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Quando tutto ebbe inizio: gli anni della scuola di Jacques

5. Il primo uomo di Albert Camus: il romanzo del ritorno alle origini

5.5 Quando tutto ebbe inizio: gli anni della scuola di Jacques

Il primo uomo, come abbiamo visto, è il romanzo delle origini, del recupero del passato di Jacques Cormery, dietro al quale si nasconde chiaramente Albert Camus. Le corrispondenze tra i due sono palesi tanto da convincerci che il primo uomo di cui si parla sia l’autore stesso. Una parte fondamentale della fanciullezza di Jacques/Albert è certamente quella dedicata alla frequentazione della scuola e alla difficoltosa coltivazione dell’istruzione all’interno di una famiglia totalmente analfabeta. La passione per lo studio del protagonista nasce in tenera età quando, nella calda aula della scuola situata nel quartiere popolare algerino, assiste alle lezioni del maestro Bernard, una figura che si rivelerà di fondamentale importanza per il futuro del ragazzo.

Il signor Bernard, fin da subito, viene presentato dal narratore come un personaggio molto paterno nei confronti di Jacques, per il quale, infatti, ha rappresentato l’unico sostituto in grado di riempire quel vuoto causato dalla morte del padre:

280

Una parola illeggibile (nota di Catherine Camus, ivi, p. 284).

281

Quello non aveva conosciuto suo padre, ma gliene parlava spesso in termini un po’ mitologici, e comunque, in un particolare momento, aveva saputo sostituirlo. Per questo Jacques non l’aveva più dimenticato, come se, non avendo mai veramente sofferto per l’assenza di un padre che non aveva conosciuto, fosse stato tuttavia consapevole, senza rendersene bene conto, prima da ragazzo, poi nel corso della vita, dell’unico gesto paterno, insieme meditato e decisivo, che fosse intervenuto nella sua vita infantile. Perché il signor Bernard, suo maestro nel corso per la licenza media, aveva fatto valere in un certo momento tutto il suo peso di uomo per modificare il destino di questo ragazzo che gli era stato affidato, e di fatto era riuscito a modificarlo.282

Il maestro, riconosciute le potenzialità di Jacques, insiste per portare una svolta all’interno della vita del ragazzo, dominata da una povertà che lo avrebbe condannato all’abbandono della scuola per la ricerca di un lavoro. Bernard riesce a cambiare il destino del suo alunno facendolo ammettere al liceo grazie a una borsa di studio, permettendogli, così, di proseguire gli studi.

Jacques ama apprendere e imparare cose nuove; la sua sete è alimentata dalle competenze del maestro, con il quale “le lezioni erano sempre interessanti, per la semplice ragione che lui amava appassionatamente il proprio mestiere”283. Le sue lezioni vengono ricordate come ore piacevoli, momenti in cui tutto diventava vivo e divertente:

No, la scuola non offriva soltanto un’evasione dalla vita in famiglia. Almeno nella classe del signor Bernard, appagava una sete ancor più essenziale per il ragazzo che per l’adulto, la sete della scoperta. Certo, anche nelle altre classi si insegnavano molte cose, ma un po’ come si ingozzano le oche. Si presentava un cibo preconfezionato e si invitavano i ragazzi a inghiottirlo. Nella classe del signor Germain284, per la prima volta in vita loro, sentivano invece di esistere e di essere oggetto della più alta considerazione: li si giudicava degni di scoprire il mondo.285

L’insegnante aiuta i suoi alunni a scoprire le loro capacità di indagine e di ricerca, aumentando in loro la curiosità e la sete di scoperta. Inoltre:

282 Ivi, p. 141. 283 Ivi, pp. 148-149. 284

Come ci fa notare Catherine Camus, qui l’autore cita il maestro con il suo nome vero.

285

Non si occupava soltanto di insegnare ciò per cui era pagato, ma li accoglieva con semplicità nella sua vita personale, la viveva con loro, raccontava la propria storia e quella di altri ragazzi che aveva conosciuto, esponeva i propri punti di vista, ma non le proprie idee, perché, per esempio, pur essendo anticlericale come molti colleghi, in aula non diceva mai nulla contro la religione, né contro qualsiasi cosa che potesse essere oggetto di una scelta o di una convinzione, pur condannando con estrema energia ciò che non ammetteva discussioni, il furto, la delazione, la scorrettezza, la disonestà.286

Camus ricostruisce il ricordo affettuoso e ammirato della personalità che è stata in grado di dare una svolta decisiva alla sua vita, di un uomo che, come confessa alla classe, ha un debole per Jacques: “Sì, ho una preferenza per Cormery, come per tutti quelli di voi che hanno perso il padre in guerra. Io, che ho fatto la guerra con i loro padri, sono ancora vivo. E cerco di sostituire almeno qui i miei compagni morti”287

