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Viene inserita nella rassegna un importante riferimen- to a scala intermedia: il PTCP di Perugia che ha valore di pianificazione paesistico ambientale,

QUADRO CONOSCITIVO:

L’inquadramento delle risorse territoriali e la defini- zione degli indirizzi normativi, è sviluppata dal Piano attraverso due matrici: quella del sistema insediati- vo-infrastrutturale e quella del sistema ambientale e paesaggistico.

All’interno dell’atlante del sistema ambientale e pae- saggistico nell’elaborato A.3.4 vengono descritti i “Coni

visuali e l’mmagine dell’Umbria” a scala 1:100.000.

L’elaborato è il frutto di un lavoro di ricerca costruito su un repertorio di vedute ricavate da fonti che facevano riferimento a diversi generi: alla letteratura (manuali- stica di viaggio, guide), alla immagine pittorica (pittu- ra e stampe), alla documentazione fotografica ed alla stessa normativa vincolistica specifica .

Il lavoro ha avuto avvio con la ricerca delle vedute che hanno contribuito alla concettualizzazione dell’Imma- gine dell’Umbria diffusa e consolidata.

Il metodo seguito nell’analisi è basato sulla verifica della permanenza all’oggi dei caratteri paesaggistici riscontrati nella visione originaria e del grado di tra- sformazione avvenuta; per ogni visuale rintracciata è stato analizzato il grado di modificazione riscontrabile nel 2000.

Vengono individuate quattro diverse situazioni:

Conservazione, conservazione parziale, trasformazio- ne parziale, trasformazione.

Legenda tav. A.3.4 “Coni visuali e l’mmagine dell’Umbria”.PTCP Perugia.

Estratto tav. A.3.4 “Coni visuali e l’mmagine dell’Umbria”. (PTCP Perugia, 2006)

INDIRIZZI NORMATIVI:

Le normative riguardanti gli aspetti scenici si rintrac- ciano all’interno degli “Indirizzi e normative per i siste- mi paesaggistici” all’ Art. 35 “Beni di interesse storico, vedute e coni visuali”.

Alla lettera c) del comma 1, vengono richiamate le ve-

dute e coni visuali dell’elaborato A.3.4. precedente-

mente menzionato.

La normativa prevede il recepimento da parte dei PRG, delle indicazioni riportate nell’elaborato A.3.4., e in par- ticolare deve:

• per le vedute nelle quali è stata riscontrata la con-

servazione dei caratteri originali individuare l’area

oggetto della veduta e disciplinarne la tutela anche in rapporto al punto di osservazione;

• per le vedute nelle quali è stata riscontrata la

trasformazione dei caratteri originali verificare il

rapporto tra la necessità delle scelte urbanistiche comunali e la trasformazione della veduta pano- ramica indagata, definire il tipo di azione da prati- care al fine di arrestare o invertire la tendenza dei processi anomali, ovvero introdurre correttivi e

mitigazioni in modo da recuperare gli elementi di qualità delle vedute.

Al comma 5, lettera d viene richiamata la tutela dei “grandi panorami” che introduce norme per la

manutenzione della vegetazione d’alto fusto e ar-

bustiva finalizzata alla tutela dei valori panoramici ed al realizzarsi di situazioni armoniche coerenti fra la valenza naturalistica e quella paesaggistica.

Al comma 7 si fa riferimento ai crinali e prevede un’adeguata fascia di rispetto, per ogni lato della linea di crinale, tale da garantire un orizzonte natu- rale percepibile dalla viabilità di interesse regionale e provinciale nonché dalle ferrovie. Nell’individua- zione e classificazione dei crinali e delle fasce di rispetto, per un’ampiezza di m. 30 dalla linea di cri- nale per ogni lato è vietata la realizzazione di nuovi edifici(...).

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In sintesi, dalla ricognizione dei piani paesaggistici italiani sul tema degli aspetti scenici non emerge una metodologia e una prassi normativa.

In generale ci si limita all’individuazione di punti e per- corsi panoramici tutelati dal codice.

Per quanto riguarda i Piani più recenti, che hanno ap- profondito maggiormente la tutela degli aspetti scenici l’approccio viene sviluppato in maniera differente; ci sono Piani come quello della Toscana, o Sardegna in cui il carattere visivo non è specificatamente suddiviso per componenti ma è integrato in diversi riferimenti normativi (prevalentemente inerenti ai percorsi e punti panoramici). Mentre in casi come il piano della regione Piemonte, Puglia e Lombardia si dedica uno specifico campo di analisi ai caratteri scenici che ritrovano chiari riscontri normativi.

Nei piani esaminati emerge il tentativo di allargare il campo di indagine a nuove componenti visivo-percet- tive oltre quelle richiamate dal codice, (strade panora- miche e punti di belvedere). Si introducono tipologie di strade di “interesse paesaggistico” (regione Puglia e Piemonte) o fulcri visivi (naturali e antropici) oltre ai punti panoramici.

Di notevole innovazione il piano piemontese che ag- giunge alcuni elementi fondamentali come gli assi pro- spettici, e le relazioni visive.

Il grado di dettaglio a livello normativo è chiaramente relativo alle componenti rilevate in fase di analisi, ma si ricorda che le indicazioni dei piani paesaggistici non hanno valore prescrittivo, per cui viene demandato agli

enti sottordinati la corretta gestione delle componenti territoriali.

Per quanto riguarda l’utilizzo di strumenti specifici per le analisi di visibilità, è ormai condiviso l’utilizzo di stru- menti Gis, (viewshed analysis) per calcolare le zone a maggior sensibilità visiva. Vengono proposte soli- tamente sia carte di intervisibilità teorica assoluta (la visibilità di ogni punto del territorio da qualsiasi altro punto), sia carte di intervisibilità ponderata (visibilità di ogni porzione di territorio da specifici punti e percorsi individuati preliminarmente). Queste a scala regionale, servono da riferimento alle amministrazioni locali sia come esempio metodologico, sia come visualizzazione delle zone maggiormente vulnerabili alle trasforma- zioni. Altro tema sono le aree compromesse e degra- date, interpretate come detrattori visivi. I riferimenti anche qui non sono molti, salvo eccezioni come Lom- bardia e Umbria, dove compare un panorama più am- pio di potenziali detrattori paesaggistici.

Per quanto riguarda le Linee guida, rappresentano un elemento di notevole importanza in un quadro di ana- lisi a questa scala, in quanto specificano e indirizzano lì dove il piano per ovvi motivi di scala non può arrivare. Le LLGG piemontesi suggeriscono una metodologia di approfondimento degli aspetti scenico-percettivo e delle informazioni legate alla pianificazione paesag- gistica a scala locale, costituendo un utile strumento di individuazione e valorizzazione dei valori scenici, sia nella definizione della disciplina d’uso dei beni vinco- lati, sia nella verifica di compatibilità paesaggistica dei nuovi interventi.