• Non ci sono risultati.

I dati di interesse riguardanti i casi selezionati per lo studio sono stati rac- colti in maniera autonoma ed indipendente nei singoli centri di riferimento, attenendosi fedelmente ad uno schema comune e ad una legenda condivi- sa, per poi essere riuniti in un unico database prima dell’analisi statistica finale. Le informazioni utili sono state ottenute grazie alla disamina delle cartelle cliniche relative ai soggetti inclusi nello studio: per quanto riguarda i centri di Pisa, Massa, Roma, Napoli e Caserta erano gi`a disponibili cartelle informatizzate, mentre a Perugia e Terni si sono dovute consultare quelle cartacee conservate in archivio. Per ciascun paziente sono stati riportati i dati riguardanti diversi ambiti, in particolare i seguenti:

• Anagrafica: sesso, data di nascita ed et`a al momento del ricovero; • Substrato, anatomico o meno, coinvolto nel processo infettivo: `e stato

specificato se l’endocardite era insorta su un dispositivo intracardia- co impiantabile (defibrillatore o pacemaker) oppure su una valvola; in quest’ultimo caso, si sono indicati sia la localizzazione della valvola sia il tipo (nativa o protesica);

• Anamnesi: particolare attenzione `e stata rivolta alla ricerca dei fattori di rischio per endocardite infettiva e delle co- morbidit`a presentate dal paziente, ovvero:

– Fra i fattori di rischio sono stati inclusi: pregresso episodio di endo- cardite infettiva, presenza di difetti valvolari acquisiti (soffi noti), cardiopatia congenita, cardiopatia dilatativa, cardiopatia ipertro- fica e cardiopatia ischemica cronica, uso di sostanze stupefacenti per via endovenosa ed esecuzione di interventi cardiochirurgici in precedenza;

– Quali co- morbidit`a, invece, sono state considerate: la presenza di fibrillazione atriale, diabete mellito, ipertensione, aterosclerosi, insufficienza renale cronica e dislipidemia (uso di statine), il fumo e la positivit`a anamnestica per precedenti eventi di infarto mio- cardico acuto, ictus o attacco ischemico transitorio.

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E stato inoltre calcolato il Charlson comorbidity index (CCI), predittore della mortalit`a a 10 anni di un paziente basato sulla

valutazione della sua et`a e della presenza/ assenza di numerose comorbidit`a, comprensive non solo delle patologie sovra elencate, ma anche di altre malattie quali linfomi e tumori diagnosticati nei 5 anni precedenti, ulcere peptiche, insufficienza epatica, sindro- me da immunodeficienza acquisita (AIDS), broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO), insufficienza vascolare periferica, de- menza, scompenso cardiaco cronico, emiplegia e patologie a carico del tessuto connettivo. Per la presenza di ognuna di queste varia- bili viene attribuito un certo punteggio (predefinito e diverso a seconda della patologia in questione o della sua gravit`a, variabile comunque fra 1 e 6) e la somma di tutti i punti parziali fornisce il valore del CCI; lo score totale ottenuto, riportato nel database, correla bene con la fragilit`a del soggetto (pi`u `e alto il valore del CCI, maggiore sar`a il rischio di mortalit`a a 10 anni).

Il sistema per il calcolo del CCI ed i punteggi da attribuire a cia- scuna delle voci da esso prese in considerazione sono riportati qui sotto nella tabella 3.1:

Tabella 3.1: Punteggi attribuiti dal CCI per ciascuna voce

Punteggio Condizioni cliniche

1 Pregresso IMA Scompenso cardiaco congestizio Insufficienza vascolare periferica Malattie cerebrovascolari

Demenza BPCO

Patologie del connettivo Ulcera peptica

Epatopatia lieve Diabete senza danno d’organo

2 Emiplegia Danno renale moderato o severo

Diabete con danno d’organo Tumore non metastatico

Leucemia Linfoma

3 Epatopatia moderata Epatopatia severa

6 Tumore metastatico AIDS

Et`a Allo score va poi aggiunto un punteggio diverso a seconda della decade: 41-50 anni: + 1 punto 51-60 anni: + 2 punti

61-70 anni: + 3 punti ≥ 71 anni: + 4 punti

• Clinica: per quanto riguarda la modalit`a e le tempistiche di insorgenza dei sintomi, si sono valutate le date di esordio dei sintomi, di prima va- lutazione del paziente e del suo ricovero, oltre all’intervallo temporale, espresso in giorni, trascorso fra l’insorgenza dei sintomi e l’ingresso in ospedale.

Fra i sintomi manifestati dal soggetto, sono stati annoverati la feb- bre, la dispnea e la comparsa di attacchi ischemici transitori (TIA) o

stroke. Infine, in riferimento ai fenomeni embolici eventualmente oc- corsi, sono state registrate tutte le sedi colpite e le rispettive date di insorgenza, stimate sulla base dell’esecuzione di indagini strumenta- li specifiche (quali, per esempio, la TC) o della comparsa di segni e sintomi suggestivi (ictus/ TIA);

• Esami di laboratorio: si sono ricopiati nel database i valori ematici, registrati al momento dell’ingresso in reparto, di emoglobina, piastrine, leucociti, creatinina, Nt- pro BNP, troponina I (TnI) e PCR.

Un discorso a parte merita la PCT, per la quale si sono ricercati i dosaggi effettuati non solo in occasione del primo giorno di ricovero, ma anche a distanza di 2-3 giorni e di 5-7 giorni da esso, alla dimissione e in corrispondenza di ciascuna data di embolizzazione periferica; • Emocolture: oltre al numero di emocolture positive, si sono registrati il

tipo di germe isolato e la sua eventuale capacit`a di resistenza ai farmaci; • Eco- cardiogramma: il dato pi`u rilevante a questo proposito `e rappre- sentato dal diametro massimo delle vegetazioni, con particolare atten- zione all’eventuale presenza di quelle di dimensioni sovra- centimetri- che;

• Terapia: per quanto riguarda l’approccio medico, si sono riportate, per ciascun antibiotico utilizzato, la dose totale quotidiana somministrata, le date di inizio e fine e la durata del trattamento stesso; si `e poi registrata l’eventuale esecuzione di un intervento cardiochirurgico; • Outcome: come metodi di valutazione si sono utilizzati diversi para-

metri, fra cui:

– Le date di apiressia, di normalizzazione della PCR e della PCT, e di dimissione del paziente (con calcolo della durata dell’intero ricovero)

– La comparsa eventuale di insufficienza renale o scompenso cardia- co

– Il tipo di esito (guarigione, decesso o trasferimento del paziente presso un’altra struttura).

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