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5. Il primo uomo di Albert Camus: il romanzo del ritorno alle origini

5.2 Un romanzo-testamento sui generis

Mi sono soffermata sull’episodio della morte di Camus per un motivo in particolare: il ritrovamento di un fascicolo di pagine all’interno della sua borsa subito dopo l’incidente. Nella sacca, dichiara la figlia Catherine, furono trovate “centoquarantaquattro pagine scritte di getto, a volte senza punti né virgole, con una grafia rapida e difficile da decifrare, mai rielaborate”247

. Si tratta del manoscritto contenente il romanzo intitolato Le premier homme, ultima e incompiuta prova artistica di Albert Camus. Il testo, in un primo momento, fu dattiloscritto da Francine, la moglie dello scrittore, morta nel 1979. La donna lo fece leggere a Robert Gallimard, al poeta René Char, a Jean Grenier, il vecchio professore di filosofia del marito, e a Roger Garnier. Secondo loro la pubblicazione del manoscritto era da evitare; la sua incompiutezza, le parole mancanti o illeggibili, la punteggiatura incerta costituivano dei seri ostacoli per la lettura del romanzo. Bisogna tenere presente anche il fatto che, come sostiene Marc-Hnri Arfeux248, molti degli avversari di Camus si dichiararono contrari alla circolazione del romanzo incompiuto, in un’epoca in cui l’incomprensione di una parte degli ambienti intellettuali era ancora viva e senza dubbio mischiata alla gelosia verso il suo premio Nobel. Successivamente, quando il clima teso di quegli anni si attenuò, la figlia Catherine si confrontò a lungo con il manoscritto, che nel 1994 fece pubblicare presso la casa editrice Gallimard. Questa effettuò un lungo e paziente lavoro di trascrizione a partire dal manoscritto, utilizzando una lente d’ingrandimento e delle fotografie ingrandite. Nella nota introduttiva all’edizione la stessa Catherine mette in chiaro alcune indicazioni utili al lettore per comprendere al meglio il testo:

Per facilitare la comprensione del racconto, si è ristabilita la punteggiatura. Le parole di lettura dubbia sono messe fra parentesi quadre. Le parole o le parti di frase

247

CAMUS Albert, Il primo uomo, traduzione di Ettore Capriolo, Milano, Bompiani, 2016, cit. p. 5.

248

CAMUS Albert, Le premier homme, lecture accompagnée par Marc-Henri Arfeux, Paris, Éditions Gallimard, 2005, p. 373.

che non è stato possibile decifrare sono indicate da uno spazio bianco fra parentesi quadre. Figurano a piè di pagina, richiamate da un asterisco, le varianti scritte in sovrapposizione; da una lettera, le aggiunte in margine; da un numero, le note del curatore.249

La figlia di Camus, riconosciuto il grande valore dell’ultima opera del padre, intraprese un lavoro di rilettura lungo e meticoloso, permettendo così a migliaia di lettori di appassionarsi a questo romanzo, salvato per miracolo dai rottami dell’auto che, dopo lo scontro, era andata a fuoco.

Rispetto alle opere precedentemente analizzate, Il primo uomo si presenta come un romanzo-testamento sui generis per un semplice motivo: Camus non sospettava minimamente che quelle centoquarantaquattro pagine riposte al sicuro nella sacca, pronte per essere revisionate, sarebbero state le ultime della sua carriera. Anche se fin da giovanissimo dovette imparare a combattere contro la tubercolosi, che negli ultimi anni si era aggravata, la morte non era ancora un pensiero costante. Camus aveva appena quarantasei anni, da poco tempo aveva ricevuto il Nobel, e, nonostante l’isolamento causato dai suoi ideali politici, i progetti letterari per il futuro erano molti. Il primo uomo, infatti, doveva essere l’opera inaugurale di un nuovo ciclo. L’intellettuale francese aveva l’abitudine di dividere la propria attività artistica in fasi; dopo il periodo dell’“assurdo” e quello della “rivolta”, espressi con romanzi, scritti filosofici e drammi teatrali, il nuovo ciclo si sarebbe intitolato “Némesis”, il nome della dea greca della giustizia, e avrebbe dovuto avere come tema principale l’amore. Oltre a Il primo uomo, Camus aveva programmato di comporre un saggio sull’amore, Déjanire, e un dramma, Don Juan. Purtroppo la morte mandò in frantumi i suoi progetti e di questo periodo ci rimane soltanto il romanzo autobiografico incompiuto.

