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radiazioni elettromagnetiche molto penetranti che nel loro cammino perdono energia in maniera direttamente proporzionale al quadrato della distanza

Radiografia: immagine diagnostica ottenuta sfruttando la differente densità dei tessuti irradiati:

i raggi X vengono attenuti maggiormente dai corpi radiopachi che daranno un immagine bianca e meno dai corpi radiotrasparenti che daranno un immagine scura.

Ecografia: tecnica di diagnostica per immagini che si basa sulla propagazione degli ultrasuoni con frequenza compresa tra 1 e 20 milioni di Hertz(megahertz o MHz); è un esame innocuo

particolarmente indicato per le indagini sui tessuti molli; l’immagine ecografica è formata dagli echi di ritorno(riflesso degli ostacoli incontrati dagli ultrasuoni) registrati da una sonda.

Tomografia computerizzata: tecnica diagnostica radiologica non invasiva, capace di fornire una serie di immagini assiali del corpo distinguendo i vari organi e tessuti in base alla loro densità grazie a un fascio di raggi X che attraversa il corpo da differenti punti di vista.

I TRATTAMENTI PIU’ COMUNI CHE PUO’ EFFETTUARE L’ASSISTENTE VETERINARIO

L’assistente veterinario può dover eseguire alcuni semplici trattamenti, sia mentre collabora alla visita sia perché si deve occupare degli animali ricoverati: dalla misurazione delle temperatura corporea alla pulizie delle gabbie, dall’alimentazione degli animali alla cattura di una zecca.

Esaminiamo in breve qualche caso.

La misurazione della temperatura

Durante una visita, il veterinario potrebbe chiedervi di misurare la temperatura di un animale. In questo caso dovete mettere il cane o il gatto sul tavolo delle visite; tenendolo sotto il ventre per impedirgli di sedersi, introducete il termometro nel retto e misurate la temperatura.

La ricerca del tatuaggio o del microchip

Può succedere che un cliente arrivi in ambulatorio portando un animale trovato per strada.

L’assistente innanzitutto cerca il tatuaggio nelle orecchie; se non lo trova, cerca il microchip passando lungo il corpo dell’animale l’apposito apparecchio a scansione (scanner). Dopo aver individuato il microchip, l’assistente compila un libretto di identificazione sul quale descrive l’animale e inserisce il numero del microchip. Il veterinario dovrà solo completarlo con la firma e il timbro dell’ambulatorio.

La ricerca e la rimozione delle zecche

Se perlustrando il mantello dell’animale si trova una zecca, si deve procedere nel modo seguente:

✓ Aprire i peli dell’animale e far scivolare l’uncino sulla zecca;

✓ Girare l’uncino e staccare la zecca facendo attenzione a estrarre completamente il rostro.

L’organizzazione dei trattamenti sugli animali ricoverati

La cura degli animali ricoverati richiede una maggiore organizzazione e pianificazione rispetto alle attività inerenti le visite. In effetti, può capitare di dover gestire contemporaneamente i trattamenti di parecchi animali di diverse specie e razze, affetti da malattie più o meno gravi.

Per evitare errori o dimenticanze, è necessario predisporre uno schedario di ricovero. Come per la scheda dei clienti che si recano in ambulatorio per una semplice visita, ogni animale deve avere la proprio scheda personale, che riporti una serie di informazioni quali:

✓ Nome, specie, età dell’animale;

✓ Nome, cognome, indirizzo e numero di telefono (ed eventuale e-mail) del proprietario;

✓ Data del ricovero e motivo;

✓ Visite, cure e trattamenti somministrati giorno per giorno;

✓ Controlli quotidiani effettuati (temperatura, colore delle urine, delle feci, alimentazione ecc).

La scheda dev’essere aggiornata alla fine di ogni visita per non commettere errori, soprattutto per quanto riguarda il controllo delle terapie.

L’alimentazione e idratazione degli animali ricoverati

L’assistente veterinario si occupa quotidianamente di nutrire e dare da bere agli animali ricoverati.

Sorveglia quindi il regime alimentare di ogni paziente e segue le indicazioni del veterinario.

I controlli quotidiani

Su prescrizione del veterinario, l’assistente può dover eseguire tutti i giorni alcuni semplici controlli.

