1. — L'ampiezza con la quale taluni fenomeni monetari si sono manifestati nel dopo-guerra ha indotto scrittori o uomini politici a credere che essi rappresentino fatti completamente nuovi e degni quindi di venire studiati con particolare cura e so no è dedotta la conclusione che la « vecchia » economia è oggimai in più punti superata e occorrono nuovi indirizzi di politica economica atti ad adagiarsi sui « nuovi fenomeni ». Uno di quelli attualmente « scoperti » è la « sterilizzazione » dell'oro.
In realtà anche prima della guerra accadeva sovente che una parte della riserva aurea apparisse « sterilizzata », perchè essa non può natu-ralmente variare di giorno in giorno in guisa da mantenere un esatto rapporto numerico col volume degli impegni. In tempi di languore di affari, ad esempio, la riserva aurea resta lungo tempo inutilizzata per una porzione cospicua, specialmente se il periodo di « morta » ò generale, sicché un istituto di emissione non può utilizzare l'eccedenza disponibile riscontando il portafoglio di un'altra banca centrale estera. E dentro certi limiti neppure i tentativi che faccia l'istituto di dar vita agli affari allargando la circolazione ottengono lo scopo di utilizzare la parte « sterilizzata » di oro, perchè può avvenire che la maggiore emissione di carta vada a finire fra i « depositi morti » delle banche di credito ordinario, come recenti avvenimenti bancari in tutta Europa e negli Stati Uniti hanno dimostrato. Ogni crisi di arresto nello sviluppo economico fu e sarà accompagnata da una « sterilizzazione » generale dell'oro.
Però, ovo viga il tipo aureo (gold standard) autentico, la banca di emissione ha una maggiore elasticità di azione, poiché può ritirare biglietti — che costituiscono impegni suoi — o mettere in circolazione oro. Si sostituisce così sul mercato una moneta costosa ad un'altra meno costosa, ma l'istituto di emissione non subisce oneri inutili.
— 5 9 4 —
Sicché nell'insieme dell'economia nazionalo non si 6 affatto autorizzati ad affermare che questa operazione rappresenti in quelle condizioni una perdita per il complesso sociale.
Se questo procedimento oggi non è più possibile non dipende da un vizio inerente al gold standard, ma bensì dal fatto elio questo più non esiste, ancorché il termine stesso continui sempre ad usarsi per esprimere un regime monetario molto diverso.
2. — Supponiamo clic il paese A sia rimasto per finanziamenti di guerra creditore verso E, pongasi, di 30 miliardi di franchi. Se il debitore E possiede in oro 30 miliardi, gli conviene stabilire all'interno del paese il corso forzoso o spedire tutto quell'oro, a tonnellate, verso A. Quest'ultimo, o è costretto a sterilizzarlo completamente per evitare un disastroso rialzo dei prezzi; oppure deve rispedirlo, almeno in parte, a E. In ambo i casi il creditore resta dal pagamento del suo debitore gra-vemente danneggiato. Perchè nel primo caso si trova ad avere spedito a credito a E durante la guerra merci costose, mentre ora riceve una merce che non può impiegare e che quindi gli resta pienamente infruttifera, come se l'avesse seppellita nelle viscere della terra. Nel secondo caso ci rimette ugualmente, perchè E, avendo, nella nostra ipotesi, adottato il corso forzoso ma senza accrescere i mezzi di pagamento, non assorbirà il prestito se non lentamente e pagando saggi di interesse ben minori di quelli che aveva pagato ad A per i prestiti di guerra.
Se E invece non adotta tale linea di condotta e tenta di saldare il proprio debito verso A parte in oro e parte con merci, e A, per sfuggire agli effetti di tali importazioni, sterilizza l'oro ricevuto impedendo cosi ai prezzi interni di aumentare e nel contempo eleva forti dazi di prote-zione, la propria situazione resta all'incirca invariata, perchè le due misure si elidono. Ma E rimane doppiamente colpito: perchè perde oro; e, in ragione di ciò, deve restringere la circolazione e quindi il credito, elevando così i suoi costi di produzione; sicché, per doppia via resta preclusa ad esso l'esportazione a buon mercato dei prodotti necessari per pagare il debito verso A. In ima parola, E deve pagare A, ma A gli sbarra le vie di pagamento.
