• Non ci sono risultati.

Scrive il Croce (La Rivoluzione Napoletana del 1799):

« I fatti accaduti in Napoli nel 1799 sono una delle parti direi quasi più rilucenti della moderna storia d'Italia... E ad essi si rivolge ora lo sguardo quasi a cercarvi le origini sacre della nuova Italia.

« Ma un'altra ragione spiega la fortuna e la divulgazione, anche internazionale, che hanno avuto quei fatti. È raro che, in così breve spazio di tempo, si trovino mescolati e affollati tanti avvenimenti e tanti personaggi straordinari e caratteristici. Esaltazione utopistica dei repubblicani e fanatismo di plebi guidate da istinto infallibile del-l'utile loro immediato; esempi di eroismi di bontà, di generosità, e feroci violazioni d'ogni pietà e d'ogni giustizia; sottili accorgimenti politici, e l'impreveduto ad ogni passo; e poi, sullo stesso suolo, le più varie nazioni: francesi e inglesi, turchi e russi, i lazzaroni di Napoli e le masse dei contadini di Calabria; e i più diversi e straordinari individui: un re e una regina, l'uno e l'altra, nel loro genere, eccezionali; il più grande degli ammiragli inglesi, emulo di Bonaparte sui mari, e un Cardinale capo di masnade. Questi personaggi, queste passioni, questi contrasti non potevano non attirare la curiosità; svegliare il desiderio dell'analisi psicologica; promuovere la discussione e il giudizio morale ».

Il Lucarelli ha voluto appunto tutto questo analizzare, studiare nei particolari riguardi della nostra Puglia, della cui storia egli è davvero profondo conoscitore, attraverso un'ampia letteratura e più ancora attraverso le più pazienti, accurate, scrupolose ricerche archivistiche (1).

E ci ha dato, dopo anni di faticoso, cosciente lavoro, un volume che, senza tema di esagerare, rappresenta quanto di meglio, di più compiuto si sia scritto finora in argomento.

Uno sguardo all'Indice: Parte I : L'aspetto fisico ed economico della Puglia nel sec. x v m ; Parte II: Giustizia, tributi e classi sociali; Parte III:

Homine8 novi (profili biografici e movimento intellettuale); Parte IV: Il programma politico dei novatori e le sue varie ripercussioni; Parte V: La Massoneria; Parte VI: I Pugliesi nella cospirazione giacobina dei 1793 e 1794, Emanuele de Deo; Parte VI: Nuove inquisizioni di Stato

Ecco la materia del volume, che ò solo il primo della vasta opera intrapresa dal Lucarelli, e di cui meritatamente si è resa editrice la

(1) ANTONIO LUCARELLI, La Puglia nel Risorgimento. Storia documentata. (Edita dalla

Commissiono Provinciale di Archeologia e Storia Patria di Bari. ( Bari, MDOOCOXXXI, pag. 455).

Commissione Provinciale di Archeologia e Storia Patria di Bari. Esso, come risulta dall'indice trascritto, interessa particolarmente i enitori di economia sociale. Ne diamo qualche breve saggio, che meglio inquadra .l'ampia materia.

« Poliedrica, differenziata più che verun'altra regione d'Italia nella topografia, nella conformazione geologica, nei prodotti e nell'aspetto demografico, la Puglia, nella prima metà del secolo decimottavo, ed anche sul declinare di esso, nonostante l'opera benefica dei Ministri liberali dol Borbone, soggiace, in massima parte, a gravi angustie. Tra i colli o sui piani della Capitanata, fra le Murge o sulle rive della Terra di Bari, fra le Serro o sulle coste dol Salento, il disordine della produ-zione oscillante fra gli estremi della carestia e del rigurgito, l'ingorda e sfrenata speculazione, il latifondismo, la penuria del medio circolante e l'ostruzionismo dei commerci precludevano ogni libera espansione di forze economiche, deprimendo in ugual modo o le classi lavoratrici e le classi distributrici di lavoro.

