5. Il primo uomo di Albert Camus: il romanzo del ritorno alle origini
5.1 Gli ultimi anni di Camus
Albert Camus, nato il 7 novembre 1913 in Algeria, intellettuale, filosofo, scrittore, vincitore del premio Nobel nel 1957, è stato una delle personalità più influenti della Francia novecentesca. Con opere come Lo straniero (1942) e Il mito di Sisifo (1942) mise in evidenza l’assurdità e l’insensatezza della vita, denunciando l’inutile tentativo da parte dell’uomo di attribuire una giustificazione all’esistenza. Fu uno dei più illustri esponenti della corrente dell’esistenzialismo, anche se lui non amava definirsi tale. Il suo impegno politico e la passione per la filosofia e la scrittura gli permisero di scrivere un numero enorme di articoli, saggi, ma anche romanzi e opere teatrali. Il 1951 fu un anno cruciale per Camus, che aveva appena pubblicato L’uomo in rivolta. Questo saggio dedicato al concetto di rivoluzione, intesa come promozione di valori umani e lotta contro l’assurdo, fu la causa della definitiva rottura con Sartre, con il quale aveva intrapreso numerose collaborazioni sin dal secondo dopoguerra. Camus, schierato contro ogni forma di totalitarismo, nel 1952 uscì dall’Unesco, che aveva ammesso la Spagna franchista. L’intellettuale trascorse gli ultimi anni della sua breve vita in una sorta di isolamento. Nel 1954 pubblicò L’estate, che raccoglieva testi scritti tra il 1939 e il 1953, tuttavia Camus sembra attraversare una terribile fase di sterilità creativa dovuta all’improvviso passaggio dalla gloria all’isolamento totale, in seguito alla chiusura dei rapporti con Sartre e con molti altri intellettuali francesi.
Dopo un viaggio in Italia, nel 1955 l’autore adattò al teatro Un caso clinico di Dino Buzzati e tornò a dedicarsi al giornalismo, collaborando all’“Express”, per il quale scriveva articoli sulla situazione in Algeria. La collaborazione durò soltanto pochi mesi (dal giugno 1955 al febbraio 1956), dal momento che, dopo un viaggio nella terra natale, dove Camus aveva lanciato un appello in favore di una tregua fra arabi e
francesi, la maggior parte dei suoi compatrioti si oppose alla sua posizione. Questi, che conosceva bene il dramma dei francesi d’Algeria, preferì ritirarsi in un volontario silenzio. A cavallo tra 1956 e 1957 pubblicò due testi: La caduta, storia di un avvocato che si rassegna a vivere passivamente una vita assurda, e L’esilio e il regno, una raccolta di sei novelle, genere che Camus non aveva ancora sperimentato.
Il 10 dicembre 1957, a soli quarantaquattro anni, l’intellettuale francese ricevette a Stoccolma il premio Nobel per la letteratura, come massimo riconoscimento rivolto all’insieme della sua opera che “mette in luce i problemi che si pongono ai giorni nostri alla coscienza degli uomini”.
A partire dal 1959 le condizioni di salute di Camus si aggravarono; da tempo infatti soffriva di tubercolosi. Per questo motivo fu costretto a rifiutare la direzione della Comédie Française, che gli era stata offerta da André Marlaux. Ma non fu la malattia a spegnere la vita dello scrittore; il 4 gennaio 1960 la morte lo sorprese in un incidente stradale a Villeblevin. Albert Camus scomparve così a soli quarantasei anni.
Alla guida dell’auto sulla quale Camus trovò la morte c’era il suo editore Michell Gallimard, accompagnato dalla moglie e dalla figlia, le uniche due sopravvissute al terribile incidente. La Facel Vega FV3B viaggiava a centoquaranta chilometri orari in pieno rettilineo nell’istante in cui il conducente perse il controllo del mezzo, forse a causa del blocco di una ruota o per la rottura di un’asse, e si schiantò contro un platano sulla strada per Parigi. In molti continuano a chiedersi se si sia trattato di un brutto scherzo della sorte o se sia stato un incidente programmato e voluto da qualcuno in particolare. Secondo alcuni studiosi, tra cui anche Giovanni Catelli244, dopo la lettura di alcune pagine del diario del poeta e traduttore ceco Jan Zàbrana, non è da escludere l’ipotesi di un attentato da parte del Kgb, i servizi segreti sovietici. Catelli, slavista e poeta, dopo l’incontro con Maria Zabranova, vedova di Zàbrana, con la quale aveva parlato del diario postumo del marito, Tutta la vita, tradotto in Francia e in Italia, si rende conto che, rispetto all’edizione originale, mancava un passo importantissimo, quello sul caso della morte di Camus. La testimonianza non tradotta del poeta ceco riportava rivelazioni eclatanti:
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Da un uomo che sa molte cose, e ha fonti da cui conoscerle, ho sentito una cosa molto strana. Egli afferma che l’incidente stradale in cui nel 1960 è morto Camus è stato arrangiato dallo spionaggio sovietico. Loro hanno danneggiato uno pneumatico dell’auto grazie a uno strumento tecnico che con l’alta velocità ha tagliato o bucato lo pneumatico. L’ordine per questa azione è stato dato personalmente dal ministro Šepilov, come “ricompensa” per l’articolo pubblicato su “Franc-Tireur” nel marzo 1957, nel quale Camus, in relazione ai fatti d’Ungheria, ha attaccato quel ministro, nominandolo esplicitamente.245
In base a questa teoria l’organizzazione avrebbe manomesso l’auto sulla quale viaggiava Camus per ordine del ministro degli esteri russo Šepilov, contro il quale l’intellettuale francese si era schierato in numerosi articoli e discorsi pubblici e aveva contestato l’intervento sovietico in Ungheria nel 1956. Inoltre, nel 1957, Camus si era espresso a favore dell’assegnazione del premio Nobel a Pasternak, scrittore perseguitato dal regime sovietico per aver raccontato nel suo unico romanzo, Il dottor Živago, gli aspetti più oscuri della Rivoluzione d’Ottobre.
La moglie di Zàmbrana, dopo molte indagini personali, riuscì a ottenere due nomi, tra cui uno sarebbe potuto essere l’informatore del marito. Il primo è George Gibran, docente ceco-americano di letteratura russa alla Cornell University; l’altro è Jiri Zuzanek, insegnante all’università canadese di Waterloo. Secondo Fertilio:
Ce n’era abbastanza perché partisse da Mosca l’ordine di eliminarlo, certo con l’abituale professionalità degli agenti del Kgb. Manomettere l’auto, parcheggiata di notte e incustodita fuori dalla locanda di Thoissey, doveva essere stato un gioco da ragazzi. Missione compiuta secondo lo stile del servizio segreto più potente di allora: “cuore caldo, mente fredda, mani pulite”.246
Possono essere ipotesi fondate, anche se probabilmente le vere cause della morte di Camus rimarranno per sempre avvolte dal mistero.
Lo scrittore, inizialmente, su quell’auto non doveva salire; nelle sue tasche, infatti, fu rinvenuto un biglietto ferroviario inutilizzato. Probabilmente la decisione di fare il viaggio in auto fu presa all’ultimo minuto. Più volte lo stesso Camus aveva
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FERTILIO Dario, Il giallo Camus, in “Corriere della Sera”, 01 Agosto 2001.
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sostenuto che il modo più assurdo per lasciare questo mondo era un incidente stradale e, per un terribile scherzo del destino, morì proprio in queste circostanze.