In tale caso E, date le circostanze, viene spinto a forzare le proprie esportazioni verso il resto del mondo, M. Quest'ultimo si trova nella stessa situazione di A. O salda temporaneamente la propria bilancia esportando risparmio verso E — o, il che è lo stesso, anticipando per conto di esso la quota annuale di debito verso A — oppure adotta a sua volta il sistema dei «contingentamenti». E allora a E resta impe-dita l'ultima via per pagare A ; sicché, dopo avergli spedito tutto l'oro che poteva, deve sospendere i pagamenti. I quali sono divenuti ineseguibili,
non perchè economicamente E non sia in grado di pagare, ma perchè A, con misure anti-economiche, lo ha messo tecnicamente fuori della possibilità di eseguire i pagamenti.
//>
- • r
/ '
/
viene nascosto perchè non danneggi l'attività economica. Il che significa che, per il complesso dell'economia di A, il pagamento di E è come se in parto non fosse stato eseguito.
Schematizzata così la situazione, precisiamola con un esempio, per trarne tutte le conseguenze.
3. — Che in tali condizioni si sia costretti a paralizzare l'equilibrio creato dal gold standard ed a ricorrere ai sistemi di una moneta control-lata, è evidente.
Il paese E, divenuto debitore di guerra verso A, non riesce in un primo momento a saldare il suo debito annuale col ridurre sino al punto necessario le importazioni (ossia consumi interni) e ad abbassare il prezzo delle sue esportazioni sino al punto in cui la massa di esse, moltiplicata per il diminuito prezzo, dia un supero uguale all'importo della rata pattuita per il saldo rateale del debito. Esso esporta allora la differenza con oro verso A. Possiamo raffigurare la situazione dei due paesi così. Prima della guerra, gli scambi fra A ed E nell'unità di tempo si eouili-bravano, supponiamo, nel modo seguente:
Ad un prezzo x dell'oro in entrambi i paesi:
E spediva ad A ni merci per 800, e s servizi per 200;
A spediva ad E M merci per 1000.
Adesso E, che devo pagare per indennità di guerra 300 all'anno per un lungo periodo, in un primo tempo non riesce tecnicamente a spedire per 1300 di merci e servizi e manda oro. Si ha:
E spedisce ad A: m merci, per 800; s servizi, per 200; r oro, per 300;
A spedisco ad E: M merci per 1000, e cancella per 300 il suo eredito. In uu secondo tempo, in E, debitore, i prezzi interni sono diminuiti per l'uscita dell'oro, senza accrescere i consumi; e in A creditore invece i prezzi sono aumentati, senza diminuire i consumi. Allora;
E spedisce ad A: m'>m merci, per 800; s ' > « servizi, per 200; o, oro, per 300;
A spedisce a E: M'< M merci, per 1000; e cancella per 300 il suo credito.
Ogni anno, a mano che E salda il suo debito seguitando ad esportare oro, la massa di merci o di servizi esportati in A si accresce, a valore complessivo identico; e la massa di merci esportata da A in E diminuisce, a valore unitario aumentato e quindi a valore complessivo identico.
È evidente il danno di A : 1° È obbligato a ricevere l'oro al suo prezzo nominalo e fisso, espresso nella propria moneta: ma viceversa ottiene una merce che per esso vaio sempre meno in potenza d'acquisto; 2° Se in E i produttori di merci e di servizi da spedire in A si uniscono in un cartello (corno fecero in Germania nel periodo 1920-1924), essi adottano per tali beni un doppio prezzo: quello più basso per l'interno, o quello più alto per la vendita in A; e in tal modo, a mano che da E esce oro
— 5 9 6 —
verso A, questo riceve una massa di beni e di servizi sempre uguale a prezzi crescenti; 3° Se infine, per compiere un altro passo verso la realtà, A è in relazioni commerciali anche col resto del mondo, che chiame-remo M, la sua bilancia « commerciale » verso quest'ultimo continua a peggiorare, sicché, a meno di altre partite compensative, dovrà distri-buire a quest'ultimo una parte dell'oro ricevuto da E.
