propria due diligence della startup si basa su cinque aree strategiche specifiche, all’interno delle quali è possibile ricondurre l’attività di qualsiasi azienda: design and

engineering, marketing and sales, human talent development, finance and accounting, legal.

L’analisi viene dunque eseguita puntualmente su ciascuna delle cinque aree; chiaramente, come risulta intuibile, diverse aree possono presentare sovrapposizioni (si pensi ad esempio all’area legale e quella di talent development nel caso di gestione dei rapporti di lavoro all’interno dell’azienda) e quindi si rende necessaria la predisposizione di un processo capace di gestire e coordinare le attività di analisi ed elaborazione dei Piani di intervento.

A conferire elevato valore aggiunto alla professionalizzazione, però, non sono solamente il metodo di analisi e il processo gestito da ISP Innovation Center, ma soprattutto il network di esperti e professionisti che la startup ha occasione di assumere al proprio servizio grazie alla partecipazione al Programma: le attività di professionalizzazione, infatti, non sono svolte dall’Innovation Center, ma da soggetti esperti in ciascuna delle cinque aree strategiche, scelti dalla startup, uno per area.

Figura 6. I partners del Programma di Scale up 2018

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Al termine della fase di analisi, una volta ottenuti le cinque gap analysis e cinque piani di intervento, la startup potrà incominciare a implementare le misure di intervento che ritiene prioritarie per il proprio business, servita dagli stessi professionisti con cui ha collaborato fino a quel momento.

Ma nel corso della fase di professionalizzazione la scaleup non rimane certo ferma, rinchiusa nel laboratorio e fuori dalle dinamiche del business reale: il programma prevede la partecipazione a eventi di networking e business development, nazionali e internazionali, che ISP Innovation Center seleziona secondo le esigenze della scaleup per favorire la crescita e preparare il passaggio alle fasi successive del Programma. In più, proprio a tal fine, il percorso di professionalizzazione è pensato per una durata breve e concentrata: appena 3 mesi dall’inizio della gap analysis all’esecuzione dei primi interventi di potenziamento.

Resta comunque una domanda in sospeso: con quali risorse finanziarie la scaleup accede al percorso? La scale up selezionata per il Programma riceve da parte di Neva Finventures S.p.A. un investimento di 150 mila euro, attraverso lo strumento del S.A.F.E.38, e l’investimento è vincolato contrattualmente allo svolgimento del Programma di Scale up: nello specifico, circa 125 mila euro sono destinati alle attività di professionalizzazione - compresa la messa in opera delle prime azioni di potenziamento - la parte rimanente agli eventi di networking e business development.

La fase di professionalizzazione si conclude dunque con tre importanti risultati per la startup: innanzitutto ha ricevuto un’analisi approfondita del proprio business e un metodo per analizzarlo, assistita da specialisti altamente qualificati su ciascuna area strategica, assumendo consapevolezza delle proprie criticità e delle azioni da intraprendere per porvi rimedio; in secondo luogo, ha cominciato a potenziare il proprio business lì dove erano presenti i gap più importanti, ricevendo i servizi degli stessi professionisti che l’hanno assistita in fase di analisi; in terzo luogo, ha avuto occasione di introdursi in una rete di opportunità grazie agli eventi di networking, mettendo alla prova i progressi e ponendo le basi per la successiva fase di fundraising.

Per valorizzare questo percorso è stato pensato un documento finale che contenga tutto il lavoro svolto, il company status report, vera e propria deliverable del processo di professionalizzazione, che abilita a intraprendere efficacemente la successiva fase di fundraising. Infatti, il company status report ha un alto valore sia per la startup che per l’investitore: per la startup è un modello di riferimento per il monitoraggio continuo del proprio

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valore, anche in futuro; per gli investitori è uno documento attendibile che comunica in maniera trasparente il valore attuale e potenziale del business e gli interventi a cui saranno destinati i capitali raccolti, in un’ottica di riduzione del rischio d’investimento.

Alla professionalizzazione seguono le operazioni di fundraising, che costituisce la seconda fase del Programma di Scale up, e l’internazionalizzazione, che ne costituisce l’ultima.

Allo stato attuale, entrambe le fasi non sono definite secondo un percorso chiaro e dettagliato: ciò che è certo è che sia il fundraising che l’internazionalizzazione si svolgeranno a stretto contatto con gli altri Servizi dell’Innovation Center e poggiando sulla forte rete internazionale del Gruppo Intesa Sanpaolo, e spesso anche utilizzando strumenti contrattuali già in uso nel Gruppo Intesa, come il contratto di business development39.

Ad oggi l’Innovation Center si appresta a vagliare i primi due progetti piloti del Programma di Scale up, con le startup Washout e Bluebrake. La fase di professionalizzazione dovrebbe iniziare a gennaio 2019, e concludersi dopo i 3 mesi.