✓ La temperatura: quella “normale” del cane e del gatto oscilla tra i 38°C e i 39°C, in base alla razza e all’attività.

✓ Lo stato di idratazione: si controlla con un gesto semplice, bisogna pizzicare la pelle dell’animale, di solito la pelle del dorso, e vedere se ritorna rapidamente al suo stato iniziale.

Se si forma una piega persistente, l’animale è molto disidratato e bisogna segnalarlo al veterinario.

✓ Le feci, le urine e il vomito: bisogna verificare il dolore, il volume e l’eventuale presenza di sangue.

✓ l’alimentazione: se l’animale si alimenta facilmente e con appetito, è in genere un ottimo segno.

✓ Il colore delle mucose: la mucosa buccale dev’essere rosea.

✓ Il ritmo cardiaco: verificare che i battiti siano regolari. Per il cane adulto il ritmo cardiaco è compreso tra 60 e 160 pulsazioni al minuto; per il gatto adulto tra 160 e 200 pulsazioni al minuto; questi valori aumentano nei cuccioli e nei cani di taglia piccola.

✓ Il ritmo respiratorio: è sufficiente controllare che il torace si sollevi a intervalli regolari.

Se il veterinario vi ha affidato questi controlli quotidiani è perché crede nelle vostre competenze e si aspetta che gli segnaliate ogni sospetto: colore anomalo delle mucose o delle urine, aritmie

cardiache o respiratorie ecc.

La pulizia delle gabbie

l’assistente veterinario pulisce regolarmente la gabbia degli animali ricoverati. Quando l’animale viene dimesso, l’assistente deve fare una pulizia più accurata della gabbia, con prodotti disinfettanti e igienizzanti specifici.

Il controllo e il ricambio della flebo

L’assistente veterinario verifica lo stato generale dell’animale. Controlla che respiri correttamente, che non vomiti, che non sia abbattuto, che non tremi (ipotermia) ecc. Esamina che non vi siano ferite sulla zampa nella quale è inserito il catetere. Sta attento a livello di soluzione rimanente nella flebo; se bisogna cambiare la sacca si procede come segue:

✓ Chiudere la farfallina e togliere la sacca vuota;

✓ Mettere una nuova sacca di soluzione;

✓ Aprire di nuovo la farfallina e verificare lo scorrimento della soluzione.

L’IGIENE DELL’AMBULATORIO

Il mantenimento dell’igiene e la regolare pulizia dell’ambulatorio sono tra i compiti

fondamentali dell’assistente veterinario. In effetti, tra una visita e l’altra, il veterinario non ha certo il tempo di pulire la sala delle visite, gli strumenti e la sala d’attesa.

Lo scopo principale è avere un ambulatorio pulito e dare ai clienti che lo frequentano una buona impressione. Oltretutto, la pulizia dei locali è anche un esigenza medica che eviterà:

✓ Agli animali di essere contaminati o infettati mentre passano attraverso i locali dell’ambulatorio;

✓ Agli operatori e ai medici professionisti della salute animale di essere contagiati o infettati.

Un animale malato può in effetti contagiare veterinario e assistente durante le cure;

✓ L’insorgenza delle zoonosi, malattie trasmissibili dagli animali agli uomini.

A CACCIA DI MICRORGANISMI

Esistono tre tipi di microrganismi che possono contaminare gli ambulatori, gli studi o le cliniche veterinari: i batteri, i virus e gli agenti infettivi non convenzionali. Vediamone in breve le principali caratteristiche.

I batteri: sono microrganismi unicellulari visibili solo al microscopio, resistenti al calore inferiore a 100 o a 200°C e alle condizioni estreme; si riproducono separandosi in 2 e in tempi velocissimi da un solo batterio ne nasce una moltitudine.

I virus: sono microrganismi invisibili al microscopio ottico che per mantenere in vita il proprio metabolismo e riprodursi devono parassitare altri organismi, tra cui le cellule animali.

Gli agenti infettivi non convenzionali (chiamati anche prioni): la natura di questi agenti infettivi non è ancora ben nota al modo scientifico, comunque non si tratta né di batteri, né di virus. Tra tutti, il più tristemente conosciuto è l’agente infettivo responsabile dell’encefalopatia spongiforme bovina (BSE), la cosiddetta “malattia della mucca pazza).