È evidente che, per tentare di sfuggire a questa serie di danni, non resta ad A che un solo espediente: «sterilizzare» l'oro, non valendosene per creare su di esso uua congrua massa di credito o quindi lasciando inalterato il suo numero-indice dei prezzi. Si noti ad ogni modo che tale sterilizzazione dovrebbe essere più che proporzionale: perché U, man mano che perde oro, tende a spedire in A una massa di merci sempre maggiori per quantità e varietà, ossia a deprimere per ciò solo il numero-indice generalo dei prezzi in A e quindi ad accrescere i di lui consumi; e tale tendenza non può venire neutralizzata se non tenendo bassi i prezzi, ossia riducendo la circolazione monetaria. Nel qual caso A aumenta lo esportazioni verso il/, spingendo ad un ribasso generalo di merci in tutto il mondo. Il che non mancherà di realizzarsi, ove la massa internazionale dei debiti e dei crediti sia sufficientemente ingente per far sentire il proprio peso sui mercati.
Un altro mezzo a cui A sarà facilmente indotto a ricorrere sarà l'aumento della protezione doganale. Sotto questo aspetto l'adozione della tariffa Hawley-Smoot del 1930 agli Stati Uniti esercitò un peso, la cui portata sfuggì disgraziatamente agli osservatori economici. Essa venne imposta precisamente per impedire agli stati debitori di fare affluire le merci là dove l'afflusso di oro portava al rialzo dei prezzi.
Il ragionamento qui seguito dimostra gli errori commessi da quegli scrittori che: a) nell'accumularsi dell'oro verso determinati paesi videro un desiderio egemonico di questi ultimi e quindi una volontà da parto di essi di accaparrarsi l'oro sparso nel mondo; b) Oppure rovesciarono sull'oro e sul gold standard tutte le colpe degli avvenimenti economici post-bellici, trassero conseguenze contrarie al mantenimento dei regimi monetari sulla base aurea, fecero deduzioni arbitrarie sulla inettitudine dell'oro a servire ulteriormente come moneta di conto internazionale.
L'errore comune dello diverse teorie create su questo basi fu di non avere tenuto presenti i principi essenziali della dottrina dell'equilibrio eco-nomico, o di fare della moneta il punto centrale dei problemi, mentre essa non ne costituisce che una sola delle numerose variabili. È la moneta che deve inserirsi nella dottrina dell'equilibrio; non è l'equilibrio econo-mico che deve girare attorno al problema monetario come il sistema planetario attorno al solo (il quale, del resto, si muove esso pure).
4. — La cosa si complica óve si tenga conto che, in simili casi di mancante operare del gold standard, l'istituto di emissione è tentato di
controllare la moneta, perchè l'automaticismo di essa è cessato o quindi
/
occorre un'autorità la quale lo sostituisca e cerchi di tenero in equi-librio il mercato. È strano quindi che si proponga oggi da taluni una
managed currcnoy: essa ò in opera da un pezzo e ha dimostrato in tutti i modi possibili la propria inettitudine a regolare l'equilibrio mondiale con quella precisione e con quel minimo di attriti clic sono caratteristici del gold standard.
Cosa anche questa che si comprende immediatamente ove si rifletta che mentre l'operare del gold standard li generale, sicché ogni istituto di emissione, nell'agirc sulla zona nazionale di mercato, è costretto a tener conto della situazione mondiale riferita all'oro, in caso di managed
currcnoy l'istituto non può percepire immediatamente i vincoli della situazione economica interna con quella internazionale, a meno che esista un accordo fra le banche di emissione, basato su una reto precisa e pronta di informazioni. Nel qual caso tanto vale conservare il tipo oro, che è automatico e rapido e non chiede ai dirigenti degli istituti di emis-sione dello qualità mentali così numeroso e vigorose quali è difficile trovare in un cervello umano.
5. — Siccome il gold point nel sistema aureo entra in opera non appena sorgo fra i costi comparati dei diversi paesi uno squilibrio tale da rendere vantaggiosa l'esportazione di oro con le suo note conse-guenze, ò intuitivo elio esso funziona tanto più scorrevolmente e con minori sacrifici quanto minori sono gli ostacoli artificiali frapposti al commercio.
Se lo scambio dei prodotti viene in parte precluso, avremo in un primo momento uno sforzo esercitato dal sistema aureo sui canali di scambio dell'oro, dei capitali, dei servizi, del credito, sino a quando i costi comparati si saranno riaggiustati allo mutate condizioni. Nel nuovo equilibrio avremo sui mercati intercomunicanti nuovi prezzi di merci e di servizi — compresi i servizi monetari — nuove divisioni del lavoro produttivo, nuova ripartizione dei fattori della produzione: dopo di che i mercati rientreranno in equilibrio, con una ragione internazionale di scambio lievemente mutata. Anche l'oro avrà subito una diversa redi-stribuzione, più o meno accentuata a seconda dell'entità del primo urto sopportato dal paese colpito, del numero e importanza dei mercati coi quali esso si trova in rapporto, ecc.