Washout, vincitrice dell’edizione 2018 del programma di accelerazione Bheroes, è un’azienda innovativa che offre un servizio di lavaggio di auto e moto a domicilio, o ovunque sia posizionato il veicolo, anche su strada pubblica. Il servizio funziona on-demand, la richiesta è inoltrata dal cliente attraverso un’app per smartphone e sono disponibili lavaggio interno ed esterno del veicolo, con diverse fasce di prezzo a seconda del tipo di mezzo. Il lavaggio avviene senza uso di acqua e con sostanze ecocompatibili e non inquinanti. Accanto al mercato B2C è stato sviluppato, con particolare successo, il mercato B2B. Attualmente il servizio è diffuso a Milano, Roma e Torino, con un fatturato al 2017 pari a 200 mila euro e una previsione al 2018 di 1 milione di euro. La startup ha raccolto 135 mila euro in sede di primo round e successivamente, grazie alla vittoria a Bheroes, ha ricevuto un investimento di circa 800 mila euro - tra cui i 150 mila euro di Neva Finventures per partecipare al Programma di Scale up. Figura chiave e vero e proprio asset di Washout sono i washer, ovvero i lavoratori che effettuano i lavaggi: una delle sfide più importanti per l’azienda è lavorare sulla loro formazione professionale e sulla retention degli stessi; per questi aspetti Washout mira a differenziarsi dalle

39 Per i dettagli sui Servizi dell’Innovation Center, la rete internazionale di Intesasanpaolo e il contratto di business

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altre startup della cosiddetta gig economy40 - come ad esempio le aziende di food delivery - in merito alla qualità delle condizioni di lavoro e trattamento dei lavoratori.

Bluebrake ha sviluppato il primo sistema di frenata ABS (anti-lock braking system) per e-bike, per migliorare la performance e la sicurezza del ciclista durante la manovra di frenata, il tutto con integrazione diretta sul telaio della bicicletta, senza imporre vincoli di progettazione. Dietro i prodotti Bluebrake lavorano tecnologie di intelligenza artificiale, sensori intelligenti e algoritmi predittivi. Al sistema di frenata ABS si aggiunge il BB6S, il “Sesto Senso” che suggerisce al ciclista, con una vibrazione sulla leva del freno anteriore, come migliorare le performance di guida in fase di frenata. Anche Bluebrake, nata all’interno di e-Novia, ha vinto la partecipazione al Programma di Scale up dell’Innovation Center nel corso del programma di accelerazione Bheroes. I prodotti della startup non sono ancora presenti sul mercato, ma l’azienda ha già ricevuto diverse manifestazioni concrete di interesse: ha raccolto capitali per oltre 2 milioni, ha vinto un bando di Horizon2020 per il valore di 2.284.450 euro ed è stata una delle vincitrici della prima edizione italiana della startup competition più importante della Cina,

Overseas Talent and Entrepreneurship Competition (OTEC), che garantisce un trampolino di

lancio sul mercato cinese per le startup che partecipano alle competizioni nazionali dislocate in tutto il mondo.

L’obiettivo del Programma di Scale up è dunque proprio quello di efficientare e accelerare il percorso di crescita delle scaleup italiane, ma ancor di più trasformare questo percorso di crescita - ad oggi incerto e spesso casuale - in un processo veloce, efficace ma soprattutto replicabile per ogni startup. Questo chiaramente non significa che il percorso si presenterà esattamente uguale per ciascuna azienda, ma uguali saranno la struttura e il metodo di analisi e risoluzione delle criticità, orientati a presentarsi efficacemente davanti agli investitori e a scalare velocemente sul mercato. Ogni startup ha davanti a sé quella che viene definita l’opportunity window per far fiorire il proprio business: un periodo di tempo che si restringe nel tempo, alla velocità (sempre più elevata) dell’avanzamento della tecnologia, della diffusione della conoscenza e dell’ingresso di nuovi competitors sui mercati. Scalare in fretta e in modo

40 Secondo la definizione fornita da Wired Italia “La gig economy è una delle nuove forme di organizzazione

dell’economia digitale. In italiano si traduce come economia dei lavoretti. Corrisponderebbe a mestieri che una persona svolge a tempo perso, quasi come un secondo lavoro. Il modello, però, spinge verso un lavoro sempre più parcellizzato, affidato a freelance ma gestito dalle piattaforme con formule di organizzazione che molto spesso sono tal quali quelle del lavoro alle dipendenze.

Talvolta si confonde la gig economy con la sharing economy. La seconda, tuttavia, prevede la condivisione di risorse sottoutilizzate. Mentre la gig economy si impernia su un lavoro vero e proprio, organizzato dalla piattaforma digitale attraverso freelance.”

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sostenibile - ovvero avendo la consapevolezza del proprio percorso e poterlo così replicare - è cruciale per ricavare il massimo valore da quanto investito nel business.

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