Anche se non siamo di fronte al caso di un romanzo-testamento del tutto volontario, queste pagine estreme gettano comunque una nuova luce sulla vita e sull’opera di uno dei più grandi artisti del ventesimo secolo. Come abbiamo visto, uno dei grandi poteri del prodotto artistico conclusivo è quello di far scoprire nuovi dettagli sull’autore e di proporre nuove chiavi di lettura da utilizzare per rileggere con occhi diversi le opere del suo passato. Il primo uomo possiede questa capacità. È un romanzo che ha ancora molto da dire su un personaggio che, forse anche spinto dalle circostanze

249

della vita, svolge con piena coscienza un percorso a ritroso per analizzare le proprie origini e per cercare nel vecchio qualcosa di nuovo, partendo da una situazione individuale per approdare infine a una universale. Non è certo l’opera di chi, consapevole di essere prossimo al capolinea della vita, sente il bisogno di farne un’ultima analisi, dando origine a un ultimo confronto con il mondo ma soprattutto con se stesso; eppure l’autore del Primo uomo sembra vestire perfettamente i panni di chi si trova a confrontarsi coscientemente con l’ultimo romanzo della propria carriera. Camus, nonostante non fosse ancora immerso in una dimensione di attesa della morte, si ferma a osservare il proprio passato, dando vita a un testo autobiografico, dietro al quale si nascondono significati che vanno ben oltre il confine della semplice autobiografia. La ricerca delle origini e la riscoperta di un passato perduto ci impediscono di credere che l’opera sia diventata un romanzo-testamento soltanto per caso, per pura fatalità. Dietro queste pagine è possibile intravedere l’immagine di un uomo che, giunto al culmine della propria carriera artistica, cerca di riscoprire se stesso, nello stesso modo in cui agirebbe un individuo consapevole di essere vicino alla fine della vita. Il primo uomo è il romanzo di chi, giunto a un punto di svolta, avverte il bisogno di tornare alle origini. La svolta e l’inaugurazione del nuovo ciclo non si verificheranno mai, ma l’opera conserva perfettamente quell’atteggiamento tipico di un cambiamento di direzione, di un’inversione di rotta che generalmente caratterizza l’autore consapevole della vicinanza della propria morte. Proprio per questo motivo ho deciso di inserirla all’interno del mio studio, sebbene non rispetti perfettamente tutte la categorie di un romanzo-testamento.

Di solito lo scrittore con una lunga carriera letteraria alle spalle, che oramai sta giungendo al termine, ha tutte le carte in regola e possiede abbastanza esperienza per poter sperimentare qualcosa di nuovo250. Il primo uomo, composto in prevalenza nel 1959 a Lourmarin, è anche un esperimento, è, infatti, l’unico romanzo vero e proprio scritto da Camus. L’autore esplora le origini familiari e la propria infanzia utilizzando per la prima volta una forma romanzata.

Molti, dunque, sono gli elementi che ci spingono a leggere l’ultima opera dello scrittore francese nelle vesti di un romanzo-testamento.

250

Tra un atto e l’altro è l’unico romanzo corale di Virginia Woolf, l’unico in cui la voce dominante appartiene al “noi” e non all’“io”. Allo stesso modo, anche Ernesto è il solo romanzo composto da Saba, un’estrema sperimentazione in prosa.

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