. Ecco che Bernard, vestendo i panni di una vera e propria figura paterna, indirizza Jacques e altri due alunni, verso il loro nuovo destino, verso una vita diversa rispetto a quella a cui erano condannati:

“Voi siete i miei allievi migliori. Ho deciso di presentarvi al concorso per le borse di studio per i licei e per gli istituti superiori. Se lo supererete, potrete continuare gli studi sino alla maturità. La scuola elementare è la migliore delle scuole. Ma non vi porterà a niente. Il liceo vi apre invece tutte le porte. E preferisco che da quelle porte entrino ragazzi poveri come voi. Ma per questo mi occorre l’autorizzazione dei vostri genitori. Andate.”288

Camus, come il protagonista del romanzo, non smetterà mai di essere riconoscente nei confronti del suo insegnante, che nella realtà dei fatti si chiamava Germain Louis. Il 19 novembre 1957, pochi giorni dopo aver ricevuto la notizia della vittoria del premio Nobel, l’intellettuale francese scrive una lettera di ringraziamento al suo vecchio maestro: 286 Ibid. 287 Ivi, p. 157. 288 Ivi, p. 165.

19 novembre 1957 Caro signor Germain,

ho aspettato che si spegnesse il baccano che mi ha circondato in tutti questi giorni, prima di venire a parlarle con tutto il cuore. Mi hanno fatto un onore davvero troppo grande, che non ho né cercato né sollecitato. Ma quando mi è giunta la notizia, il mio primo pensiero, dopo che per mia madre, è stato per lei. Senza di lei, senza quella mano affettuosa che lei tese a quel bambino povero che io ero, senza il suo insegnamento e il suo esempio, non ci sarebbe stato nulla di tutto questo. Non sopravvaluto questo genere d’onore. Ma è almeno un’occasione per dirle che cosa lei è stato, e continua a essere, per me, e per assicurarle che i suoi sforzi, il suo lavoro e la generosità che lei ci metteva sono sempre vivi in uno dei suoi scolaretti che, nonostante l’età, non ha cessato di essere il suo riconoscente allievo. L’abbraccio con tutte le mie forze.

Albert Camus289

Al 30 aprile 1959 risale la risposta di Germain che si chiede: “Chi è Camus? Ho l’impressione che quelli che cercano di cogliere la tua personalità non ci riescano del tutto. Hai sempre avuto una riluttanza istintiva a rivelare la tua natura, i tuoi sentimenti. E ci riesci benissimo, perché sei semplice e schietto, e per di più buono!”290. L’affetto e

il rispetto reciproco che lega i due rimane saldo per tutta la vita e queste lettere ne sono la chiara dimostrazione. La figlia di Camus decise di riportarle entrambe in appendice alla prima edizione del romanzo, proprio perché aveva intuito l’importanza della figura del maestro per il padre e per l’intero romanzo. Leggendo la lettera di Germain, infatti, ci rendiamo conto di quanto Camus ne trasse spunto per definire meglio il personaggio del signor Bernard:

Prima di concludere, vorrei parlarti del mio malessere di insegnante laico di fronte ai minacciosi progetti che si stanno ordendo contro la nostra scuola. In tutta la mia carriera, credo di aver rispettato ciò che c’è di più sacro nel ragazzo: il diritto di cercarsi una propria verità. Ho voluto bene a tutti voi e credo di aver fatto il possibile per non manifestare le mie idee e influire così sulla vostra giovane intelligenza. Quando si doveva parlare di Dio (è nel programma), dicevo che alcuni

289

Ivi, p. 349.

290

ci credevano e altri no. E che, nella pienezza dei propri diritti, ciascuno faceva ciò che voleva.291

È tutto merito del maestro, dunque, se Camus, potendo proseguire la scuola, si è appassionato allo studio. È grazie a lui se è riuscito a diventare una delle personalità di spicco della cultura francese del Novecento. Lo scrittore ripercorre le origini della sua “vocazione”, facendo vivere a Jacques quell’amore per la lettura che ha reso più viva e appassionante la sua adolescenza. I pomeriggi trascorsi in biblioteca insieme all’amico Pierre vengono ricordati con grande piacere:

Il giovedì era anche il giorno in cui Jacques e Pierre andavano alla biblioteca comunale. Jacques divorava da sempre tutti i libri che gli capitavano sottomano, con la stessa avidità con cui viveva, giocava o sognava. Ma la lettura gli permetteva di evadere in un mondo innocente, dove ricchezza e povertà erano del pari interessanti perché del tutto irreali.292