Lavarsi le mani

Primo gesto fondamentale di pulizia è lavarsi mani e avambracci. Qualunque sia l’atta praticato, si tratta dell’igiene di base per proteggere sia il cliente sia l’animale, oltre al personale

dell’ambulatorio. Le mani sono un ricettacolo di batteri, una zona potenzialmente contaminante poiché in perenne contatto con aree ed elementi infetti. E quindi necessario lavarsi regolarmente le mani, prima di ogni nuova visita.

Per il lavaggio delle mani e degli avambracci si usano saponi specifici, che permettono di evitare l’insorgere di allergia. È consigliabile distribuire erogatori di sapone in ogni stanza

nell’ambulatorio.

Terminato il lavaggio, le mani vanno asciugate con un panno pulito. Attualmente si trovano in commercio anche gel antisettici che non vanno risciacquati né asciugati.

Prima di un operazione chirurgica, i locali e gli strumenti vengono lavati e preparati in modo specifico. Il livello di asepsi necessario è molto più alto. Allo stesso modo, anche il lavaggio delle mani deve essere più accurato.

Pulire i locali

Tutti i mobili devono essere puliti, prestando una particolare attenzione al tavolo delle visite, che dopo ogni consultazione va disinfettato fino negli angoli. È preferibile utilizzare un detergente antisettico in spray e un panno nuovo o quantomeno pulito.

Per i pavimenti non esiste un detergente universale. Scegliete dunque il prodotto più adatto al tipo di pavimento dell’ambulatorio e al grado di pulizia da affrontare (pulizia quotidiana o

disinfestazione). Esistono comunque alcuni prodotti, come l’ammoniaca, che hanno il vantaggio di essere adatti per qualsiasi tipo di superficie, di essere economici e di possedere un alto potere disinfettante.

In genere, questi prodotti si dividono in 3 categorie:

✓ Detersivi che puliscono, ma non disinfettano, cioè la loro azione è inefficace sui germi patogeni;

✓ Disinfettanti;

✓ Detersivi-disinfettanti che svolgono contemporaneamente le due azioni.

Se potete, provate ad alternare detersivi e detersivi-disinfettanti, poiché se passate quotidianamente un buon detergente che riesce da solo a pulire in profondità, potete

disinfettare i pavimenti solo ogni tanto. Prima di passare il detersivo, spazzate con una scopa umida, per rimuovere peli e polvere.

LE REGOLE DA RISPETTARE

▪ Pulite prima le stanze meno sporche poi quelle più sporche e infine quelle più contaminate. Non ripassate mai in una stanza appena pulita.

▪ Tenete sempre a portata di mano due secchi, uno per immergere lo straccio nel prodotto detergente, l’altro per strizzare e sciacquare lo straccio. L’acqua va cambiata spesso.

▪ Quando passate lo straccio nelle stanze, fate attenzione a non trascurare gli angoli più nascosti.

▪ Dopo aver terminato le pulizie, pulite il materiale e sistematelo nello spazio riservato agli strumenti di pulizia.

Pulire gli strumenti

Esistono due tipi di pulizia degli strumenti: la sterilizzazione svolta dopo un operazione chirurgica e la decontaminazione, cioè la manutenzione di routine degli attrezzi.

la decontaminazione

la decontaminazione va fatta dopo ogni singolo utilizzo degli strumenti e possibilmente nella stanza in cui sono stati adoperati, per evitare di disseminare i microbi in tutti gli ambienti dell’ambulatorio.

L’obiettivo di questa pulizia e di evitare la proliferazione dei microrganismi.

La decontaminazione non riesce a distruggere tutti i microbi, ma ne diminuisce il rischio per il personale. D’altra parte, gli strumenti vengono decontaminati dopo l’utilizzo anche per evitarne il deterioramento (ruggine).

La decontaminazione consiste nell’immergere gli strumenti a bagno, dopo aver versato nell’acqua un prodotto decontaminante, che associa un detergente a un disinfettante (e un prodotto specifico

che non corrode gli strumenti). In seguito, procedete con la pulizia manuale per eliminare le macchie e staccare le materie organiche aiutandovi con uno spazzolino o una spugnetta. alla fine, risciacquate abbondantemente e asciugate sempre attrezzo per attrezzo.