«Depressione economica e depressione morale! È la nota che predo-mina in quasi tutte le fonti edite e inedite; nelle relazioni dei Commis-sari d'inchiesta, nelle meditate indagini degli scienziati, nelle osserva-zioni fuggevoli dei viaggiatori. Una crassa caligine — alquanto diradata sul declinare del secolo — avvolgeva le nostre popolazioni, mancipio di baroni, ecclesiastici e masnadieri del Fisco, estenuate nelle membra, corrotte negli animi, destituite d'ogni luce intellettuale. Sembrava che preclusa ogni via di resurrezione, queste dovessero per sempre soggiacere al servaggio e alla maledizione. Ma una legge, che persegue il suo sentiero anche quando par cho l'umanità si attardi o si arretri percossa dal turbine ed ima forza, contro cui s'infrange ogni bruta violenza, si adergono a tutela della giustizia: la legge immanente del progresso civile, la forza inerme — ma ognora trionfatrice — del pensiero umano ».

Ohi incarnò la forza trionfatrice del pensiero nella nostra Puglia nel secolo x v m ? Quali furono in essa i pionieri del Risorgimento, gli

homines novif Essi si chiamarono: Giuseppe Palmieri, Ferdinando Galiani (1), Filippo Malia Briganti, Francesco Antonio Astore, Dome-nico ForgeB-Davanzati, Teodoro Monticelli, Giuseppe Maria Giovene, Ignazio Falconieri, Onofrio Fiani, Domenico Antonio Tupputi, Luca de Samuele Cagnazzi, Giuseppe Capecelatro (2), Pietro Natale, Fran-cesco Ricciardi, FranFran-cesco Paolo Del Re, Michele Azzariti, Pasquale Soria, Carlo de Marco, Niccolò d'Andria, Gioacchino Ungaro, duca di Monteiasi, Giuseppe Rosati, Francesco Milizia, e tanti e tanti altri, di cui il Lucarelli ci dà un ancora più lungo elenco, intesscndone brevi biografie e concludendo:

(X) Di Foggia, benché nato casualmente a Chioti.

(2) Il Capecelatro, notissimo ai suoi tempi con la designazione antonomastioa di • Arci-vescovo di Taranto », non è però oriundo di Puglia, ma nativo di Napoli.

I

— 5 6 —

« Da questa sintesi, quantunque saltuaria e fugace, noi possiamo argomentare che nel secolo XVIII, pur fra tanta bruttura di plebi, la cultura scientifica ed artistica aveva di sè compenetrato le classi più evolute della società pugliese. E siccome scienza e libertà, arte e libertà procedono quasi sempre per sentieri paralleli, in guisa elio le une non possono pienamente prosperare senza l'afflato benefico dell'altra, cosi avvenne che da codesto movimento spirituale, da codesto impulso di generale rinnovamento germinò il pensiero della libertà nelle sue multi-formi espressioni. Di tal pensiero, vagheggiato da tutti gl'insigni uomini della Puglia, che nel giorno della riscossa ritroveremo fra le avanguardie della rivoluzione liberale, gli assertori più battaglieri furono i filosofi e gli economisti, nei quali vanno riconosciuti i fattori dell'Italia nostra ». Ed esponendo ed analizzando in lunghe pagine il programma dei

novatori, il Lucarelli ferma questi capisaldi:

« Demolire i sistemi abusivi e distruttivi del Feudalismo, attenuare gli aspri dislivelli che intercedevano fra le classi civili, ed uguagliare tutti i cittadini dinanzi alla legge comune, fu, in quel periodo storico, la mani-festa propensione anche della stessa dinastia borbonica. Rare volte forse — aggiunge il Lucarelli — la diagnosi politica degli uomini di scienza fu cosi favorita ed assecondata dagli uomini di governo. Va poi notato come ad incoraggiare tale movimento di riforme concorse nella Puglia, non meno che nelle altre contrade italiane, un'associazione occulta e potente: la Massoneria ».

Tutta la Puglia fu cosparsa di una fitta rete di associazioni masso-niche; ovunque fossero discepoli del Genovesi, del Lauberg, del Conforti, del Pagano, del Cirillo, ovunque rifulgesse un raggio di speranza nel progresso civile, ivi pur fecondava, insieme con la rinnovata dottrina, il germe della Massoneria. I giovani Muratori, interpreti delle nuove aspi-razioni elevavano inni alla patria, alla fratellanza umana, alla libertà:

E in nome di questi ideali, gran parte degli uomini insigni di Puglia, di cui abbiam fatto cenno innanzi, erano iscritti all'associazione masso-nica e ne propagavano con ardore gl'intenti. Ma su quanti proseliti furono in Puglia, emerse uno scolaro del Genovesi, l'avvocato Felice Lioy di Terlizzi, il cui nome, fra il 1776 e il 1782, risonò in tutta la stampa d'Europa.