Il tempo passato gironzolando tra gli scaffali alla ricerca di libri, senza seguire un criterio preciso per la scelta, permetteva ai due amici di viaggiare con la fantasia, “faceva nascere e crescere in loro tutto un mondo d’immagini e di ricordi che non avevano alcun rapporto con la realtà quotidiana in cui vivevano, ma non per questo erano meno nitidi per questi ardenti ragazzi che vivevano altrettanto intensamente i loro sogni e la propria vita”293

. Durante le letture dei numerosi romanzi si forma un primo bagaglio di immagini, idee, giudizi critici nella mente di Jacques/Albert; la biblioteca non è semplicemente uno spazio pieno di libri, ma “una molteplicità di orizzonti”294

che permette al protagonista di viaggiare oltre la vita limitata del quartiere. Jacques e Pierre sono affamati di avventure, desiderosi di scoprire nuovi mondi lontani dall’assolata Algeria, il loro è un appetito insaziabile, “un’avidità folle”295

che, una volta soddisfatta, conduce verso “un’ebbrezza totale”296

: 291 Ivi, pp. 353-354. 292 Ivi, p. 249. 293 Ivi, p. 252. 294 Ibid. 295 Ivi, p. 253. 296 Ibid.

Il modo in cui era stampato il libro diceva già al lettore quale piacere ne avrebbe tratto. P. e J. non amavano le composizioni larghe con ampi margini, di cui si compiacciono gli autori e i lettori raffinati, ma le pagine fitte di caratteri piccoli che si susseguivano in righe compatte, piene sino all’orlo di parole e di frasi, come quegli enormi piatti campagnoli in cui si può magiare molto e a lungo senza arrivare mai alla fine, i soli in grado si soddisfare certi enormi appetiti. Non sapevano che farsene delle raffinatezze, non sapevano nulla e volevano conoscere tutto. Importava poco che il libro fosse scritto male e composto in modo grossolano, purché fosse chiaro e pieno di vita violenta; erano quelli i soli che fornissero loro dei pâté di sogni, sui quali avrebbero poi potuto dormire sonni pesanti.297

L’autore, con l’intento di compiere una svolta all’interno della sua produzione letteraria inaugurando un nuovo ciclo, va alla ricerca del momento in cui la sua passione ebbe inizio, continuando a provare riconoscenza nei confronti di chi lo ha avviato verso quel percorso che lo ha portato a ottenere grandi risultai e numerose soddisfazioni.

Il primo uomo è, dunque, il romanzo del ritorno alle origini di Camus, è un album di ricordi, un appassionato viaggio alla riscoperta di sé, un’autentica dichiarazione d’amore al suo passato. Jacques Cormery, e con lui l’autore, non torna indietro semplicemente per ritrovare le tracce del padre, ma per ritrovare se stesso, la sua essenza. Con quest’ultima opera Albert Camus si mostra al suo pubblico come non aveva mai fatto precedentemente, libero da qualunque tipo di schema, più maturo e rilassato, riuscendo, in questo modo, a gettare sul proprio personaggio e sulla propria storia artistica una nuova luce.

297

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IBLIOGRAFIA

Bibliografia primaria

CAMUS Albert, Il primo uomo, traduzione di Ettore Capriolo, Milano, Bompiani, 2016.

SABA Umberto, Ernesto, a cura di Maria Antonietta Grignani, Torino, Giulio Einaudi editore, 2015.

SVEVO Italo, Romanzi e “continuazioni”, edizione critica e commento di Nunzia Palmieri e Fabio Vittorini, a cura di Mario Lavagetto, Milano, collana “I Meridiani”, Arnoldo Mondadori Editore, 2004.

WOOLF Virginia, Tra un atto e l’altro, in “Romanzi”, a cura e con un saggio introduttivo di Nadia Fusini, Milano, collana “I Meridiani”, Arnoldo Mondadori Editore, 1998.

Bibliografia secondaria

Italo Svevo:

Una vita, in “Romanzi e continuazioni”, edizione critica e commento di Nunzia Palmieri e Fabio Vittorini, a cura di Mario Lavagetto, Milano, collana “I Meridiani”, Arnoldo Mondadori Editore, 2004.

– Senilità, in Id.

– Una vita, in Id.

– La novella del buon vecchio e della bella fanciulla e altri scritti, con una nota di Eugenio Montale, Milano, Morreale, 1929.

– Corto viaggio sentimentale ed altri racconti inediti, a cura di Umbro Apollonio, Milano, Mondadori, 1949.

– Commedie, a cura di Umbro Apollonio, Milano, Mondadori, 1960.

Virginia Woolf:

La stanza di Jacob, in “Romanzi”, a cura e con un saggio introduttivo di Nadia Fusini, Milano, collana “I Meridiani”, Arnoldo Mondadori Editore, 1998.

– La signora Dalloway, in Id.

– Al faro, in Id.

– Orlando, in Id.

– Le onde, in Id.