Alcuni strumenti non possono essere messi in acqua, per esempio gli strumenti elettrici. In questo caso, dovrete pulirli con un detergente spray e un panno monouso. Gli strumenti decontaminati vanno obbligatoriamente sistemati in un luogo pulito e non contaminato, altrimenti la pulizia è inutile.

Eliminare i rifiuti speciali

Tra le vostre mansioni, vi è anche la selezione dei rifiuti che non presentano rischio di

contaminazione o di infezione (carta, mascherine, imballaggi ecc.) dai rifiuti speciali (siringhe, bendaggi, sonde ecc.). I primi vengono eliminati normalmente, i secondi sono dapprima conservati in contenitori specifici poi devono seguire un circuito di eliminazione particolare, pena una multa per l’ambulatorio che è responsabile dei propri rifiuti.

Dell’eliminazione dei rifiuti a rischio si occupa un’impresa specializzata alla quale il veterinario li consegna secondo un calendario stabilito in base alla quantità prodotta ogni mese.

LE NORME SUI RIFIUT SANITARI VETERINARI

I rifiuti sanitari veterinari sono quelli prodotti da strutture pubbliche e private che svolgono attività veterinaria di prevenzione, diagnosi, cura e ricerca.

Per questo tipo di rifiuti, la norma principale è il DPR 15 luglio 2003, n.254, che li suddivide in diverse categorie.

- I rifiuti sanitari non pericolosi comprendono oggetti taglienti inutilizzati ( aghi, siringhe, lame, rasoi), farmaci scaduti o di scarto, non pericolose o non contenenti sostanze

pericolose; vanno smaltiti attraverso una ditta autorizzata utilizzando l’apposito formulario di trasporto.

- I rifiuti sanitari assimilati ai rifiuti urbani, che possono essere conferiti al servizio di raccolta dei rifiuti urbani secondo le norme per la raccolta differenziata, comprendono scatole vuote di farmaci, cotone o altro materiale qualora il medico veterinario non ravvisi la presenza di una patologia trasmissibile attraverso sangue o liquidi biologici, flaconi per fleboclisi non contaminati, carta, cartone e imballaggi in genere, gessi e bende, indumenti e lenzuoli monouso, pannoloni, traverse, sacche per urine, pelo di animali.

- I rifiuti sanitari pericolosi non a rischio infettivo comprendono medicinali citossici e citostatici, liquidi derivanti dall’uso di apparecchiature radiologiche ( in netta diminuzione per la crescente digitalizzazione delle immagini), liquidi e sostanze chimiche di scarto derivanti da attività di laboratorio, strumenti contenenti mercurio (termometri o

sfigmomanometri rotti); vanno smaltiti attraverso una ditta autorizzata utilizzando l’apposito formulario di trasporto.

- I rifiuti sanitari pericolosi a rischio infettivo comprendono gli strumenti, i materiali e le attrezzature monouso utilizzate per visite, interventi chirurgici e terapie e quindi

“contaminati”; per quanto riguarda l’attività veterinaria sono considerati rifiuti sanitari pericolosi a rischio infettivo tutti i rifiuti “contaminati da agenti patogeni per l’uomo o per gli animali o venuti a contatto con qualsiasi liquido biologico secreto o escreto per il quale sia ravvisato dal medico veterinario competente, un rischio di patologia trasmissibile attraverso tali liquidi”:dai contenitori vuoti di vaccini con antigene vivo ai rifiuti taglienti (aghi, siringhe, rasoi,lame,bisturi) non sterili; da organi e parti anatomiche non riconoscibili a piccoli animali da esperimento. Tali rifiuti devono essere raccolti e smaltiti applicando precauzioni particolari per evitare infezioni, utilizzando appositi imballaggi a perdere con la scritta “rifiuti sanitari pericolosi a rischio infettivo” e il simbolo del rischio biologico.

Per gli studi veterinari condotti da medici liberi professionisti, è sufficiente stipulare un contratto con l’azienda pubblica di raccolta o con privati autorizzati, mettere i rifiuti sanitari potenzialmente infetti in apposito contenitore,consegnare periodicamente all’operatore i rifiuti, firmare la modulistica fornita e compilata dall’operatore . più complessa la situazione per quanto riguarda strutture veterinarie organizzate come imprese, per le quali vi è

l’obbligo di tenere particolari registri e di effettuare regolari comunicazioni.