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Quanto si stampa e zone di diffusione Treviso

In questa sezione si parla del numero di copie stampate per volantino. Per quanto riguarda questo argomento non si dispone però di moltissime informazioni.

Il primo documento che può aiutare nella stima delle copie stampate per volantino è un rapporto redatto da Pietro dal Pozzo. In questo testo il dirigente comunista descrive la gestione degli scioperi del marzo ’44 294 del comitato federale di Treviso al Triumvirato Insurrezionale del Veneto. Nella relazione vengono riportati il numero di volantini stampati per ogni messaggio:

“La preparazione dello sciopero di marzo fu intensificata più particolarmente con i manifestini del Comitato Segreto di Agitazione (1000 esemplari) accompagnati da un nostro manifestino (300 copie) e da una lettera ai compagni del P. [leggere: Partito]. In un secondo tempo furono distribuite 2000 copie del manifestino del nostro partito e del Partito Socialista. Ultimamente fu distribuito il manifestino di sciopero, 500 copie, più un nostro manifestino ed un volantino con le rivendicazioni, 300 copie, e contemporaneamente fu distribuito un altro manifestino contro la deportazione in Germania, 700 copie; di ogni cosa troverete un esemplare allegato.”295

Bisogna ricordare che il periodo al quale fa riferimento questa descrizione non è uno di quelli in cui si stampò di più. Comunque queste cifre fanno ipotizzare che nella primavera del 1944 il numero medio di copie diffuse per volantino si aggirasse intorno agli 800 esemplari.

294 Fu uno sciopero di grandi dimensioni che, con un’azione simultanea, bloccò per una settimana (dal

primo all’otto marzo circa) i principali centri produttivi dell’Italia settentrionale. Questo moto di protesta, che ebbe importanti adesioni nelle grandi città e nel Nord- Ovest, non riscosse nelle zone marginali e provinciali un grande successo. Cfr. (P. Spriano. Storia del Partito Comunista italiano, Vol. V, op. cit., pp. 258-261). Per un resoconto sintetico dello sciopero cfr. Santo Peli, La Resistenza in Italia, Torino, Einaudi, 2004, pp. 61-65.

295 AISTRESCO, n. inv. 32, fasc. Scioperi marzo 1944, Rapporto sulla preparazione e svolgimento dello

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Un altro elemento che può aiutare in questa descrizione sono le cifre scritte a matita o a penna direttamente sulle matrici conservate presso l’archivio dell’ISTRESCO. È presumibile che questi numeri siano stati apposti dagli stampatori stessi. I volantini ai quali si fa riferimento sono tutti dell’estate ’44 tranne uno che è del dicembre. I numeri di copie riportate sono 10.000296, 5000 per due volantini297,

3000298 e, per quello del dicembre ’44,299 6000.

Questi dati sono coerenti con l’ampliamento della rete dell’organizzazione e del movimento partigiano occorsa nell’estate. Inoltre i volantini della primavera ‘44 erano da distribuirsi prevalentemente in fabbriche, quindi in zone circoscritte. I manifestini riprodotti nell’estate contengono invece messaggi rivolti ai contadini, ai giovani e alla popolazione in genere, quindi è possibile che siano anche l’accresciuto numero di destinatari e la maggiore ampiezza delle aree di diffusione ad incidere nell’aumento delle copie.

Dell’aumento dell’intensità di stampa di propaganda nell’estate parla Ivo dalla Costa. Di un volantino

“Elio Fregonese ne ciclostila cinquemila copie e la Fedora Marostica con la Bruna Fregonese avranno un bel daffare per poter far giungere tutto questo materiale in tempo utile ai vari recapiti sparsi per l’intera provincia”.300

È quasi sicuramente in questo periodo che si amplia il numero di staffette responsabili della distribuzione dei fogli clandestini.

Un altro elemento che può aiutare ad inquadrare quale fosse la quantità di volantini stampati è un foglio dattiloscritto del 4 aprile 1945301 (poco più di 20 giorni

prima della Liberazione). Questa testimonianza è in realtà un elemento collaterale al pacco di volantini, che si limita a corredarne una serie di informazioni:

• un numero identificativo

• il numero di copie di quell’esemplare • la data

• le zone della provincia e la quota di copie che dovrà esservi recapitata. Il foglio ha tutte le caratteristiche del prestampato. A questi elementi scritti a macchina corrispondono tutti i dati di quel particolare manifestino compilati a matita.

