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Nel Rapporto Civita del 2008, a cura di Paolo Galluzzi e Pietro Valentino, pubblicato da Boeing, sono stati affrontati vari temi, tra i quali i nuovi scenari che si sviluppano dall'incon- tro di Web e beni culturali (Maccanico 2008) e l'applicazione delle tecnologie, in particolare di Internet, nella valorizzazione dei beni culturali (Petrignani 2008). Questo Rapporto Civita, intitolato Galassia Web. La Cultura nella Rete, é il terzo documento pubblicato ed offre pre- ziose informazioni per chi è interessato ad ampliare la diffusione della cultura servendosi dei nuovi strumenti della Information Communication Technology.
Quest’analisi ha voluto misurare la qualità tecnica dei siti, cioè verificare se questi rispondes- sero o meno a standard universalmente riconosciuti dal punto di vista tecnico. Per individuare i criteri di valutazione da utilizzare, sono stati tenuti in considerazione gli strumenti offerti dal progetto MINERVA e le leggi sull’accessibilità. E’ emerso che, in generale, i musei italiani hanno raggiunto un buon livello per quanto riguarda navigazione, layout, grafica e accessibili- tà, ma non hanno ancora risolto il problema dell’accesso ai disabili. In particolare è da evitare la realizzazione di siti in Flash, dal momento che sono condizionati nell’uso e nell’accesso ai disabili. Sono generalmente molto approfondite le descrizioni delle opere e degli edifici che le ospitano, ma è prestata minore attenzione ai servizi come la possibilità di prenotare, di acqui- stare o di scegliere servizi personalizzati. Per quanto riguarda l’architettura del sito, ovvero il modo in cui questo è organizzato e i collegamenti tra le pagine, bisogna per prima cosa ana- lizzare la mappa del sito, la quale offre una prima immagine della leggibilità e dell’usabilità. In seguito si deve controllare la qualità della navigazione, considerando velocità degli spo- stamenti e semplicità e presenza di un menù di riferimento. I siti utilizzano correttamente la navigazione gerarchica, ma anche trasversale e orizzontale, rispondendo al meglio alle regole della navigazione sul Web . Complessivamente positiva è anche l’home page, che vede la pre- senza di menù di navigazione completi, di intestazione e di logo di riferimento, oltre a infor- mazioni sull’ultimo aggiornamento o sul copyright. Si potrebbe implementare il numero di lingue in cui viene tradotto il sito, oltre a proporre un’offerta didattica molto più interattiva. Al di là degli aspetti tecnici, si è notato un miglioramento per quanto riguarda la consapevo- lezza delle funzioni e delle potenzialità dei siti Web che va di pari passo con l’evoluzione del- l’offerta del museo, il quale comincia ad usare il sito come uno strumento e non più come una semplice vetrina. E’ necessario un salto di qualità, il quale è conseguente, però, ad un cam-
biamento nel modo di comunicare e nel rapporto che il museo vuole instaurare con il proprio pubblico. Esattamente come succede in tutti i campi della conoscenza e del sapere, anche per comunicare nel Web bisogna ricordare la possibilità di servirsi di livelli diversificati di appro- fondimento, ciascuno connesso ad approcci differenziati rivolto a target diversi. I musei non devono dimenticare la loro funzione negativa e, di conseguenza, la centralità dell’utente. Ci si può servire del Web per migliorare il processo di apprendimento nei confronti di un pubblico segmentato secondo molte modalità, tra le quali:
- la creazione di photogallery personali; - l’invio di Web -cartoline;
- il download di podcasts, guide, informazioni; - l’utilizzo di immagini del sito;
- la presentazione dell’offerta dei servizi, tra i quali la prenotazione delle visite, l’iscrizione alla newsletter, il merchandising o servizi specifici per professionisti (area riservata alla stampa, bandi di gara, materiale didattico per docenti, …).
