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Radiazioni ionizzanti

Nel documento SCUOLA GESTIONE (pagine 116-122)

PROBLEMATICHE STRUTTURALI E DI IGIENE AMBIENTALE

5.5 Radiazioni ionizzanti

Per radiazioni ionizzanti si intendono tutte le radiazioni con frequenza superiore a 3·1015Herz (Hz)in grado di ionizzare molecole sia diretta-mente che indirettadiretta-mente. Le sorgenti di tali radiazioni sono sia natu-rali che artificiali e possono essere costituite, oltre che dalle sostanze radioattive, da vari processi quali ad esempio l’accelerazione di parti-celle.

Implicazioni educative

Definizione Puntatori laser

La protezione dei lavoratori rispetto all’esposizione a radiazioni ioniz-zanti è regolamentata dal D.Lgs. 230/95 e successive modifiche (D.Lgs.

241/00 e altre). Sono prese in considerazione sia le sorgenti naturali che quelle artificiali.

Per le scuole è auspicabile che per nessun motivo si abbia a che fare con materiale radioattivo, sia di sintesi che naturale, dato il livello di ri-schio che tali fattori determinano. Non si esclude però la possibilità che specifica strumentazione di laboratorio ne preveda l’impiego per il pro-prio funzionamento. Dovrà, in questo caso, essere definito un program-ma di controllo tale da garantire nel tempo l’integrità del confinamento della sorgente per non esporre ad alcun rischio, ricorrendo alla figura dell’esperto qualificato in radioprotezione (art. 77 – D.Lgs. 230/95).

Fuori da questa casistica rimangono le possibili esposizioni dovute ai fattori ambientali. Tra queste sicuramente la più rilevante e diffusa è la contaminazione degli ambienti dovuta al gas radon.

Il radon è un gas radioattivo di origine naturale, inodore, incolore e in-sapore, estremamente volatile e solubile in acqua. L’unità di misura che meglio ne rappresenta la pericolosità è il Bequerel (Bq). E’ un prodotto del decadimento radioattivo del radio, derivato, a sua volta, dall’uranio.

Si trova principalmente nel terreno, dove mescolato all’aria si propaga fino a risalire in superficie, senza costituire un rischio se si diluisce rapi-damente in atmosfera, mentre, al contrario, penetrando in un ambiente confinato, può tendere ad accumularsi e raggiungere concentrazioni dannose per le persone.

Nel 1988 l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro dell’Organiz-zazione Mondiale della Sanità ha classificato il radon come canceroge-no di gruppo 1, ossia sostanza per la quale vi è evidenza accertata di cancerogenicità per l’uomo.

La natura geologica del suolo di molte zone, le tecniche utilizzate per la costruzione di edifici e i materiali impiegati costituiscono elementi che fan-no dell’Italia un’area particolarmente a rischio da questo punto di vista.

Sul nostro territorio nazionale si registra una media di concentrazione del radon di poco superiore ai 70 Bq/m3 (maggiore della media europea e vicino al doppio della media mondiale), che deriva però da un quadro estremamente variabile tra regione e regione e anche all’interno delle stesse regioni, da pochi Bq/m3 a valori ben superiori ai 500 Bq/m3. In assenza di normativa riferita agli ambienti di vita occorre rifarsi ai limiti previsti per gli ambienti di lavoro (D.Lgs. 241/00), mentre in numerosi Paesi europei i valori limite per l’esposizione dei cittadini vanno da un Riferimenti

normativi

Radon

Effetti sulla salute

Valori limite

minimo di 200 Bq/m3 (Gran Bretagna) fino a 400 Bq/m3 (Svezia).

Anche se attualmente la normativa non prevede la misurazione della presenza di gas radon in tutti gli ambienti di lavoro, la valutazione del-l’eventuale esposizione a radon, in particolare negli ambienti scolastici, costituisce un intervento auspicabile in ragione del fatto che la popo-lazione in età scolare può essere considerata più sensibile agli effetti nocivi delle radiazioni.

In molte regioni sono state realizzate o sono in corso indagini più ca-pillari sulla presenza di radon che interessano a vario titolo anche le scuole.

In base all’art. 10-ter del D.Lgs. 230/95 e alle Linee guida interregionali del 11.12.02 i luoghi di lavoro sotterranei ovunque ubicati devono esse-re oggetto di valutazione del rischio radon per le persone esposte.

Pertanto se nella scuola esistono locali sotterranei (ossia ambienti con almeno 3 pareti interamente sotto il piano di campagna, indipendente-mente dal fatto che queste siano a diretto contatto con il terreno circo-stante), ove ci siano delle postazioni di lavoro con presenza di persone continuativa o significativa (almeno 10 ore al mese), si dovrà procedere alla valutazione del rischio attraverso misure di concentrazione del ra-don effettuate da organismi riconosciuti ai sensi dell’art. 107 del citato Decreto.

Quando l’ubicazione della scuola è in una zona a rischio la valutazione risulta obbligatoria anche per locali non interrati (art. 10-ter del D.Lgs.

230/95 e Linee guida interregionali del 11.12.02); in ogni caso è oppor-tuno monitorare l’esposizione, facendo riferimento dove possibile alle indagini suddette, con la collaborazione dell’ARPA e degli Enti proprie-tari degli edifici scolastici.

Qualora si dovessero rilevare concentrazioni elevate, potranno essere messe in atto misure tecniche di bonifica, nella maggior parte dei casi molto efficaci, quali assicurare ricambi d’aria, realizzare la schermatura di pavimenti e pareti con materiali e collanti impermeabili, realizzare ve-spai o pozzetti adiacenti gli edifici.

Valutazione

Misure di bonifica

SITO-BIBLIOGRAFIA

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Radon

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● L. Minach, Progetti pilota per la valutazione dell’efficacia di contromi-sure radon realizzate in Alto Adige, APPA Bolzano

● Sperimentazione delle azioni di rimedio sugli edifici con alta con-centrazione di gas radon nel Veneto, ARPAV – Rapporto conclusivo Padova, febbraio 2007 http://www.arpa.veneto.it/agenti_fisici/docs/

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Riferimenti normativi 6.1 Il processo di valutazione e di individuazione delle misure

di prevenzione e protezione

6.2 Gestione del rischio nelle attività di pulizia

6.3 Gestione del rischio nelle attività didattiche di laboratorio 6.4 Lo smaltimento dei rifiuti

6.5 Ruolo del SPP nella gestione del rischio chimico

6.1 Il processo di valutazione e di individuazione

Nel documento SCUOLA GESTIONE (pagine 116-122)