Il periodo più alacre del riformismo liberale, per quanto concerne la nostra regione, decorre appunto dal 1780, o giù di li, allo scatenarsi della Rivoluzione Francese, che, con le sue ripercussioni politiche,

Oh Patria, oh nome amabile, Ora odioso nomo.

Hai ben ragion di svellerti Pel tuo dolor le chiome

Figlio a Dio, sei mio fratello, Sii romano, o sii straniero, Chi mei nega, è un reo rubello. Sia bifolco, sia gucrrier Sian nostra guida

Fedo e silenzio, Sia scorta fida La libertà.

recise ogni iniziativa di progresso civile, respingendoci d'un tratto nei furori della reazione. I tristi eccessi di Francia, la condanna capitale di Luigi X V I e di Maria Antonietta, sorella di Maria Carolina, regina di Napoli, suscitarono terrore nella Corte napoletana e sconvolsero l'animo della sovrana, che nei Massoni, da lei per tanti anni protetti, volle scorgere ad ogni costo i compagni dei regicidi Francesi. E seguì la feroce reazione; per naturale contraccolpo, la dispotica intolleranza dei Borboni provocò lo sdegno della Massoneria, la quale, disciolta e bruscamente stroncata, si ritrasse ancora più nell'ombra, e, abban-donando, per necessità, i metodi evolutivi fin allora perseguiti, dovè battere nuovo sentiero ed opporre violenza a violenza.

Particolarmente care al cuore ed all'orgoglio di ogni Pugliese le belle documentate pagine che il Lucarelli liricamente scrive sul giovinetto Emanuele De Deo « primo martire della libertà e indipendenza d'Italia »; per il quale Giovanni Bovio dettò questa epigrafe, che leggesi sul monu-mento che al de Deo innalzò la natia Minervino: « Parla da ogni pietra

— La religione nuova — Dell'emancipazione umana — E risorgono in ogni città — Le sembianze dei ribelli — Che dai patiboli, dagli ergastoli, dai campi — Mandarono sangue e vaticinii ».

Ma « chi soffocar nel sangue... tenta un'idea, più la propaga... Sotto la sferza, che gl'inermi fiacca... pullula il sangue degli eroi... » (1). Il tentativo patriottico del 1793-1794, nò grave in sè stesso, nè periglioso, per furore di tiranni e per viltà di ministri asserviti alla tirannide, si levò ben presto nel pensiero dei contemporanei ad alta importanza etica e concorse, più che non s'immagini, a preparare la rivoluzione del 1799, donde, poscia, diramarono più larghe e valide forme di lotta civile. Il supplizio di Largo Castello in Napoli, esacerbò gli animi della gioventù studiosa, che raccolse gli estremi aneliti del giovane studente pugliese, Emanuele De Deo. Molti individui soffersero, molti perdettero la vita; ma, indiscutibilmente, è ad essi che la Patria e l'Italia deve il vedersi ora libera... I giacobini di Napoli furono i primi, che diedero il grido all'Italia sonnacchiosa: quando altri appena ardiva pensare, quando parova ancor dubbia la sorte della Francia stessa, essi gióvani, inesperti, privi di mezzi, ma pieni di entusiasmo per la libertà, e d'odio per la tirannia, tentarono un'impresa difficile, vasta, perigliosa. Gli Italiani si svegliarono dal letargo, riconobbero ch'essi erano uomini, e desiderarono riacquistare i diritti smarriti da tanti secoli (2).

« Alla nostra Puglia — conclude il Lucarelli — l'onore di aver contribuito, più che ogni altra terra d'Italia, col sacrifizio del giovano de Deo, col pensiero e l'azione di tanti suoi figli, a questo fervore di riscossa nazionale ed umana, nelle prime albe del patrio Risorgimento ! ».

. GIOVANNI CARANO-DONVTTO.

(1) CURZIO, Poesie, ecc., pag. 60.

— 5 8 —