Supponiamo ora applicato in modo generalo quel formidabile vincolo contro gli scambi internazionali che ò costituito dal sistema dei « contin-gentamenti » delle importazioni, ed esaminiamone le conseguenze su due paesi che già prima erano in rapporti di scambio: I e II.
I progressi tecnici hanno ridotto in I i costi di produzione di taluni generi, diminuendone i prezzi. Il sistema dei contingentamenti (che, come è noto, opera sulle quantità), applicato da II impedisce la maggiore esportazione a minori prezzi, sicché la massa dei beni scambiati deve rimanere immutata. È chiaro che gli effetti utili delle economie sui costi
— 5 9 8 —
realizzato dal progresso tecnico restano paralizzati per tutti. Il paese I, che seguita in un primo momento ad importare la stessa massa di merci da II, naturalmente paga la differenza esportando oro. Ma il paese II, che lo riceve, non ammette cho i prezzi interni aumentino, altrimenti le sue esportazioni decrescono; e quindi lo « sterilizza ». Nel paese I , l'esportazione di oro tende a far decrescere ulteriormente i prezzi, e siccome il contingentamento opera sulle quantità, e non sui prezzi, la sua bilancia di pagamenti si fa sempre peggiore; ed il movimento con-tinua sino ad obbligarlo a sua volta a provvedimenti restrittivi contro il commercio internazionale.
Siamo così in un caso tipico di equilibrio instabile, tale cioè che si allontana sempre più dalla posizione iniziale e che annulla gli effetti utili del maneggio della riserva aurea come bilanciere degli scambi internazionali. Il gold standard non funziona, proprio quando la sua azione tornerebbe più feconda.
6. — Questa verità viene oggi facendosi evidente fra gli elementi più rappresentativi del mondo bancario.
Così nel suo rapporto sull'esercizio ultimo, chiuso al 31 marzo c. a., la Banca d'Olanda scrive: « Le critiche dirette contro il gold standard sembrano ingiustificate. Esse trascurano il fatto che il tipo aureo è soltanto uno strumento, il quale richiede per il suo funzionamento un sufficiente grado di libertà nel commercio internazionale e nel sistema economico dei vari paesi. Il sistema aureo non è una forza indipendente, impermeabile dai fattori che governano la situazione economica mondiale e tale da impedire o riparare gli effetti di tutta una ininterrotta serie di errori economici e finanziari. Se i grandi paesi creditori rifiutano di accet-tare pagamenti in merci e in servizi, e, per di più, ritirano d'improvviso i crediti senza considerarne le conseguenze, e se quei paesi che subiscono un continuo drenaggio sulle loro riserve auree non riescono a riportare l'equilibrio nei propri sistemi economici, allora le condizioni per un normale funzionamento del gold standard vengono a mancare. Sembra eminentemente irragionevole di gettare il biasimo sul gold standard o sull'inuguale distribuzione delie masse auree, anziché sulle politiche economiche e finanziarie che impediscono al sistema aureo di funzio-nare. Il ritorno ad esso, quindi, e il suo mantenimento come base degli scambi internazionali dipende dalla creazione delle condizioni necessarie al suo buon funzionamento. E le condizioni fondamentali sono un più libero scambio fra le merci e una maggiore elasticità nei sistemi eco-nomici dei singoli paesi. Ed è altresì necessario cho la fiducia venga ristabilita fra il pubblico dei risparmiatori, sicché si ponga un fine alla pericolosa situazione derivante dal fatto che un numero consi-derevole di prestiti, impiegati per scopo di investimenti a lunga scadenza, sono tenuti sotto forma di anticipazioni a scadenza breve... La restaurazione dell'equilibrio è anche necessaria per evitare le
r i
\
•/ / /
/
difficoltà risultanti dal concentrarsi continuo dell'offerta dell'oro in un numero limitato di paesi ».
Durante la guerra, i belligeranti ruppero l'equilibrio economico internazionale indebitandosi oltre i limiti della capacità di pagare. A guerra finita, i paesi vinti assorbirono altro risparmio per ricostituirsi e per versare le indennità di guerra.
11 sistema aureo era stato il frutto di una evoluzione e seleziono seco-lare, che aveva sboccato al riconoscimento della utilità degli scambi o della divisiono internazionale del lavoro.
