CAPITOLO 3 La filiera vitivinicola di qualità in Basilicata: un
3.3. Punti di forza e debolezza
La Basilicata da sempre è stata riconosciuta come una realtà di eccellenti viticoltori; fin dagli inizi del novecento si rileva una considerevole attività di commercio di uve che venivano avviate alla vinificazione fuori dal territorio regionale. È, però, con l’affermarsi delle Denominazioni di Origine e la nascita in loco di aziende di trasformazione che la realtà produttiva si è profondamente modificata.
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Negli ultimi vent’anni è prevalso un modello di crescita basato sulla presenza di aziende vitivinicole di piccole dimensioni che integrano le produzioni aziendali con l’acquisto di uve provenienti dal territorio.
Il miglioramento delle tecniche di coltivazione dei vigneti e di lavorazione delle uve ha consentito l’ottenimento di prodotti di elevata qualità, ai quali non sempre corrisponde sul mercato il giusto riconoscimento.
Infatti, dal punto di vista della commercializzazione dei vini DOC della Basilicata una delle maggiori criticità riscontrate è legata alla scarsa conoscenza del marchio territoriale regionale, causa probabile della minore richiesta sui mercati dei vini lucani rispetto ad altre produzioni legate a contesti territoriali più conosciuti. Da qui nasce una prima forte esigenza di promozione della regione e dei suoi prodotti tipici.
I nuovi e più ricercati stili di consumo hanno imposto, infatti, la necessità di promuovere dapprima il territorio che dà origine al prodotto e in un secondo momento il prodotto stesso, il quale veicola la tradizione socioculturale dalla quale proviene. Del resto, sappiamo tutti come sia notevolmente cambiata l’esperienza di consumo, sempre più orientata alla qualità e, allo stesso tempo, al desiderio di esperire una dimensione intangibile, valoriale e simbolica dei prodotti.
Altra opinione diffusa, emersa durante le interviste agli operatori, riguarda la convinzione che negli ultimi anni il settore vitivinicolo stia attraversando una fase delicata imposta da nuove sfide di mercato.
Lo evidenzia, infatti, una situazione di stallo dei consumi interni, a causa di un mercato ormai saturo, che fa emergere l’esigenza di rivolgersi verso mercati internazionali sempre più caratterizzati da una domanda di qualità, tipicità e unicità dei prodotti e dove, allo stesso tempo, proliferano marchi e denominazioni che provocano una forte concorrenza dei prezzi.
Alla criticità dell’attuale fase di mercato gli operatori tentano pertanto di rispondere prendendo in considerazione l’opportunità di un suo progressivo allargamento oltre i confini regionali e nazionali.
La Basilicata, però, probabilmente non è ancora in grado di aprirsi totalmente a tali prospettive concorrenziali di mercato per via delle ridotte dimensioni aziendali e della scarsa propensione all’associazionismo, soprattutto nella fase della commercializzazione, che rappresenta ancora oggi un fattore di scarsa competitività in quanto ostacolo al contenimento dei costi di produzione. Inoltre, questi ultimi risultano ancora molto elevati, non solo per il rispetto dei
vincoli produttivi imposti dai Disciplinari di Produzione, ma anche per i vari adempimenti burocratici e amministrativi cui le aziende sono sottoposte soprattutto per quanto attiene la commercializzazione verso l’estero.
Vista pertanto la situazione di forte concorrenza presente nel settore, un’evoluzione positiva – secondo alcuni produttori intervistati appartenenti all’area del Vulture – potrebbe essere legata a un’operazione di coesione tra i produttori, al fine di creare un maggiore potere contrattuale, una maggiore imposizione sui mercati e un incremento della produzione del vino imbottigliato.
Questo tipo di suggerimento è probabilmente valido per realtà vitivinicole già mature e consolidate, come appunto quella del Vulture, mentre altre aree necessitano dapprima del fisiologico periodo di affermazione sul mercato, supportato da un’adeguata programmazione commerciale. Stessa cosa potrebbe dirsi per la produzione legata al “Terre Dell’Alta Val D’Agri” che sta cercando, negli ultimi anni, di dotarsi di una solida organizzazione produttiva.
Da un punto di vista più tecnico, si osserva come sul territorio regionale, non essendosi sviluppata un’attività di indotto, sia ancora scarsa l’offerta di servizi specifici per il settore vitivinicolo. Le aziende, infatti, trovano sui mercati extra regionali i mezzi tecnici, le professionalità e i servizi a elevato contenuto tecnologico necessari nel processo produttivo. Molti sono stati i produttori che hanno lamentato, durante il nostro lavoro di indagine, la mancanza di tale indotto sul territorio e l’incombenza di doversi rivolgere fuori regione per acquistare bottiglie, tappi ed etichette di una certa qualità.
Le tante criticità denunciate non oscurano, però, i progressi significativi realizzati negli ultimi anni dai produttori vitivinicoli lucani, sempre più impegnati nella valorizzazione dei propri vini di qualità caratterizzati da una spiccata tipicità. Di seguito la SWOT Analysis che riassume i principali punti emersi dalle interviste:
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PUNTI DI FORZA PUNTI DI DEBOLEZZA
Buona presenza di vigneti autoctoni Polverizzazione della struttura produttiva del
comparto enologico Incremento delle superfici destinate alla
produzione DOC
Insufficiente investimento da parte delle
imprese in attività di promozione del prodotto, spesso a causa della limitatezza dei capitali Adeguamento tecnologico e strutturale delle
imprese che attuano la trasformazione
Scarsa propensione all'associazionismo
Incremento della sensibilità dell'offerta a ricercare la qualità del prodotto, al fine di rispondere agli orientamenti dei consumatori
Frammentazione dell'offerta
Forte esigenza di creare un legame tra vino, cultura, territorio e tradizioni, con la finalità di creare un processo di valorizzazione del territorio, anche attraverso un turismo eno- gastronomico
Quantitativi limitati di prodotto imbottigliato
Espansione del segmento di mercato dei vini DOC/DOCG e IGT
Insufficiente coordinamento dei diversi attori
del sistema regionale per la valorizzazione del prodotto
Maggiore presenza della filiera nella produzione DOC
Potenziale produttivo delle DOC lucane non ancora raggiunto
OPPORTUNITA' MINACCE
Attenzione dei consumatori al rapporto qualità/prezzo nella ricerca dei vini di categorie superiori
Progressiva diminuzione dei consumi di vino
a livello nazionale
Sviluppo del turismo tematico e culturale Concorrenza di altri vini nazionali
maggiormente conosciuti sul mercato, con maggiori quantitativi, legati ad una lunga tradizione vitivinicola dei propri territori Aumento del consumo dei vini di qualità nei
mercati esteri
Aumento della concorrenza dei vini di qualità
sui mercati internazionali, con prezzi più competitivi