Per quanto concerne il pubblico virtuale del museo, vi è una scarsa propensione ad avvicinarsi da parte dei più giovani, i cosiddetti technofan, i quali utilizzano le tecnologie come strumen- to di comunicazione e di scambio, ma non per migliorare la fruizione dei contenuti. Le moti- vazioni che spingono ad avvicinarsi al sito di un museo sono innanzitutto connesse alla curio- sità, la quale dovrebbe essere stimolata e soddisfatta attraverso la grafica, l’impostazione cor- retta della navigazione, l’uso di slogan semplici e chiari, etc. In secondo luogo le persone sono interessate a cercare informazioni e a programmare una visita e, talvolta, anche ad acqui- stare on-line l’accesso al museo (Giannini 2014); entrano in gioco, in alternativa, interessi connessi allo studio e alla volontà di scaricare immagini. I giovani sono proprio coloro che lasciano giudizi meno positivi riguardo ai siti Web , a differenza delle persone più anziane che sono, invece, molto più entusiaste e soddisfatte, in relazione al fatto che cambiano le aspetta- tive a seconda delle fasce d’età. E’, in generale, richiesta una maggiore interattività, ma non un miglioramento del contenuto o della navigazione.
L’obiettivo principale è un’operazione di trasparenza, ovvero far sapere in che modo lavori il museo, quali siano i suoi obiettivi e in che modo utilizzi le risorse a disposizione. La difficoltà nel realizzare i siti Web dei musei italiani è connessa anche al forte legame che gli istituti ita- liani hanno con il territorio, il quale rappresenta un museo nazionale all’interno del quale si manifestano storia, tradizioni e cultura. I siti dei musei italiani sono molto simili, per quanto
riguarda gli aspetti tecnici, a quelli internazionali, ma questa uguaglianza non è del tutto posi- tiva dal momento che mette in secondo piano la specificità connessa al legame con il territo- rio.
E’ fondamentale la creazione di nuove figure professionali all’interno dei beni culturali, ovve- ro di informatici ed esperti di comunicazione che possano valutare progetti, formulare ipotesi di lavoro ed offrire strumenti a coloro che si occupano di raggiungere la mission del museo (Misiti 2008). Deve, infine, cambiare il rapporto tra settore pubblico e privato, poiché que- st’ultimo deve passare da una logica di sponsorizzazione e cofinanziamento ad una di partner- ship e di collaborazione, così come sta facendo, ad esempio, la IBM Italia, la quale offre un contributo ai beni culturali con le proprie competenze e capacità tecnologiche (Faila and Im- mirzi 2008).
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Critiche alle tecnologie e problematiche riscontrate nel loro utilizzo
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Alcune critiche possono essere rivolte all’uso delle tecnologie. Il CEMA stesso, ad esempio, potrebbe essere paragonato ad un software dal momento che, ad eccezione della collana, non espone reperti, ma fa conoscere, attraverso le tecnologie digitali, ciò che è presente nelle sedi degli altri istituti veneti. Esso svolge un ruolo simile a quello del sito Web e di alcuni canali di comunicazione come YouTube che mostrano video e cercano di far interagire il visitatore con il museo, al fine di indurlo a visitarlo on site. Si può riflettere sul fatto che questa modalità sia o meno utile per aumentare l’afflusso di visitatori, dal momento che i contenuti offerti dal CEMA potrebbero indurre i visitatori ad approfondire la conoscenza recandosi anche nelle altre sedi per vedere dal vivo i reperti, oppure potrebbero essere soddisfatti dall’esperienza vissuta al CEMA, caratterizzata da un alto grado di interattività e coinvolgimento e non visita- re gli altri musei “tradizionali”. Si ripropone, quindi, il problema già riscontrato per quanto riguarda i video presenti online che pubblicizzano e fanno conoscere un museo: essi offrono un’immagine molto attraente della sede e dell’esperienza che si può vivere, come accade per il CEMA, ma il fatto di mostrare tutto ciò che il museo propone potrebbe rendere la visita meno interessante.
Bisogna tenere a mente, inoltre, che le tecnologie presenti on site possono essere utili, ma solo a patto che siano utilizzate correttamente. Tra i vari rischi che possono verificarsi vi è quello