Nella complessità del dare e dell'avere internazionale, che distri-buiva in tempi diversi i pagamenti e introduceva metodi nuovi e perfetti di trasporto di capitali, il sistema aureo era risultato lo strumento più raffinato per seguire le alterazioni delle bilancio dei pagamenti col minimo di modificazioni nei valori monetari dei vari paesi e quindi dei prezzi, e col massimo di rapidità nel riparare a queste alterazioni non appena esse si verificavano su un punto qualunque del mondo. Il quale non aveva mai visto un meccanismo di tanta sensibilità sismica e di tanto sollecito funzionamento.
D gold standard era lo strumento di quel mondo economico, non di quello attualo, il quale si allontana dal precedente senza provvedere a creare i congegni nuovi atti alla situazione che si viene creando.
Eitornare all'antico, o foggiare un nuovo regime* Ecco il dilemma. Io non ho nessun feticismo per nessun sistema economico: ma sostengo che è indispensabile avere coscienza di ciò che si vuole, e sapere adeguare gli strumenti ai fini elio si perseguono.
7. — Mi pare utile commentare coi fatti imo dei citati punti della relaziono della Banca d'Olanda. Per rendere possibili i pagamenti internazionali post-bellici da una parte, e per evitare gli effetti sulle bilancie « commerciali » dall'altra, si ebbe nel dopo-guerra, come è noto, un movimento di capitali sino ad ora inaudito nella storia econo-minca del mondo e che le inflazioni agevolarono e spinsero, perchè in molti paesi le esportazioni di risparmio liquido costituirono il mozzo « comparativamente » meno costoso per saldare le bilancie dei paga-menti. Il 1931 sopra tutti gli altri passerà alla storia come un anno classico per questo movimento internazionale del capitale. La rela-zione della Banca dei regolamenti internazionali sull'esercizio di quel-l'anno ci dà già una idea impressionante del fenomeno. Dati interessanti e non meno atti a riflessioni ci vengono offerti dall'esame, che qui passo ad istituire, della bilancia dei pagamenti della Francia.
Basandomi sull'ultimo studio in proposito compiuta da un tecnico ormai riconosciute della materia, il Big. Pierre Meynial, (1) ho
— 6 0 0 —
rato il seguente prospetto che, a scopo di raffronto, faccio seguire a quello in analoga forma già inserito in questa rivista (n. di gennaio-febbraio c. a.):
Bilancia dei pagamenti della Francia nel 1030
(In milioni di franchi).
A debito
SEZIONE A
Differenza del valore delle importa-zioni sullo esportaimporta-zioni di merci . 12.973 Rimesse all'estero di emigrati in
Francia 2.500 Pagamenti dol governo 910
16.392
SEZIONE B
Rimborso all'estero di debiti e
ri-scatti di obbligazioni francesi . . 5.398 Emissioni di titoli esteri sul mercato
francese 1.400 6.798
A credito.
Noli attivi netti 2.700 Assicurazioni e transito 400 Speso di turisti straniori 8.500 Interessi attivi di capitali impiegati
all'estero 5.100 10.700
Entrate per riparazioni 6.194 Prodotto del prestito Joung . . . 890
Rimpatrio di capitali a brevo
sca-denza o vendita di valori esteri . 6.796 13.880
Dimostrazione della bilancia dei saldi.
A credilo
Il Baldo attivo eontro-soritto venno Saldo attivo dolla Sezione A:
incassato con una importaziono a credito 16.700 netta di metalli preziosi per . . . 11.530 a debito 16.392
saldo crediti 308 308 Saldo attivo della Sezione B:
a credito 13.880 a debito 6.798 saldo a credito . . . . 7.082 7.082
Sezione C: ricavo della
ven-dita di divise estere 4.140 Saldo attivo complessivo 11.530
Bilancia del pagamenti della Francia nel 1931
(in milioni di franchi).
A debito A credito. SEZIONE A
Differenza di vnloro dolio importa- Noli attivi netti 2.400 zioni sulle esportazioni di merci . 13.262 Assicurazioni o transito 300 Dimesso nll'estero di emigrati in Speso in Francia di turist i stranieri . 6.000
Francia 1.800 Interessi attivi di capitali impiegati
Pogamonti doi governo 650 all'estero 4.000
15.712 12.700
SEZIONE B
Rimborso all'estero di dobiti e ri- Entrato per riparazioni 2.600