296 AISTRESCO, n. inv. 232, Volantini e giornali del PCI, "Difendiamo il nostro grano" volantino PCI, 20

luglio 1944.

297 AISTRESCO, n. inv. 232, Volantini e giornali del PCI, "Viva la guerra partigiana" volantino PCI Treviso

e "Giovani fuggiaschi, sulla via dell'insurrezione" volantino PCI Treviso.

298 AISTRESCO, n. inv. 232, Volantini e giornali del PCI, "Lavoratori, in guardia!" volantino PCI Treviso. 299 AISTRESCO, n. inv. 232, Volantini e giornali del PCI, "Cittadini: in guardia contro l'insidioso fascista"

volantino PCI, dicembre 1944.

300 I. dalla Costa, Pietro dal Pozzo, op cit., p. 87.

301 AISTRESCO, n. inv. 36, fasc. Volantini e propaganda PCI, "Comunismo e coscienza cattolica", documento

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Questo fatto lascia intendere che, almeno nell’ultimo periodo di guerra, per ogni (o almeno qualche) volantino si compilasse anche questo foglio recante gli ‘ordinativi’.

Il documento al quale si riferisce questo particolare elenco è in realtà un fascicolo di quattro pagine redatto dalla federazione comunista trevigiana intitolato Comunismo e

coscienza cattolica.302 Tale scritto si compone di un lungo ragionamento che mette in

evidenza quanto vi sia in comune tra i principi comunisti marxisti e il credo cristiano. Sono presenti inoltre diversi riferimenti alla Russia e alle testimonianze dei soldati dell’ARMIR (Armata italiana in Russia) che, ritornati dal fronte russo, affermano come in Unione Sovietica vi siano le chiese, i preti e la libertà di culto.

Si fanno tali osservazioni perché, sfortunatamente, questo è un documento particolare e diverso, per tenore del contenuto e lunghezza, dalla maggior parte dei volantini del corpo documentario. Un altro fatto che deve mettere in guardia è che 920 copie sono un numero ridotto rispetto alle 4000 o 5000 che dall’estate venivano stampate.

Nel foglio vengono distinte tre aree di diffusione della propaganda: • cittadina

• locale • provinciale

La distinzione alla quale si fa riferimento non è esplicitata nel prestampato, ma è riscontrabile dall’impaginazione che destina ad ognuna di queste ‘zone’ tre spazi diversi del foglio. Tutto questo è facilmente osservabile nel’immagine n. 7 sotto riportata.

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Immagine n. 7: Questo documento correda un fascicolo di quattro fogli dattiloscritti. La struttura dello stesso fa presupporre che fosse un documento abitualmente allegato alle matrici. Infatti le scritte a matita ‘completano’ quello che si intuisce essere un prestampato.

I dati del foglio sono ‘n° 19’, stampato il ‘4 aprile 1945’ in ‘920’ esemplari.

Di seguito si trovano le destinazioni e i destinatari: infatti non sono solo luoghi fisici ad essere elencati, ma anche riferimenti come ‘giovani’, ‘donne’ o ‘militari RS’ ovvero Repubblica Sociale.

Tutti i nomi elencati sono divisi in due colonne. La prima elenca le città più lontane da Treviso: Castelfranco, Vittorio, Conegliano, Oderzo, Motta, Montebelluna, Valdobbiadene e Asolo. Poi ci sono tre riferimenti: alla “Nannetti” e alle brigate Mazzini e Tollot. Staccati l’uno dall’altro si alternano la brigata Wladimiro Paoli, abbreviata con “Wladi”, i “Giovani”, le “Donne” e i “Militari RS”. Seguono “CLN” e “archivio”303. L’ultima serie di nomi fa riferimento a Treviso ‘città’, nella quale sono individuate nove zone alle quali recapitare il materiale.

303 Era riposta molta attenzione nel documentare il lavoro e l’azione di propaganda, anche per

renderne conto ai quadri centrali del partito. In questo caso sono ben dieci le copie che rimangono presso la stamperia.