– Roger Fry, Roma, Elliot Editore, 2012.

– Una stanza tutta per sé, Milano, Feltrinelli, 2013.

Umberto Saba:

– Scorciatoie e raccontini, Milano, Mondadori, 1963.

– Ricordi, racconti. 1910-1947, Milano, Mondadori, 1956.

– Epigrafe; Ultime prose, Milano, Il Saggiatore, 1959.

– Quello che resta da fare dei poeti, Trieste, Edizioni dello Zibaldone, 1959.

– Tutte le poesie, a cura di Arrigo Stara, introduzione di Mario Lavagetto, Milano, collana “I Meridiani”, Arnoldo Mondadori Editore, 1988.

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– La morte felice, Milano, Rizzoli, 1997.

– La caduta, Milano, Bompiani, 2001.

– Lo straniero, Milano, Bompiani, 2001.

– L’uomo in rivolta, Milano, Bompiani, 2002.

– Il mito di Sisifo, Milano, Bompiani, 2013.

– La peste, Milano, Bompiani, 2013.

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WOOLF Virginia, Diario di una scrittrice, traduzione dall’inglese di Giuliana De Carlo, Roma, BEAT Biblioteca Editori Associati di Tascabili, 2011.

WOOLF Virginia, Tra un atto e l’altro, a cura di Chiara Valerio, Roma, Nottetempo, 2015.

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SABA Umberto, Tutte le prose, a cura di Arrigo Stara con un saggio introduttivo di Mario Lavagetto, Milano, collana “I Meridiani”, Arnoldo Mondadori Editore, 2001.

Testi consultati su Albert Camus

CAMUS Albert, Opere. Romanzi, racconti, saggi, a cura e con introduzione di Roger Grenier, apparati di Maria Teresa Giaveri e Roger Grenier, Milano, Bompiani, 1988.

CAMUS Albert, Le premier homme, lecture accompagnée par Marc-Henri Arfeux, Paris, Éditions Gallimard, 2005.

CATELLI Giovanni, Camus deve morire, Roma, Nutrimenti Editore, 2013.

DI PILLA Francesco, Albert Camus e la critica. Bibliografia internazionale, Lecce, Edizioni Milella, 1973.

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TODD Oliver, Albert Camus: una vita, traduzione di Alessio Catania, Milano, Casa Editrice Valentino Bompiani, 1997.

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CASADEI Alberto, SANTAGATA Marco, Manuale di letteratura italiana contemporanea, Bari, Editori Laterza, 2007.

DEBENEDETTI Giacomo, Il romanzo del Novecento, Milano, Garzanti, 1998.

RIMA Matteo, Il romanzo-testamento, Verona, Scripta Edizioni, 2015.

R

INGRAZIAMENTI

Vorrei ringraziare tutti coloro che mi hanno aiutata nella stesura della tesi con suggerimenti e critiche. Ogni minima osservazione per me è stata fondamentale per raggiungere questo importante traguardo della mia vita. Un grazie va anche a tutti quelli che mi hanno sostenuta moralmente durante tutto il mio percorso di studi.

Innanzi tutto desidero ringraziare il professor Arrigo Stara, relatore di questa tesi di laurea, per la disponibilità e la precisione con cui mi ha seguita. I suoi incoraggiamenti sono stati preziosi, soprattutto quando, nella prima fase del mio lavoro, ero piena di dubbi e incertezze.

Un ringraziamento speciale va al personale della biblioteca di Lingue e Letterature Romanze di Palazzo Matteucci e a tutte le biblioteche iscritte al circuito Bibliolandia, in particolar modo a quelle di Buti, Vicopisano e Pontedera.

Ringrazio di cuore tutti i colleghi universitari che ho incontrato in questi anni pisani. Affrontare con voi le lunghe ore di lezione, i momenti di studio in biblioteca, i temuti seminari, le ansie pre-esame mi ha permesso di vivere questo periodo con la giusta energia e motivazione. Se sono arrivata fin qui è anche merito vostro.

Vorrei ringraziare anche le mie amiche storiche, quelle che mi conoscono dagli anni dell’asilo e che, nonostante siano passati vent’anni, continuano ad essere una presenza fissa nella mia vita. Grazie per avermi sopportato anche in questi mesi, vi voglio bene.

Il ringraziamento più importante va alla mia famiglia, il mio punto di riferimento, il mio porto sicuro. Grazie a mia madre e a mio padre che con il loro sostegno, sia morale che economico, mi hanno permesso di arrivare fin qui, contribuendo da sempre alla mia formazione personale. Grazie, infine, alla mia super sorella Federica che mi ha sempre concesso un posto tranquillo in cui poter scrivere e studiare, ascoltando con pazienza tutte le mie preoccupazioni di questo periodo.

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