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Per indicare alcuni dei luoghi della ‘prima area’ ci si è serviti di una foto scattata dall’aviazione americana il 31 marzo 1945.304 Infatti, rispetto alla Treviso odierna,

sono maggiormente visibili i quartieri oggi inglobati nella conurbazione esterna alle mura del centro. Dalla foto si vede come la diffusione della stampa ‘in città’ coinvolgesse il centro storico, alcune aree specifiche legate a profili professionali come ‘Ferrovieri’ e ‘Officine’ e, infine, fuori le mura, i paesini, oggi quartieri, poco lontani da Treviso.

Mappa n. 4: fotografia gentilmente concessa da Alessandro Tuzza e reperibile all’indirizzo internet

http://www.trenidicarta.it. Treviso fotografata dall’aviazione americana. In bianco sono segnalate le zone di diffusione interne alla città.

304 La foto è stata presa in Internet dal sito http://www.trenidicarta.it/bombesuibinari/treviso.html e

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La colonna di destra riporta invece i nomi di 21 paesi vicini a Treviso. Tutti, tranne Monastier e Zenson, distano dal capoluogo al massimo 12 chilometri in linea d’aria.

Ecco la cartina che mostra la ‘seconda area’ ovvero quella cosiddetta ‘locale’, relativa alla rete di collegamenti tra Treviso e i paesi limitrofi.

Mappa n. 5: seconda area di consegna. Un’area circolare di 12-13 km di raggio comprende tutti i paesi tranne Monastier e Zenson..

Guardando l’immagine ritorna in mente quanto affermato da Daria Gabusi, ovvero che:

“la distribuzione [della stampa] si basava sull’efficace ma precario sistema a «raggiera» fondato sull’abnegazione e l’impegno delle staffette”.305

In questo caso la rappresentazione grafica restituisce esattamente questa impostazione cosiddetta a “raggiera”.

Tenendo a mente le riserve sulla rappresentatività del campione esaminato, si possono comunque fare delle considerazioni.

Le prime due aree (ovvero la città di Treviso e l’area circolare di 12 km che la circonda) assorbivano da sole il 70% dei fascicoli stampati. I singoli paesi dell’ ‘area locale’ potevano ricevere 10, 15 o 20 volantini al massimo, ma considerati tutti insieme componevano quasi la metà della propaganda distribuita in provincia (il 47%).

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Grafico n. 8: rappresentazione della quantità di volantini distribuita nelle diverse zone della provincia.

Questi dati suggeriscono che la maggior parte della stampa prodotta in un capoluogo come Treviso fosse destinata per una larga quota al centro stesso. Questo non significa negare l’interscambio con le altre provincie, ma sottolineare le difficoltà che vi erano, per le staffette, nel superare la seconda zona di diffusione. Certamente queste ragazze, in una giornata, potevano ‘macinare’ decine e decine di chilometri, anche in montagna, attraversando fiumi e in proibitive condizioni meteorologiche. Tutto questo con lo spettro di essere trovate in possesso del materiale e finire arrestate e torturate.306 Ma se si tratta il fenomeno quantitativamente, erano le

immediate vicinanze alla stamperia ad essere destinatarie della stampa prodotta. Ives Bizzi dà una notizia sulla suddivisione di quest’area osservando che essa era ripartita in sette zone, ognuna delle quali affidate ad una staffetta.307 Purtroppo lo

storico non dice dove abbia reperito questa informazione. Successivamente egli fa però riferimento alle donne e ragazze che operavano in quest’area. Si trattava di Bruna Marangon, Bruna Fregonese, Nori Marangon, Nedda Zanfranceschi, Turbine, Mora e Piccola (di queste ultime tre Bizzi segnala solo i nomi di battaglia). Ma dalle memorie consultate e dalle notizie reperite si capisce come queste ragazze non operassero secondo una divisione rigida. Le staffette si muovevano in base alle conoscenze che avevano del territorio e quindi ai quartieri o paesi nei quali abitavano. Sempre Bizzi scrive come Nedda Zanfranceschi operasse su incarichi di Pietro dal Pozzo e Antonio Maschio. La sua attività era quindi legata alla consegna della

306 La Storia di Noris Guizzo, “Carmen”, del suo arresto e delle torture da lei subite sono l’ennesima

prova dell’importanza e della gravità del compito al quale queste e questi giovani, o giovanissimi, assolvevano. Cfr. Federico Maistrello, Carmen : una donna nella Resistenza, Treviso, ISTRESCO, 2006.

307I. Bizzi, Il cammino di un popolo,vol. I. op. cit., p. 116.

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